La favola digitale continua. Dopo due Codici dell’Amministrazione Digitale (CAD), abbiamo ora un’Agenda (digitale).
Visto il rigore con cui opera il Governo Monti potremmo pensare di aver finalmente intrapreso il percorso che ci porta verso un livello di digitalizzazione degno di un Paese del G7. Nutro in verità ancora perplessità; per carità, sono apprezzabili gli obiettivi che vengono individuati nel decreto legge. Trovo in particolare interessante che il Decreto spinga molto sul fronte della PA: vista il ruolo importante che questa gioca nel sistema economico italiano, l’eventuale virata digitale degli enti pubblici italiani può costituire uno stimolo all’adozione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione anche per il sistema delle imprese. Ricordo con piacere, ad esempio, che ormai oltre dieci anni fa, l’obbligo di invio, attraverso la firma digitale, del MUD (Modulo Unico di Dichiarazione ambientale) alle Camere di Commercio, indusse molte imprese a dotarsi di uno strumento allora quasi sconosciuto, anzi guardato con diffidenza.
Venendo invece alle note dolenti, osservo che si tratta ancora di una dichiarazione di intenti, dai risvolti ipotetici. Alcuni degli obiettivi erano già contenuti nelle precedenti versioni del CAD e sono stati puntualmente disattesi. Manca, in secondo luogo, coraggio rispetto al sistema delle imprese. Mi riferisco, in particolare, al fatto che mi sarei aspettato incentivi volti a favorire iniziative di cambiamento digitale (e-commerce, marketing digitale, ecc). Se non si agisce in questo modo, temo infatti – in virtù dell’esperienza passata – che sarà molto difficile affermare il cambiamento per decreto. Sono anni che lo attendiamo e ne paghiamo le conseguenze in termini di mancato aumento della produttività totale. Ritengo, infine, l’Agenda una creatura monca se non si completa il cosiddetto piano per la banda larga; a dire, inutile prevedere servizi e applicazioni se poi esistono oggettive barriere di accesso.
Speriamo insomma che durante l’iter parlamentare possa essere rivisto almeno in parte quanto congedato dal Consiglio dei Ministri. È infatti anche attraverso la digitalizzazione del Paese che possiamo sperare di tornare a crescere.