strategia BUL

Banda ultralarga: la copertura cresce, ora avanti coi fondi per le aree grigie

Dei circa 6 miliardi previsti per l’attuazione della strategia italiana per la banda ultra larga, ne sono stati impegnati circa 1,4 per la copertura delle aree bianche. Altri fondi sono destinati alle aree grigie: è essenziale disporne l’utilizzo di tali fondi in tempi brevi per proseguire sulla via tracciata

Pubblicato il 20 Nov 2019

Francesco Nonno

Francesco Nonno, Direttore Regolamentazione di Open Fiber

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Negli ultimi anni l’Italia ha fatto importanti passi avanti nell’infrastrutturazione del territorio con reti di comunicazioni a banda ultralarga, prevalentemente grazie agli stimoli concorrenziali introdotti da Open Fiber con il suo piano di investimento in FTTH in 271 città ed all’intervento pubblico di copertura delle Aree Bianche, anche questo messo in opera da Open Fiber che è risultata vincitrice di tutti e 3 i bandi Infratel (società inhouse del MISE) per la copertura di tali aree.

A fronte del piano di Open Fiber per la copertura FTTH di oltre 19 milioni di unità immobiliari, che mobilita complessivamente circa 6,5 miliardi di euro di investimenti (di cui 1,4 miliardi fondi pubblici), il sistema ha reagito allocando ulteriori investimenti, prevalentemente sulla copertura con tecnologie FTTC e in parte minore per la copertura FTTH in alcune città italiane.

Il circolo virtuoso degli investimenti

Il risultato virtuoso di questa inedita competizione infrastrutturale è stato una forte accelerazione della copertura territoriale. Se guardiamo ai dati pubblicati da Infratel e proviamo ad estrapolare la loro possibile evoluzione al 2025, riscontriamo che al 2020 la copertura a 30 Mb/s dovrebbe raggiungere circa il 90-95% delle Unità Immobiliari (UI) mentre quella con reti ad altissima capacità (reti integralmente in fibra o equivalenti, in grado di erogare almeno 100 Mb/s, upgradabili a velocità Gigabit)  dovrebbe raggiungere circa il 20-25% delle UI; la copertura a 30 Mb/s si completerà ragionevolmente entro il 2025 (ipotizziamo tra il 2022 e il 2023), mentre l’estrapolazione delle informazioni attualmente note conduce a stimare che la copertura con reti ad altissima capacità al 2025 sarà probabilmente intorno al 60-70%.

Da qui si deve derivare una prima osservazione. Rispetto agli obiettivi europei di copertura, che richiedono entro il 2020 il 100% delle unità immobiliari coperte a 30Mb/s ed entro il 2025 il 100% delle unità immobiliari coperte con reti ad altissima capacità, rischiamo di sforare di poco il primo obiettivo e di molto il secondo.

Il nodo della domanda

Ancora più preoccupante è però il dato relativo all’adozione di tali servizi da parte degli utenti. Se guardiamo al tasso di penetrazione delle diverse tecnologie, elaborato a partire dalle informazioni desumibili dal DESI 2019, osserviamo che il take up attualmente raggiunto sulle reti NGA (in cui sono incluse le tecnologie FTTH, FTTB, cable Docsis 3.0 e VDSL) è prossimo al 25% della copertura, mentre quello relativo alle reti FTTH è di poco superiore al 10% della copertura nazionale (che è però inferiore a quella delle reti NGA). Se prendiamo l’obiettivo 2020 di adozione di servizi ad almeno 100 Mb/s da parte del 50% della popolazione, possiamo stimare che, anche considerando parte della clientela VDSL servita con tale velocità, difficilmente al 2020 si raggiungerà su scala nazionale il 20% di clienti che dispongono di servizi ad almeno 100 Mb/s.

Per il 2025 non è stato stabilito un obiettivo di adozione delle reti ad altissima capacità, ma se consideriamo che le reti sono realizzate per essere utilizzate, sarebbe ragionevole puntare ad un obiettivo di almeno il 70-80% di clienti effettivamente connessi a questa tipologia di reti.

Da questo secondo insieme di dati e informazioni, discende che rispetto agli obiettivi di adozione delle tecnologie, il divario da colmare resta molto importante. Questo secondo elemento è anche più rilevante  del primo, nella misura in cui il successo della strategia digitale dipende non solo dalla realizzazione delle reti, ma soprattutto dal loro effettivo utilizzo.

Proseguire sulla strada tracciata dalla strategia BUL

Quanto evidenziato richiama l’esigenza di non interrompere il processo virtuoso disegnato con la strategia italiana per la banda ultra larga, che prevedeva da un lato il completamento della copertura nazionale per garantire un “salto di qualità” anche nelle Aree Grigie e, dall’altro lato, l’utilizzo di Voucher per stimolare l’adozione dei servizi da parte delle famiglie e delle imprese.

Dei circa 6 miliardi complessivamente previsti per l’attuazione della strategia italiana per la banda ultra larga, attualmente ne sono stati impegnati circa 1,4 per la copertura delle Aree Bianche e il CIPE ha già previsto l’utilizzo di 1,3 miliardi per l’erogazione di Voucher a valere per gli anni 2020 e 2021, per i quali manca solo il decreto attuativo. Altri fondi sono destinati alla copertura delle Aree Grigie, per le quali deve però ancora essere notificato a Bruxelles il progetto di intervento, che ad oggi non risulta definito nei suoi dettagli.

È essenziale che l’utilizzo di tali fondi sia disposto in tempi molto brevi, sia per favorire il completamento della copertura nazionale, sia per spingere l’adozione dei servizi verso i livelli obiettivo, necessari per supportare la Strategia Digitale nazionale.

*

L’articolo è parte di un progetto di comunicazione editoriale che Agendadigitale.eu sta sviluppando con il partner Open Fiber

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