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Imprese a caccia di talenti digitali: come e dove trovarli



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Entro il 2026 l’Italia ha bisogno di oltre 2 milioni di profili specializzati. Come e dove individuare i luoghi in cui crescono i professionisti di domani esperti in AI, IoT e BigData per soddisfare le richieste del mercato

Pubblicato il 4 set 2023

Francesco Unali

Università Campus Bio-Medico di Roma



competenze (immagine: https://pixabay.com)

Come le imprese possono, riconoscere e valorizzare i talenti nei settori AI, IoT e BigData e quali sono i “vivai” nei quali trovarli? Una domanda spesso ancora senza risposta per un’esigenza sempre più sentita. La sfida l’ha lanciata la recente accelerazione impressa dalla trasformazione digitale alla diffusione di tecnologie, disponibili da anni, che stanno facendo enormi passi in avanti in ambito industriale con applicazioni che richiedono competenze aggiornate e menti adatte a gestire problematiche sempre più sfaccettate e multidisciplinari.

Il tema è al centro di un confronto che riguarda i settori Ricerca e sviluppo delle imprese, i centri di ricerca più all’avanguardia, ovviamente le università e tocca la vita stessa delle imprese che si confrontano, spesso drammaticamente, con la carenza di personale specializzato in materie come l’intelligenza artificiale o i big data.

Quanto pesa la mancanza di competenze digitali

Basta rileggere documenti come il “Next Generation DigItaly” pubblicato dal Forum Ambrosetti nel 2022 secondo il quale i maggiori ostacoli all’adozione di tecnologie digitali in Italia sono la mancanza di cultura digitale all’interno delle aziende (nel 52% dei casi) e la carenza di competenze (nel 48% dei casi). Quest’ultima difficoltà del sistema mina la competitività futura del Paese: a mancare all’appello sarebbero circa 2,1 milioni di lavoratori che necessitano di nuove skill digitali di base entro il 2026 per essere al passo con le richieste del mercato.

“Il tema è sentito in tutta Europa ma è particolarmente problematico nel nostro Paese – afferma il prof. Leandro Pecchia, ordinario di Ingegneria Biomedica e direttore scientifico del Bootcamp all’Università Campus Bio-Medico di Roma – Riconoscere, celebrare e valorizzare i talenti è un’operazione essenziale che viene ancora troppo trascurata, mentre ci sono interi settori come ad esempio la sanità che stanno soffrendo per la mancanza di profili adeguati”.

“D’altra parte – osserva ancora Pecchia – nei prossimi 5 anni AI, IoT e BigData rivoluzioneranno il mondo del lavoro. Lo fa sapere anche il recente World Economic Forum 2023 report, ma non credo che alle persone servano conferme su quanto vedono e fanno quotidianamente. Ogni giorno infatti usiamo ‘cose’ collegate ad internet: per contare i passi, per misurare il nostro ritmo cardiaco mentre corriamo, per accendere o spegnere automaticamente i riscaldamenti, per orientarci per strada, per evitare il traffico o la pioggia, o semplicemente per cambiare la musica, abbassare le luci o dettare una ricetta in cucina, interrogando un assistente vocale commerciale. Queste ‘cose’ usano grosse quantità di dati per funzionare e metodi e strumenti specifici per analizzarli. L’uso sistematico di dati e oggetti connessi ha naturalmente incrementato l’impiego dell’intelligenza artificiale, che è esplosa anche mediaticamente con il recente lancio di prodotti di consumo, che fanno ampio uso di intelligenza artificiale generativa per testi o immagini”.

Valorizzare i talenti esistenti e crearne di nuovi

Un dato inequivocabile, che pone la valorizzazione dei talenti esistenti e la creazione dei nuovi profili come una priorità che non può rimanere solo tema da convegni: è essenziale che sorgano luoghi deputati all’incontro tra giovani laureati e imprese in contesti educativi e relazionali di valore. Un esempio sono i premi che AIIC, la Associazione italiana degli ingegneri clinici, ha recentemente assegnato a un nutrito gruppo di giovani ingegneri che hanno saputo fare innovazione in ambito clinico con progetti in categorie legate a settori strategici come la “Sanità Digitale”, il “Supporto e Processo”, la “Diagnostica Terapeutica Riabilitativa”.

Competenze digitali, il ruolo della formazione e dell’Università

C’è poi il mondo della formazione e dell’Università che ha una grande responsabilità in questo settore e la possibilità di permettere ai neolaureati di mettere alla prova le proprie capacità e di scoprire le proprie vocazioni all’interno di un contesto in cui imparare e proiettarsi verso l’età lavorativa.

È il caso del Bootcamp UCBM, un progetto di formazione internazionale dedicato ai temi dell’Internet Of Things e dell’Intelligenza artificiale, realizzato in sinergia tra università ed imprese incentrato quest’anno su sviluppo sostenibile e benessere globale. Il programma si svolgerà tra il 21 agosto e l’8 settembre presso il Jesus College dell’Università di Cambridge (UK)

“Come azienda specializzata – spiega Antonella Rubicco, CEO di A3Cube che offre soluzioni per l’adozione e l’integrazione dell’Intelligenza Artificiale in ambito industriale ed aziendale – ci scontriamo con la mancanza di talenti e la scarsa offerta formativa. Molte realtà del mondo della formazione ancora non riescono ad offrire una proposta didattica adeguata ai tempi con docenti di informatica che, ad esempio, si convertono all’Intelligenza Artificiale non avendo le basi matematiche o il mindset adeguato. Tutto ciò crea difficoltà nell’apprendimento e grande confusione negli studenti”.

“Per quella che è la nostra esperienza – prosegue Rubicco – ad oggi il Bootcamp è l’unica offerta formativa completa con un approccio che fa crescere realmente le competenze del ragazzo, non è solo un attestato di frequenza. Coinvolgere direttamente le aziende su temi attuali e far crescere i ragazzi anche da un punto di vista personale permette di avere in azienda una persona che ha un’apertura mentale ed una predisposizione che stanno diventando sempre più rare e sempre più utili”.

E il contributo delle imprese alla valorizzazione dei talenti può essere finalizzato anche al supporto delle donne che hanno deciso di investire professionalmente nelle discipline STEM, come conferma Cristina Alberti Italy Account Delivery Manager di Dxc:Crediamo fermamente nel potere delle persone e nella diversità come motore per l’innovazione. Riconosciamo il loro ruolo fondamentale nella trasformazione digitale e nel plasmare il futuro dell’Italia. Siamo un’azienda leader nel settore dei servizi IT mission-critical e ci impegniamo a guidare il business delle aziende attraverso la potenza della tecnologia. Siamo particolarmente focalizzati nel promuovere e sostenere le donne specializzate in STEM. Per questo, all’interno della nostra partecipazione al Bootcamp quest’anno offriremo anche una borsa di studio. Sappiamo che il talento femminile nel settore STEM è spesso sottorappresentato, e ci impegniamo attivamente a creare opportunità e un ambiente inclusivo per le donne che desiderano far parte di una squadra all’avanguardia. In DXC, le donne specializzate in STEM trovano un ambiente di lavoro stimolante, dove la creatività e l’innovazione sono incoraggiate. Offriamo programmi di formazione per aiutare le donne a sviluppare le loro competenze e progredire nella loro carriera. Siamo quindi lieti di collaborare a questa pregevole iniziativa dell’Università Campus Bio-Medico di Roma per promuovere l’interesse delle ragazze nelle materie STEM e guidare l’innovazione e la trasformazione digitale in Italia. Siamo orgogliosi di offrire opportunità di crescita professionale, una cultura inclusiva e la possibilità di lavorare su progetti all’avanguardia”.

Conclusioni

E tra le buone pratiche legate al riconoscimento del talento l’Università Campus Bio-Medico di Roma insieme a Fondazione Mondo Digitale ETS ha istituito proprio nel 2023 in occasione della RomeCup, principale manifestazione di Robotica dedicata alle scuole superiori, il premio di 5.000 euro “Advancing Technology for Humanity Most promising researcher in Robotics and AI”, aperto a giovani ricercatrici e ricercatori e dottorandi di tutti gli ambiti disciplinari, impegnati in progetti di ricerca su robotica e intelligenza artificiale. Dedicato a persone di età non superiore ai 40 anni che svolgono attività di ricerca in centri, enti, istituti, atenei o altre strutture pubbliche e private i premi sono stati consegnati lo scorso 5 maggio e ha visto vincitrice , tra i 130 progetti in gara, la ricercatrice dell’IIT (Istituto Italiano di Tecnologia) Marta Lagomarsino, del gruppo di ricerca Human-Robot Interfaces and Interaction per il suo progetto sull’interazione tra uomo e robot per aumentare l’efficienza di produzione e il benessere dei lavoratori e delle lavoratrici.

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