Serrature, luci e termostati intelligenti si stanno facendo largo all’interno di uffici e
abitazioni grazie all’adozione su grande scala di tecnologie condivise. I grandi
giganti del mondo tecnologico stanno avviando un percorso di collaborazione che le proietta nello sviluppo di software standard capaci di ottimizzare la connettività tra più dispositivi, rendendo più user-friendly il loro utilizzo nella quotidianità.
Fino al 2021 la vendita di dispositivi intelligenti ha raggiunto il picco massimo, ma attualmente il mercato registra un calo notevole. Secondo Carolina Milanesi, presidente della società di analisi tecnologica Creative Strategies, la collaborazione tra due Big tech come Amazon e Google rappresenta un’opzione necessaria per rendere mainstream l’utilizzo di dispositivi smart nella quotidianità.
Smart home: la partnership fra Amazon e Google
I giganti del mondo tech stanno avviando un percorso di collaborazione che le proietta nello sviluppo di software standard capaci di ottimizzare la connettività tra più dispositivi, rendendo più user-friendly il loro utilizzo nella quotidianità.
Fino a questo momento storico, la specifica che contraddistingue la gran parte delle
tecnologie ideate per la smart home è stata la difficoltà di approccio delle persone. Le luci, i termostati, le serrature e le telecamere di sicurezza intelligenti non riescono infatti a essere ancora plug-and-play e adattabili anche alle persone che non conoscono bene la tecnologia.
Sebbene questa condizione sia evidente fino a questo momento, all’orizzonte sembra presentarsi un’opportunità di svolta, data dalla collaborazione di aziende molto
grandi come Google e Amazon, che stanno implementando nei loro dispositivi e hardware un software standard denominato Matter.
I prodotti
Amazon e Google si sono appena unite in un progetto di collaborazione per aiutare la società Harman, specializzata nell’elettronica audio, nella costruzione di altoparlanti intelligenti JBL che integrano sia l’assistente vocale Alexa che Google Assistant.
Grazie a questa nuova linea di prodotti, che avvia una maggiore versatilità dei dispositivi elettronici, si può chiedere ad Alexa di avviare un brano musicale e a Google Assistant di fermarlo, estendendo tali funzionalità anche ad altre attività che usualmente si utilizzano con un assistente vocale.
Ad avvalorare tale esperienza è il presidente di Alexa presso Amazon, Aaron Rubenson, che ha evidenziato come la partnership con Google sia stata indispensabile per migliorare l’esperienza del cliente.
I motivi che hanno spinto questi due colossi tech a collaborare tra loro nell’ambito dei dispositivi smart home risiedono nella condizione di stallo che tale settore ha
riscontrato negli ultimi mesi.
IDC: lo standard Matter cambia il mercato smart home
Il nuovo standard Matter ha lo scopo di integrarsi in modo naturale alle attività di tutti i
giorni per le persone che utilizzano dispositivi smart. L’obiettivo del progetto Matter, come spiega Jitesh Ubrani, smart home research manager di IDC, è rappresentare uno
strumento che tutti dovrebbero utilizzare senza pensare che esista, come il Wi-Fi, un
browser web oppure una connettività legata ad altre tecnologie, come cuffie wireless o
frequenze FWA.
Matter è un software sviluppato dai membri di Connectivity Standards Alliance, con
lo scopo di essere un linguaggio comune per rendere compatibili tra loro più dispositivi di diversi produttori. In futuro si potrebbero avere più dispositivi di più aziende e utilizzarli come un’unica soluzione. I consumatori potranno utilizzare il loro dispositivo iOS oppure Android e sbloccare la medesima serratura intelligente, migliorando l’esperienza utente.
Non tutti conoscono tale tecnologia, infatti, i primi dispositivi con lo standard Matter sono stati commercializzati meno di un anno fa. Ma attualmente sia il numero di prodotti che le aziende interessate stanno incrementando esponenzialmente. Quasi 1800 applicazioni e dispositivi sono stati approvati e testati per supportare Matter, valore da non trascurare considerando le soluzioni che verranno introdotte nell’ambito tech nei prossimi anni, come sottolineato da Michelle Mindala-Freeman, vicepresidente esecutivo della Connectivity Standards Alliance.
La risposta delle Big Tech per la Smart Home Device Compatibility
L’interesse nel far crescere le vendite dei dispositivi intelligenti ha dato modo a Google,
Amazon e Apple di lavorare al nuovo standard Matter. Dalvin Brown, Tech reporter al Wall Street Journal, ha spiegato come funziona questo nuovo standard e perché sia un passo rilevante per i prossimi anni, sia per gli utenti che per le aziende.
Chi dispone di un altoparlante intelligente, sia esso legato a Google, Amazon Alexa o
Apple, come i più comuni HomePod e Google Nest, ha la possibilità di beneficiare del
supporto Matter sin da subito. Infatti, l’implementazione dello standard Matter è vincolata all’aggiornamento software e non hardware, garantendo anche ai possessori di dispositivi datati di poter accedere alle nuove funzionalità.
Gli utenti che hanno acquistato in passato le lampadine Philips Hue del 2012, cioè quando gli assistenti vocali erano solo un’idea nei progetti delle grandi aziende, da settembre possono aggiornare i loro dispositivi, rendendoli compatibili con l’hub Matter. Tale processo renderà tutte le lampadine, sia di vecchia che di nuova generazione, utilizzabili tramite lo standard Matter. Come evidenziato da George Yianni, Head of Technology di Philips Hue, Matter permette la comunicazione tra i dispositivi svincolandosi dal cloud, ottimizzando velocità e affidabilità.
Thread e Matter
L’introduzione di uno standard di questa tipologia dovrebbe assicurare a utenza e aziende un futuro particolarmente brillante ed efficace, poiché consente di impiegare i principali ecosistemi smart home in modo semplice, senza vincolare la clientela all’acquisto di un determinato brand piuttosto che l’altro.
La sicurezza
Questa tecnologia è anche più sicura poiché a differenza degli standard precedenti le aziende sviluppano soluzioni con meno criticità, collaborando anche nella ricerca e risoluzione delle falle informatiche riscontrate. In precedenza gli sviluppatori di Matter realizzarono anche un altro standard, denominato Thread. Con questo termine si identifica una tecnologia di comunicazione senza fili a bassa potenza e a lungo raggio, capace di garantire gli stessi vantaggi di Matter.
Questa soluzione permette di coprire maggiori distanze utilizzando poca energia, migliorando le interazioni con i dispositivi intelligenti muniti di batteria. Matter è, quindi, una soluzione più indicata per l’impiego domestico, mentre Thread si adatta meglio alla mobilità. Uno dei co-fondatori di Matter, Chris DeCenzo, sottolinea come questo standard non sia ancora un marchio di qualità. Infatti, i primi dispositivi muniti di Matter non hanno funzionato nel modo migliore, soprattutto sui dispositivi Amazon.
Semplificazione
Il passo falso che ha caratterizzato le prime fasi di diffusione di questo standard ha indotto Google e Amazon a inserire sulle confezioni dei loro prodotti la scritta “Funziona con”, rendendo la scelta agli utenti molto più semplice.
L’obiettivo di queste grandi società è la cancellazione di tale didascalia e l’aggiunta della sola espressione Hub-Matter, garantendo alla clientela la massima compatibilità con tutti i prodotti intelligenti. Purtroppo, ancora oggi non tutte le aziende hanno deciso di implementare tale standard, rendendo più lento il processo di espansione.
Startup Tuo: la soluzione per attivare la smart home
In una continua evoluzione del settore, diverse aziende stanno sperimentando lo standard Matter, riscontrando alcuni problemi tecnici. Tra questi figura Tuo, una startup con sede a New York che, lanciando sul mercato i suoi prodotti intelligenti, ha riscontrato malfunzionamenti nella programmazione dei pulsanti, volti all’attivazione di qualsiasi dispositivo in una smart home.
Tuo ha integrato nei suoi prodotti lo standard Matter, ma dopo alcuni test sono emersi
malfunzionamenti con gli ecosistemi Amazon e Google. Per quanto la tecnologia Matter permetta di interagire con gli assistenti di Amazon e Google, queste due aziende non consentono ancora il supporto al tasto programmabile Tuo. Sam Gabbay, CEO di Tuo, ha dichiarato che sono le aziende e i consumatori a dover aiutare queste società nell’adottare i nuovi standard, al fine di ottenere una maggiore capillarità. DeCenzo, invece tiene a specificare che, sebbene Matter sia una tecnologia valida, è necessario un periodo di tempo importante per realizzare dispositivi che permettano il massimo supporto.
Le serrature, le luci intelligenti e tutti i dispositivi che già presentano un controller Matter sono oggigiorno completamente funzionanti. Ma alcuni prodotti hanno un bacino di utenza così basso da non diventare una priorità per lo sviluppo di aziende celebri come Apple, Samsung, Google e Amazon.
Le criticità dei nuovi standard
Carolina Milanesi afferma che questo iter si ripete costantemente per i nuovi standard. Così come si reputa scontato che le proprie cuffie wireless si colleghino a
tutti i dispositivi muniti di Wi-Fi o Bluetooth, così Matter in futuro diventerà la normalità.
Anche il Bluetooth e il WiFi hanno affrontato delle difficoltà nella loro diffusione, diventando poi uno standard dal momento in cui le aziende ci hanno investito.
Matter rappresenta uno strumento che può aiutare i consumatori nel processo di acquisto, slegandoli da un marchio di luci intelligenti oppure da un prodotto con un unico ecosistema. Condizione che permette alle aziende di stabilire costi per l’acquisto più alti, data la minore competitività.
ABB smart-home e l’azienda Apple
Analizzando i problemi, strettamente connessi alle difficoltà di avere un sistema chiuso e stabile, Tim Böth, brand manager ABB smart home, evidenzia come i loro prodotti siano legati prettamente al sistema HomeKit di Apple.
La sussidiaria di Eve System sta aprendo il proprio business anche a sensori di movimento e dispositivi con Matter, rendendo molto più versatile il proprio ecosistema e incrementando l’accessibilità agli utenti.
Böth identifica lo standard Matter come una soluzione con un potenziale enorme per le case intelligenti, ma che potrebbe non essere il trampolino di lancio nel breve periodo. Infatti, il brand manager di ABB si chiede se la clientela ha davvero il desiderio di trasformare il proprio ambiente quotidiano in una casa intelligente. Più che gli utenti dovranno essere le aziende produttrici a convincere tutti che la casa intelligente è una necessità, inducendoli a utilizzare il nuovo standard Matter per le operazioni più
comuni.
Il futuro di Matter
Le difficoltà emerse nella diffusione di un nuovo standard sono inevitabilmente vincolate alla richiesta dell’utenza. Nel momento in cui sempre più clienti sentiranno l’esigenza di utilizzare uno standard condiviso, le aziende inizieranno a produrre soluzioni che ne permettano l’impiego. Ma bisogna capire quali sono le motivazioni che potrebbero spingere clientela e aziende a implementare un hub Matter nel loro prodotto elettronico.
Fin quando la tecnologia non riuscirà a risolvere alcune problematiche quotidiane nell’utilizzo dei dispositivi, sarà difficile osservarne la diffusione. Tra le condizioni che potrebbero favorire lo standard Matter figura la gestione casalinga degli impianti fotovoltaici o ecologici. Sempre più persone installano impianti green per ottimizzare i costi dell’energia elettrica, condizione che può essere ulteriormente migliorata con un sistema intelligente. In questo caso Matter potrebbe diventare lo strumento ideale per monitorare l’impianto dal proprio smartphone, PC, tablet e qualsiasi sistema operativo o assistente vocale. Così come si potrebbero migliorare i controlli in remoto delle attività della casa, utilizzando un indirizzo IP a distanza per attivare o disattivare elettrodomestici e non solo.
In questa proiezione futura ricoprono un ruolo essenziale i contratti che le grandi aziende decideranno di stipulare tra loro. Se Apple, Samsung, Amazon, Google e tante altre riusciranno a stabilire delle regole ben definite, la diffusione di Matter sarà sicuramente più rapida ed efficace.
La collaborazione consente anche di introdurre un software più sicuro, soggetto a controlli stringenti, senza però incidere negativamente sulla possibilità d’utilizzo da parte degli utenti.