la riforma

Copyright per musica e film, il nodo delle barriere geografiche

Il libero accesso a servizi e contenuti all’interno della Ue, senza limitazioni nazionali e/o discriminazioni geografiche ingiustificate è una priorità di Bruxelles. Ma Come conciliare le misure per un maggior accesso ai contenuti cross border online e la tutela dei modelli di business basati sulle esclusive territoriali?

Pubblicato il 03 Mag 2017

Bruno Zambardino

direttore Osservatorio Media, I-COM

Copyright, la Corte di Giustizia fa chiarezza sull'identificazione degli autori delle violazioni nel File-Sharing

Il settore dei contenuti audiovisivi gioca un rilevante ruolo economico, sociale e culturale. L’Europa ha un forte settore dei media, che crea crescita e occupazione e diffonde la storia, la cultura e i valori europei nel mondo.

Il panorama del settore sta subendo una trasformazione, caratterizzata da una decisa crescita della convergenza dei servizi media e un sensibile intreccio tra broadcast tradizionale e internet. I contenuti audiovisivi sono arrivati su schermi diversi dal televisore e i contenuti internet sono approdati in Tv. Da tre anni cerchiamo di raccontare questi fenomeni seguendone l’evoluzione all’interno del rapporto annuale I-Com “Reti e Servizi di nuova Generazione”.

Oggi il 49% degli utenti internet in Europa accede a musica o contenuti audiovisivi online; il 40% delle persone di età compresa tra i 15 e 24 anni guarda la tv online almeno una volta a settimana. Nel 2015, il digitale è diventata la prima fonte di ricavi dell’industria discografica. La diffusione di apparati connessi e la crescente disponibilità di connessioni a banda larga influenzano i modelli di business e le abitudini dei consumatori, lanciando nuove sfide e opportunità per le industrie creative. Questi fenomeni permettono ai cittadini europei di vivere esperienze interattive e senza soluzione di continuità, dando loro accesso ai contenuti indipendentemente dal dispositivo o dal luogo geografico da cui interagiscono.

La constatazione dell’importanza assunta dal digitale, nonché delle migliori possibilità di sfruttamento dei benefici connessi all’avvento della società digitale in un contesto di maggior coordinamento su scala europea ha spinto la Commissione europea a porre tra le priorità da perseguire la creazione di un unico mercato digitale in cui venga assicurato ai consumatori l’accesso ai servizi ed ai contenuti mediante i propri dispositivi elettronici liberamente all’interno del territorio europeo, senza limitazioni nazionali e/o discriminazioni geografiche ingiustificate, e venga garantito alle imprese un level playing field in cui poter offrire i propri beni e servizi nell’ambito di un quadro regolamentare armonizzato che consenta loro di essere maggiormente competitive anche su scala globale.

Un Mercato Unico Digitale può diventare realtà se le restanti barriere vengono abbattute.

Nel quadro delle azioni volte a completare il mercato unico digitale, la modernizzazione della legislazione Ue in materia di diritto d’autore è una delle priorità della Commissione europea, per poter garantire maggiore accesso cross border ai contenuti online, più opportunità di utilizzare materiale coperto da copyright in settori quali l’istruzione, la ricerca e la conservazione del patrimonio culturale, e un mercato del copyright ben funzionante

Il cosiddetto pacchetto Copyright si compone di una Direttiva sul Copyright, di alcune misure per implementare il Trattato di Marrakech per facilitare l’accesso ai testi pubblicati alle persone con difficoltà visive, e infine di un regolamento, che fa direttamente riferimento alla Direttiva SatCab.

La Direttiva SatCab 93/83/EEC facilita la ritrasmissione via satellite e via cavo di programmi radiotelevisivi da altri Paesi Membri. Grazie alla Direttiva, oggi un gran numero di canali Tv sono disponibili in Paesi diversi da quello di origine, col risultato di rafforzare la diversità culturale. Tra le iniziative del Mercato Unico Digitale, la revisione della Direttiva SatCab si pone l’obiettivo di verificare la necessità di ampliarne il campo di applicazione, estendendolo alle trasmissioni online dei broadcaster (simulcast, catch up tv e altro materiale es. the making of, considerati come servizi ancillari rispetto al broadcast), e di adottare ulteriori misure per migliorare l’accesso transfrontaliero ai servizi delle emittenti radiotelevisive in Europa.

Si noti che i servizi VoD sono esclusi dal campo di applicazione della Direttiva, essendo oggetto di un altro dispositivo (regolamento portabilità), che entrerà in vigore negli Stati Membri nella prima metà del 2018 e punta a consentire ai cittadini dell’Ue che si spostano temporaneamente in un altro Stato membro di continuare ad accedere ai contenuti digitali (film, serie, musica, giochi, e-book) che hanno acquistato o per i quali hanno sottoscritto un abbonamento nel proprio paese di origine.

In seguito a consultazione pubblica, la Commissione ha proposto un Regolamento all’interno del pacchetto Copyright che ha lo scopo di facilitare l’accesso a un numero maggiore di programmi radiofonici e televisivi online da altri paesi UE. In particolare introduce l’applicazione del principio del Paese d’origine ad alcune trasmissioni online dei broadcaster e la gestione collettiva dei diritti alla ritrasmissione sulle reti equivalenti al cavo (IPTV). Le nuove norme dovrebbero rendere più facile per gli operatori che offrono pacchetti di canali televisivi (come Proximus TV in Belgio, Movistar + in Spagna, Deutsche Telekom’s IPTV Entertain in Germania) ottenere le autorizzazioni di cui hanno bisogno: invece di dover negoziare individualmente con ciascun titolare di diritti al fine di poter offrire tali pacchetti di canali provenienti da altri Stati membri dell’Ue saranno in grado di ottenere le licenze tramite organismi di gestione collettiva che rappresentano i titolari dei diritti. Questa soluzione aumenterà anche la scelta dei contenuti per i loro clienti.

Nelle parole del vice Presidente della Commissione Andrus Ansip la proposta “renderà significativamente più semplice per i broadcaster offrire programmi online oltre i confini nazionali, e incentiverà gli stessi ad utilizzare questa possibilità”. Lo scopo del Regolamento è di “raddoppiare i contenuti disponibili ai consumatori, in modo che chiunque in Europa possa approfittare della nostra ricca diversità culturale all’interno del Mercato Unico Digitale”.

Tuttavia le posizioni nei confronti della proposta non sono concordi. Se infatti le emittenti di servizio pubblico, raccolte nella European Broadcasting Union, si sono dimostrate  favorevoli all’iniziativa, altri stakeholders si oppongono decisamente alla proposta della Commissione.

Le emittenti di servizio pubblico si dicono convinte che le nuove disposizioni permetteranno ai broadcaster di espandere i propri servizi ad altri Stati Membri e ridurranno in misura significativa gli oneri amministrativi e i costi associati all’acquisizione dei diritti. Inoltre garantirebbero una ulteriore fonte di ricavi per i titolari dei diritti stessi, in virtù della più ampia circolazione dei programmi radiotelevisivi, e dunque delle loro opere. Infine ritengono che il regolamento proposto conservi un importante margine di libertà contrattuale, che protegge il principio di territorialità per i contenuti di terzi. Si tratta del considerando 11 del Regolamento: “Il principio della libertà contrattuale permetterà di continuare a limitare lo sfruttamento dei diritti interessati dal principio del paese d’origine stabilito dal presente regolamento, con particolare riferimento a determinati mezzi tecnici di trasmissione o a determinate versioni linguistiche, purché tali limitazioni siano conformi al diritto dell’Unione”

Sono naturalmente favorevoli alle nuove disposizioni proposte dalla Commissione le associazioni dei consumatori, i quali saranno i principali beneficiari di questo approccio. Attualmente, infatti, i consumatori nei diversi Stati Membri non hanno le medesime opportunità di accesso a offerte legali in termini di disponibilità, convenienza e qualità. Un’indagine condotta tra gli utenti di 40 paesi, tra cui i Stati Membri dell’Unione europea, ha rivelato che solo il 29% dei consumatori sono soddisfatti della qualità e del livello di dettaglio delle offerte disponibili sulla propria guida Tv. In Danimarca, ad esempio, 11.000 utenti hanno firmato una lettera collettiva di reclamo nei confronti della qualità dei servizi della pay Tv. Il 75% dei consumatori pagano per canali che non guardano, e questo accade perché I pacchetti sono studiati per indurre l’abbonato a pagare di più per i servizi premium. In Italia, l’associazione Altroconsumo ha espresso preoccupazione per gli accordi di esclusiva tra Netflix e Sky, che limitano la disponibilità di serie come House of  Cards nel catalogo di Netflix per gli abbonati italiani. E inoltre, permettere agli utenti di confrontare tra offerte di servizi online anche oltre i confini nazionali amplierebbe la loro scelta, consentendo loro di decidere il paese e il service provider da cui acquistare tali servizi. Questa è una possibilità particolarmente importante per i consumatori che vivono in paesi con tradizioni culturali o linguistiche comuni, per non parlare di quanti vivono permanentemente in un paese diverso dal proprio e desiderano accedere ai contenuti disponibili “a casa”, o di quanto desiderano scoprire altre produzioni europee.

Al contrario, le emittenti commerciali e i produttori di contenuti hanno manifestato una reazione fortemente negativa. Essi sostengono che queste misure limiteranno le vendite produttore/broadcaster paese per paese a favore di accordi per licenze pan-europee che renderebbero svantaggiose le negoziazioni per i produttori, con conseguenze negative per tutta la value chain, in particolare minori finanziamenti alla produzione e minori entrate da pre-vendite a causa della perdita di esclusività territoriale. Inoltre l’introduzione di un diritto pan europeo incentiverebbe pratiche di forum shopping da parte dei service providers, rendendo al contempo più onerosa l’enforcement da parte dei titolari dei diritti. Il tutto a danno della diversità culturale.

A titolo di esempio, i produttori di contenuti citano alcune produzioni televisive europee che hanno potuto godere di importanti ricavi dalla vendita di diritti su territori diversi, e che sarebbero state negativamente colpite dal nuovo provvedimento, incapaci di finanziarsi: The Youg Pope, diretta da Paolo Sorrentino, è una serie originale Sky/Hbo/Canal +, prodotta dalla società italiana Wildside e coprodotta dalla francese Haut et Court e dalla spagnola MediaPro. L’impegno iniziale di Wildside, di investire nello sviluppo di produzioni di alta qualità con il coinvolgimento di talenti riconosciuti, davanti e dietro la macchina da presa, ha attirato dapprima Sky Italia. Questi è intervenuto con un rilevante contributo finanziario tanto in qualità di licenziatario per il territorio italiano quanto come co-produttore. In seguito le società affiliate Sky Uk e Sky De si sono unite all’impresa, attraverso accordi di licenza che coprivano tutti i diritti nei territori in cui erano attive – Uk, Irlanda, Germania e Austria. Così la società francese Haut Court è entrata a far parte del progetto, coinvolgendo Canal +, operatore rinomato per la qualità, l’originalità e l’innovazione delle proprie produzioni. E in seguito si sono aggiunti Hbo (produttore di Sex and the City, The Sopranos, Game of Thrones e True Detective) e MediaPro, che ha acquisito i diritti per Spagna e Portogallo.

E ancora I Medici, serie televisiva anglo-italiana, creata da Frank Spotnitz (X-Files) e Nicholas Meyer (Star Trek II) e interpretata da Dustin Hoffman. La prima stagione della serie, prodotta da Lux Vide, è stata finanziata principalmente da Rai, che ne ha acquistato i diritti esclusivi per l’Italia. Per coprire i costi di produzione, Lux Vide si è rivolta a Wild Bunch, che ha acquistato i diritti per Francia, Uk e Germania, oltre ad essere incaricata della vendita dei diritti per altri territori. Lux Vide ha finanziato i restanti costi di produzione, con l’obiettivo di recuperare l’investimento grazie alle vendite internazionali e programmi di finanziamento (tax credit e fondi regionali).

L’estensione del principio di territorialità, argomentano i produttori di contenuti, costituirebbe un grave rischio alla possibilità di finanziare simili opere.

Per rispondere a tali obiezioni, è stata avanzata una proposta che limita l’applicazione delle norme sulla territorialità ai programmi finanziati integralmente dai broadcaster e ai notiziari, potendosi quindi mantenere l’esclusiva territoriale sui programmi di terzi, come film e serie tv. Contenuti che, secondo EBU, sarebbero già tutelati dal Considerando 11.

Infine vi è da segnalare la forte opposizione manifestata anche dai governi francese e spagnolo, che in una dichiarazione congiunta resa a Malaga lo scorso 20 febbraio, hanno ribadito il sostegno dei rispettivi paesi al principio del paese d’origine rispendendo al mittente la proposta di regolamento della Commissione. In particolare, essi si impegnano a difendere il principio di territorialità del diritto d’autore e rifiutano quelle iniziative volte a estendere il COO ad alcune trasmissioni radiotv online e a mettere in questione la libertà contrattuale.

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