CULTURA DIGITALE

Welfare aziendale: tutti i vantaggi per impresa e dipendenti

Dall’asilo nido sul posto di lavoro all’introduzione di valuta complementare: sono in aumento gli interventi di soggetti non pubblici che puntano a rispondere ai bisogni sociali e a promuovere il benessere delle persone. Un fenomeno con ricadute positive sia per la comunità che per le aziende. L’analisi dello scenario

Pubblicato il 26 Nov 2019

Mariangela Cistaro

avvocato esperto in diritto fiscale, diritto del lavoro e diritto digitale. Formatore e speaker aziendale

welfare community

Il miglioramento delle condizioni di lavoro produce un aumento della produttività che, a cascata, genera importanti benefici per la comunità. E’ in questo contesto che si registra un aumento di interventi da parte di soggetti non pubblici a favore del welfare aziendale. Facciamo una ricognizione sulle iniziative in corso in Italia, valutandone pro e contro.

Welfare comunitario e welfare aziendale

Il welfare aziendale s’inserisce in un contesto molto più ampio che è quello del welfare comunitario, cioè un sistema che nasce per dare una risposta alle esigenze in campo sociale della popolazione. Si può sostenere che occupa un’area di intervento lasciata (purtroppo) libera dallo Stato, che non riesce a garantire un livello minimo e sufficiente di servizi essenziali per la popolazione, in particolare per quanto riguarda la natalità, i cambiamenti demografici, la trasformazione del lavoro, i flussi migratori, l’integrazione, ecc.

Non esiste una definizione univoca di welfare aziendale, ma sotto tale termine sono da ricondurre tutte quelle iniziative finalizzate ad aumentare il benessere del lavoratore e di conseguenza la sua produttività. Tale tipo di welfare è un concetto dualistico: il miglioramento delle condizioni di lavoro che, a sua volta, produce un aumento della produttività. L’impresa e il lavoratore rappresentano, quindi, le due facce della stessa medaglia. In ambito di welfare comunitario, ciò produce un effetto a cascata nella dimensione sociale, con diminuzione/riduzione delle disuguaglianze sociali.

Si tenga presente che sotto il termine welfare comunitario si fanno rientrare tutte le azioni promosse dalle imprese, dagli enti bilaterali, dalle associazioni, dalle Fondazioni e da tutti quei soggetti che intervengono in un determinato ambito per dare una risposta ai bisogni della comunità di un determinato territorio.

Gli elementi caratterizzanti sono, quindi, quattro: gli attori interessati, uno specifico territorio, una comunità determinata e bisogni individuati e circoscritti (a cui corrispondono beni e servizi per soddisfarli).

I beni e i servizi per i dipendenti

I benefit e i servizi di welfare rappresentano uno strumento utile per rispondere ai bisogni sociali e quindi capace di dare maggiore tranquillità alle persone nell’affrontare i momenti complessi della vita (come ad esempio la nascita di un figlio o la malattia di un familiare). Gli interventi possono riguardare quattro grandi aree concernenti il lavoratore e la sua famiglia:

  • la concessione di servizi come gli asili nido aziendali, servizi di baby-sitting; (ad esempio Vodafone a Pozzuoli ha aperto un nido aziendale per i lavoratori della sede); servizi di trasporto; corsi di formazione; corsi di lingua, ecc.
  • l’introduzione di orario e forme di lavoro flessibili, come lo smart working (l’azienda Siemens ha firmato un accordo con i sindacati per un nuovo piano di welfare aziendale che dovrebbe portare tutti i lavoratori ad un regime pieno di smart working); l’introduzione di permessi aggiuntivi per passare più tempo con i propri figli (ad esempio Luxottica ha introdotto la baby week, cioè una settimana di permesso retribuito per l’inserimento al nido e all’asilo dei figli dei dipendenti); il prolungamento del congedo per formazione; la settimana lavorativa articolata su 4 giorni; ecc.
  • l’erogazione di voucher come i buoni shopping e spesa per l’acquisto di libri, biglietti per concerti, cinema, o per fare la spesa in negozi convenzionati, rimborsi sulle spese sanitarie sostenute dai lavoratori oppure convenzioni con strutture e specialisti privati, il versamento di contributi a forme di previdenza complementare.
  • I benefici per la comunità L’utilizzo degli strumenti del welfare aziendale producono conseguenze positive sull’ intera comunità di un dato territorio.

In tema di integrazione sociale, alcune aziende hanno utilizzato la concessione del servizio di asilo nido aziendale o di baby-sitting per avviare al lavoro le donne migranti che, a causa delle loro differenze culturali, trovano da sempre un grande ostacolo all’ingresso nel mondo produttivo. In siffatta maniera, si è raggiunto l’obiettivo dell’integrazione sociale, realizzando da un lato un’effettiva integrazione tra le comunità di abitanti italiani e di migranti e dall’altro di ricostruire il tessuto sociale delle periferie attraverso mezzi che valorizzano le relazioni (si faccia, ad esempio, riferimento al progetto “Oltre i margini” del comune di Baranzate, che ha supportato nella quotidianità lavorativa le donne inserite presso la sartoria sociale “Fiore all’Occhiello”, avviata dall’associazione La Rotonda).

In tema di inserimento lavorativo, la Fondazione Cariplo, nel Comune di Brescia ha cercato di dare una risposta al bisogno di volontari da parte del non profit e alla necessità di fare esperienze da parte delle persone fuori dal mondo lavorativo. Trattasi di un progetto educativo e formativo che accompagna le persone nello sviluppo di competenze lavorative e trasversali e, allo stesso tempo richiede al terzo settore e agli enti locali di rendersi disponibili ad accogliere gli individui in un modello di reciproco scambio.

Dalla scuola al lavoro: il ruolo del mentorship

Alcune fondazioni, invece, promuovono progetti formativi dedicata a studenti e giovani neolaureati per facilitare il passaggio dal mondo universitario a quello lavorativo grazie anche a un supporto di “mentorship”. Altre invece utilizzano tale modello per favorire il rientro a lavoro delle donne che hanno avuto un figlio, costruendo percorsi ad hoc in cui la formazione con correlata acquisizione di nuove competenze s’interseca con l’adozione di nuove modalità di gestione del tempo lavoro (flessibilità oraria, smart working) che a sua volta hanno ricadute positive all’interno delle aziende.

L’importanza di tale settore spinge sempre più realtà produttive ad interessarsi all’attivazione di azioni e progetti volti a promuovere il benessere della persona come lavoratore con risvolti in ambito sociale.

Da ultimo, Ascom in collaborazione con Infor-Elea, Consulta per le persone in difficoltà e con il contributo della Regione ha avviato un progetto che prevede l’attivazione di sportelli dedicati presso le varie sedi di Ascom e dei partner in cui fornire informazioni e supporto per applicare il welfare in azienda.

Come si può dedurre, il welfare aziendale è inserito in un processo circolare, all’aumento del benessere del lavoratore corrispondono benefici per la comunità, a sua volta il miglioramento delle condizioni della collettività sprona i promotori del welfare ad incentivare ulteriori azioni e piani: ad esempio, se l’azienda concede un servizio di asilo nido, il lavoratore riesce a gestire meglio il tempo lavoro-famiglia, di conseguenza potrebbe decidere di allargare la famiglia con conseguente aumento delle nascite (azione sociale auspicata), che indurrebbe gli attori sociali ad investire tempo e risorse nella progettazione di nuovi politiche per la famiglia.

Welfare, i vantaggi per l’azienda

Le motivazioni che spingono un’azienda ad adottare un piano welfare sono da ricercare:

  • nella riduzione del costo del personale per l’azienda attraverso l’ottimizzazione del vantaggio fiscale a favore sia dell’azienda che del dipendente, in applicazione della normativa vigente.

La Legge di Stabilità 2016 ha apportato significative modifiche all’articolo 51 del Tuir, rivolte principalmente ad ampliare le tipologie di beni e servizi che il sostituto d’imposta può mettere a disposizione dei lavoratori in esecuzione dei cosiddetti piani di welfare aziendale.

Ancora, la Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 22332/2018 ha previsto la detraibilità dell’IVA assolta per le spese connesse a piani di welfare aziendali perché rientrano fra le spese generali del datore di lavoro per la sua impresa. Nel caso in esame, la Corte spiega che il diritto alla detrazione è ammesso “non solo quando sussiste un nesso diretto ed immediato tra una specifica operazione a monte ed una e più operazioni a valle” ma anche quando “i costi dei servizi in questione facciano parte delle spese generali del soggetto passivo”, in quanto trattasi di spese accessorie rispetto alle esigenze dell’impresa con cui presentano un nesso economico ( nel caso di specie si trattava delle spese sostenute dall’azienda per soggiorni estivi dei figli dei dipendenti, per la formazione e per il trasporto del personale).

  • nell’aumento della produttività e delle performance aziendali. È stato dimostrato che quando le persone vedono riconosciuto e premiato il proprio operato, sono maggiormente motivate ad eseguire bene il proprio lavoro, con conseguente diminuzione di turnover e assenteismo. Non solo, il welfare aziendale s’inserisce nella sfera di azione delle pratiche da adottare per favorire la conciliazione lavoro-vita privata dei dipendenti che, a sua volta, aumenta la fedeltà del lavoratore all’azienda.

Monete complementari strumento di welfare

In ultima analisi, occorre considerare che in questi ultimi anni sono state create delle monete complementari utilizzate per incentivare il welfare aziendale. Le monete locali sono nate per valorizzare maggiormente l’elemento “territorio” ed incentivare il legame delle persone stanziate in quel determinato spazio.

La prima in Italia è stata il Sardex, nata nel 2009, le aziende isolane possono finanziarsi reciprocamente attraverso la piattaforma online accostandosi al principio dell’antica forma del baratto. La moneta virtuale di scambio ha un valore pari all’euro (1 sardex = 1 euro), ma non lo sostituisce e i dipendenti hanno dei buoni in tale valuta che possono spendere nei negozi convenzionati.

Oggi tale sistema è stato già clonato in altre regioni italiane: Piemex in Piemonte, Tibex nel Lazio, Marchex nelle Marche, Sicanex in Sicilia, Abrex in Abruzzo. Le piccole imprese possono offrire in moneta locale i beni e i servizi previsti dal loro piano welfare come corsi di lingue, abbonamenti ai mezzi pubblici, rimborsi di visite mediche, buoni spesa, o fornendo direttamente monete complementari ai propri dipendenti e collaboratori da gratificare o fidelizzare lasciando a loro la libertà di scegliere come e in cosa investirli, tutto ciò senza intaccare il proprio budget.

Non solo, l’utilizzo di tali monete stimola i processi collaborativi sul territorio, favorendo la crescita imprenditoriale e la creazione di un network attraverso il quale promuovere le attività, con ricadute positive sull’intero comunità.

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