Federazione ANIE

Nuove reti, operatori senza manodopera: come risolvere

Mancano almeno 15 mila lavoratori nella filiera delle telecomunicazioni e le imprese si confrontano sulle necessità e su nuovi modelli atti a stimolare la generazione della manodopera necessaria, anche alla luce delle scadenze del PNRR. Ma il confronto serve anche con le istituzioni. Ecco i nodi e le possibili soluzioni

Pubblicato il 07 Ott 2022

Luigi Piergiovanni

Presidente del Gruppo System Integrator TLC di ANIE

fibra ottica-3-2

Il tema della carenza strutturale di manodopera nel campo della costruzione delle reti ultrabroadband circola da tempo tra gli addetti ai lavori, che ormai convergono anche sulle dimensioni del problema: si parla di circa 15.000 unità.

Nell’attesa della definizione della nuova compagine di governo, le imprese aderenti alla Federazione ANIE stanno lavorando per cercare di arrivare all’auspicato incontro con i nuovi ministri per portare delle proposte chiare e di veloce applicazione, essendo ormai assegnate le gare legate al PNRR ed essendo chiari gli impegni formalizzati nei medesimi bandi.

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Carenza di manodopera: le richieste delle telco

La partenza dei due tavoli Telco al Ministero dello Sviluppo Economico, sulla sostenibilità del comparto e sulla carenza di manodopera, avevano acceso una luce di speranza, ma dopo i primi due incontri l’iniziativa sembra al momento congelata senza aver portato i risultati attesi.

Questi sono stati i principali argomenti del convegno tenutosi il 27 settembre presso la camera di commercio di Firenze, dove le principali imprese di rete si sono confrontate sulle necessità e su nuovi modelli atti a stimolare la generazione della manodopera necessaria al raggiungimento delle milestone di progetto.

Sono state confermate le principali proposte già evidenziate ai ministri competenti, dalla possibilità di rivedere le regole per la gestione dei flussi migratori per i contratti TLC e Metalmeccanici, alla richiesta di finanziamento a fondo perduto per la generazione di risorse e acquisto di mezzi, all’automatizzazione dei ristori per gli addetti alla filiera, fino a proposte per la riduzione dell’impiego di capitale circolante e azioni sui regimi fiscali per la realizzazione delle reti UBB.

Le imprese, oggi rappresentate da Federazione ANIE, evidenziano di aver assistito ad un grave scollamento tra i ministeri Transizione Digitale, Sviluppo Economico e Lavoro che, in modi diversi, interagiscono con le attività oggetto dei bandi.

La decisione del Ministro Vittorio Colao di bandire le gare senza una preventiva valutazione delle difficoltà più volte segnalate dalle imprese di settore è sembrata affrettata e siamo altresì convinti che l’istituzione di un proficuo e costante dialogo tra MISE e Ministero del Lavoro con gli stakeholders sia condizione imprescindibile per la verifica dello stato dell’arte e per l’oggettiva necessità di incremento della capacità produttiva.

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Le difficoltà maggiori

Le analisi sullo stato dell’arte della filiera sono ormai estremamente accurate, sono note le maggiori difficoltà delle regioni del Nord rispetto al Sud e la carenza strutturale di addetti alle attività più “povere”, come scavi, posa cavi e ripristini stradali. Il supporto esterno di strutture focalizzate alla formazione della manodopera è estremamente più attivo nella parte alta della catena, quella della giunzione, dell’attivazione e manutenzione degli abbonati, ma molto limitata per le skill maggiormente carenti.

Altro tema interessante è quello relativo ai tempi di consegna dei mezzi e delle attrezzature necessarie all’equipaggiamento delle nuove risorse, che hanno previsioni estremamente dilatate nel tempo. Segnaliamo che imprese nostre associate relazionano su ordini già eseguiti e recepiti dai fornitori, ma con previsioni di consegna nella seconda metà del 2023, tempi non compatibili con le prime importanti milestone di progetto.

Oltre a questo, è importante segnalare che la maggior parte delle nostre aziende associate è attiva, seppur con incidenze sul fatturato più limitate, anche nel settore della costruzione e manutenzione delle reti elettriche, comparto dove il riconoscimento dei maggiori oneri sostenuti è mediamente molto più rapida ed efficace. Non è ovviamente difficile intuire che questi clienti hanno poi maggiore possibilità di ribaltare gli oneri sostenuti sulla clientela finale, cosa impossibile o quantomeno poco probabile nell’iper-regolamentato e iper-competitivo mercato delle telecomunicazioni.

Questa maggior disponibilità di risorse economiche da parte di settori limitrofi, incrementa il passaggio di manodopera dal mondo della costruzione di reti di telecomunicazioni a mercati similari, come già in passato successo con il settore edile.

Alla ricerca delle giuste soluzioni

Il confronto e la ricerca di soluzioni procedono comunque in modo serrato tra imprese di rete e concessionari, e l’interlocuzione tra fornitori e clienti è ottima e molto costruttiva. Gli operatori a nostro avviso stanno facendo tutto il possibile per garantire la sostenibilità del nostro mercato, con loro abbiamo cercato di gestire il rincaro dei materiali e abbiamo costruito contratti incentivanti in logiche win-win, ma in questo momento al tavolo manca l’interlocutore più importante, quello istituzionale.

La conferma di quanto sopra riportato è data dai trend di crescita delle principali imprese di rete, nell’ordine del 15% anno su anno, a testimonianza del fatto che si è in presenza di aziende per nulla restie agli investimenti. La necessità che emerge dall’analisi dei numeri è però quella di un quasi raddoppio della capacità produttiva, che senza interventi straordinari è di impossibile realizzazione.

Conclusioni

Il timore delle imprese di rete è anche quello che il futuro governo, concentrandosi giustamente sui problemi di grande impatto sociale, primo fra tutti la crisi energetica, ponga in secondo piano lo sviluppo delle reti a Banda Larga, che potrebbe invece supportare l’attuazione di sane politiche di energy saving essendo ormai evidente che la trasformazione digitale è un fattore abilitante per la green economy.

Federazione ANIE auspica infine un rapido confronto con le istituzioni in modo da poter condividere gli interventi urgenti, già presentati e richiesti al precedente governo, ma rimasti inascoltati.

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