COMPETENZE DIGITALI

Non c’è crescita senza consapevolezza digitale

Anche l’ultimo rapporto dell’I-Com afferma che senza un intervento forte e organico sullo sviluppo delle competenze digitali. E’ ora di agire in modo organico, sistematico, straordinario

Pubblicato il 09 Nov 2016

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Anche l’ultimo rapporto dell’I-Com lo dichiara in modo evidente: senza un intervento forte e organico sullo sviluppo delle competenze digitali, nessuna strategia di trasformazione digitale può sperare di avere successo. Non basta investire su connettività, architetture IT e servizi digitali per poter davvero produrre innovazione e quindi cambiamento reale e profondo.

Con le parole del rapporto: “è assolutamente prioritario intervenire sul ritardo che ancora riguarda la bassa alfabetizzazione digitale e, conseguentemente, la bassa propensione dei cittadini e delle imprese italiani all’accesso ai servizi digitali”.

L’indice IBI (I-Com Broadband Index) 2016 focalizza la relazione tra maturità dell’offerta e della domanda ed evidenzia anche, in questo modo, la potenzialità inespressa dei Paesi.

La Danimarca risulta la best performer (quindi con punteggio 100), seguita da Svezia e Finlandia, entrambe con un punteggio di 99,4.

Nelle classifiche specifiche su maturità dell’offerta e della domanda le migliori performance sono rispettivamente dei Paesi Bassi e della Finlandia, mentre le peggiori sono di Slovacchia e Romania. È significativo qui notare che la differenza tra i primi e gli ultimi sull’offerta sia solo di 23 punti, mentre per la domanda salga a 54,5 punti: in altri termini, mentre sul lato dell’offerta di connettività e servizi i Paesi europei, anche grazie ad una spinta convergente della programmazione e la diffusione sempre più ampia di tecnologia, stanno riducendo le distanze e quindi iniziano a produrre contesti simili, sul fronte della domanda la forbice tra i Paesi è molto più elevata, anche a causa di dinamiche di crescita più lente e di fattori influenzanti, come l’istruzione, che possono produrre cambiamenti solo nel medio periodo.

L’Italia consegue nelle due classifiche (domanda e offerta) la stessa posizione (21°) ma con punteggi molto diversi tra loro: sul fronte dell’offerta la distanza con il best performer è molto ridotta, mentre sul lato della domanda il punteggio è molto più vicino a quello della Romania.

È per questo che nel rapporto si sottolinea anche come la maturità digitale dei cittadini italiani sia in “una situazione di stallo (almeno in termini comparati)” e che ci sono “enormi margini di crescita ancora esistenti nell’e-commerce, nell’internet banking e nell’utilizzo di piattaforme, quali i social”, sempre più fondamentali anche nelle “relazioni tra consumatori ed imprese sia nella fase pre-vendita che post-vendita”.

È necessario quindi pensare rapidamente ad azioni organiche e incisive sull’area delle competenze digitali (e non solo). Sistematiche, inoltre, perché il tema non è solo prioritario, ma richiede anche interventi permanenti e non estemporanei. Con la consapevolezza che questa è probabilmente la chiave principale per la crescita, e poiché il tema è complesso richiede azioni capillari e allo stesso tempo molto legate alle caratteristiche contestuali, con una presa in carico collettiva, uno sforzo organico. Con un coordinamento centrale, ai vari livelli di governo, centri di supporto territoriali, e iniziative correlate sul territorio, a rete, come i punti di facilitazione digitale (già presenti in diverso modo in Emilia Romagna, con i punti Pane e Internet, in Toscana, con i PAAS, in Veneto con i p3@Veneti, e presto a Roma, con i punti Roma Facile) o i presìdi permanenti rivolti anche ai piccoli imprenditori.

In questo periodo di composizione dei bilanci delle amministrazioni è più mai che necessario ricordare che l’emergenza competenze non si risolverà con la fibra e i servizi. E le amministrazioni, con il nuovo CAD, hanno responsabilità specifiche su questo tema.

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