13Ho partecipato al recente incontro romano di Comuninnovano, che aveva come temi Spid (Sistema Pubblico di Identità Digitale) e “Casa Digitale del cittadino”.
Il tavolo a cui ho partecipato, su Spid, è stato molto attivo, con ottime idee da portare avanti, era composto da enti pubblici e privati il mix esatto per poter affrontare una tematica del genere.
Si è molto parlato delle opportunità che questo servizio di autenticazione può dare, ma anche con molti dubbi sulla strategia per la sua diffusione, complice l’instabilità politica e di conseguenza la necessità di dialogare con sempre nuovi interlocutori.
A fronte di questo abbiamo condiviso la valutazione che nel passato sono state avviate più iniziative per l’accesso unico, ma tutti i tentativi sono stati fallimentari, probabilmente conseguenza del sistema Italia che vive di individualismi, con enti privati che vogliono trovare il modo di accreditarsi. E non da meno sono gli enti pubblici.
Il mix ideale per la diffusione di Spid deve essere prima di tutto un forte commitment da parte del governo, così da spingere la diffusione attraverso gli enti, ma anche attraverso i privati, con uno scenario che consente di poter coinvolgere i cittadini in ogni ambito.
Con l’avvento di Spid dobbiamo avere un approccio che cambi i paradigmi: cioè dovremo avvicinarci ad uno spirito di condivisione, partire dalla logica delle buone pratiche e ancor di più con valorizzando il concetto basilare del riuso.
È poi fondamentale il concetto dell’interoperabilità tra sistemi e il connettore con le applicazioni mobile (dato che ormai siamo in un fase di mobile generation).
I limiti nella diffusione e nell’efficacia di Spid sono invece i seguenti:
- I gestori hanno modalità di riconoscimento diverse tra loro, anche obbligando, se si vuole il riconoscimento in presenza, a spostarsi per diversi chilometri. Occorre assicurare che le modalità di accesso siano più snelle per tutti i gestori;
- I costi di implementazione sono poco sostenibili da parte di diverse piccole amministrazioni (viste le scarse disponibilità economiche). Dovrebbero essere sostenuti a livello centrale, ad esempio da AgID, che promuove questa nuova infrastruttura. Molti programmi non hanno ancora previsto i connettori per l’accesso tramite Spid;
- Per un cambio di passo Spid dovrebbe avere un valore legale, così da rendere potente questo strumento. Questo passaggio può essere il primo passo per l’istituzione del domicilio fiscale.
Le proposte conseguenti possono essere così riassunte:
- prima di spingere l’ambito digitale, bisogna partire da quello “analogico” avvicinando la diffusione di Spid in maniera fisica ai cittadini: creando, ad esempio, uno sportello di riconoscimento all’interno degli enti, nell’ufficio anagrafe. In questo modo si possono “intercettare” anche quei cittadini che non gravitano nel mondo del digitale;
- fornire più servizi possibili ai cittadini attraverso il portale dell’amministrazione, come le iscrizioni a scuola, l’albo dei professionisti, certificati. Solo fornendo sempre più servizi si può instaurare la confidenza ad adottare il nuovo strumento. In questo modo si amplia la diffusione;
- sensibilizzare i privati e il settore pubblico ad adottare Spid. Solo attraverso una partnership con il privato possiamo coinvolgere interamente i cittadini, in modo da fornire un’unica interfaccia per i servizi digitali;
- organizzare uno “SPID day” nelle piazze, in modo da dare più visibilità all’iniziativa, con postazioni dove potere accreditare il cittadino e far percepire in maniera agile la facilità del sistema.
Possiamo concludere dicendo che si scrive Spid ma si può anche adottare il termine inglese con Speed, cioè Veloce. Dobbiamo essere veloci per non perdere questa occasione di cambiamento per il Paese, per facilitare la quotidianità ai nostri cittadini.
Si rende però necessaria una strategia unica tra Agid, team della Trasformazione Digitale da una parte e strategia di diffusione della banda larga dall’altra, perché senza quest’ultima sarà difficile poter sviluppare l’uso dei servizi digitali.