Manca poco più di un mese al 31 marzo, scadenza entro la quale le imprese devono decidere se esercitare o meno l’opzione per la fatturazione elettronica, e l’impressione, basandosi sui dati provvisori, è che le adesioni non saranno numerosissime: malgrado i risparmi che il procedimento digitale assicura rispetto a quello cartaceo, le semplificazioni previste dalla legge per chi aderisce alla e-fattura b2b, i benefici sul fronte dei controlli fiscali (in genere, molto graditi al mondo imprenditoriale), sono più i dubbi e le perplessità che non le adesioni.
Resta insomma attuale l’appello firmato dai massimi esperti del tema su Agendadigitale.eu e di recente rilanciato da una interrogazione di Antonio Palmieri (Forza Italia).
Al solito, sembra esserci una frattura fra le grandi aziende, che in generale sono avanti su tutti i processi di digitalizzazione interna anche grazie al fatto che hanno risorse finanziarie e competenze interne specifiche per prendere le decisioni adeguate, e le piccole e medie imprese, che invece fanno più fatica. Registriamo, grazie ai dati forniti da A.P.I ad Agendadigitale.eu, la bassa partecipazione (intorno al 3%) delle piccole imprese alla fatturazione elettronica, e le motivazioni che sono alla base dello scarso entusiasmo.
Ma i dubbi non riguardano solo le imprese, critiche sostanziali alle normative che si sono sovrapposte nel corso degli ultimi mesi sulla fatturazione elettronica da mesi tengono banco nel mondo delle professioni, e sono una delle (diverse) motivazioni alla base della prima mobilitazione dei commercialisti nel Paese. Lo sciopero, che era previsto fra il 26 febbraio e l’8 marzo, grazie alla trattativa con il governo (ministero Economia), e alle misure inserite nel Milleproroghe. Prima fra tutte, il dimezzamento dell’adempimento sullo Spesometro: l’invio dei dati fatture emesse e ricevute diventa semestrale, non più trimestrale come prevedeva il decreto fiscale collegato alla manovra economica di fine anno (dl 193/2016). La novità è stata inserita nel corso del passaggio a Senato, ora il decreto è tornato alla Camera per l’approvazione definitiva entro il 28 febbraio, con una tempistica che non consente ulteriori modifiche.
La sovrapposizione fra gli adempimenti del nuovo Spesometro e le norme sulla fatturazione elettronica B2B incentivata dalla legge 127/2015 è stata uno dei pasticci normativi maggiormente dibattuti in queste ultime settimane: senza stare a ripetere quanto già ampiamente dibattuto con diversi interventi anche su questa testata, in estrema sintesi il punto è che lo stesso adempimento (l’invio telematico delle fatture) viene da una legge incentivato e dall’altra invece introdotto come obbligo. Per non farci mancare niente, ci limitiamo a ricordare che questo susseguirsi di interventi normativi sullo stesso adempimento è avvenuto in poco più di un anno (il decreto legislativo 127/2015 risale all’agosto 2015, il decreto fiscale è dell’autunno 2016) e ha prodotto una correzione appena inserita nel Milleproroghe in corso di approvazione, dopo la sollevazione dell’intera categoria dei commercialisti.
Ma in tema di fatturazione elettronica è anche possibile vedere il bicchiere mezzo pieno. Perché all’appesantimento rappresentato dal susseguirsi di norme poco coerenti, corrisponde una notevole effervescenza sul fronte tecnologico e su quello del dibattito fra gli esperti. Entrambi questi strumenti (le piattaforme e i software, e la produzione di studi e analisi) costituiscono preziosi strumenti a disposizione delle imprese. Il SdI consente di effettuare gratuitamente generazione, trasmissione e conservazione delle fatture, L’Agenzia delle Entrate mette a disposizione degli intermediari l’interfaccia gratuita “Fatture e Corrispettivi”, c’è la piattaforma delle Camere di Commercio che consente di effettuare online compilazione e trasmissione attraverso il Sistema di Interscambio, la Regione Lazio offre il software open source “Modulo Fatturazione Attiva”, in regime di codice aperto, scaricabile gratuitamente.
Gli studi e gli approfondimenti degli esperti, che continueremo abbondantemente a pubblicare, offrono molteplici spunti alle imprese per riflettere sull’opportunità rappresentata da un’adozione strutturale di procedimenti di fatturazione digitalizzata: risparmi non solo sulle singole operazioni ma sull’efficienza dell’intera organizzazione aziendale, possibilità di generare e utilizzare dati strategici per il business (caratteristica fondamentale della digitalizzazione in ogni settore aziendale), vantaggi fiscali. Ma l’indicazione fondamentale che arriva da esperti e professionisti per le imprese è univoca: non digitalizzare la fattura, ma l’intero processo aziendale. Pur con gli ostacoli e le confusioni normative, gli strumenti ci sono: come sottolinea Irene Facchinetti, è necessario anche uno sforzo culturale del mondo imprenditoriale per comprendere l’importanza strategica della digitalizzazione di tutti i processi aziendali e metterla in pratica.