Fatturazione elettronica, se scuole e imprese sono all’oscuro di tutto

Non saranno solo poche decine le Pubbliche Amministrazioni che partiranno a giugno, ma oltre 10.000 soggetti. Perché ci sono dentro anche le scuole. Che però spesso non sanno del nuovo obbligo. Stesso problema per i loro fornitori, che sono il vero nodo di tutta la questione

Pubblicato il 25 Feb 2014

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Il 6 giugno scatta l’obbligo – sancito dal Decreto Attuativo pubblicato lo scorso 23 maggio in Gazzetta – di Fatturazione Elettronica verso le Pubbliche Amministrazioni Centrali. I Ministeri, le Agenzie fiscali e gli Enti Nazionali di Previdenza e Assistenza Sociale sono le prime Pubbliche Amministrazioni interessate dall’obbligo: entro 4 mesi tutte le fatture emesse nei confronti di queste PA dovranno essere gestite in regime di Fatturazione Elettronica.

Il primo traguardo della Fatturazione Elettronica in Italia, tanto atteso, sembrerebbe dunque coinvolgere in questa prima tornata un numero ancora esiguo di Enti. Proviamo a scendere un po’ più in profondità. Guardando alle oltre 21.000 Pubbliche Amministrazioni, quante sono effettivamente le PA Centrali che partiranno a giugno? Poche, si direbbe. Tuttavia, le sole “Istituzioni scolastiche e le Istituzioni per l’alta formazione artistica, musicale e coreutica”, che ammontano a oltre 9.000 unità, sono considerate dall’ISTAT “Unità locali del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca”. Ed è proprio all’elenco delle Pubbliche Amministrazioni pubblicato (e aggiornato) dall’ISTAT nell’ottobre 2013 che fa esplicito riferimento il Decreto Attuativo per la fatturazione elettronica verso la PA, per discriminare PA Locali da PA Centrali. Le Scuole sono dunque emanazione del Ministero e, quindi, soggette all’obbligo di Fatturazione Elettronica a partire dal 6 giugno 2014.

Non saranno allora solo poche decine le Pubbliche Amministrazioni che partiranno a giugno, ma oltre 10.000 soggetti. Più o meno una dimensione analoga a quella delle PA Locali.

Da una prima indagine a campione, non statisticamente significativa, effettuata coinvolgendo un limitato numero di Istituzioni scolastiche scelte casualmente tra tutte quelle attive nel nostro Paese, non emerge, però, una spiccata consapevolezza sulla scadenza del 6 giugno 2014 – tra poco più di tre mesi. In primo luogo, le stesse scuole spesso non si percepiscono come PA Centrale e quindi non reputano di essere coinvolte in questa prima tranche. In altri casi, le Amministrazioni dichiarano di sapere che cambierà qualcosa, ma non sanno bene cosa, e demandano a future soluzioni “chiavi in mano” – attese direttamente dal Ministero – la gestione dell’obbligo di fatturazione elettronica cui saranno soggette. Altri casi ancora ritengono di avere già rapporti di fatturazione elettronica attivi e funzionanti, in quanto ricevono dai fornitori … fatture in PDF allegate alle email.

Insomma, nel complesso, si potrebbe dire che sulla massa più significativa di utenti pubblici che da giugno 2014 dovrà ricevere fatturazione elettronica c’è ancora qualcosa che merita di essere ulteriormente chiarito. Tuttavia, questo non potrà inficiare – e immagino non inficerà – il rispetto della data del 6 giugno 2014. Per almeno due motivazioni. La prima è che anche le PA meno informatizzate e digitali, ricevendo la Fatturazione Elettronica dal Sistema di Interscambio, potranno comunque gestire le loro fatture ricorrendo a modelli tradizionali (a totale discapito dell’efficienza, purtroppo, ma salvaguardando almeno la gestione di questi documenti…). La seconda è che molto difficilmente si valuterà di introdurre proroghe sulla Fatturazione Elettronica, che è un elemento chiave dell’Agenda Digitale – italiana ed Europea – proprio poche settimane prima dell’inizio del semestre italiano di Presidenza Europea.

E allora, in sintesi, se è pur vero che le scuole ancora “non sanno”, è altrettanto vero che l’impatto più rilevante non sarà su di loro, quanto piuttosto sui loro fornitori. Che dovranno dotarsi di soluzioni per fare la Fatturazione Elettronica verso la PA – a norma di legge: in formato strutturato per poi conservarla in modalità elettronica.

Questo percorso evolutivo sarà senza dubbio facilitato da soluzioni già disponibili (il Sistema di Interscambio, il MEPA di Consip, l’offerta di provider che svolgeranno il ruolo di intermediari sul mercato ecc.); ma sarà anche indispensabile che i fornitori della PA si guardino attorno per tempo, per stabilire come attivare i propri “innovativi” canali di fatturazione verso la nostra PA. Mancano solo pochissimi mesi.

Guardando con fiducia alla sfida che la Fatturazione Elettronica verso la PA pone a imprese di molteplici settori e svariate dimensioni, ritengo che dalla gestione (più o meno consapevole) di questo obbligo, potrebbe emergere un ecosistema diverso da quello attuale: un’Italia fatta di imprese con maggiore propensione, cultura e sensibilità digitale, probabilmente più inclini di ora all’innovazione e a voler cogliere le molteplici opportunità informatiche già disponibili sul mercato – e finora a lungo e spesso colpevolmente ignorate. Ne dovrebbe scaturire un crescente numero di imprese capaci di risparmiare risorse togliendole da processi a scarsissimo valore aggiunto per concentrarle sulle attività realmente critiche e di valore. Ne potrebbe emergere un sistema economico, nel complesso, più competitivo e, quindi, solido. E poco conta, allora, se le scuole “lo sanno”: oggi più che mai, è più importante che lo sappiano le nostre imprese.

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