servizi pubblici digitali

Gestione associata dell’ICT: così aiuta la transizione digitale dei piccoli Comuni



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Le piccole amministrazioni territoriali affrontano importanti sfide nel percorso verso la digitalizzazione. La gestione associata del servizio ICT emerge come soluzione strutturale per superare queste difficoltà. Il ruolo delle Unioni di Comuni e il Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione 2024-2026 diventano centrali in questo processo

Pubblicato il 11 mar 2024

Claudio Russo

Politecnico di Milano



Cybersecurity resilience act

Le Amministrazioni territoriali, soprattutto quelle di più piccole dimensioni come i Comuni al di sotto dei 5.000 abitanti, si trovano ad affrontare sfide crescenti. Alla necessità di garantire livelli di servizio minimi – a fronte di una tendenza negativa in termini di personale, invertitasi solo nel 2022 – si somma la responsabilità di attuare, entro le scadenze definite dal PNRR, importanti progettualità.

Nell’ambito della trasformazione digitale, con il solo riferimento ai fondi PNRR, queste Amministrazioni devono attuare interventi del valore di quasi 2,3 miliardi di euro.

Il quadro tratteggiato suggerisce la necessità di individuare una soluzione strutturale, identificata nella gestione associata dell’ICT. Tale approccio coinvolge Comuni ed Enti sovraordinati e può assumere diverse forme. In questa prospettiva, il Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione 2024-2026 assume un ruolo centrale, delineando le opportunità e gli obiettivi della cooperazione interistituzionale in ambito ICT.

Il ruolo delle Unioni di Comuni nella trasformazione digitale

Le Unioni di Comuni (art. 32 TUEL), così come le Comunità Montane, Isolane e d’Arcipelago (artt. 27, 28 e 29 TUEL), sono una forma di aggregazione tra due o più Comuni che porta alla costituzione di un vero e proprio Ente Locale, il quale può svolgere l’esercizio associato integrale delle funzioni delegate dai Comuni afferenti. Diversi strumenti, come i Consorzi e i Consorzi obbligatori (art. 31 TUEL) e le società in-house (art. 114 TUEL), possono essere istituiti da Comuni, Unioni e altri soggetti territoriali, cui fa spesso capo un Ente capofila.

La collaborazione sull’ICT nell’ambito di queste forme prevede tipicamente una delega parziale delle funzioni dell’Ufficio ICT e una nomina del RTD in seno alla struttura associativa. La Convenzione (art. 30 TUEL), invece, non prevede la costituzione di una nuova organizzazione; ciò rende tale configurazione maggiormente flessibile e reversibile rispetto alle precedenti e, per questo, diffusamente attivata. In questo tipo di organizzazione, le funzioni vengono trasferite a uno dei soggetti partecipanti, che assume il ruolo di capofila.

La gestione associata dell’ICT come soluzione strutturale

Le diverse forme associative possono diventare il punto di riferimento – su scala locale o più ampia – per la gestione dei progetti di innovazione e la gestione operativa dell’ICT, apportando evidenti vantaggi in termini di digitalizzazione ed efficienza. Nel seguito è presentata una serie di dati, raccolti considerando le Unioni di Comuni quale modello di cooperazione interistituzionale rappresentativo.

Dall’analisi emergono notevoli differenze nella digitalizzazione dei servizi tra Comuni aderenti a Unioni di Comuni e quelli organizzati individualmente. In particolare, la percentuale dei Comuni in Unione con front-office e back-office dei servizi digitalizzati tende a superare quella dei Comuni non appartenenti a forme associative, sia nei servizi alle imprese che nei servizi al cittadino (figure 1, 2, 3 e 4).

Figura 1. Percentuale di Comuni con front-office digitalizzato. Fonte: Osservatorio Agenda Digitale, Politecnico di Milano, 2023.

Figura 2. Percentuale di Comuni con front-office digitalizzato. Comuni con meno di 5.000 ab. Fonte: Osservatorio Agenda Digitale, Politecnico di Milano, 2023.

Questa discrepanza è più evidente nei piccoli Comuni. A titolo esemplificativo, la digitalizzazione del front-office dei servizi dello Sportello Unico delle Attività Produttive è del 23% superiore nei Comuni in Unione con meno di 5.000 abitanti rispetto ai Comuni con gestione indipendente; nel back-office, lo scostamento è del 26%.

Per quanto riguarda i servizi ai cittadini, come l’iscrizione agli asili e alle scuole comunali, la percentuale di Comuni in Unione con front-office digitalizzato è tre volte superiore rispetto a quella dei Comuni con gestione indipendente dell’ICT e quasi due volte maggiore nel back-office.

Figura 3. Percentuale di Comuni con back-office digitalizzato. Fonte: Osservatorio Agenda Digitale, Politecnico di Milano, 2023.

Figura 4. Percentuale di Comuni con back-office digitalizzato. Comuni con meno di 5.000 ab. Fonte: Osservatorio Agenda Digitale, Politecnico di Milano, 2023.

Le opportunità di sviluppo della cooperazione interistituzionale

Considerando l’impatto positivo della gestione associata dell’ICT sulla digitalizzazione dei Comuni, –specialmente quelli di piccole dimensioni – in termini di accesso a risorse e competenze, è opportuno rilevare che ci sono ulteriori margini di sviluppo della cooperazione interistituzionale in tema di trasformazione digitale. Riguardo alle Unioni di Comuni, meno del 20% gestisce in forma associata l’ICT (figura 5) ed essendo questa pratica concentrata in specifici contesti geografici, risulta condizionata dal livello di frammentazione amministrativa e dalle politiche regionali di prescrizione e/o incentivazione dell’associazionismo (figura 6).

Tra le Unioni con oltre 50.000 abitanti, il 45% gestisce la funzione ICT in forma associata, mentre per le altre fasce di popolazione la percentuale è inferiore al 17% (figura 7). Nel Nord-Est, oltre la metà delle Unioni ha associato la funzione ICT; nelle altre aree, invece, la percentuale non supera il 18%.

Ci sono spazi di diffusione della figura del Responsabile alla Transizione Digitale (RTD, art.17 del CAD) associato – attualmente presente solo nel 17% delle Unioni – che può svolgere un ruolo cruciale nel governare i processi di trasformazione digitale a livello locale.

Il Piano Triennale per l’Informatica nella PA 2024-2026 e la gestione associata dell’ICT

Il Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione 2024-2026 riconosce alla gestione associata dell’ICT un ruolo oggi imprescindibile nell’accelerazione del processo di transizione digitale della PA e ciò appare evidente dalla quantità di riferimenti alla tematica, di cui il documento è permeato. Fin dal primo capitolo, che fornisce indicazioni sull’organizzazione e la gestione del cambiamento, si propone la cooperazione interistituzionale, nella prospettiva della multilevel governance, come opportunità per le Amministrazioni di sfruttare le soluzioni implementate da altri Enti e/o di delegare l’attuazione dei propri processi ad altre organizzazioni sotto la regia dell’RTD associato.

Proseguendo nella direzione delineata dall’ultimo Piano Triennale, che mira a offrire strumenti operativi alle Amministrazioni affinché possano perseguire obiettivi strategici di trasformazione digitale, siamo di fronte alla opportunità di sviluppare strumenti a supporto per:

  • l’analisi e l’individuazione dei fabbisogni di trasformazione digitale degli Enti;
  • l’identificazione della forma di cooperazione interistituzionale più adatta all’Ente, sia in relazione al layer infrastrutturale e tecnologico, cioè chi offre la soluzione tecnologica (es. PagoPA per App IO), che di processo, cioè chi eroga il servizio (es. Unione di Comuni per la gestione servizi scolastici, la Provincia per l’erogazione di servizi di gestione del personale);
  • la mappatura e la qualificazione degli hub, affinché possano garantire agli Enti associati gli adeguati livelli di servizio.

Fonti

  • Osservatorio Agenda Digitale, Politecnico di Milano, 2023
  • Open Italiae (https://openitaliae.it/), elaborazione di Politecnico di Milano, 2023
  • Open Data PA Digitale 2026

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