COP26

Agrifood, una risposta alle sfide climatiche

La sostenibilità ambientale dell’agrifood è un obiettivo dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Serve una visione lungimirante per lo sviluppo congiunto di innovazioni a 360 gradi, grazie alla collaborazione di tutti gli attori del sistema agroalimentare. Ecco esempi e casi pilota

Pubblicato il 26 Nov 2021

Giulia Bartezzaghi

Osservatorio Food Sustainability della School of Management del Politecnico di Milano

Sandra Cesari De Maria

Osservatorio Food Sustainability della School of Management del Politecnico di Milano

disinformazione cop28 clima

La risposta alle sfide ambientali, sociali ed economiche globali richiede un approccio integrato ai diversi obiettivi di sviluppo sostenibile contenuti nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che pone al centro ancora una volta l’agrifood.

Per il perseguimento di tali obiettivi sono necessari il coinvolgimento di tutti gli attori della filiera agroalimentare e lo sviluppo congiunto di innovazioni di carattere sociale, tecnologico, organizzativo e istituzionale, con una visione di lungo periodo.

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Le startup dell’agrifood per la sostenibilità

In questo contesto, la spinta innovativa del settore è guidata dalle giovani imprese o startup, promotrici di nuove soluzioni e modelli di business, che mettono in luce gli ambiti di sostenibilità dove si concentrano le maggiori sfide ma anche le opportunità di evoluzione e di mercato.

L’Osservatorio Food Sustainability del Politecnico di Milano ha censito 7.120 startup agrifood, nate nel quinquennio tra il primo gennaio 2016 e il 3 dicembre 2020. Il 25%, pari a 1.808 startup, persegue uno o più dei target di sostenibilità ambientale e inclusione sociale dell’Agenda 2030.

Gli obiettivi di sostenibilità Agenda 2030

Dall’analisi si conferma che le soluzioni innovative delle startup si concentrano sugli obiettivi di sostenibilità prioritari:

  • la lotta alla fame (obiettivo 2);
  • la transizione a sistemi di produzione e consumo più sostenibili e responsabili (obiettivo 12), estendendo l’accesso al cibo e alle risorse produttive, ottimizzando l’utilizzo delle risorse, incrementando lo scambio di informazioni lungo la filiera e minimizzando gli sprechi.

Cresce al contempo l’attenzione per le sfide di crescita economica e sviluppo duraturo delle realtà produttive di piccole e medie dimensioni (obiettivo 8), favorendo opportunità di occupazione e una distribuzione più equa del valore generato lungo la filiera.

Figura 1 - Gli obiettivi di sostenibilità più perseguiti dalle startup agrifood
Nel dettaglio, come illustrato nella Figura 1, si rafforza la spinta innovativa per l’utilizzo efficiente delle risorse naturali impiegate nei processi produttivi (obiettivo 12, target 12.2), che emerge come obiettivo prioritario a cui è orientata la maggior parte delle risposte innovative delle startup che:

  • puntano alla riduzione di materiali e prodotti chimici e al miglioramento delle sementi per l’attività produttiva;
  • investono sull’agricoltura di precisione attraverso sistemi innovativi di acquaponica, tecnologie di “vertical farming” e “indoor farming”;
  • alimentano il trend dei prodotti alternativi alla carne su base vegetale coltivati in laboratorio.

Si posizionano subito dopo le soluzioni che mirano all’aumento della produttività e della capacità di resilienza dei raccolti ai cambiamenti climatici (obiettivo 2, target 2.4). Infatti, nel perseguire questo target, numerose startup (ben 108) coniugano anche il target 12.2, evidenziando il legame con l’uso efficiente delle risorse.

A seguire si affermano le soluzioni che puntano al turismo sostenibile e alla promozione dei prodotti locali, favorendo l’occupazione e la tutela del patrimonio naturale e culturale dei territori, nella direzione dell’obiettivo 8 target 8.9.

Continuando con la classifica dei dieci target di sostenibilità più perseguiti, segue il target 12.8 che punta all’incremento della consapevolezza dello sviluppo sostenibile e di uno stile di vita in armonia con l’ambiente. Infine, emergono soluzioni che mirano a ridurre eccedenze e sprechi alimentari (obiettivo 12 target 12.3), che contribuiscono all’utilizzo efficiente delle risorse naturali, che si riflette ancora nel target 12.2.

Agenda 2030 e sostenibilità: esempi e casi pilota

Nel panorama internazionale si distinguono esperienze di successo e casi innovativi che rispondono ai diversi obiettivi di sostenibilità emersi come prioritari, coniugando nuove soluzioni tecnologiche e approcci scientifici innovativi.

Uno di questi esempi è rappresentato dal progetto Ploutos 2, finanziato dal programma europeo Horizon 2020 e coordinato dall’organizzazione greca GAIA Epicherein, che vede coinvolti 33 partner e si concentra sulla sostenibilità di 24 filiere agroalimentari diverse.

Obiettivo principale del progetto è quello di riequilibrare la filiera attraverso innovazioni tecnologiche, comportamentali e dei modelli di business, al fine di garantire la maggior sostenibilità ambientale, sociale ed economica dell’intero sistema.

Porre fine alla fame e promuovere un’agricoltura sostenibile (obiettivo 2) e garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo (obiettivo 12) sono solo due tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 a cui il progetto intende dare risposte concrete attraverso lo sviluppo di innovazioni in 11 casi pilota rappresentativi delle diverse filiere.

Promuovere un’agricoltura più sostenibile vuol dire adottare pratiche agricole resilienti che aumentino la produttività, favorendo al contempo una maggior capacità di adattamento ai cambiamenti climatici e un miglioramento progressivo della qualità dei suoli. Si tratta di temi cardine per molti dei casi pilota coinvolti in Ploutos, che trovano nell’innovazione tecnologica un fattore abilitante decisivo per il percorso di transizione verso uno sviluppo sostenibile.

Sostenibilità: il settore viticolo

Un chiaro esempio è costituito dal pilota realizzato in Italia e dedicato al settore viticolo (“Aumento della sostenibilità del settore viticolo grazie all’introduzione di sistemi di remunerazione dei servizi ecosistemici”), guidato da Hort@, spin off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Obiettivo principale è lo sviluppo di una nuova funzionalità per il calcolo e il tracciamento dei crediti di carbonio ottenuti grazie alla gestione sostenibile del vigneto. L’utilizzo di determinate pratiche agronomiche permette, infatti, di aumentare la quantità di carbonio che viene immagazzinata nel suolo sotto forma di sostanza organica, con un benefico effetto di diminuzione dell’anidride carbonica in atmosfera.

Il calcolo dei crediti di carbonio

Grazie all’attività di mitigazione dei cambiamenti climatici, l’agricoltore si vede quindi riconosciuti dei crediti di carbonio, veri e propri certificati negoziabili che garantiscono l’effettiva quantità in tonnellate di carbonio che è stata sequestrata.

I crediti di carbonio VER (Verified Emission Reduction), calcolati secondo gli appropriati standard internazionali, possono essere commercializzati sul libero mercato attraverso piattaforme specializzate, garantendo quindi forme alternative di reddito per l’agricoltore.

Le tecnologie digitali rivestono un ruolo chiave, poiché lo strumento di calcolo è parte di un sistema di supporto alle decisioni che giuda il viticoltore nella gestione sostenibile del vigneto e gli consente di valutare gli impatti delle scelte operate.

Carbon Farming in Olanda

Un progetto di innovazione simile è quello proposto dal caso pilota sviluppato in Olanda, finalizzato alla definizione ed implementazione di schemi di remunerazione per le pratiche di sequestro del carbonio nel suolo (“Carbon Farming: sistemi di remunerazione degli agricoltori per l’adozione di tecniche di gestione del suolo a basso impatto sul clima”, guidato da ZLTO, organizzazione olandese che rappresenta circa 13.000 agricoltori).

Attività principale di questo caso pilota è lo sviluppo di una soluzione tecnologica data-driven per il calcolo dei benefici ambientali connessi al sequestro di anidride carbonica nei suoli. L’attenzione è rivolta al confronto di diverse misure adottate da agricoltori che operano in regime di agricoltura biologica.

Temi come la disponibilità e l’accessibilità dei dati sono fondamentali in questo caso pilota, poiché gli agricoltori possono dimostrare l’effettivo sequestro di anidride carbonica e ricevere un compenso per il beneficio generato solo grazie alla raccolta di un insieme di dati provenienti da diverse fonti (immagini satellitari, analisi di campioni di suolo, dati legati alle operazioni agricole) che servono per alimentare il modello di calcolo.

Piattaforma per ridurre gli spechi alimentari

L’obiettivo di riduzione delle emissioni di anidride carbonica è un tema centrale anche per il caso pilota che si svolge in Serbia e Macedonia del Nord, che punta a ridurre gli spechi alimentari attraverso una piattaforma per mettere in contatto potenziali donatori di eccedenze alimentari con organizzazioni come mense per i poveri e Banco Alimentare (“Ottimizzazione del trasferimento di eccedenze alimentari a gruppi socialmente svantaggiati mediante allineamento di logistica e processi”, guidato da Foodscale Hub, un acceleratore e incubatore serbo che opera nel settore agrifood).

Lo spreco di tutto il cibo che potrebbe ancora essere consumato ha infatti un notevole impatto ambientale, in ragione delle fonti fossili che sono state impiegate nelle coltivazioni e della generazione di gas per lo smaltimento dei rifiuti nelle discariche.

Attraverso un’efficace comunicazione tra gli attori coinvolti e un’ottimizzazione della logistica, la piattaforma contribuisce alla riduzione degli sprechi, rendendo possibile il trasferimento delle eccedenze su base giornaliera. Le quantità di cibo che invece non sono più idonee per il consumo vengono inviate ad un centro di compostaggio per il recupero degli scarti organici, con conseguenti riduzioni delle emissioni rispetto all’invio in discarica.

Il caso pilota sul grano duro

Un ultimo esempio di innovazione sostenibile volta invece ad aumentare la capacità di risposta della filiera agroalimentare alle sfide connesse agli effetti del cambiamento climatico è rappresentata dal caso pilota sul grano duro che si svolge in Italia (“Miglioramento dei contratti di filiera a sostegno della produzione di grano duro”, guidato dal Centro di ricerca su tecnologie, innovazione e servizi finanziari (CeTIF) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore).

Obiettivo di questa innovazione è lo sviluppo di un meccanismo di assicurazione parametrica, basato sull’uso di un sistema di supporto alle decisioni, per tutelare l’agricoltore nel caso di eventi imprevisti che impediscono il raggiungimento dei requisiti di produzione.

L’assicurazione parametrica prevede l’erogazione di un risarcimento prestabilito all’avverarsi di una determinata condizione, senza che vi sia una valutazione specifica del danno subito. L’agricoltore ha quindi uno strumento assicurativo che gli garantisce una maggiore adattabilità allo scenario climatico in continua evoluzione con un minor costo di sottoscrizione.

Allo stesso tempo le compagnie assicurative beneficiano di una migliore gestione del rischio legata all’uso di tecnologie innovative e di una riduzione dei costi per la gestione dei sinistri. Ulteriore aspetto preso in esame è il possibile inserimento di meccanismi di assicurazione parametrica all’interno dei contratti di filiera.

Conclusioni

Come emerge dai casi di innovazione descritti, la raccolta e la condivisione dei dati tramite soluzioni tecnologiche e digitali, l’adozione di sistemi condivisi di misurazione delle prestazioni e incentivo, insieme a nuovi accordi non “solo” di filiera ma di sistema, sono gli elementi essenziali e amalgamanti per raggiungere il traguardo di una transizione sostenibile ed inclusiva “from farm to fork” nell’agrifood.

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