l'analisi

Il piano nazionale innovazione 2025 commentato punto per punto

Il piano “2025 – Strategia per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione del Paese” della ministra Pisano ha una grande visione, ma si scontra con i soliti problemi. Sarebbe meglio far funzionare quello che è attualmente in opera, definendo transizioni innovative ordinate ed efficienti

Pubblicato il 20 Dic 2019

Giovanni Manca

consulente, Anorc

pisano

Nei giorni scorsi, la ministra Paola Pisano ha presentato il documento “2025 – Strategia per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione del Paese”. Lo commentiamo in questa sede brevemente, punto per punto, in maniera oggettiva con una particolare attenzione agli elementi storici nei quali questo documento va a collocarsi.

La posizione istituzionale della strategia

Il titolo del documento riprende il nome dall’incarico istituzionale assegnato alla Ministra, questo indica chiaramente la posizione istituzionale della strategia illustrata.

Il 2025 è una data innovativa per due motivi. È oltre la scadenza di questa Legislatura e indica un periodo di cinque anni rispetto ai tradizionali piani triennali. Questo proietta l’innovazione al di là dei vincoli governativi e di mandato.

La seconda pagina contiene un motto “L’innovazione e la digitalizzazione devono far parte di una riforma strutturale dello Stato che promuova più democrazia, uguaglianza, etica, giustizia e inclusione e generi una crescita sostenibile nel rispetto dell’essere umano e del nostro pianeta”.

Questa partenza con un concetto di forte impatto sull’innovazione e la digitalizzazione dello Stato è di natura morale, certamente candidabile ad essere un principio Costituzionale.

Di pari impatto è la pagina di Introduzione che inizia con “Stiamo vivendo nel periodo a più alto tasso di innovazione di tutta la storia dell’umanità, nel mezzo di una rivoluzione tecnologica in cui l’innovazione e la scienza offrono opportunità mai viste prima”. Si ripropongono temi standard nel parlare di innovazione e di digitale, la cultura diffusa della rete, aziende che fanno profitti sul trasporto in auto senza possederne una e in genere sul mondo digitale che è unico a livello planetario.

Strategie, sfide, obiettivi

Si inizia a parlare di strategia e si ripropongono come sfide principali i concetti di base della digitalizzazione della società, l’innovazione del Paese e lo sviluppo sostenibile ed etico della società nel suo complesso.

Ogni sfida è strutturata in tre obiettivi che si realizzano attraverso azioni concrete che vengono presentate, come punto di partenza, nel “Piano d’azione” con le prime venti (+1) azioni.

Tra varie descrizioni e puntualizzazioni sulla governance (complessa e molto strutturata) si forniscono anche una serie di ipotesi sulla reperibilità di fondi da utilizzare per l’attuazione.

La descrizione delle tre sfide del piano “2025” è piuttosto dettagliata ed estesa. I principi guida delle sfide sono riproposti in modo analogo a Piani precedenti confermando che è chiarissimo da molto tempo quali obiettivi si intendono raggiungere.

Non sono nuovi i principi e gli obiettivi alla base della prima sfida (il che significa che sono proprio quelli di base). Tra di essi evidenziamo i principi “aumentare la competenza nelle PA” e “evitare di focalizzarsi su tecnologie che sono ancora immature o sono troppo vecchie”.

I tre obiettivi alla base della prima sfida sono:

  • I cittadini e le imprese accedono online ai servizi della Pubblica Amministrazione;
  • Il Pubblico è volano di digitalizzazione del privato;
  • Il patrimonio informativo pubblico e l’utilizzo e condivisione dei dati da parte delle amministrazioni e dei privati è valorizzato e incentivato.

Il primo e il terzo obiettivo sono storici (ricorrenti in molti documenti istituzionali), il secondo è fortemente innovativo e altrettanto sfidante sul piano della messa in opera ma in linea con alcune scelte istituzionali come lo SPID con un unico gestore pubblico e la notifica digitale per atti e comunicazioni ai cittadini.

La seconda e la terza sfida (Un paese innovativo e lo Sviluppo inclusivo e sostenibile) sono la base per le specifiche strategie di una innovazione e digitalizzazione che nel Governo in carica ha un Ministro dedicato con obiettivi specifichi non più associati alla Pubblica Amministrazione o alla Sviluppo Economico.

Molto interessante è la sfida, cruciale, che si pone come obiettivo: “I cittadini sono formati per accedere ai lavori del futuro attraverso un processo di formazione continua”.

Sul piano di uno sviluppo inclusivo è fondamentale l’obiettivo: “Lo sviluppo tecnologico etico, responsabile e non discriminatorio è garantito”.

Le azioni per trasformare il Paese

Il documento dedica il più elevato numero di pagine alle prime venti azioni (+ una) per trasformare il Paese.

Vediamo in sintesi le singole azioni:

  • Una governance per l’innovazione e il digitale. Azione fondamentale e con pochi margini di scelta: coordinamento generale e un Comitato per la Digitalizzazione della PA e l’innovazione del Paese. Azioni già attuate dai tempi del primo e fino al precedente Governo unico Ministro per l’Innovazione e le tecnologie (Lucio Stanca e il Comitato dei Ministri per la società dell’informazione).
  • Identità digitale (reloaded). Molte dichiarazioni della Ministra Pisano sono state rilasciate sul tema. Si intende passare al rilascio delle identità digitali direttamente allo Stato. Il coinvolgimento dei privati che, ad oggi, non c’è stato, tanto da causare il cambio di rotta (reloaded) è il primo elemento di verifica del volano pubblico per il privato.
  • Un domicilio digitale per tutti. Anche questa azione non è una novità. Viene anticipata l’attivazione del registro dei domicili digitali dei cittadini. L’azione è strettamente connessa alla reingegnerizzazione dei processi verso un digitale “totale”.
  • IO, l’app dei servizi pubblici. Questa APP rappresenta la naturale evoluzione tecnologica del punto di accesso telematico ai servizi della PA dal web (portale Italia Login) alle tecnologie telematiche in mobilità. Il suo ruolo è fondamentale perché IO è la vetrina del negozio dei servizi della PA (e del privato).
  • Ristrutturazione digitale. Azione già attiva e già efficace in alcuni casi. L’interfaccia tra PA e utenti deve essere utile, non autoreferenziale e standard. La novità è nel coinvolgimento dei soggetti privati che vengono invitati a “sponsorizzare” il rifacimento dei siti in analogia a quanto già operante per edifici e monumenti storici. Un modello documentale di protocollo di intesa è la base dell’azione esecutiva.
  • Open innovation nella Pubblica Amministrazione. L’azione è innovativa e sfidante perché deve attirare le amministrazioni fuori dal loro guscio. Progetti aperti e di esempio da utilizzare anche per un totale obiettivo di riuso. Il progetto viene finanziato al 30% del valore complessivo e supportato con un team di gestione e coordinamento del progetto.
  • Procurement semplificato per l’innovazione. Un nuovo e ripensato processo di acquisizione di beni e servizi per la PA. Si ripropone un meccanismo di deroga al codice degli appalti per i servizi digitali con specifiche condizioni al contorno.
  • Intelligenza artificiale al servizio dello Stato. L’obiettivo dell’azione è l’intenzione di introdurre e promuovere l’uso dell’intelligenza artificiale nella gestione di procedimenti amministrativi, dei servizi con particolare attenzione al mondo della giustizia.
  • Dati per le città del futuro. Obiettivo per una gestione utile dei dati raccolti nell’ambito dei servizi pubblici. Le raccolte devono essere rese coordinate e cooperanti e rispettose della protezione dei dati personali.
  • Borghi del futuro. L’obiettivo è quello di favorire l’innovazione nei piccoli centri con il principio urbano del Borgo. Il fine turistico è prioritario.
  • Innovazione bene comune. È la realizzazione del principio della messa in comune di asset strategici complessi, costosi e di difficile gestione. Gli innovatori avranno una piattaforma dove poter cercare tali asset e supporto contrattuale per il loro utilizzo.
  • Diritto a innovare. Questa azione è fortemente innovativa e come tale sfidante. L’obiettivo è quello di consentire la sperimentazione di innovazione di frontiera, derogando temporaneamente dalle norme vigenti per le specifiche necessità. Qualora l’innovazione dimostri di avere un impatto sociale positivo la normativa sarà, ad essa, opportunamente adeguata o creata.
  • Made.IT, dall’idea all’impresa innovativa. Un obiettivo per il supporto alla nuova tipologia di impresa. Un’idea che diventa un’impresa, con le opportune verifiche e i conseguenti sostegni.
  • Cross-Tech hub Italia. L’obiettivo è quello di creare meccanismi di cooperazione su tecnologie diverse tra industrie diverse. Per fare qualche esempio il 5G in ambito clinico ovvero la robotica nel settore turistico e tanti altri possibili incroci.
  • MoonTransfer Fund & Missione Formare. L’obiettivo ha lo scopo di indirizzare in maniera più efficace e efficiente gli investimenti in Ricerca e Sviluppo. I meccanismi operativi sono dettagliati nel documento in esame.
  • Infrastrutture digitali condivise, sicure, affidabili e green. L’obiettivo intende sviluppare infrastrutture tecnologiche allo stato dell’arte anche sul piano dell’impatto ambientale. Si intende cooperare anche con altri paesi dell’Europa per ottenere l’autonomia tecnologica indispensabile per il controllo dei nostri dati, vero carburante del mondo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
  • AI ethical LAB-EL. L’obiettivo è quello dell’umanesimo dell’intelligenza artificiale per un rinascimento digitale con l’uomo al centro. In altre parole, l’intelligenza artificiale deve essere etica e rispettosa di principi giuridici da sviluppare all’interno di procedure organizzative controllate e sulle quali si sviluppano opportune e moderne azioni formative.
  • Il sabato del futuro. L’obiettivo con un nome evocativo è di fatto un’azione moderna di formazione di base (dieci sabati all’anno) per l’aggiornamento degli studenti delle scuole superiori e del personale docente sui settori più recenti della tecnologia e dell’innovazione.
  • Un anziano, un tablet e un sorriso per l’inclusione digitale. Il nome dell’obiettivo è auto esplicativo e mette in evidenza l’esigenza di coinvolgere gli anziani, ma anche le persone “ammalate” di divario digitale verso l’inclusione digitale. L’elevato numero di anziani nel nostro Paese e i coinvolti del divario digitale molto spesso creano rallentamenti ai procedimenti digitali anche nell’ottica di pretesto per non innovare.
  • 20. Repubblica Digitale: un hub di formazione sul futuro. L’ultimo obiettivo esplicito è un inno contro il divario digitale. Più ampio nei termini rispetto al precedente numero 19 ma con obiettivi finali identici di tipo democratico su base etica.

L’obiettivo +1 è a carico dei gruppi di interesse che possono proporre un’azione o un’area di intervento che ritengono prioritaria.

Il nostro giudizio

In conclusione, alcune riflessioni sul documento che abbiamo esaminato.

Una Ministra con un compito così specifico e sfidante in molte sue componenti non poteva prescindere dal produrre una strategia che ricalca il proprio nome istituzionale.

La riproposizione, magari con parole differenti di temi già presenti in piani dei precedenti Governi ne conferma la crucialità e la validità nel tempo.

Le criticità, anch’esse stabili e monotone nel tempo, sono le risorse umane, economiche e strumentali a disposizione.

Il documento si richiama alle “Prime azioni per l’Italia del futuro” e “vede” un quinquennio. L’innovazione sta nel supportare nei modi adeguati le iniziative da parte di tutti. Magari con proposte migliorative e correttive ma senza opposizione precostituita e di parte.

L’innovazione e la digitalizzazione sono di tutti e nessuno ha il diritto di rallentarla o ostacolarla su base polemica o pretestuosa. Questo è stato il passato favorito anche dalla tradizionale instabilità politica del Paese.

Quindi, chi scrive, con la stessa enfasi comunicativa della Ministra Pisano nella frase di chiusura all’introduzione del documento in esame, pensa che devono essere messe “… a fattor comune, le nostre idee, le nostre ambizioni, le nostre esperienze e competenze e, poi, passiamo dalle parole ai fatti. Il momento giusto è adesso”.

Ma il futuro, dopo averlo pensato è già passato, quindi un obiettivo +1 è senz’altro quello di far funzionare quello che è attualmente in opera, definendo transizioni innovative ordinate ed efficienti.

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