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Telco alla ricerca della redditività perduta: le sfide all’orizzonte

Come gestire la rete intelligente per avere nuove potenziali quote di mercato e margini crescenti? La chiave è nella capacità di analizzare e utilizzare i dati della rete e le esigenze del cliente e nei servizi a valore aggiunto. Ecco le variabili da considerare

Pubblicato il 29 Giu 2021

Mario Dal Co

Economista e manager, già direttore dell’Agenzia per l’innovazione

rete

Sarà una grossa sfida per le telco far partire il mercato del 5G, invertendo un trend storico di cali di ricavi e di profitti.

Il nostro Paese ha, come sappiamo, il livello di preparazione digitale tra i più bassi d’Europa, una conoscenza assai scarsa delle potenzialità del 5G, una attenzione della scuola alla conoscenza digitale assai bassa.

Non sarà affatto facile, per gli operatori telefonici, anche per via di una struttura produttiva di piccole e medie imprese poco propulsiva sull’utilizzo delle tecnologie di rete avanzate.

Tocca allora alla PA fare da apripista e da stimolo alla sperimentazione delle reti intelligenti. Solo così, anche le telco potranno sperare su un celere ritorno sugli investimenti fatti nelle nuove infrastrutture.

Ecco la nuova strategia banda ultralarga dell’Italia: tutti i punti chiave e i nodi

La trasformazione delle Telco

Si può arrivare a questa conclusione se analizziamo il mercato.

In continua crescita per dati utilizzati e investimenti richiesti.

Oggi 5 miliardi di telefoni mobili generano 2,5 exabyte di dati al giorno mentre per il 2025 si prevedono 42 miliardi di dispositivi IoT, che dovrebbero generare 80 zettabyte di dati: questo scenario spiega come mai quasi tutti i manager delle telco citano come problema prioritario per operare nel loro settore, la capacità di gestire grandi masse di dati non strutturati.[1]

Senza la capacità di analizzare e utilizzare i dati della rete e le esigenze del cliente, è impossibile gestire la rete intelligente 5G, decidendo il livello di latenza, la velocità, la sicurezza che quello specifico business esige.

Le slice della rete intelligente hanno un valore aggiunto solo se questi servizi prendono corpo, non solo nella definizione degli SLA all’interno dei contratti, ma nella concretezza delle performance di rete giorno per giorno.

Sono qui i margini più rilevanti delle telco in futuro, l’area che può far ritrovare redditività ad un settore in declino, insieme ai servizi a valore aggiunto (sicurezza, cloud, data center, contenuti media, sistemi di pagamento, giochi online). Ma mentre questi ultimi sono servizi in cui c’è già una presenza consolidata di Big Tech (Alibaba, Amazon, Apple, Facebook, Google, Microsoft, Tencent) e quindi sarà dura conquistare quote di mercato e al contempo mantenere una buona redditività, nella gestione della rete intelligente possono essere le telco le protagoniste indiscusse.

Torniamo a come gestire la rete intelligente per avere nuove potenziali quote di mercato e margini crescenti.

Necessaria una ridefinizione dell’offerta

Per i clienti, almeno quelli di maggiore rilevanza, occorre creare un profilo delle esigenze attuali e prospettiche che consenta di erogare il servizio di rete al livello ottimale: ciò non può avvenire che con una estesa applicazione dell’intelligenza artificiale e del machine learning.

I database su cui applicare questi strumenti sono il più possibile multidimensionali, per assicurare un profilo adeguato, a tutto tondo, delle esigenze e del grado di soddisfazione del cliente.

La gestione del 5G, con la definizione via software delle caratteristiche prestazionali della rete, si basa sugli strumenti di virtualizzazione (NFV), sull’accesso libero radio (ORAN) che consente l’interazione e l’integrazione nella rete intelligente dell’HW e SW di fornitori diversificati e la loro standardizzazione rispetto all’utilizzabilità dell’intelligenza artificiale e al machine learning. La variabile chiave del marketing rimarrà l’offerta di velocità di connessione, ma, ottenuta quella desiderata, di affacceranno sempre più importanti anche l’affidabilità, la sicurezza, la continuità. Naturalmente la tecnologia porta in direzione di sempre maggiore velocità, ma è chiaro che, con o sviluppo delle transazioni che abbiamo ricordato, assicurarla sarà comunque sempre assai difficile.

Il successo quindi, e i margini, arrideranno alle telco che sapranno dimensionare la velocità e la latenza con le altre esigenze del servizio, valorizzando presso il cliente questo equilibrio delle prestazioni.

Oggi il turn over dei clienti (churn) ossia il lor transitare da una telco all’altra, è il risultato della guerra dei prezzi, con poco riscontro in termini di qualità. È il risultato di iniziative di marketing rozze, costose e poco efficaci, come le campagne di reclutamento dei call center insegnano. Per evitare un eccessivo tasso di abbandono e le costose politiche di reclutamento di nuovi abbonati, occorre che le telco si dotino di una capacità previsiva degli eventi aziendali del cliente che comportano (soprattutto con lo slancio che hanno ricevuto dal Covid le teleconferenze e lo streaming in generale) impegni straordinari delle capacità di rete. Ma anche la definizione del costo e della fatturazione di queste esigenze deve essere ben diversa dall’attuale rigidità amministrativa che affligge il rapporto clienti-fornitori.

Nuovi servizi: il salto di qualità che serve

Abbiamo visto che sui pagamenti, i media, i video giochi le telco giungono a valle di una presenza consolidata delle Big Tech. Ma l’affidabilità della rete, la sicurezza (antifrode, anticontraffazione, antielusione), che le telco possono offrire costituisce un valore aggiunto anche per Big Tech o per maggiori servizi in streaming (Netflix, ma anche Mediaset, Rai nel caso nostrano). Si crea quindi uno spazio di collaborazione e di condivisione dei margini di questi servizi, che crea nuove opportunità di alleanze e promozioni commerciali congiunte.

Strumento indispensabile per rendere praticabili e profittevoli queste alleanze, è la capacità delle telco di dotare la propria rete di hedge computing, ossia di una capacità distribuita di elaborazione e prima analisi dei dati delle transazioni, in modo da liberare banda e non rallentare le prestazioni presso i clienti. Deloitte, nella sua analisi delle tendenze, sottolinea l’importanza di una intelligente orchestrazione delle risorse edge e cloud, per evitare di esporsi a rischi di sicurezza, continuità, latenza ed ottimizzare l’utilizzo della larghezza di banda disponibile.[2]

Il sistema di analisi dei big data transazionali delle telco richiederà, allora, un salto di qualità che assicuri la disponibilità e l’analisi dei dati transazionali in tempo reale provenienti da miliardi di transazioni riferite a milioni di clienti.

Ma anche la gestione della rete e il supporto al cliente dovrà modificarsi radicalmente, con interventi che si devono realizzare nel modo più decentralizzato possibile e, di nuovo, senza ritardi decisionali e operativi. Solo in questo modo si eviteranno ritardi negli interventi e conseguenti abbandoni da parte del cliente o contestazioni della qualità del servizio.

Il ruolo dell’incumbent

La trimestrale TIM (Q1 2021) indica alcune linee di tendenza che sono specifiche dell’azienda e altre che sono comuni alle telco impegnate nel nostro Paese.

La riduzione dell’indebitamento, significativa e tale da rispettare le indicazioni degli analisti, è possibile grazie alla strategia di cessione di quote delle controllate che gestiscono reti (Inwit, FiberCop e FiberCo), in linea con quanto suggeriva il rapporto di Gartner Group[3]. La redditività sulle attività domestiche (che sono oltre l’80% del totale) si riduce ulteriormente, cosicché il contributo ai margini del Gruppo da parte dell’Italia si contrae (a parità di condizioni ossia di perimetro e non tenendo conto delle partite non ricorrenti) mentre sale il contributo del Brasile, dove l’ARPU, ossia il fatturato medio per utente, sale in virtù del passaggio dalla formula prepagata ai contratti standard. L’impegno ad andare “oltre la connettività”, obiettivo del piano industriale a medio termine, procede con le riduzioni del perimetro e del personale che forniscono risorse finanziarie per gli investimenti e tamponano la pressione sui margini esercitata da una competizione che si gioca prevalentemente sui prezzi. Per entrare nei nuovi mercati vengono avviate nuove attività di servizio.

Per sfuggire le morse della regolazione dell’incumbent, che porta ad una concorrenza tutta concentrata sul prezzo e non riesce a creare le condizioni per stimolare gli investimenti sulla rete di nuova generazione come il 5G, TIM avvia nuove iniziative nei servizi.

In primis, troviamo la nascita di Noovle SpA (acquisizione e potenziamento della Noovle Srl che aveva ben meritato come partner di Google nei servizi alle aziende) per potenziare i servizi in cloud. TIM sviluppa anche gli accessi RAN (Open Radio Access Network) impegnandosi attivamente nell’Alleanza Open RAN, che promuove la standardizzazione e l’affidabilità dell’integrazione multivendor delle forniture di HW e SW destinate alle reti intelligenti, ed in particolare al 5G. L’Alleanza sviluppa certificazioni, standard tecnici e testing per attenere un’offerta più affidabile , ed economica, per le nuove reti, migliorando le capacità di ottimizzare progetto e gestione delle reti intelligenti, la gestione con l’intelligenza artificiale delle “slice” del 5G. Una conferma dell’impegno di TIM a migliorare le proprie capacità di sviluppo del 5G. Infine, TIM sviluppa la presenza, con l’offerta di Noovle, Olivetti (IOT), Sparkle (servizi internazionali) e Telsy (Cybersecurity) nei 140 distretti industriali italiani, con focalizzazione sulle PMI.

Vodafone condivide con TIM lo sforzo a ridurre il peso degli investimenti fissi, con la condivisione delle infrastrutture di retee probabilmente condividerà l’impegno nella RAN.

Le altre telco sono impegnate prevalentemente sul fronte commerciale, con strutture snelle e forte competizione sui prezzi. Scarso l’interesse (a parte la sperimentazione in corso di TIM) manifestato per creare reti di efficaci partner installatori in grado di coprire le aree marginali, con soluzioni radio o satellite, dove per altro la domanda di servizi, anche per effetto del COVID, sta crescendo in misura significativa.

Le sfide in Italia e il ruolo della PA

Il ruolo della Pubblica Amministrazione, che parte da condizioni di arretratezza intollerabili nei servizi online – esclusi quelli tributari – potrebbe essere, stante le disponibilità di risorse per la digitalizzazione, quello di aprire la strada su questo fronte. Sarebbe assurdo farlo partendo dalle tecnologie obsolete o in via di obsolescenza.

Alcuni servizi come anagrafe e stato civile per non parlare dell’arzigogolo dell’urbanistica (edilizia, catasto autorizzazioni, riscossione tasse locali) andrebbero ricostruiti su reti intelligenti. Per venire a temi resi caldi dal Covid, i servizi di telemedicina, il monitoraggio e controllo centralizzato delle pandemie e delle loro dinamiche, la gestione informatica delle campagne di vaccinazione possono uscire dall’attuale situazione di totale inefficienza, se affrontati ex novo con reti intelligenti, consentirebbero l’allineamento dei dati dei centri e delle sanità regionali con un Sistema Nazionale di Gestione e Controllo delle Epidemie, che a oggi ancora non esiste.

Quello presso l’Istituto Superiore di Sanità, il CNAPPS, ha funzioni di sperimentazione, coordinamento, valutazione, ma non di gestione integrata delle risorse necessarie a combattere una epidemia. La costruzione di quel Centro, assolutamente necessaria per affrontare la prossima epidemia o pandemia, deve avvenire dotando la struttura del sistema intelligente di monitoraggio e controllo nazionale. Un progetto del genere, assolutamente non rinviabile, restituirebbe alla Pubblica Amministrazione, un ruolo di apripista coinvolgendo nella governance e gestione del sistema nazionale, tutte le amministrazioni competenti.

Qualora questo ruolo di stimolo e sperimentazione delle reti intelligenti da parte della PA in senso allargato, non si realizzasse, le telco che già fanno i conti con un quadro avverso della profittabilità nel nostro paese, vedrebbero il ritorno sugli investimenti nella larga banda e nelle reti intelligenti, in particolare nel 5G, diluito nel tempo rispetto agli altri paesi. Un quadro che innescherebbe un processo di concentrazione attraverso fusioni e acquisizioni, dopo la stagione della proliferazione dei gestori.

Note

  1. ) Aerospike, The Telecom and Communications Services Provider Data Imperative. How to Enable Transformation for Modern Telecommunications Infrastructure, 16 April 2021.
  2. ) Deloitte, Technology, Media and telecommunication Predictions 2021, 2020
  3. ) Neil Osmond, Ted Chamberlin, Mentor Cana, Bart Willemsen, Frank Marsala, Forest Conner, Top 10 Trends for the Communications Service Provider Industry in 2020, Gartner, 9 March 2020.

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