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IA generativa, venture capital impazziti: le domande da porsi



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Crescono esponenzialmente gli investimenti dei VC a livello globale in startup basate su intelligenza artificiale generativa: tra la paura di rimanere indietro e l’opportunità di trovare la prossima big tech company

Pubblicato il 27 lug 2023

Giancarlo Vergine

Tech Entrepreneur | Crowdfunding Expert



startup
Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Solo fino ad un paio d’anni fa, qualunque founder di una startup anche solo con il nome o con qualche rimando al mondo “crypto” o al “metaverso” poteva avere una buona prospettiva di successo nella raccolta con i Venture Cazpitalist.

Oggi, le etichette crypto e metaverso sono passate di moda mentre sembra aver preso il loro posto prepotentemente, l’intelligenza artificiale generativa, che di fatto negli ultimi mesi, ha scatenato una nuova frenesia tra gli investitori.

Corsa all’IA: l’esempio della francese Mistral

Esempio lampante, quanto è successo qualche settimana fa, quando la start-up francese Mistral, fondata da poco più di un mese e ancora in attesa di sviluppare il suo primo prodotto, ha raccolto 105 milioni di euro, stabilendo così il record come il più grande round pre-seed mai effettuato in Europa. Per la cronaca, i tre fondatori di Mistral mirano a lanciare l’anno prossimo, il concorrente europeo del popolarissimo modello di intelligenza artificiale generativa ChatGPT di OpenAI.

Questo come tanti altri esempi, denotano come gli investitori speculativi, nella fattispecie i venture capital, non possano evitare di investire denaro su tutto ciò che è di tendenza, e nello specifico, per quanto riguarda l’intelligenza artificiale generativa, nonostante ci siano in corso ancora molti dibattiti sul reale valore dell’applicazione di questa tecnologia, su quelli che saranno gli utilizzi futuri e soprattutto su tutta la delicatissima parte normativa.

Venture capitale: tra sostenitori e detrattori dell’IA

Per questo negli ultimi mesi abbiamo assistito a numerosi dibattiti, dichiarazioni pubbliche più o meno autorevoli, e prese di posizione anche da parte delle autorità, che hanno creato due opposte fazioni: i sostenitori e i detrattori di questa tecnologia così rivoluzionaria quanto controversa, sia tra i top manager delle grandi aziende ma soprattutto anche tra le fila dei VC.

La posizione di Marc Andreessen e Amy Hood

Tra le varie dichiarazioni, una di quelle più interessanti è stata sicuramente quella, a favore del potere trasformativo dell’intelligenza artificiale, esposta da Marc Andreessen (noto VC americano) nel suo saggio “Perché l’intelligenza artificiale salverà il mondo”. Disprezzando il panico morale che ha accompagnato l’introduzione della tecnologia, Andreessen sostiene infatti che l’IA potrebbe essere un “modo per migliorare tutto ciò a cui teniamo”. Nel saggio, infatti, scrive che “l’IA è probabilmente la cosa più importante – e migliore – che la nostra civiltà abbia mai creato, certamente alla pari con l’elettricità e i microchip, e probabilmente oltre”.

Andreessen sottolinea una certa eccitazione, abbastanza comune in Silicon Valley, che ha creato una vera e propria impennata degli investimenti nell’IA anche da parte dei colossi della tecnologia mondiale. Microsoft, ad esempio, ha investito pesantemente in OpenAI e sta integrando servizi di intelligenza artificiale generativa in tutti i suoi prodotti, in quanto prevede che ci sarà un grande aumento dei ricavi derivanti da tale tecnologia. Amy Hood, CFO di Microsoft in una delle ultime assemblee dei soci, ha affermato che “Il business dell’IA di prossima generazione sarà un business da 10 miliardi di dollari, ed avrà la crescita più rapida della nostra storia”.

L’open source supererà l’attuale IA generativa?

Al contrario di quanto sostenuto da Andreessen e la Hood, un’altra parte di investitori sostiene invece che i modelli di intelligenza artificiale generativa delle grandi aziende tecnologiche non saranno in grado di catturare necessariamente il maggior valore possibile, poiché stanno diventando sempre più standardizzati e potrebbero essere superati da modelli open-source di realtà più piccole.

In questo contesto, i VC stanno anche esaminando le valutazioni delle loro attuali partecipazioni, date le ripercussioni che ci saranno su tutte le aziende software a seguito della diffusione dell’IA, in quanto la velocità dell’attuale evoluzione tecnologica fa sì che le startup e i VC siano cauti nello scommettere troppo su un singolo modello di intelligenza artificiale generativa, per paura che presto sembri antiquato.

Questa incertezza arriva in un momento in cui alcuni VC, come Insight Partners, parlano di un “grande reset” nel loro settore e stanno ridimensionando la raccolta di fondi. I tassi di interesse più elevati hanno compromesso la sostenibilità delle startup basate su capitali a basso costo. Nati nell’era delle politiche dei tassi di interesse a zero, questi cosiddetti “Zirp babies” sembrano ora destinati a non crescere.

Investimenti VC, è l’ora della cautela

Il forte calo delle valutazioni dei mercati privati ha reso anche più difficile per le startup (e per i VC) ottenere liquidità attraverso l’offerta pubblica in borsa. La raccolta di fondi dei VC, che nel 2022 ha raggiunto 171 miliardi di dollari in US, si è ridotta drasticamente quest’anno. I fondi di venture capital negli Stati Uniti, infatti, hanno raccolto solo 12 miliardi di dollari nel primo trimestre, secondo PitchBook.

A tutto questo, aggiungiamo un po’ di turbolenza geopolitica e ciò che si prospetta per il futuro diventa ancora più incerto. L’escalation della rivalità tecnologica tra Stati Uniti e Cina ha portato la società di venture capital Sequoia Capital a separare la sua altamente redditizia divisione cinese e la tragica guerra in Ucraina potrebbe ancora avere conseguenze preoccupanti.

I bei vecchi tempi in cui i VC potevano prosperare adottando una strategia di investimento “spray and pray” e contando su un mercato in crescita per aumentare tutte le valutazioni sono finiti, anche quando si tratta di intelligenza artificiale. Gli investitori dovranno fare scommesse oculate e discrete in un momento di turbolenza tecnologica e in un mondo estremamente imprevedibile, ma, dopotutto, questo è il loro lavoro.

In questo contesto l’IA generativa è l’unico segmento tecnologico in cui gli investimenti non sembrano aver subito un arresto, ma anzi hanno subito una forte impennata.

IA generativa: gli investimenti delle Big Tech

L’interesse per l’Intelligenza Artificiale generativa, date le potenzialità e le applicazioni possibili, è alle stelle, e in questa partita le big tech sembra che non abbiano voluto perdere il treno cercando di salirci subito.

Infatti, nel mentre cresce l’interesse degli investitori verso questa tecnologia, aziende come Microsoft e Nvidia hanno già avviato processi di M&A o di Open Innovation, puntando su startup giovani ma dall’elevato potenziale.

Inflection AI

Si veda ad esempio il caso di Inflection AI, una start-up di intelligenza artificiale fondata un anno fa da uno dei fondatori di DeepMind, che di recente ha raccolto 1,3 miliardi di dollari da Microsoft e Nvidia appunto.

Con l’ingresso di Nvidia nel suo round di investimento, la start-up con sede a San Francisco, co-fondata dal creatore di LinkedIn Reid Hoffman, ha dichiarato di avere accesso a 22.000 GPU Nvidia H100, la risorsa più richiesta nell’industria dell’IA oggi, che costa 40.000 dollari ciascuna. Questo ovviamente è un fattore determinante per la crescita della startup nel futuro.

Nvidia scommette su Cohere

Nvidia si è resa protagonista di altri investimenti nel segmento, quale ad esempio la startup di Toronto Cohere che ha raccolto da Nvidia 270 milioni di dollari da Nvidia e altri, con una valutazione di 2,1 miliardi di dollari.

Gli investimenti di Microsoft in OpenAi

Microsoft, con un investimento multimiliardario spalmato nel corso di diversi anni, ha scommesso in modo significativo e pubblico su OpenAI, il creatore di ChatGPT, il principale attore nello sviluppo di intelligenza artificiale generativa. Alcune voci informate e autorevoli hanno dichiarato che l’investimento di Microsoft in OpenAI potrebbe essere stato di 10 miliardi di dollari ad una valutazione di 29 miliardi di dollari.

La raccolta fondi arriva mentre l’entusiasmo per le start-up di “intelligenza artificiale generativa” si è intensificato dal lancio del chatbot ChatGPT di OpenAI alla fine dello scorso anno, creando un raro punto luminoso, come già detto, in un panorama tecnologico dominato da valutazioni in calo e tagli occupazionali.

A livello corporate il dubbio se acquistare, fare partnership o sviluppare internamente però rimane. Ed è una domanda ricorrente che viene fatta nelle aziende quando una nuova tecnologia importante prende piede, ed è anche la principale domanda con cui si confronta oggi praticamente ogni azienda del settore tecnologico quando si parla di intelligenza artificiale generativa.

Acquistare o investire? Questo è il dilemma

Quello a cui stiamo assistendo maggiormente, date le tempistiche di sviluppo ridotte, se si vuole restare coi tempi, è che la strada più rapida è acquistare o investire con quote importanti in startup del settore già più o meno avviate.

Thomson Reuters punta su Casetext

Ad esempio, Thomson Reuters sta pagando 650 milioni di dollari per Casetext, un’azienda di intelligenza artificiale fondata 10 anni fa che si è specializzata nei servizi legali e si è avventurata nell’intelligenza artificiale generativa quest’anno. Ciò ha messo in luce l’importanza improvvisa di sapere come utilizzare i modelli di linguaggio di grandi dimensioni che alimentano l’intelligenza artificiale generativa. Qualsiasi azienda può accedere ai modelli sottostanti di OpenAI, ma Casetext ha avuto un vantaggio sulla concorrenza stabilendo una relazione con la start-up di intelligenza artificiale già nelle prime fasi dello sviluppo del suo ultimo sistema, GPT-4. Secondo i dirigenti di Thomson Reuters, imparare a guidare GPT-4 per risolvere problemi di particolare valore per gli avvocati e conoscere i migliori suggerimenti per ottenere buoni risultati dal sistema sono stati sufficienti per giustificare l’acquisizione.

Ora l’attenzione si sta spostando sull’intera gamma di tecnologie e sulle competenze necessarie per utilizzarle. Con queste acquisizioni, il valore di qualsiasi azienda in grado di creare modelli su misura su richiesta o di applicare modelli generativi su larga scala a settori specifici è improvvisamente salito alle stelle.

Le partnership siglate da quote di equity

Tuttavia, sebbene il passaggio all’acquisizione metta in luce la centralità che molte aziende tecnologiche credono che questa tecnologia avrà presto nei loro prodotti, il focus principale per la maggior parte è stato sulle partnership, in alcuni casi supportate da un investimento in equity.

Salesforce raddoppia gli investimenti nelle startup di IA

All’inizio del mese scorso, Salesforce ha raddoppiato l’importo di denaro destinato agli investimenti nelle startup di intelligenza artificiale, portandolo a 500 milioni di dollari, delineando piani ambiziosi per integrare l’intelligenza artificiale generativa in molti dei suoi prodotti. La notizia è arrivata poco dopo la partecipazione di Salesforce a un investimento di 450 milioni di dollari in Anthropic.

Analogamente, Oracle ha partecipato a una raccolta di fondi di 270 milioni di dollari per l’azienda di modelli di grandi dimensioni Cohere all’inizio del mese scorso. Oracle ha poi dichiarato di aver stretto una partnership stretta con la startup per integrare la tecnologia in altri servizi per i propri clienti.

L’uso di partnership siglate da quote di equity sembra essere un primo passo logico in quanto offrono un accesso immediato a una tecnologia importante. Mentre le grandi rivalità dell’industria hanno sempre attirato più attenzione, il mondo tecnologico si è da tempo basato su partnership strette come queste per implementare importanti nuove tecnologie.

I possibili scenari nello sviluppo dei rapporti tra big tech e startup AI

Ma se i modelli di linguaggio di grandi dimensioni diventano centrali per il futuro della tecnologia come molti nel settore credono, a tendere, le più grandi aziende tecnologiche si accontenteranno di esternalizzare il loro sviluppo? Questa domanda è particolarmente significativa per Microsoft. Il suo investimento di oltre 10 miliardi di dollari per una quota di minoranza in OpenAI fa ombra alla serie di acquisizioni e altri investimenti delle ultime settimane.

Parlando al Financial Times all’inizio di quest’anno, il CEO di Microsoft, Satya Nadella, ha descritto la relazione come una forma di “codipendenza”, con OpenAI che dipende da Microsoft tanto quanto il contrario. Secondo lui, l’azienda di intelligenza artificiale ha bisogno del supercomputer che Microsoft ha costruito e ottimizzato per addestrare i suoi modelli. Se ciò rappresenta una formula per la stabilità a lungo termine in una partnership tecnologica critica, come sostiene Nadella, è un’altra questione. Lascia Microsoft dipendente da un’altra azienda per una tecnologia fondamentale. Non vi è alcuna garanzia che OpenAI sentirà la necessità di legarsi al cloud di Azure di Microsoft oltre il periodo dell’accordo iniziale dell’azienda. Inoltre, non è ancora chiaro come si svilupperanno le ambizioni stesse di OpenAI e quanto potrebbe diventare un concorrente diretto di Microsoft. Ma mentre l’industria tecnologica si precipita verso un nuovo mercato allettante, tali considerazioni sono facili da rimandare a un altro giorno.

FOMO o Next Big Thing?

L’attuale speculazione di mercato attorno all’intelligenza artificiale ha catturato l’attenzione di tutti. Non puoi accendere la televisione o prendere un giornale senza sentir parlare di “intelligenza artificiale”. La “FOMO” (paura di rimanere indietro) nelle azioni legate allo sviluppo e all’implementazione dell’intelligenza artificiale è evidente.

Si crede che ogni azienda alla fine acquisterà prodotti da aziende come Nvidia e Microsoft, il che porterà a un’enorme impennata degli utili, tuttavia, ci sono delle sfide significative a questa tesi.

I due ostacoli alla crescita futura degli utili e dei ricavi

Come per i servizi di cloud dati, ci sono due ostacoli alla crescita futura degli utili e dei ricavi. Il primo, come accennato, è che solo alcune aziende hanno il capitale per competere con successo in questo settore. In secondo luogo, e più importante, all’aumentare della diffusione dei servizi cloud, i margini di profitto diminuiscono a causa dell’aumento della concorrenza.

Dunque la nuova corsa all’oro, prevalentemente californiana al momento, riguarda una frenetica competizione per investire nell’intelligenza artificiale generativa e coinvolge sia le grandi aziende tecnologiche statunitensi, come Google, Microsoft, Meta e Palantir, sia un’infinità di società di venture capital, che tutti insieme stanno cercando freneticamente la nuova Big Thing, o meglio nuove fonti di tesori digitali. Ma la grande domanda, ancora senza risposta, è: chi finirà per sporcarsi di polvere e chi si porterà a casa la maggior parte dell’oro?

Chi vincerà la corsa all’oro?

L’ipotesi più ovvia è che le grandi aziende che stanno sviluppando modelli di generazione di testi, immagini, video e audio dominino il settore. Come ha scritto Lina Khan, presidente della Federal Trade Commission, sembra che poche grandi aziende controllino tutte le materie prime necessarie: enormi quantità di dati, potenza di calcolo e servizi cloud. A ciò, si potrebbe aggiungere che queste aziende hanno anche molti dei migliori ricercatori di intelligenza artificiale al mondo e enormi disponibilità di denaro.

Nel frattempo, gli investitori di venture capital scommettono che una nuova ondata di startup di intelligenza artificiale generativa, tra cui Anthropic, Cohere, Stability AI, Inflection e AI21 Labs, possano anche trovare successo nella ricerca dell’oro. La loro logica è che almeno alcune di queste startup possano muoversi più velocemente delle grandi aziende, dominare nicchie di mercato specifiche e ignorare in gran parte i costosi controlli di sicurezza (cosa che dovrebbe allarmare i regolatori).

Le grandi aziende consolidate in maggior parte dei settori, che possono utilizzare i propri dati proprietari per alimentare i modelli di intelligenza artificiale generativa e perfezionare gli output, avranno anche molte probabilità di prosperare. La sfida per loro sarà di riorganizzare le loro strutture organizzative per sfruttare la nuova tecnologia. Gli altri vincitori sicuri saranno le aziende “picconi e pale” che forniscono gli strumenti per questa trasformazione tecnologica. Le grandi aziende di cloud computing come AWS, Google e Microsoft trarranno profitto dalla vorace domanda di potenza di calcolo dei modelli. Ma spicca anche Nvidia, il principale produttore di unità di elaborazione grafica che alimentano la maggior parte dei modelli di intelligenza artificiale. “Siamo al momento dell’iPhone per l’intelligenza artificiale”, dice Jensen Huang, CEO di Nvidia.

Tuttavia, a causa della velocità con cui il settore sta evolvendo, le supposizioni attuali potrebbero trasformarsi domani in scommesse fallite. La storia di altre tecnologie a uso generale, come l’elettricità, le automobili e Internet, suggerisce che l’intelligenza artificiale generativa creerà nuovi mercati e modelli di business che oggi nessuno può immaginare. Potrebbe benissimo essere che un’azienda non ancora fondata estrarrà la maggior parte dell’oro.

Tutti sul carro dell’IA generativa

Tutto quanto descritto indica una forte tendenza, nonostante la crescente pressione sul venture capital in un ambiente economico difficile, del denaro che continua ad affluire verso le startup di intelligenza artificiale generativa. Secondo i dati di PitchBook, nel primo trimestre del 2023 sono stati investiti circa 1,7 miliardi di dollari in 46 deal di VC, e inoltre sono stati annunciati ulteriori accordi per un valore di 10,68 miliardi di dollari nei mesi successivi, ma non ci sono ancora i dati completi.

“Non è ancora un mercato affollato, ma sta diventando più competitivo”, ha detto Lu Zhang, fondatrice e socia amministrativa della società di venture capital Fusion Fund. Durante il primo trimestre 2023, Fusion Fund ha investito in due startup di intelligenza artificiale generativa in modalità stealth che hanno raccolto finanziamenti seed tra 5 e 15 milioni di dollari.

“La barriera all’ingresso è ancora piuttosto bassa”, ha aggiunto. Fusion Fund, il cui portfolio include il motore di ricerca di intelligenza artificiale generativa You.com, ha registrato un aumento dell’80% nel numero di proposte per startup di intelligenza artificiale generativa solo negli ultimi due mesi, secondo Zhang.

Zhang ha affermato di vedere opportunità per gli investitori nelle applicazioni verticali, in cui l’IA generativa è integrata nei servizi aziendali e commerciali. E prevede che le startup che affrontano questioni legate alla privacy, alla raccolta dei dati e al consumo energetico nell’ambito dell’IA generativa diventeranno sempre più diffuse.

Anche Brett Calhoun, direttore generale e socio di Scale VC, ha notato un aumento nel numero di startup che utilizzano l’IA generativa. Come Zhang, il suo principale interesse è nelle applicazioni verticali, ciò che ha definito i “settori noiosi” come la generazione di dati sintetici, che utilizza modelli statistici generati al computer per imitare insiemi di dati che sarebbe difficile o pericoloso raccogliere organicamente.

E Ascend Venture Capital, che valuta solo le startup con precedenti finanziamenti di venture capital, ha osservato un aumento delle aziende che cercano finanziamenti, che attribuiscono in parte ai fondatori che cercano di salire sul carro dell’IA generativa, secondo il partner generale Dan Conner.

Conclusioni

Questi investitori hanno affermato che consultarsi con esperti e leggere gli ultimi articoli sul progresso dell’IA generativa sono fattori fondamentali per capire la direzione della tecnologia e del mercato. Quando si tratta di selezionare tra il gran numero di startup, le aziende ripongono la loro fiducia nei fondatori.

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