piano triennale

Data center pubblici, ecco la roadmap

Vediamo che succederà nei prossimi mesi, sul fronte della razionalizzazione dei data center e le mosse future di Agid. Il rischio è mancare l’obiettivo 2017, la sfida è troppo ardua

Pubblicato il 01 Ago 2017

Enrico Martini

ministero dello Sviluppo Economico

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Il Piano per il triennale Agid contiene un grande progetto di razionalizzazione dei data center pubblici italiani, una vera e propria rivoluzione nell’infrastruttura informatica.

Il Piano prevede la riorganizzazione del parco dei data center della PA attraverso una generale razionalizzazione finalizzata sia a ridurre i costi di gestione, sia a uniformare e aumentare la qualità dei servizi offerti, anche in termini di business continuity, disaster recovery ed efficienza energetica.

Il Piano prevede, inoltre, di perseguire la realizzazione del cloud della PA, innovazione che permetterà di virtualizzare il parco macchine di tutte le amministrazioni, con importanti benefici in termini di costi e di gestione della manutenzione.

Nell’intero processo l’AgID riveste un ruolo chiave, perché è chiamato a mettere in campo una serie di delicate azioni dalle cui risultanze dipende il successo dell’intera strategia governativa per la digitalizzazione della PA:

  1. Come primo passo, AgID da giugno ha dato il via a un nuovo censimento a cui parteciperanno obbligatoriamente tutte le amministrazioni proprietarie di infrastrutture fisiche e che terminerà alla fine dell’anno prossimo. Il rilascio della prima release è previsto a dicembre di quest’anno con ulteriori rilasci ogni 6 mesi.
  2. A valle del censimento, AgID definirà a gennaio prossimo delle Linee guida per la razionalizzazione del patrimonio ICT delle Pubbliche amministrazioni, mentre il Piano di razionalizzazione che le PA dovranno attuare sarà pronto intorno ad aprile 2018.
  3. L’Agenzia sarà chiamata poi a individuare un insieme di infrastrutture fisiche esistenti da eleggere a Poli strategici nazionali (PSN) che rispettino requisiti di capacità, eccellenza tecnica, economica ed organizzativa indicati dall’Agenzia. Tali poli saranno anche inseriti tra le “infrastrutture critiche” rilevanti per la sicurezza nazionale. Successivamente dovrà definire i meccanismi di funzionamento e ripartizione dei costi dei Poli strategici. Da luglio 2018 partirà l’adeguamento di tali data center.
  4. In base alle risposte ottenute in sede censuaria, le infrastrutture fisiche non qualificabili come PSN verranno divise in due categorie:
    1. Nel primo gruppo saranno inclusi i data center di qualità che non sono stati eletti a Polo strategico nazionale, oppure con carenze strutturali o organizzative considerate minori. Queste strutture potranno continuare ad operare ma non potranno essere effettuati investimenti per l’ampliamento o l’evoluzione. Dovranno comunque garantire continuità dei servizi e disaster recovery, fino alla completa migrazione.
    2. Il secondo gruppo includerà i data center che non garantiscono requisiti minimi di affidabilità e sicurezza dal punto di vista infrastrutturale e/o organizzativo, o non garantiscono la continuità dei servizi. Queste infrastrutture a partire da febbraio prossimo dovranno essere rapidamente consolidate verso uno dei Poli strategici nazionali o verso il cloud.
    3. Per le amministrazioni che non presenteranno un piano di migrazione, AgID e CERT-PA, in collaborazione con il Team per la Trasformazione Digitale, effettueranno attività di analisi della sicurezza a campione.

Per l’intera durata del Piano, secondo le indicazioni e le eccezioni indicate nella circolare 2 del 24 giugno 2016 dell’AgID, le Pubbliche amministrazioni non potranno sostenere spese relative alla costituzione di nuovi data center o all’evoluzione di data center esistenti non eletti a Poli strategici. Le Pubbliche amministrazioni potranno procedere – previa approvazione di AgID – agli adeguamenti dei propri data center esclusivamente al fine di evitare problemi di interruzione di pubblico servizio; anticipare processi di dismissione dei propri data center per migrare al cloud della PA; consolidare i propri servizi su data center di altre PA al fine di ottenere economie di spesa.

L’AgID è anche chiamato a definire il percorso delle PA verso il modello cloud, avvalendosi delle risorse messe a disposizione dai Poli strategici nazionali e tramite SPC-Cloud:

  1. Usciranno a breve la circolare “Criteri per la qualificazione di servizi SaaS per il Cloud della PA” e le disposizioni per il procurement dei servizi SaaS per il Cloud della PA. La prima ha come obiettivo quello di individuare i requisiti minimi di qualificazione di una soluzione SaaS per la PA erogabile sul Cloud SPC, mentre le disposizioni, scritte insieme a Consip, individuano la procedura di procurement dei servizi SaaS utilizzabili in tale ambito. Dopo l’estate, a settembre, AgID specificherà i requisiti tecnici ed organizzativi della piattaforma di MarketPlace dei servizi SaaS e, nel caso in cui non sia possibile provvedere tramite Accordi o Contratti quadro Consip, espleterà una gara per la sua realizzazione, che dovrebbe essere aggiudicata entro marzo prossimo.
  2. Entro dicembre, l’Agenzia definirà regole e procedure di qualificazione dei Cloud Provider pubblici per consentire a Consip l’abilitazione dei nuovi Cloud Service Provider. La procedura prevede ad ottobre la pubblicazione di una circolare recante i criteri di qualificazione e, subito dopo, l’inizio della fase di abilitazione dei provider per l’accesso agli strumenti del mercato elettronico/convenzioni/accordi quadro di Consip.
  3. L’Agenzia ha, inoltre, il compito entro giugno 2018 di svolgere uno studio strategico per definire i requisiti tecnici ed organizzativi per la definizione di un ambiente cloud dedicato alla PA che prevede anche la definizione di una piattaforma di cloud brokering della PA, al fine di semplificare l’acquisizione ed il monitoraggio delle risorse ICT rese disponibili nell’ambiente Cloud della PA, anche con l’eventuale realizzazione di prototipi tramite strumenti innovativi quali gli appalti pre-commerciali (PCP).

L’agenda prevede una scadenza delle azioni posta al più alla fine del prossimo anno. I tempi sono forse stretti e sicuramente molto sfidanti. In questo lasso di tempo l’Agid è chiamato a elaborare linee guida e indirizzi che tutte le amministrazioni dovranno essere in grado di recepire rapidamente. Non sarà per niente facile, perché il quadro attuale della PA presenta oltre a frequenti situazioni di inadeguatezza tecnologica anche numerosi casi di inadeguatezza nelle competenze.

Pertanto il rischio incombente è che il 2017 sia un anno decisivo, in negativo, per le ambizioni del Piano triennale. Per fortuna vengono in aiuto le parole del Commissario al Digitale, Piacentini, che realisticamente prevede che “per la trasformazione digitale serviranno competenze, investimenti, tempo, dedizione e costanza”. La trasformazione digitale delle amministrazioni è un processo necessariamente lungo, mentre non c’è davvero più tempo da sprecare a convincere gli ultimi scettici che la strada da seguire sia quella appena tracciata.

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