L'ANALISI

Soft skill più “pesanti” per il professionista dell’Ict, ecco quanto valgono

Digital transformation e competenze trasversali sempre più connesse, nel mercato di manager e professional del settore. Più alta è l’offerta di lavoro per profili sofisticati, più significativo è il livello di innovazione. Un focus sullo scenario alla luce dell’Osservatorio delle Competenze Digitali 2018

Pubblicato il 14 Ott 2019

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Le soft skill per i profili manageriali stanno prendendo quota nei processi di trasformazione digitale. I dati dell’Osservatorio delle Competenze Digitali 2018 permettono di misurare l’importanza delle competenze trasversali nel mix di skill appropriate per un professional e un manager dei processi ICT: parliamo dei CIO, dei Project Manager, dei Business Manager, del Data Scientist, del Data Protection Officer, ecc.

Per ogni categoria di skill (Digital, Hard Non digital, Soft) viene misurata l’intensità della presenza come ad esempio per le competenze relazionali, di e-leadership e di comunicazione: il DSR (Digital Skill Rate) fornisce quindi l’indicazione di quanto siano richieste in modo esplicito nello sviluppo della carriera professionale aziendale e quindi nella fase di ricerca di personale qualificato. Le competenze soft integrano quelle tecniche e contribuiscono al completamento del mix di competenze che definiscono il livello di autonomia e di responsabilità nella gestione dei grandi progetti di innovazione di prodotto o nella revisione di applicazioni e processi verticali e trasversali.

In un recente allenamento della Palestra del Professionista Digitale sono state descritte e analizzate le skill comportamentali e di gestione delle relazioni richieste nei vari profili professionali.

Il tema delle soft skill è da lunghissimo tempo argomento di dibattito fra i responsabili del personale soprattutto nelle organizzazioni private e pubbliche la cui offerta richiede per la realizzazione competenze tecnologiche complesse e per definizione che cambiano con rapidità, come nel mondo digitale. Con la introduzione in Italia dal 2013 del nuovo standard delle competenze digitali e-CF (e-Competence Framework) si sono attivate una serie di discussioni sul come riconoscere le competenze soft oltre che quelle digitali hard: è sembrato che fosse arrivato il momento di poter affrontare questo tema in modo più sistematico, alla luce dei risultati del lavoro che l’Osservatorio delle Competenze Digitali ha iniziato a fare ormai 4 anni fa (vedi box in fondo all’articolo). Il Rapporto 2018 è stato presentato a dicembre 2018 ed è stato redatto da un team di progetto coordinato da un gruppo interassociativo su metodologie e dati forniti da CRISP e Tabulaex – (WollyBi data base).

Soft skill dei profili ICT secondo lo standard e-CF

Vediamo come si comporta il mercato del lavoro dell’ICT nelle fasi di innovazione disegnate dalle onde di offerta di lavoro per profili specializzati. L’Osservatorio riesce 1) ad associare le offerte di lavoro al territorio in cui vengono generate (a livello di comune, provincia e regione).  2) sa distinguere la complessità delle competenze richieste per i vari profili professionali ricercati.

Abbiamo cioè come risultato sorprendente la capacità di “leggere” (anche se indirettamente) la distribuzione dei progetti di innovazione sul territorio attraverso la concentrazione e la natura delle offerte: più alto è il volume delle offerte di lavoro, combinate con il mix delle competenze ricercate, tanto più è estesa e profonda l’innovazione.

Su circa 64.000 annunci di lavoro generati sul territorio nazionale, che configurano una crescita del 7% rispetto all’anno precedente, rileviamo una forte prevalenza dei territori del Nord Ovest, che generano il 48% della domanda di professioni ICT. Il 25% della domanda viene generato nel nord est, mentre il 21% è generato nel centro e nel sud e nelle isole gli annunci di lavoro valgono il 6%. Quindi abbiamo una importante differenziazione a livello territoriale.

Analizzando quali professioni hanno per ogni area territoriale maggior quota percentuale possiamo osservare che:

  • nel Nord ovest la maggiore quota % è riferita al Service development manager (63%) e al Big Data specialist (60%)
  • nel Nord est, la maggior quota si riferisce al Chief Information Officer e all’Enterprise architect
  • nel Centro , al Cyber security officer 35% e al System analyst 26%
  • nel Sud e isole, al Digital Media Specialist 11%, e al Cyber Security Officer 9%

Classificare le competenze: il Digital Skill Rate

Anche sul piano della caratterizzazione dei profili richiesti abbiamo indicazioni molto precise, derivanti dall’uso dello standard e-CF: ogni profilo è costruito con uno specifico obiettivo, configurando competenze e livelli di prestazione per ottenere gli obiettivi richiesti. Nell’Osservatorio è stato introdotto un indicatore come il Digital Skill Rate per posizionare in modo più completo i vari profili. Il Digital Skill Rate (DSR) per professione ICT fornisce un’indicazione percentuale della pervasività delle skill digitali all’interno di una professione.

Il Digital Skill Rate complessivo per le professioni ICT è del 45%, contro una media del 14% per le professioni non ICT; L’Hard skill Rate-Non Digital complessivo per le professioni ICT è del 27%; Il Soft skill Rate assume un valore rilevante in tutte le professioni ICT pari al 28%.

L’introduzione del Digital Skill Rate permette di classificare le professioni ICT distinguendo due grandi gruppi professionali. Il primo, relativo alle professioni ICT fortemente correlate ad aspetti di management, il secondo caratterizzato da una forte connotazione tecnica. Scopriamo che sia le professionalità tecniche che quelle manageriali hanno una quota misurabile di soft skill.

A partire dall’ICT Operation Manager che vede un 51% di rilevanza delle soft skill su tutte, fatte 100 le skill richieste, poi abbiamo un 13% di digital skill e un 36% di hard skill NON digital, quindi di skill legate alla conoscenza dei processi operativi, dell’organizzazione e del mercato. Si vede sostanzialmente, che nelle figure professionali di tipo manageriale, troviamo circa un 38% medio di soft skill, quindi una rilevanza estremamente significativa. Nell’altra parte anche le figure più tecniche, dove in questo caso il valore medio delle soft skill è intorno al 27%, emerge una differenziazione nelle varie figure professionali.

La figura tecnica che ha la richiesta minore di soft skill (al 22%) è quella del developer. Ma questa incidenza, anche se minore, quando la abbiamo osservata per la prima volta ci ha comunque stupito. Perché un po’ tutti pensavamo che servissero solo competenze tecniche: mentre è evidente che sta crescendo sempre più l’importanza delle soft skill, legate alla conoscenza dei processi e nel contempo alla sempre più evidente esigenza di partecipazione, da parte dei tecnici, agli obiettivi di business aziendali.

Soft skill cruciali per il Business Analyst

Ancora una conferma da questo punto di vista viene dall’analisi della figura professionale del Business Analyst (BA): notiamo che la componente soft e la componente digital del BA sono entrambe intorno al 50%, mentre per il profilo medio dei professionisti ICT le due componenti, la soft e quella non digital, sono intorno al 30%.

Se completiamo l’analisi delle diverse componenti dell’area e-CF (enable, manage, plan, build e run), che sono alcune delle componenti fondamentali su cui sono state costruite le competenze, possiamo raccogliere in dettaglio l’articolazione, il valore e il peso delle skill rintracciate all’interno di queste varie componenti nella figura professionale.

Al livello di dettaglio necessario per impostare un incisivo programma di formazione e aggiornamento delle soft skill troviamo una lista pesata delle abilità sociali, di quelle cognitive, della capacità gestionali e delle abilità strategiche: indicazioni preziose sulle abilità effettivamente richieste e sulla loro importanza per aziende alla ricerca di personale qualificato.

Quali sono le abilità più richieste con le soft skill

Nella gestione delle relazioni, dove abbiamo un’incidenza nell’intorno del 16%, emergono le abilità sociali che riguardano l’utilizzo di tecniche di comunicazione, la capacità di lavorare in gruppo, di parlare in pubblico.

Nello sviluppo del personale troviamo la creazione di spirito di gruppo, o dall’altra parte sulla componente che descrive le strategie di information system e di business, troviamo la capacità di guidare gruppi, condividere, allinearsi con gli obiettivi aziendali. Troviamo ancora, nello sviluppo del personale, lo sviluppo di strategie per risolvere problemi, pensare in modo analitico, pensare in modo proattivo, applicare il pensiero concettuale.

Così come nelle Management skill troviamo l’assicurazione nel servizio ai clienti, oppure nella parte di gestione delle vendite, le strategie di vendita, le strategie di commercializzazione dei contenuti o la gestione di progetto, la gestione dei costi.

Nelle abilità strategiche abbiamo raccolto le capacità di adattare le priorità, stabilire le priorità dei compiti e sviluppare idee creative.

Facciamo qualche considerazione finale. Innanzitutto quello che sta succedendo è che il settore ICT in sé vede sempre di più una crescita della domanda di competenze professionali sofisticate. Il Rapporto dell’Osservatorio 2018 mette a disposizione tutti i dati relativi al gap tra la domanda e l’offerta. Emerge un’elevata pervasività delle soft skill in tutte le professioni ICT, e una forte dinamicità del mercato. Le modifiche nell’importanza del contributo delle diverse competenze che configurano un profilo spiegano la continua evoluzione delle professioni all’interno del settore e un continuo loro riposizionamento all’interno delle strategie di business dell’azienda.

Emerge un secondo tema: l’importanza della multidisciplinarietà, cioè delle molte soluzioni e metodologie ICT, che non possono essere l’esito di aggregazioni di competenze tecniche diverse, ma richiedono di “fare insieme” – la cooperazione di diverse professionalità, apportando ciascuno le proprie competenze in maniera costruttiva.

Soft skill, le strategie da seguire 

Per affrontare un mondo che cambia così rapidamente, e che sta diventando sempre più complesso da affrontare, servono competenze diversificate. L’enfasi deve necessariamente concentrarsi sull’istruzione e la formazione. L’adozione della metodologia del Knowledge discovering database, con cui seguiamo tutto il processo, dallo scraping fino alla visualizzazione dei contenuti informativi da offrire per l’aggiornamento dei profili professionali ICT, pone in evidenza le seguenti opportunità:

  • l’aggancio delle singole offerte di lavoro per profilo al territorio, con la possibilità di aggregare competenze e skill degli standard e-CF ed ESCO per settore economico; il livello di concentrazione dei profili di lavoro sul territorio, indicati dai rispettivi DSR, permette di valutare l’intensità della innovazione: più alta è l’offerta di lavoro per profili sofisticati, più significativo è il livello di innovazione
  • l’utilizzo degli standard favorisce l’aggregazione delle competenze e lo sviluppo di piani formativi mirati per coprire i gap di competenza rilevati; la rilevazione e l’analisi delle web job vacancy è molto precisa e consente di migliorare la conoscenza e conseguentemente di intervenire per ridurre il mismatch tra domanda e offerta.
  • il modello adottato per disegnare il profilo professionale secondo i 3 assi digital skill-nondigital skill- soft skill permette di arricchire la formazione per tutte le componenti richieste; si apre il problema della formazione delle skill digitali anche per le professionalità NON-ICT; il livello del DSR aiuta ad individuare l’importanza assegnata dal mercato ai vari componenti del profilo, riducendo la dispersione dei contenuti formativi
  • in linea di massima il portafoglio dell’offerta formativa può essere impostato introducendo tecniche di apprendimento basate su progetti di natura collaborativa e interdisciplinare, con elementi di analisi e di astrazione di pensiero critico e di tecnologie per l’apprendimento. Azioni che possono essere attuate anche tenendo presenti gli standard di competenze e le certificazioni che stanno cominciando ad emergere e in particolare la valorizzazione dell’auto-imprenditorialità.
Osservatorio delle Competenze Digitali

I dati presentati in questo articolo sono quelli riportati nella quarta edizione dell’Osservatorio delle Competenze Digitali nella sezione dedicata alle professioni ICT (2018); oltre a monitorare il gap tra fabbisogno e offerta di professioni ICT, approfondisce l’analisi del portafoglio di competenze richieste a queste professioni, proprio per mostrare come la trasformazione digitale stia influenzando l’evoluzione delle skill richieste in tutte le fasi dei processi ICT, dalla pianificazione alla messa in esercizio.

L’Osservatorio è realizzato da Aica, Anitec-Assinform, Assintel, Assinter Italia, con il supporto di CFMT, Confcommercio, Confindustria, in collaborazione con AgID – Agenzia per l’Italia Digitale e Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca

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