Commissione Ue

Fa strada la proposta di normativa per il diritto di accesso

Nonostante le istituzioni dell’UE affermino da tempo il diritto di accesso alla Rete a banda larga, in realtà si tratta di mere enunciazioni di principio senza applicazione pratica. Dirittodiaccesso.eu ha presentato una proposta di modifica della normativa europea e la Commissione l’ha dichiarata ricevibile

Pubblicato il 28 Mag 2014

Angelo Alù

studioso di processi di innovazione tecnologica e digitale

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Una soluzione per ridurre il digital divide e promuovere una società realmente inclusiva potrebbe essere quella di approvare la proposta di modifica del Trattato sull’Unione volta all’introduzione di un nuovo art. 3-bis TUE “Diritto di accesso ad Internet nella Società europea dell’Informazione recante norme finalizzate a garantire il riconoscimento del diritto di accesso ad Internet tra i principi fondamentali dell’Unione europea.

E’ una proposta che Dirittodiaccesso.eu ha presentato al Parlamento europeo e la competente Commissione- con una lettera ufficiale del 13 febbraio 2014- ha dichiarato ricevibili le questioni sollevate.

Per tale ragione, la Commissione ha avviato l’esame della proposta nel merito, decidendo altresì di chiedere alla Commissione europea di svolgere un’indagine preliminare sui vari aspetti della proposta, alla luce delle rilevanza della questione. Una decisione estremamente importante perché consente alle competenti istituzioni europee di esaminare la proposta normativa oggetto della petizione per valutarne l’impatto giuridico e sociale, con la possibilità di risolvere una volta per tutte le conseguenze negative del digital divide esistente a livello europeo mediante un intervento normativo finalizzato a garantire una graduale diffusione dei servizi ICT, rimuovendo il grave fenomeno del divario digitale a livello europeo, considerato una delle maggiori cause della crisi economica e sociale su scala globale.

Infatti, in Europa nonostante le istituzioni dell’UE affermino da tempo il diritto di accesso alla Rete a banda larga, in realtà si tratta di mere enunciazioni di principio insuscettibili di attuazione applicativa concreta, nella misura in cui il Parlamento e la Commissione europea nel redigere concretamente i relativi atti giuridici non sono nelle condizioni di predisporre efficaci misure dirette a realizzare gli obiettivi perseguiti, confidando in un impegno del singolo Stato nella fase di recepimento normativo delle prescrizioni europee. L’esistenza di numerose direttive comunitarie emanate nel corso del tempo (a partire dal noto pacchetto di direttive del 2002 in materia di servizi e reti di comunicazione elettronica) evidenzia l’inefficacia di questo tipo di intervento, confermando un approccio normativo non idoneo a garantire la diffusione generalizzata delle nuove tecnologie su tutto il territorio europeo, dal momento che lo strumento della direttiva lascia agli Stati membri, in sede di recepimento della disciplina europea, un eccessivo margine di discrezionalità nell’attuazione delle prescrizioni normative delineate dal legislatore europeo, vanificando la portata innovativa della normativa vigente. In questo senso, risulta indispensabile intervenire direttamente a livello dei principi fondamentali dell’Unione europea mediante l’enunciazione di un nuovo art. 3-bis TUE che formalizzi la rilevanza dell’accesso ad Internet quale strumento indispensabile per favorire lo sviluppo di un’economia digitale europea basata su contenuti e applicazioni online per promuovere l’innovazione, la crescita economica, l’occupazione e migliorare i servizi resi a cittadini e imprese, offrendo nuove possibilità di comunicazione e un accesso più agevole ed efficace a beni e servizi transfrontalieri disponibili nel cyberspazio che circolano nel mercato unico europeo.

In assenza di un intervento normativo di questa portata, il rischio inevitabile è quello di realizzare un’Europea a due velocità, in cui ciascun Paese va per conto proprio nella predisposizione di programmi di alfabetizzazione informatica per la rimozione del digital divide, con la contemporanea esistenza di cittadini europei di “seria A” e cittadini europei di “serie B” (esclusi digitali).Il riconoscimento del diritto di accesso ad Internet tra i principi fondamentali dell’Unione europea è finalizzato a promuovere un mercato unico digitale e un’effettiva interoperabilità tra i prodotti e i servizi delle tecnologie dell’informazione, consentendo di investire in Reti di Nuova Generazione, migliorare l’alfabetizzazione e l’inclusione digitale in Europea e potenziare le condizioni di realizzazione del mercato unico europeo.

Internet richiede l’elaborazione di nuove categorie giuridiche che siano in grado di attuare una concreta uguaglianza digitale che si realizza con l’avvento della Società dell’Informazione per garantire la diffusione generalizzata delle nuove tecnologie.

Introduzione dell’nuovo articolo 3-bis del Trattato sull’Unione europea (“diritto di accesso ad Internet nella Società europea dell’Informazione”) recante norme volte al riconoscimento del diritto di accesso ad Internet. Dopo l’articolo 3 TUE è inserito il seguente articolo:

«L’Unione europea promuove la libertà e la parità di accesso ad Internet, garantendo a tutti i cittadini europei la piena disponibilità delle infrastrutture di comunicazione e di informazione attraverso cui si realizza lo sviluppo della società dell’informazione. L’Unione europea incoraggia il perseguimento dei vantaggi offerti dalla “rivoluzione digitale” per assicurare la realizzazione del progresso sociale caratterizzato dal miglioramento della qualità di vita dei cittadini, delle condizioni dei lavoratori, della crescita economica e della competitività globale dell’industria e dei servizi europei. L’Unione europea assicura che ogni individuo abbia uguale diritto di accesso alle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Information and Communication Technologies, ICT) per creare un ambiente favorevole nel quale si possano sviluppare abilità e servizi informatici. L’Unione europea promuove una società e un’economia basate su Internet per garantire una partecipazione attiva ed efficiente su e attraverso Internet. L’inclusione sociale implica la possibilità di accesso e l’uso effettivo delle tecnologie digitali. I cittadini europei devono avere accesso online diretto e interattivo a conoscenze, istruzione, formazione, amministrazione, servizi sanitari, cultura, attività ricreative, servizi finanziari.

L’Unione europea costruisce e rafforza un modello sociale europeo caratterizzato dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione in modo che tutti abbiano accesso a servizi e contenuto nella propria lingua, per uno sviluppo sostenibile di una società basata sulla conoscenza più competitiva del mondo.

L’accesso ad Internet può essere limitato solo per ragioni necessarie motivate e proporzionali al pericolo da evitare e che siano compatibili con il carattere aperto e globale di Internet. L’Unione europea combatte il digital divide e le disuguaglianze digitali, garantendo che donne e uomini abbiano parità di accesso rapido e sicuro a Internet per imparare, usare e organizzare gli strumenti tecnologici. Afferma e promuove un’Europa informaticamente alfabetizzata basata sull’inclusione sociale, diminuendo il divario tra ricchi e poveri nella società europea caratterizzata da un ampio accesso ai servizi a banda larga mediante infrastrutture di informazione sicure. Nelle relazioni con gli Stati membri l’Unione europea promuove e incoraggia la democrazia digitale e il voto online per consentire una democrazia partecipativa basata sulla cittadinanza attiva, evitando qualsiasi forma di censura o filtraggio, nel rispetto delle competenze che le sono attribuite dai trattati».

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