AGENDE REGIONALI

Marche, conto alla rovescia per l’Agenda digitale

Il 18 dicembre saranno svelate e discusse le linee strategiche. Tre i progetti clou, anticipa l’assessore Paola Giorgi ad Agendadigitale.eu: Ngn Marche, Mcloud e Nesso per spingere la realizzazione delle reti Ngn, dei servizi “virtualizzati” e degli open data

Pubblicato il 13 Dic 2013

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Saranno presentate e discusse il 18 dicembre le linee strategiche dell’Agenda digitale Marche. Numerosi i progetti in campo con cui la Regione si prepara a dare una spinta all’erogazione di servizi di nuova generazione. MCloud, Nesso e Ngn Marche i tre progetti chiave, anticipa ad Agendadigitale.eu l’assessore regionale alle Infrastrutture, Reti Ict e Progetto Cloud Paola Giorgi. “MCloud è un sistema federato di cloud computing pubblico e privato che favorirà la transizione verso l’economia digitale del sistema delle imprese marchigiane. Nesso è invece un progetto che mira a realizzare una piattaforma semantica multicanale per offrire servizi web 3.0 e open data per lo sviluppo di servizi innovativi. E infine Ngn Marche punta allo sviluppo sul territorio di reti di nuova generazione nei distretti industriali”.

L’assessore ci tiene a puntualizzare che la Regione – nonostante non sia fra quelle in vetta alla classifica nazionale della digitalizzazione – non è affatto così indietro sulla roadmap. “Le Marche presentano alcune peculiarità: siamo una piccola Regione senza grandi città, dove il mercato investe con ritardo rispetto ad altre aree del Paese. Difficile essere primi in classifica se ci confrontiamo con Regioni molto più grandi o che dispongono di grandi quantità di fondi come le quelle a Statuto Speciale o quelle Obiettivo Convergenza. Ma al paragone con le altre non sfiguriamo affatto”. Se è vero – ammette l’assessore – che la Regione ha punti di forza e di debolezza come tutti è anche vero, evidenzia Giorgi che “le nostre imprese sono tra le meglio attrezzate dal punto di vista tecnologico, e siamo molto ben posizionati in diversi temi, come il turismo e la cultura on-line e soprattutto la scuola digitale, dove da anni lavoriamo in sinergia e complementarietà con il Ministero dell’Istruzione, e abbiamo diverse eccellenze in alcuni settori dell’e-government e dell’infomobilità. Nelle aree in cui si ravvisano delle criticità abbiamo per lo più avviato dei progetti per recuperare il gap, come ad esempio nella Sanità elettronica, il nostro progetto Fasel ci consentirà di fornire servizi essenziali per la cittadinanza e di allinearci presto alle best practice nazionali”.

La realizzazione delle reti a banda larga ed ultralarga è decisamente fra le priorità regionali. È stato oggetto del “Piano telematico per lo sviluppo della banda larga ed il superamento del digital divide”, approvato con Delibera dell’Assemblea Consiliare regionale n. 95 del 15/07/2008 e attualmente nella sua fase finale. “Il Piano – spiega l’assessore – si è posto l’obiettivo di eliminare il digital divide infrastrutturale, estendendo l’accesso alla banda larga a tutta la popolazione e prevedendo l’eliminazione del digital divide di seconda generazione (servizi broadband avanzati) con velocità fino a 20 Mbit/s. È stato finanziato con una pluralità di fondi e costituisce un valore aggiunto per la crescita economica e lo sviluppo del territorio. Infatti i servizi e le applicazioni innovative portano allo sviluppo di nuovi mercati, creando le condizioni per favorire la crescita economica e l’aumento dell’occupazione in tutti i settori. La diffusione della banda larga, quindi, è una grande opportunità per l’aumento della produttività e il miglioramento della qualità della vita”.

Per spingere la realizzazione delle nuove reti l’assessore ritiene che si debbano trovare soluzioni “concrete” quali ad esempio l’attivazione di partnership pubblico-privato soprattutto nelle aree industriali che presentano le maggiori criticità di copertura. “Siamo consapevoli che nella nostra Regione gli operatori investono poco, mancando, come ho detto in precedenza, i grandi agglomerati urbani che fanno da traino allo sviluppo del mercato negli altri territori. Tuttavia la banda larga e ultralarga serve alle nostre aziende e ai nostri distretti industriali, che sono soggetti ad una profonda trasformazione, e quindi ci stiamo attrezzando per porre rimedio a questa difficile situazione con un Piano Ngn Marche che stiamo mettendo a punto. Peraltro il cloud computing – e tutti i servizi tramite esso veicolati – richiede per sua natura la banda larga, che quindi è un elemento chiave della nostra strategia”.

Al capitolo infrastrutture si affianca proprio quello cloud computing che include anche tutta la partita dei Ced. “La Regione Marche ha già da un paio d’anni avviato una riflessione sulla razionalizzazione dei Ced a livello locale, iniziando dalla sanità, che tradizionalmente presenta i maggiori problemi; infatti, nell’ambito del progetto Faseò di sanità elettronica nelle Marche, una parte molto importante delle azioni è dedicata proprio al datacenter. Anche il progetto MCloud, nella sua componente di cloud per la PA marchigiana, va proprio nella direzione di concentrare la capacità elaborativa della PA locale e di distribuirla agli enti attraverso la rete”, spiega Giorgi, la quale ci tiene a puntualizzare che “la razionalizzazione dei Ced non è solo un progetto tecnologico, ma è anche organizzativo”. Chiama infatti a raccolta tutti gli enti del territorio e li porta a dialogare tra di loro sulle esigenze e le modalità di interoperare e sul percorso di transizione verso il nuovo modello. “Noi abbiamo già una community della PA locale – Marche eCommunity – che ha affrontato in modo cooperativo e collaborativo tutti i temi principali dell’e-government a livello locale negli ultimi anni, e saprà affrontare con successo anche questo”.

I progetti regionali possono fare da traino anche allo sviluppo delle infrastrutture nazionali: “Le Regioni rappresentano uno snodo fondamentale per l’attuazione dell’Agenda Digitale, dal momento che hanno un ruolo di “cerniera” tra il livello nazionale e territorio – sottolinea Giorgi -. Hanno potestà legislativa, stanno attuando diversi switch-off digitali di servizi di loro competenza, conoscono bene il territorio e le sue esigenze, contribuendo così all’individuazione di interventi mirati – come è stato ad esempio per la banda larga – svolgono da sempre un ruolo aggregante. E poi gestiscono parti importanti della macchina amministrativa, una su tutte: la sanità”.

Le Regioni possono dunque “giocare un ruolo di pivot point nell’abilitare la penetrazione delle linee strategiche governative nei territori e nel garantire il consolidamento dei risultati nel tempo”, aggiunge l’assessore. Interoperabilità e cooperazione applicativa; Carta Nazionale Servizi e identità digitale online; Circolarità anagrafica e revisione normativa del regolamento Ina/Saia; Amministrazione digitale senza carta; Geo-referenziazione (Infrastruttura dati territoriali o Catasto Territorio); Sanità elettronica; Open Data; Riuso informatico: queste le aree in cui le Regioni si candidano ad avere un ruolo privilegiato per l’attuazione dell’Agenda digitale nazionale. “Grazie alla potestà legislativa, hanno la facoltà di rendere obbligatorie sul territorio tendenze anticipate da alcuni soggetti innovatori, nei procedimenti a titolarità regionale di concessione di finanziamenti, possono utilizzare criteri che premino background di innovazione tecnologica ed esperienze e possono attivare servizi innovativi dove il mercato non riesce ad arrivare. Inoltre sono in grado di assicurare la sostenibilità nel tempo delle azioni di trasformazione territoriale altrimenti episodiche o sperimentali, perché permettono di inquadrare tali azioni nei processi legislativi e nei flussi finanziari strutturali di livello regionale e da questi a quelli di livello nazionale”, spiega ancora l’assessore.

Mettere a disposizione le infrastrutture abilitanti per l’interoperabilità tra operatori pubblici e privati, precondizione per la condivisione di dati, applicazioni e soluzioni e lo sviluppo di servizi digitali innovativi in logica smart cities e diffondere la cultura “smart” tra gli enti locali per favorire una sua omogenea diffusione in ambito regionale in ottica di progettazione cooperativa ed evitando che si crei un ulteriore divide tra grossi i piccoli centri e tra aree centrali e marginali della regione, sono “doveri” in capo alle Regioni, conclude l’assessore.

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