l'analisi

Domicilio digitale al rush finale: cosa manca per la grande svolta

Con la bozza di Decreto sul domicilio digitale del Mite ci avviciniamo al totale (o quasi) abbandono delle comunicazioni cartacee tra PA e cittadini. Ma manca ancora uno “switch off” importante, che è quello sui servizi online: occorre lavorare sulla semplificazione anche delle comunicazioni tra cittadini e PA

Pubblicato il 11 Ott 2022

Patrizia Saggini

avvocata, esperta di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione

domicilio-digitale

La bozza di Decreto del Ministero per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale che ha per oggetto il Domicilio Digitale è stata sottoposta al parere della Conferenza Stato Regioni nei giorni scorsi; infatti già in una delle ultime modifiche del CAD pubblicata alla fine del 2017 sono stati modificati gli artt. 2 e 3 del D. Lgs. 82/2005, che riguardano proprio le modalità di comunicazione tra la Pubblica Amministrazione – e i gestori di pubblico servizio – e i cittadini, professionisti ed imprese.

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Il decreto si pone come l’ultimo tassello mancante sul tema delle comunicazioni digitali, visto che da tempo le imprese (sia società che unipersonali), e i professionisti iscritti ad Albi sono già obbligati ad avere un recapito digitale.

La questione del Domicilio Digitale può essere affrontata da diversi punti di vista:

  • da un lato c’è il tema – forse prevalente – della necessità degli enti pubblici di attivare modalità di comunicazioni elettroniche anche con i cittadini, che siano tracciate e diano la possibilità di abbandonare le modalità cartacee, con i costi materiali (carta, stampa, spese postali e difficoltà di recapito collegate) e di personale che queste comportano;
  • dall’altro lato, ci si pone il problema di garantire a tutte le categorie di cittadini la possibilità di entrare in possesso delle comunicazioni elettroniche da ricevere, anche tenendo conto delle situazioni di “digital divide” e più in generale di mancata alfabetizzazione sull’utilizzo degli strumenti informatici che ormai sono diventati di utilizzo comune.

Proprio su questo tema si era espresso il parere del Consiglio di Stato sulla modifica al CAD sopra citata, indicando la necessità di prevedere forme di “assistenza” per tutti coloro che non avessero la possibilità di avere una casella di Posta Certificata.

I passi avanti sul domicilio digitale dal 2018 a oggi

Dal 2018 ad oggi molti passi in avanti sono stati fatti:

  • è stata realizzata ed attivata l’infrastruttura per l’app IO, attraverso cui quotidianamente le Amministrazioni centrali e locali che hanno pubblicato i servizi disponibili possono inviare messaggi ai cittadini per inviare comunicazioni o richiedere pagamenti;
  • sono state pubblicate le Linee Guida sull’Indice Nazionale dei Domicili Digitali, che si aggiunge ad INI-PEC e ad IPA, che rispettivamente contengono i recapiti digitali di imprese e professionisti, e delle PA e gestori di pubblico servizio.
  • è in fase di attivazione la Piattaforma delle Notifiche Digitali – prevista dall’art. 26 del DL 76/2020 – che introduce una normativa speciale (rispetto a quella contenuta nel Codice di Procedura Civile) per la notifica avente valore legale degli atti amministrativi. Proprio su questo tema è già stato pubblicato anche un bando PNRR (che scade l’11 novembre prossimo), con cui sono previsti dei contributi per permettere ai Comuni l’integrazione dei sistemi utilizzati con la Piattaforma stessa.
  • nel 2018, inoltre, è stato emesso uno specifico decreto finalizzato a regolamentare la notifica tramite PEC delle contravvenzioni al Codice della Strada, ovviamente applicabile solo per Imprese e Professionisti; il provvedimento è importante, perchè testimonia un primo passo verso l’utilizzo del Domicilio Digitale per l’invio di atti amministrativi.

Verso l’agognato switch off

Presumendo che la Piattaforma delle Notifiche possa cominciare ad entrare in funzione nei primi mesi del 2023 – parallelamente all’attivazione di INAD – ci avviciniamo quindi al tanto agognato “switch off” delle comunicazioni digitali, e quindi il totale (o quasi) abbandono delle comunicazioni cartacee.

La bozza di decreto si inserisce proprio in questo scenario, e se ne sarà confermata l’adozione da parte del Presidente del Consiglio dei ministri, allora l’Italia potrà dire di aver raggiunto un bell’obiettivo sulla trasformazione digitale.

Il testo del decreto contiene alcuni aspetti interessanti:

  • La data prevista per lo “switch off” delle comunicazioni digitali dovrebbe essere il 1° gennaio 2024;
  • Il gestore della piattaforma per le notifiche (cioè PagoPA S.p.A.) comunicherà l’attribuzione del domicilio digitale ai soggetti che ne risulteranno ancora sprovvisti o in possesso di un domicilio non più valido;
  • L’assegnazione del domicilio digitale sarà gratuita;
  • Il gestore della piattaforma delle notifiche comunicherà tramite App IO ai cittadini interessati di aver “creato” un domicilio digitale con annesse istruzioni per l’uso (modalità di attivazione, gestione e cessazione), oppure anche attraverso comunicazione cartacee.
  • Molto importante il riferimento a «campagne di comunicazione e ogni altra iniziativa utile alla capillare diffusione», visto l’impatto di questa azione sulla vita quotidiana delle persone;
  • se l’attivazione del domicilio digitale attribuito gratuitamente non dovesse andare a buon fine, le PA, i gestori di servizi pubblici invieranno le comunicazioni tramite la piattaforma delle notifiche con le modalità e secondo le regole previste per le notificazioni in forma analogica.

Risulta quantomai evidente il collegamento tra questo decreto e l’impianto normativo e tecnologico della Piattaforma delle Notifiche Digitali: infatti, in caso di assenza del domicilio digitale, la notifica telematica si “trasforma” in notifica cartacea, a mezzo servizio postale, in modo da garantire comunque il recapito della comunicazione.

In secondo luogo, l’assistenza alle persone “svantaggiate” che non hanno possibilità di utilizzare le tecnologie è comunque già prevista nell’ambito della PND, visto che la persona può ritirare presso gli Sportelli Postali la notifica, chiedere il download dell’atto, e anche effettuare il pagamento.

I nodi da sciogliere

Provando a fare un primo commento, la bozza di decreto è da accogliere positivamente, dato che “chiude il cerchio” dell’annoso problema delle comunicazioni digitali; però ci sono alcune note da fare:

  • Un primo aspetto da valutare è il rapporto tra domicilio digitale e app IO. 
    Nelle Linee Guida su INAD viene espressamente indicato che il domicilio digitale potrà essere gestito anche con le funzionalità di IO (art. 2.1); dal testo sembra quasi che anche l’iscrizione del domicilio digitale possa essere fatta attraverso l’app, rendendo più facile la registrazione. Le Amministrazioni, quindi, potranno scegliere se mandare messaggi su IO (senza valore legale) o sulla PEC (con valore legale)?
    Oppure non sarebbe meglio regolamentare con maggiore precisione il valore giuridico della comunicazione tramite app IO? Infatti, è già previsto che la notifica si perfezioni anche attraverso accesso al documento avendo ricevuto un messaggio sull’App, quindi per questi casi sembrerebbe “inutile” attribuire un indirizzo PEC, essendo sufficiente accedere alla notifica con le proprie credenziali di identità digitale.
    Certo è che i due canali potranno continuare ad esistere per molto tempo, in attesa di una totale copertura della popolazione, in un senso o in un altro: dipenderà ovviamente da quale sarà il canale prevalente, IO o la PEC. Questo tema è ancora più vero alla luce delle “funzionalità premium” a cui PagoPA sta lavorando, che permetterebbero alle PA di avere un ritorno certo sui messaggi inviati, con una sorta di “spunta” che ne attesta l’avvenuta lettura.
  • Un altro aspetto riguarda l’assistenza alle persone “svantaggiate”: abbiamo appena detto che il servizio sarà a disposizione presso gli Sportelli postali, ma non sarebbe opportuno prevedere anche altri soggetti qualificati? Solo per fare qualche esempio, i CAF oppure gli Sportelli URP dei Comuni, o altri soggetti che si occupano anche di alfabetizzazione digitale? Sarebbe un’occasione per affiancare un momento formativo e di contatto ad un servizio di assistenza, magari approfittando anche delle reti sul territorio che si stanno creando nell’ambito del Piano Operativo per la Strategia sulle competenze digitali.
  • Sempre su questo tema, è di tutta evidenza l’importanza della comunicazione, soprattutto con i palinsesti nazionali, a cui si aggiungono i mezzi locali, in modo da raggiungere tutte le fasce di popolazione e diffondere il cambiamento; il messaggio che deve passare non è solamente sull’obbligo, ma invece deve puntare sull’opportunità, dando importanza alla sicurezza e velocità delle comunicazioni, oltre che sul risparmio delle spese di notifica, quindi mettendo in luce le potenzialità degli strumenti digitali.
  • Un ultimo tema è quello della possibilità di delega: nel decreto non è chiaro se anche l’accesso e la gestione del domicilio digitale possa essere soggetta a delega ad altra persona, nell’ambito del più ampio quadro del Sistema di Gestione Deleghe, di cui è stato pubblicato il decreto e di cui si aspetta la realizzazione; potrebbe essere un aspetto importante, che potrebbe aiutare la diffusione dell’utilizzo del domicilio digitale per un maggior numero di persone.

Conclusioni

In conclusione, possiamo quindi dire che dopo l’emanazione di questo decreto sarà completato il percorso di digitalizzazione?

Probabilmente no, perché manca ancora uno “switch off” importante, che è quello sdei servizi online: se il domicilio digitale trasforma le comunicazioni tra PA e cittadini, è forse arrivato il momento di agire in parallelo, e preparare il terreno fin da ora anche per rendere digitali anche le comunicazioni tra cittadini e PA.

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