il quadro

Innovare la Pubblica amministrazione, che cosa significa in fondo

La trasformazione digitale della PA è un meta-progetto di innovazione che deve concentrarsi sull’identificare, pianificare e governare tutti i sotto-progetti, avendo in mente che l’obiettivo vero è la semplificazione della vita del cittadino

Pubblicato il 05 Gen 2018

Massimo Canducci

Professore di Innovation Management presso l'Università di Pavia e Chief Innovation Officer di Engineering, autore del libro Vite Aumentate

PA Digitale

Quando si parla di applicazione dell’Agenda Digitale, o di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, spesso si tende a considerare questi processi come tradizionali progetti IT, nei quali si debba in qualche modo digitalizzare l’esistente, sostituendo tecnologie obsolete con qualcosa di più moderno e pubblicando qualche dataset con licenza Open Data.

Si fa l’errore, quindi, di non considerare il contesto in cui viviamo, un contesto in cui il rapporto tra il cittadino e la pubblica amministrazione è spesso complicato, basato sulla sfiducia e sull’imposizione ed in cui un semplice elimina-code viene percepito dal cittadino come una grande innovazione perché gli consente di non passare in piedi la lunga attesa allo sportello, un’attesa magari necessaria per consegnare ad un ufficio un documento proveniente da un altro ufficio della stessa pubblica amministrazione.

È il momento di iniziare a considerare queste iniziative per quello che sono: dei veri e propri processi di innovazione che hanno poco in comune con i tradizionali processi di produzione tradizionali, seguono logiche diverse, hanno bisogno di competenze e risorse di tipo diverso e si misurano con KPI che nulla hanno a che fare con gli indicatori utilizzati tradizionalmente nei processi di produzione.

La trasformazione digitale della PA è un meta-progetto di innovazione che deve concentrarsi sull’identificare, pianificare e governare tutti i sotto-progetti, avendo in mente che l’obiettivo vero è la semplificazione della vita del cittadino, traendo vantaggio dalle tecnologie digitali, e non, come purtroppo spesso accade, una conversione al digitale di processi antiquati e lontanissimi dalle esigenze della popolazione.

I valori di una PA digitale

La prima cosa da fare, per andare nella direzione della trasformazione digitale della PA, è stabilire con chiarezza quali siano gli obiettivi che vogliamo raggiungere e quali i “valori” che potranno essere espressi da una futura PA in buona parte digitalizzata.

In estrema sintesi ci aspettiamo che il cittadino possa accedere in modo semplice ed immediato ai servizi di cui ha bisogno, ed a cui ha diritto, possibilmente online e senza avere mai la necessità di recarsi di persona presso un ufficio pubblico, a meno che non sia lui a richiederlo.

Per ottenere questo risultato è chiaro che eventuali inefficienze dell’amministrazione non dovranno ricadere sul cittadino che, ricordiamolo sempre, oltre ad essere il fruitore legittimo dei servizi, è anche colui che li finanzia con il suo gettito fiscale.

Un ecosistema per la PA digitale

Partendo dalla complessa situazione esistente si potrà cominciare a ragionare sulla PA di domani, facendo in modo che abbia come principi guida i valori e gli obiettivi individuati in precedenza ed all’interno di un unico ecosistema che consenta di dare uniformità e coerenza dal punto di vista metodologico, procedurale e tecnologico.

In questa fase si dovranno definire le linee guida di governo, di metodo e tecnologiche (di alto livello) per fare in modo che la trasformazione digitale, che si applicherà a tutti i sistemi che compongono la PA del futuro, possa essere attuata in modo coerente, riutilizzando metodologia e tecnologia ed avendo come riferimento best practice e standard comuni e condivisi tra tutti gli attori del cambiamento.

L’ecosistema è l’ambiente all’interno del quale dovranno essere mappate tutte le famiglie di processi e sistemi che costituiscono la PA odierna. Il censimento completo, purtroppo, sarà per lungo tempo impossibile da attuare, ecco perché sarà bene concentrarsi sulle famiglie di processi e di sistemi, sapendo che elementi appartenenti alla stessa famiglia potranno essere affrontati in modo simile o talvolta identico.

Piattaforma tecnologica unica di servizi per la PA digitale

L’ecosistema rappresenta, dal punto di vista metodologico, quello che tecnologicamente potrà essere concepito come una piattaforma tecnologica unica, dedicata alla fornitura di servizi applicativi e deputata inizialmente ad integrare tra loro le infinite applicazioni esistenti ed utilizzate nella PA a vari livelli.

Tra i vari servizi messi a disposizione da questa piattaforma unica possiamo ipotizzare, in modo certamente non esaustivo:

  • una gestione completa di autenticazione ed autorizzazione certificata, unica e centralizzata per il cittadino (quello che oggi è SPID) e per l’utente della PA;
  • il completo superamento della carta: ogni volta che c’è da stampare un documento, dovrà essere esclusivamente su richiesta del cittadino, dovrà essere completamente superata la logica di scambiarsi carta tra uffici diversi o tra sportelli diversi dello stesso ufficio, l’acquisizione di firme su cartaceo dovrà essere sostituita dalla firma digitale o dall’acquisizione di firma grafometrica, conservata ed archiviata a norma di legge;
  • l’unificazione concettuale delle banche dati della PA, che dovranno diventare “la banca dati unica della PA”, resa accessibile a tutta la PA stessa, con indubbi vantaggi a favore degli utilizzatori dei dati (i dipendenti della PA) e del fruitore finale (il cittadino);
  • una gestione completa degli Open Services che il sistema metterà a disposizione a partire dai dati di tipo pubblico. Dati non più rilasciati sotto forma di Open Data, bensì di servizi pronti per essere utilizzati all’interno di applicazioni anche di terze parti, sempre aggiornati e certificati.

In una prima fase i sistemi esistenti dovranno integrarsi con la piattaforma tecnologica unica al fine di offrire alla stessa i loro dati ed i loro servizi ed in cambio riceveranno l’accesso, mediato da opportuna profilazione, a dati e servizi provenienti dagli altri sistemi e veicolati dalla piattaforma stessa.

Più avanti i nuovi sistemi dovranno essere realizzati esclusivamente seguendo le linee guida metodologiche e tecnologiche e gli standard descritti in precedenza, in modo da garantire uniformità e coerenzadei sistemi e realizzando, al contempo, efficienza economica per la macchina dello Stato.

Il contributo fondamentale del legislatore

Uno degli aspetti determinanti per la digitalizzazione dei processi e sistemi della PA, è che questi dovranno essere ovviamente e rigorosamente aderenti alle norme esistenti, anche quando le norme siano purtroppo vecchie ed inadeguate.

Sarà determinante quindi il ruolo del legislatore, per fare in modo che le norme, a parità di efficienza legislativa, non siano di ostacolo all’introduzione di processi semplificati e tecnologie abilitanti e consentano di realizzare e di utilizzare sistemi davvero orientati al cittadino.

La creazione e la valorizzazione delle competenze

Per andare nella direzione della PA digitale è necessario aumentare gli sforzi nella creazione e valorizzazione delle competenze.

Da un lato servono competenze importanti per tutti gli aspetti metodologici e tecnologici che hanno a che fare con l’ammodernamento e la semplificazione dei processi e con il loro inserimento all’interno dell’ecosistema della PA digitale.

D’altro canto sono fondamentali gli aspetti di alfabetizzazione digitale verso la popolazione, per fare in modo che sempre più cittadini siano in grado di accedere in modo nuovo ai servizi di una PA sempre più vicina ai loro bisogni.

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