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Nomadi digitali: cosa fa l’Italia per attrarre i tech worker stranieri



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Anche l’Italia mette in atto una politica per attrarre i nomadi digitali ovvero quegli stranieri che svolgono l’attività lavorativa con l’uso di mezzi tecnologici che consentono di lavorare da remoto, prevedendo un visto grazie a un decreto attuativo arrivato due anni dopo il Governo Draghi. Vediamo come funziona, quali sono le regole e i requisiti

Pubblicato il 29 mag 2024

Chiara Ponti

Avvocato, Privacy Specialist & Legal Compliance e nuove tecnologie – Baccalaureata



digital nomads

Anche l’Italia decide di attrarre i nomadi digitali con un Visto ad hoc, mettendosi in competizione con le mete più ambite dai lavoratori extra-comunitari, come Spagna, Portogallo e Germania.

Con il decreto attuativo del 29 febbraio 2024, che arriva a distanza di un paio d’anni da quando era stato concepito con l’allora Governo Draghi, l’Italia diventa quindi sempre più competitiva nell’attrarre i cittadini extra UE che svolgono un’attività lavorativa “altamente qualificata” full remote.

Il Visto per nomadi digitali: cosa prevede il decreto attuativo

Dopo due anni di attesa, dal Ministero dell’Interno arrivano disciplinate le “modalità e i requisiti per l’ingresso e il soggiorno dei cittadini di Stati extra UE”, i quali svolgono un’attività lavorativa “…altamente qualificata attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici che consentono di lavorare da remoto”.

Nella G.U. n. 79 del 4 aprile 2024 è stato infatti pubblicato questo Decreto (del 29 febbraio 2024) dal Ministero dell’interno.

Si tratta in pratica di un “decreto attuativo” che definisce quali lavoratori “altamente qualificati”, possono avanzare la richiesta di un Visto per nomadi digitali. Non solo, prevede anche quali sono i limiti minimi di reddito del richiedente nonché le modalità necessarie per la verifica dell’attività lavorativa.

Il decreto in questione stabilisce poi tra gli altri aspetti:

  • modalità e requisiti per l’ingresso e il rilascio del permesso di soggiorno;
  • categorie di lavoratori “altamente qualificati” quali beneficiari, definendo tanto i limiti minimi di reddito del richiedente, quanto le modalità previste per la verifica dell’attività lavorativa da svolgere.

Si tratta di un articolato normativo che trova applicazione per i cittadini di Stati non europei, i quali svolgano un’attività lavorativa “altamente qualificata “attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici che consentono di lavorare da remoto, come lavoratori:

  • autonomi
  • dipendenti di un’impresa anche non residente nel territorio nazionale.

In definitiva, il Visto offre un modo semplice e veloce per vivere e lavorare in Italia per un massimo di un anno, con la possibilità di rinnovo.

Chi può richiedere il Visto e in che modo

Possono ricevere il Visto per nomadi digitali tutti quegli smart workers che non hanno un passaporto europeo, ma che al tempo stesso svolgono un’attività lavorativa “altamente qualificata attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici”, ben potendosi rivolgere al Consolato italiano per ottenere detto Visto. Quest’ultimo può essere richiesto tanto dai lavoratori dipendenti, di società italiane o estere, quanto dagli autonomi.

Circa i requisiti, il nomade digitale ottiene il Visto, dimostrando al Consolato italiano, che:

  • grazie alla sua qualifica di lavoratore “altamente specializzato”, dipendente o autonomo, svolge l’attività lavorativa da remoto da almeno 6 mesi;
  • ha un reddito annuo minimo di circa 28.000 euro l’anno;
  • è coperto da un’assicurazione sanitaria valida sul tutto il territorio italiano per almeno 1 anno;
  • ha un alloggio in Italia;
  • ha una dichiarazione del proprio datore di lavoro ovvero un’autodichiarazione ove attesta l’assenza di carichi pendenti ovvero non aver riportato condanne penali nell’ultimo quinquennio.

Il Visto per nomadi digitali può essere richiesto online presso il portale web del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. La procedura è relativamente semplice e richiede la compilazione di un modulo online e il pagamento di una tassa per la richiesta.

Come funziona

Il nuovo Visto per nomadi digitali consente ai cittadini extra UE di soggiornare in Italia per un massimo di un anno al fine di poter svolgere un’attività lavorativa completamente da remoto. Il Visto è sì rinnovabile per un ulteriore anno.

Per ottenerlo, occorre presentare una domanda online corredata dei seguenti documenti:

  • passaporto in corso di validità
  • fototessera
  • curriculum vitae
  • lettera di presentazione che illustri l’attività lavorativa da remoto
  • dichiarazione che attesti un reddito mensile netto di almeno 3.200 euro
  • polizza assicurativa sanitaria che copra l’intero periodo di soggiorno in Italia
  • prova di alloggio in Italia

Quali sono i vantaggi e i benefici fiscali

Il Visto per nomadi digitali offre numerosi vantaggi, e in particolare:

  • un processo di richiesta semplice e veloce;
  • la possibilità di vivere e lavorare in Italia;
  • l’accesso al Sistema Sanitario Nazionale italiano;
  • la possibilità di portare con sé i propri familiari;
  • nessuna necessità di ottenere un nulla osta al lavoro.

I nomadi digitali possono altresì beneficiare di uno speciale e agevolato regime fiscale previsto per i cd “lavoratori rimpatriati”, prevedendo una detassazione pari al 50% del reddito di lavoro dipendente o autonomo prodotto in Italia, per un periodo di tempo pari a cinque anni (5) in presenza di determinati requisiti.

Nomadismo digitale quali conseguenze a fronte di un fenomeno in espansione: la procedura

Il nomadismo digitale è un fenomeno o meglio (quasi) una moda che si è affermata nell’ultimo decennio, stimando nel complesso che “il numero globale di nomadi digitali abbia già superato quota 40 milioni per salire a 60 milioni, entro il 2030”.

Circa la procedura, diverse sono le fasi. Anzitutto una prima fase consiste nella richiesta di Visto nazionale per nomadi digitali presso il Consolato o l’Ambasciata italiana nel Paese estero di residenza.

Una seconda consiste nella richiesta entro 8 giorni dall’arrivo in Italia, di un permesso di soggiorno alla Questura del luogo dove il lavoratore si trova nel momento di primo ingresso in Italia: il richiedente dovrà esibire il proprio passaporto con il Visto Nazionale nonché la documentazione presentata in sede di richiesta Visto, vidimata dall’ufficio consolare.

Ancora, il primo permesso di soggiorno non può durare più di un (1) anno, e consente di risiedere in Italia in modo continuativo.

Nessun Visto secondo il diritto italiano è rinnovabile. Ciò che può invece essere rinnovato al fine di continuare a risiedere in Italia è il permesso di soggiorno.

Nomadismo digitale e la workation

Riprendendo quanto già scritto in un altro approfondimento, merita qui concludere con alcune considerazioni che ci riportano alla cosiddetta “workation” la quale fa il pari con questo fenomeno del nomadismo digitale.

I nomadi digitali come già detto sono tutti coloro che, più o meno giovani, hanno scelto lavorativamente di “sperimentare il desiderio di libertà e autonomia, esprimendo liberamente la propria creatività, grazie all’uso delle tecnologie emergenti per lavorare da remoto”. In questo modo si guadagnano da vivere conducendo uno stile di vita appunto da “nomade”.

Chi rappresenta al meglio questa (nuova) figura sono:

  • i freelance,
  • i liberi professionisti senza vincoli di orario,
  • gli specializzati nel settore del web.

Ma non solo questi. Potremmo infatti sostenere che, più in generale, i nomadi digitali sono tutti coloro che, esercitando una professione, per lavorare hanno bisogno di un pc e una connessione a internet; quindi anche il programmatore informatico, il web designer, il web marketing, il legal tech. Insomma, una tendenza sempre più accentuata che consente di lavorare mentre si viaggia e con più piacere.

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