Il polo del Sud, come è stato ribattezzato il progetto di centro di competenza Napoli-Bari (vedi quadro competence center industry 4.0), coinvolge otto università, cinque della Campania e tre della Puglia: Università di Napoli Federico II, Università di Salerno, Università della Campania L. Vanvitelli, Università del Sannio, Università di Napoli Parthenope, Politecnico di Bari, Università di Bari A. Moro, Università del Salento.
Ci sono poi altri due soggetti, ovvero le Regioni Puglia e Campania, che «contribuiscono al disegno del progetto e ci auguriamo anche al finanziamento delle attività, anche orientando verso il competence center strumenti che sono in alcuni casi già disponibili, almeno nella Regione Puglia» spiega il rettore del Politecnico di Bari, Eugenio Di Sciascio. Il progetto ruota intorno a diversi settori: automotive, aerospazio, agricoltura, un po’ di farmaceutico. E coinvolge tutte le tecnologie abilitanti di Industria 4.0, «anche perché considerato il partneriato di diverse università vantiamo competenze diffuse, che verranno messe a sistema» puntualizza Di Sciascio.
Industry 4.0, come sono i competence center: tutti i dettagli
Il progetto si struttura intorno ai due poli, Napoli e Bari. La Federico II di Napoli è l’università capofila, le strutture fondamentali saranno negli atenei dei due capoluoghi, con antenne anche nelle altre città coinvolte. C’è la collaborazione di Confindustria e dei Digital Innovation Hub del territorio. La direttrice strategica è rappresentata dall’integrazione 4.0, di filiera e di sistema. Sottolineata l’attenzione verso soluzioni sostenibili, in base ai principi dell’economia circolare. non è prevista una separazione netta dei ruoli, o dei settori, di cui si occuperanno i due poli. «L’idea – prosegue Di Sciascio – è che i due poli si differenziano sulla base delle aziende con cui lavoreremo». Il rettore del PoliBari esprime soddisfazione per il risultato del bando che l’ateneo ha rivolto alle imprese nella ricerca di partnership private (come previsto dal bando): «abbiamo ricevuto 148 domande di aziende, devo dire un risultato notevole. Con molte avevamo già partnership e laboratori congiunti. Ci sono grandi realtà, ma anche medie aziende che sono espressione del territorio».
La mission del competence center è il trasferimento tecnologico alle imprese, rivolgendosi in particolare alle pmi, e il criterio è quello di armonizzare le competenze degli enti di ricerca presenti, le otto università, con le realtà che lavorano sul territorio. Le tre funzioni del competence center previste dal bando sono formazione, orientamento e progetti di ricerca. La formazione sarà naturalmente fatta prevalentemente dalle università, l’orientamento invece prevede il coinvolgimento dei privati: alle imprese che si rivolgeranno al centro viene fatta una consulenza per identificare le opportunità e i bisogni di innovazione della specifica realtà, e poi un orientamento verso chi ha le competenze richieste. L’altra gamma sono i progetti di ricerca, che vengono sviluppati nel competence center con la partecipazione delle imprese.
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