Riduzione disuguaglianze

Arriva il Fondo per la Repubblica digitale: di cosa si tratta e perché è urgente

Il Fondo per la Repubblica Digitale opererà dal 2022 al 2026: Mef, Mitd e Acri hanno siglato a gennaio il protocollo d’intesa sulle linee guida. Come funzionerà, gli obiettivi, la governance, gli impatti auspicati nel sistema Paese

Pubblicato il 30 Mar 2022

Davide Bedini

commercialista

ITS - fondo repubblica digitale

In Italia più della metà delle persone tra i 16 e i 74 anni non ha competenze digitali di base: il 58%, a fronte di una media europea del 42%. In questo scenario, evidenziato dal Digital Economy and Society Index della Commissione europea, si inserisce il Fondo per la Repubblica Digitale.

A fine gennaio è stato siglato il protocollo per le linee guida dal Ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco, dal Ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale Vittorio Colao, e dal presidente dell’Associazione delle Fondazioni e le Casse di Risparmio Francesco Profumo.

Vediamo cosa prevede il Fondo per la Repubblica Digitale, a chi sarà rivolto e come sarà gestito.

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Fondo per la Repubblica Digitale: tempi, obiettivi, governance

Il Fondo per la Repubblica Digitale opererà nel periodo 2022-2026.

In linea generale si farà riferimento, in via privilegiata, all’esperienza del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, istituito nel 2016 grazie ad un pool di soggetti formato da Governo, Fondazioni, Forum del Terzo settore.

Il Fondo per la Repubblica Digitale, in particolare, potrà selezionare progetti da finanziare tramite bandi a cui potranno partecipare soggetti pubblici, privati senza scopo di lucro e soggetti del Terzo settore, da soli o in partnership. Verrà dedicata particolare attenzione alla valutazione d’impatto dei progetti realizzati.

Quanto ai profili normativi, si ricorda che il Fondo è stato istituito con il decreto-legge del 6 novembre 2021, n. 152, art.29 (convertito con modificazioni dalla legge 29 dicembre 2021, n. 233).[1]

Il Fondo sarà alimentato da versamenti effettuati dalle Fondazioni di origine bancaria, per un importo complessivamente pari a circa 350 milioni di euro.

In ragione dei versamenti, alle Fondazioni verrà riconosciuto un credito d’imposta, pari al:

  • 65% per gli anni 2022 e 2023;
  • 75% per gli anni 2024, 2025 e 2026.

Per la gestione del Fondo è prevista la costituzione di un comitato di indirizzo strategico di sei componenti, designati dal Governo e da Acri, cui è attribuito il compito di definire le strategie, l’analisi dei processi di selezione e di valutazione dei progetti, nonché le priorità di azione.

Il comitato di indirizzo strategico sarà affiancato da un Comitato scientifico indipendente, con il compito di monitorare e valutare l’efficacia degli interventi finanziati.

Entro giugno 2022 dovrà essere individuato un soggetto attuatore del Fondo, che si occuperà di tutta la gestione operativa: dalla redazione dei bandi all’istruttoria ex ante delle proposte di progetto fino alla loro selezione e approvazione, nonché di tutte le attività di comunicazione.

Fondo per la Repubblica Digitale: le dichiarazioni dei promotori

La mancanza di competenze digitali contribuisce in modo determinante a frenare lo sviluppo del nostro Paese, ma anche ad alimentare le disuguaglianze interne.

Possedere scarse nozioni digitali, infatti, appare limitante in un mondo globalizzato come quello attuale, dove sempre più spesso vengono richieste nozioni digitali sia per svolgere determinate mansioni lavorative che per accedere ai servizi della Pubblica Amministrazione.

Proprio a tal riguardo, il Ministro Colao ha affermato: “Nessuna trasformazione può avvenire equamente se non si investe anche sulle persone. Con il Fondo Repubblica Digitale parte un’altra iniziativa chiave del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza costruita per accompagnare le persone e le famiglie che hanno maggiori difficoltà nell’accedere al digitale”.

Sulla trasformazione digitale ha insistito anche il Ministro Franco: “La digitalizzazione rappresenta un elemento fondamentale della trasformazione dell’Italia. L’accelerazione degli investimenti in nuove tecnologie, infrastrutture e processi digitali ci consentirà di potenziare la competitività della nostra economia” e al contempo “permetterà di rafforzare le competenze dei cittadini” in ambiti cruciali per il loro benessere.”

Concetti ribaditi dal presidente di Acri Francesco Profumo: “La transizione digitale costituisce un tassello importantissimo della modernizzazione del Paese e il Fondo per la Repubblica Digitale permetterà l’attivazione di progetti tesi a fare in modo che questa rivoluzione si realizzi senza lasciare indietro nessuno. Si tratta di un’iniziativa molto ambiziosa, a cui le Fondazioni di origine bancaria sono liete di concorrere. Forti dell’esperienza del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile che da sei anni, grazie a un innovativo partenariato pubblico-privato sociale, sta sperimentando in tutto il Paese soluzioni in grado di incidere positivamente, siamo certi che anche il Fondo Repubblica Digitale saprà chiamare a raccolta le migliori energie dei territori, per attivare un processo diffuso di crescita delle competenze digitali, una strada importantissima per far ripartire il Paese, mitigando disuguaglianze che rischiano di acuirsi.”

Le parole sopra riportate indicano chiaramente l’azione e la direzione del Governo sui temi della digitalizzazione, quale motore di sviluppo per l’economia dell’Italia intera.

Gli effetti auspicati del Fondo per la Repubblica Digitale

Le implicazioni di questa iniziativa sono molteplici e devono essere necessariamente inquadrate in un contesto più ampio.

Innanzitutto, una forte spinta alla digitalizzazione, che punti a velocizzare l’adozione di tecnologie digitali nel sistema produttivo e nei servizi pubblici, rafforzando al contempo le competenze dei cittadini.

In questo modo, sarà possibile sostenere e consolidare la crescita della nostra economia e la modernizzazione del sistema Paese.

Tuttavia, occorre specificare che, anche sotto la spinta della pandemia, non mancano segnali forti e incoraggianti: la percentuale di utenti online italiani che utilizzano servizi di e-government è aumentata dal 30 % nel 2019 al 36 % nel 2020, con una forte accelerazione nell’adozione delle piattaforme abilitanti per i servizi pubblici digitali. Il numero di identità digitali emesse (SPID) ha raggiunto i 20 milioni in aprile 2021, con un aumento del 400% rispetto ad aprile 2019.

Ma occorrono iniziative che rafforzino questo processo di digitalizzazione, ed il Fondo per la Repubblica digitale va esattamente in questa direzione.

I vantaggi della digitalizzazione

Sono diverse le categorie che possono beneficiare dei vantaggi di una maggiore digitalizzazione:

  • I cittadini potranno colmare il digital gap di alcune zone geografiche o di alcune fasce di età, ottenendo una nuova forma di cittadinanza attiva ed una più inclusiva partecipazione democratica;
  • La pubblica amministrazione potrà beneficiare di un personale con nuove competenze digitali, che potrà accompagnare il settore verso un percorso di trasformazione digitale unitario, condiviso e realmente competitivo rispetto agli altri paesi europei;
  • Le imprese utilizzeranno nuove figure professionali e nuove tecnologie con effetti a cascata sulle strategie aziendali.

La speranza è che l’Italia sappia cogliere queste opportunità, soprattutto in un contesto di attuazione del PNRR che, certamente, non può essere mal gestito.

Note

  1. Gazzetta Ufficiale, Legge 29 dicembre 2021, n. 233 https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2021/12/31/21G00257/sg

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