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PMI, gli strumenti di finanza sostenibile per la transizione



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Il processo di integrazione dei criteri ESG nella strategia aziendale è di medio lungo termine. Solo una frazione delle PMI ha già esteso e integrato la sostenibilità in tutta la strategia di impresa. Ma oltre la metà si sta muovendo nella direzione giusta. Ecco le modalità di finanziamento delle iniziative legate alla sostenibilità

Pubblicato il 24 mag 2024

Valentina Romano

Forum per la Finanza Sostenibile

Veronica Ulivieri

Forum per la Finanza Sostenibile



PMI: ecco gli strumenti di finanza sostenibile per la transizione

La sostenibilità è sempre più rilevante per le PMI. Secondo la ricerca “PMI italiane, policrisi e finanza sostenibile: le opportunità per le imprese”, realizzata a fine 2023 dal Forum per la Finanza Sostenibile in collaborazione con BVA Doxa su un campione di 450 PMI, il 56% delle aziende ritiene che i temi ESG abbiano un ruolo molto importante nelle scelte strategiche e di investimento. Il dato è in forte aumento rispetto al 27% rilevato nell’indagine condotta nel 2020.

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Il processo di integrazione dei criteri ESG nella strategia aziendale è di medio lungo
termine, anche in considerazione della necessità di reperire le risorse necessarie a
finanziare questo processo di evoluzione sostenibile delle imprese. Oggi, infatti, solo il
17% delle PMI ha già esteso e integrato la sostenibilità in tutta la strategia di impresa,
mentre il 54% si sta muovendo in tale direzione.

Un aspetto interessante riguarda le modalità di finanziamento delle iniziative legate alla sostenibilità.

Secondo i risultati della ricerca, il 47% delle PMI si autofinanzia. A seguire, le imprese citano il credito bancario e i fondi pubblici (europei, statali o regionali), a cui però
accedono soprattutto le aziende più strutturate (tra le medie imprese, 4 su 10 hanno
usufruito di fondi pubblici). Da questi dati, emerge il carattere “bancocentrico” del sistema economico italiano, molto legato al credito.

PMI e banche

Per la maggior parte delle PMI, le banche dovrebbero infatti ricoprire un ruolo centrale nel finanziamento dei progetti sostenibili: il 38% le vede come potenziali partner
nell’identificazione delle soluzioni finanziarie più idonee e il 36% auspica che promuovano attivamente le iniziative sostenibili delle imprese.

Il 39% delle aziende (dato che sale al 49% nel settore agroalimentare) ha chiesto consulenza alla propria banca per finanziare progetti sostenibili.

Come anticipato, lo strumento più utilizzato risulta al momento quello del credito bancario. Anche in questo ambito, sebbene più tradizionale, sono presenti
forme di prestito pensate per finanziare progetti sostenibili.

Credito bancario sostenibile

Nel settore bancario si sono infatti affermati negli ultimi anni alcuni importanti strumenti per finanziare i progetti sostenibili delle imprese, per esempio i prestiti verdi (green loan) e i prestiti legati a obiettivi di sostenibilità (sustainability-linked loan).
I primi sono destinati al finanziamento di specifiche iniziative di sostenibilità ambientale, quali la realizzazione di un impianto per la produzione di energia rinnovabile, l’elettrificazione della flotta aziendale o il miglioramento dei processi produttivi in chiave di economia circolare.

A monte, è prevista una valutazione dell’istituto di credito sull’adeguatezza del progetto da finanziare, considerando il suo allineamento con target ambientali identificati a livello internazionale (per esempio, quelli inclusi negli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite), oppure con la tassonomia europea delle attività ecosostenibili.

Inoltre, i green loan sono caratterizzati da specifici requisiti di trasparenza: i
proventi del progetto finanziato devono essere accreditati su un apposito conto corrente o comunque debitamente tracciati. Annualmente l’impresa beneficiaria deve redigere una reportistica che dimostri il corretto utilizzo dei proventi del finanziamento.

I sustainability-linked loan sono invece prestiti in cui il focus di sostenibilità è sul
beneficiario. Questi strumenti di credito, infatti, puntano a incentivare l’impresa debitrice a raggiungere determinati target ESG, di solito attraverso una riduzione del costo del credito.

Gli obiettivi da raggiungere possono essere molto diversi, dalla sostenibilità ambientale (per esempio, riduzione delle emissioni climalteranti) a quella sociale (per esempio,
miglioramento dell’equilibrio lavoro-vita privata), alla governance (per esempio, aumento della presenza femminile nei Consigli di Amministrazione).

Se i target concordati dall’impresa con la banca non vengono raggiunti, i tassi di interesse vengono alzati. Anche in questo caso ci sono precisi requisiti di trasparenza: l’impresa beneficiaria deve infatti rendicontare periodicamente il raggiungimento degli obiettivi ESG.

Strumenti di finanza sostenibile

Rispetto invece agli strumenti finanziari diversi dal credito, si osservano ampi spazi di
crescita. Infatti, una PMI su 2 non li conosce o li conosce solo superficialmente e solo il 18% delle aziende intervistate vi ha già fatto ricorso.

Il più diffuso, tra le PMI, è il private debt (12%), seguito dal private equity (10%) e dai green e social bond (10%). La proposizione da parte degli operatori finanziari appare abbastanza diffusa: il 54% delle imprese ha infatti ricevuto proposte di strumenti diversi dal credito. Il quadro potrebbe cambiare in futuro, poiché oltre la metà delle PMI (56%) esprime apertura in merito a nuovi strumenti finanziari.

L’espressione “private debt” indica tutti gli strumenti finanziari di debito stipulati al di fuori del sistema bancario tradizionale. Questi strumenti si stanno rivelando sempre più importanti per finanziare le piccole e medie imprese e sostenere il loro percorso di giusta transizione.

Secondo dati del Fondo europeo per gli investimenti, in Europa il 13% dei
fondi private debt considera essenziali i fattori ESG nelle valutazioni, e il 75% ha incorporato valutazioni legate alla sostenibilità nelle loro strategie di investimento. Dati che evidenziano come gli investitori in debito privato possano svolgere un ruolo significativo per accelerare la transizione ecologica e supportare le PMI nel raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030.

Sempre sul fronte del debito, i green e social bond sono invece obbligazioni caratterizzate dalla specifica destinazione del capitale raccolto verso progetti sostenibili, che apportano risorse alle PMI per attuare un percorso di giusta transizione ecologica.

Un green bond è un titolo di debito associato al finanziamento di progetti a impatto ambientale positivo. Tra le attività finanziabili ci sono, per esempio, la produzione di energia da fonti rinnovabili, la gestione sostenibile dei rifiuti e delle risorse naturali, la tutela della biodiversità e l’efficientamento energetico.

I social bond sono invece obbligazioni utilizzate per il finanziamento di progetti a impatto sociale positivo. Gli ambiti finanziabili possono riguardare, per esempio, l’accesso ai servizi sanitari e abitativi, l’inclusione finanziaria, la sicurezza alimentare e l’occupazione.

Secondo Climate Bonds Initiative, nel 2022 le emissioni di obbligazioni verdi in Europa sono state pari a 272 miliardi di dollari e quelle di social bond hanno sfiorato il valore di 63,5 miliardi di dollari.

Un ruolo altrettanto importante nel supportare le PMI nel loro processo di transizione può essere svolto dagli investitori in private equity. In questo caso l’investitore non finanzia il debito, ma investe invece nel capitale di rischio di aziende non quotate con alto potenziale di sviluppo.

L’attività di private equity non consiste però solo nel portare capitale di rischio, ma comprende una serie di altri apporti in termini di know how, strategia dell’impresa,
governance.

In questo senso, l’ingresso di un investitore sostenibile nel capitale di rischio di una PMI rappresenta un’occasione importante per progredire verso obiettivi di sostenibilità in tutte e tre le dimensioni ESG.

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