Il caso nazione

Finlandia, tra stagnazione economica e leadership digitale

Un sistema educativo e un settore pubblico valutati come punti di riferimento mondiali, ottime infrastrutture digitali, grandi capacità strategiche, eppure ancora dentro la stagnazione economica e con la necessità di nuove riforme educative e di un grande progetto digitale come “data hub” tra Asia ed Europa

Pubblicato il 14 Mag 2014

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“Il peggioramento generale di risultati nell’area dell’apprendimento mostra che dobbiamo intraprendere una forte azione per sviluppare l’educazione finlandese”, queste le parole di Krista Kiuru, Ministra per “Education and Science” dopo la pubblicazione dei risultati della rilevazione 2013 PISA dell’Ocse (in peggioramento) e poco prima di avviare un progetto di ampia portata focalizzato sulle scuole primarie e secondarie e con l’obiettivo di identificare una riforma del sistema. Un progetto che si propone di approfondire il tema del significato della competenza e dell’apprendimento in termini di sviluppo sociale e dei metodi di motivazione per l’apprendimento, la soddisfazione a scuola e l’insegnamento.

Di contro, il sistema educativo finlandese continua a essere un esempio per il resto del mondo e, nelle rilevazioni internazionali (come ad esempio nel Global Competitiveness Index del World Economic Forum) è collocato al primo posto.

Tra stagnazione e leadership

È, questo, lo specchio di una nazione che orgogliosamente esibisce una capacità di innovazione culturale e sociale tra le più elevate, e in economia è costretta a domandarsi come fare marketing di sé stessa, valorizzando un’immagine che rimane molto al di sotto della situazione effettiva, riplasmando l’intero ecosistema economico e puntando finalmente anche ad un export più significativo.

La schizofrenia si evidenzia in una disoccupazione crescente (anche se con ritmi molto più bassi che in Paesi come l’Italia), un Pil ristagnante, e in un riconoscimento generale da parte degli osservatori internazionali di possedere quelle armi che altri Paesi non hanno per realizzare con successo la transizione verso la società digitale.

Qualche dato può essere utile. La Finlandia:

  • è al quarto posto nell’Innovation European Scoreboard, che misura le prestazioni dei Paesi Europei nell’area dell’innovazione secondo più dimensioni (risorse umane, ricerca, finanza, presenza di innovatori, investimenti delle imprese, impatti economici, asset intellettuali);
  • è al quinto posto (su 157 Paesi) nell’ICT Development Index, che misura le performance digitali di un Paese sulla base dell’accesso alle tecnologie e alla rete, del loro uso e delle competenze che sono presenti;
  • è al primo posto (nel 2012 era terza) (su 144 Paesi) per il Networked Readiness Index, che misura la presenza delle condizioni essenziali per lo sviluppo pieno delle potenzialità della rete;
  • è tra i primi cinque Paesi in tutti i principali indicatori dello Scoreboard dell’Agenda Digitale Europea, con eccezione di alcuni indicatori nell’ambito eCommerce (e però è al primo posto nell’online banking);
  • è al terzo posto (su 148 Paesi) per il Global Competitiveness Index, che misura la presenza delle condizioni essenziali per la competitività di un Paese, ma con punte (primo posto) sulla trasparenza delle istituzioni (il livello di corruzione è tra i più bassi al mondo) e il sistema educativo.

Un altro riscontro sul valore del sistema educativo viene dalla rilevazione Ocse sul livello delle competenze degli adulti, nell’ambito del PIAAC (Programme for International Assessment of Adult Competencies), che si focalizza sulle competenze linguistiche, matematica e di problem-solving in ambienti tecnologici. Ebbene, qui non solo la Finlandia consegue tra i migliori punteggi, ma lo fa in maniera visibilmente più elevata grazie a coloro che hanno frequentato la scuola dopo l’ultima riforma del sistema educativo, che ha puntato su classi di piccole dimensioni e un insegnamento molto attento alle potenzialità e alle esigenze dei diversi studenti, anche di quelli problematici. In generale il 63% della popolazione ha una medio-alta alfabetizzazione funzionale (livello 3 o superiore) contro una percentuale media del 50% di tutti i Paesi valutati dall’Ocse (l’Italia è intorno al 30%), e anche sopra la media è la competenza matematica.

Se poi si considera la popolazione giovanile (14-25) nell’ambito del problem solving in ambienti tecnologici, i finlandesi sono dietro i coreani solo per l’1,5%. Una nazione in salute, dal punto di vista delle competenze. E allora?

La vision, la strategia e la governance

Forse è utile partire dalle scelte strategiche e di governance che ha compiuto la Finlandia. Scelte strategiche, come quelle operate nell’Agenda Digitale, che parte da una Vision per il 2020 che si fa apprezzare per il suo approccio organico “L’uso, la produzione e lo sviluppo di dati, contenuti e servizi digitali è parte integrante delle nostre vite quotidiane. Le reti di comunicazione veloce devono aiutare la creazione di un migliore bilanciamento tra lavoro, educazione, vita familiare e tempo libero”. Uso, produzione e sviluppo da tutti e per tutti, nel senso della proattività e dell’uso consapevole del digitale.

L’architettura dell’Agenda Digitale prevede da una parte le sfide che si pone il Paese, dall’altra le precondizioni necessarie per realizzarle. Le sfide sono ambiziose (ottenere un salto nella produttività dei servizi grazie alla digitalizzazione, vedere la popolazione anziana come una risorsa, essere leader mondiale nello sviluppo sostenibile, fare della Finlandia un attore influente del Mercato Unico) così come le precondizioni sono trasversali e impegnative (far sì che l’informazione sia aperta così da essere accessibile in modo libero e semplice, nella progettazione dei servizi adottare un paradigma centrato sugli utenti, migliorare le competenze e l’accessibilità garantendo che ciascuno possa fruire i servizi digitali, riformare il management passando dalla gestione “a silos” alla cooperazione interattiva). Significativo in particolare l’accento sul nuovo paradigma “orientato agli utenti”, perché sono quelli che conoscono le effettive esigenze da soddisfare. I cittadini-utenti non sono visti come consumatori passivi dei servizi, ma vengono coinvolti attivamente nel creare e dare forma a questi servizi.

È una strategia che pone in evidenza gli elementi culturali del cambiamento e dell’innovazione. Così, accanto ai Ministeri che hanno principalmente in carico la realizzazione dell’Agenda Digitale (oltre la Ministra Krista Kiuru anche la Ministra dei Trasporti e dei Governi Locali Pia Viitanen) ecco che la scelta del Digital Champion si mostra simbolica. Si tratta di Linda Liukas, co-fondatrice di Railsgirls.com, un movimento no-profit che si propone di far sì che sempre più donne siano attratte dalla “costruzione di Internet”, attraverso la programmazione e soprattutto attraverso un atteggiamento proattivo. Un movimento che ha fatto tappa anche in Italia. E nelle dichiarazioni fatte subito dopo la sua nomina c’era tutta la sua passione: “Voglio far sì che tutte le giovani donne vedano tutte le magiche, radiose possibilità che la tecnologia offrirà. La tecnologia è il modo più veloce per cambiare il mondo e voglio vedere sempre più persone differenti costruire prodotti e imprese”.

Di questa spinta strategica fa parte il programma GIDE (Growth, Innovation, Digital Services and Evolution), che si focalizza sullo sviluppo di sei temi valutati prioritari (Open data, Sviluppo di servizi cloud, Start up, Green ICT, nuove forme di lavoro e rafforzamento della ricerca ICT), ma anche la visione dello sviluppo digitale finlandese fondato sui dati, per essere un “data hub” tra Asia ed Europa, sfruttando la posizione geografica e le ricchezze infrastrutturali, l’attenzione alla sicurezza dei dati, e le competenze presenti: “noi saremo in grado di trasformare la Finlandia nell’”asso dei dati” d’Europa. Così noi possiamo creare nuova crescita e nuova occupazione”, secondo le parole della Ministra Viitanen.

Cambiare il mondo, puntare strategicamente a essere leader, credere che non ci sia spazio per chi si pone in modo passivo, da consumatore, nell’evoluzione digitale. Per questo alla preoccupazione per il manifatturiero che si riduce, per l’export che non decolla, per un turismo non sfruttato, per i risultati PISA degli studenti peggiorati (forse a causa di un’attenzione ridotta verso la matematica), fa da contraltare la convinzione di aver scelto di puntare su altri valori, vincenti nel lungo periodo e nel profondo. Nelle parole di Krista Kiuru: “le argomentazioni accademiche non sono quello che vogliono i ragazzi. I ragazzi hanno bisogno di tanto di più. La Scuola dovrebbe essere il luogo dove noi insegniamo il significato della vita; dove i ragazzi imparano quello di cui hanno bisogno; dove possono imparare le competenze per vivere nella comunità. Ci piace pensare che la scuola è importante per sviluppare una buona immagine di sé, una forte sensibilità per i sentimenti degli altri … e per capire che è importante prenderci cura degli altri. Queste cose vogliamo che siano parte integrante dell’educazione a scuola”. Ma non solo: è appena stata avviata un’iniziativa per l’introduzione dell’insegnamento della programmazione nella scuola primaria. Nell’ottica che la sfida digitale si vince se si è tra coloro che sanno costruire.

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