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Industria 4.0: ecco perché senza formazione e competenze non può esserci sviluppo

Impresa 4.0 viene inserita tra le otto priorità del piano di sostegno alle imprese dal Governo, che però mostra di non voler proseguire sulla strada tracciata dal precedente esecutivo in termini di sviluppo delle competenze e di formazione. Ecco perché è un grosso errore per la crescita e la competitività

Pubblicato il 30 Nov 2018

Chiara Chirico

Avvocato tributarista - CBA Studio Legale e Tributario

Gianluca Ferri

Avvocato tributarista patrocinante in Cassazione - Counsel - CBA Studio Legale e Tributario

voucher consulenza innovazione

Formazione e competenza sono i perni essenziali per trasferire e generare altra conoscenza, competitività, creatività nei prodotti e nei servizi, relazioni e, quindi, crescita. Ecco perché accantonare i Competence Center e i Digital Innovation Hub e non prorogare il credito di imposta per la formazione 4.0 – tutti interventi contenuti nel piano Industria 4.0 – sono decisioni che denotano una scarsa visione d’insieme e lungimiranza.

Il governo sembra andare in questa direzione – al netto di emendamenti che potrebbe ancora fare alla Manovra 2019 – senza rendersi conto che scegliendo di non valorizzare il capitale umano, si perderà la preziosa opportunità di coltivare una crescita qualitativa della sua base attiva, rendendola in grado di misurarsi con i competitor ed indipendente dalle conoscenze estere.

I punti di forza del Piano Industria 4.0

L’organicità del progetto Industria 4.0 consisteva nel fatto che lo stesso avrebbe coinvolto tutti gli aspetti della vita delle imprese che puntassero ad aumentare il proprio livello di competitività, le quali avrebbero potuto beneficiare di supporti negli investimenti, nel processo di digitalizzazione della produzione e della gestione, nella formazione I4.0 del personale d’azienda quale imprescindibile veicolo di crescita.

Per come era stato ideato e presentato, il Progetto immaginava due direttrici[1] ideali da percorrere:

  • una prima rivolta agli investimenti innovativi allo scopo di sostenere e promuovere il rinnovo dei macchinari delle imprese, l’adozione di tecnologie digitali e l’utilizzo di una serie di beni strumentali in chiave I4.0, l’aumento di spesa in ricerca e sviluppo e, in generale, l’adozione di meccanismi di finanza d’impresa a supporto degli investimenti del Piano Industria 4.0.
  • La seconda direttrice chiave riguardava lo sviluppo delle competenze tramite l’implementazione di modelli di formazione in un’ottica I4.0, a seguito della presa di coscienza che la rivoluzione digitale trasforma non solo e non tanto il parco macchinari delle imprese, ma soprattutto il mercato del lavoro che richiede figure sempre più competenti e con una formazione sempre più specializzata e all’altezza.

La prima delle due direttrici può ritenersi essere stata alimentata dall’introduzione da parte della legge di stabilità 2016 delle misure del cosiddetto “super ammortamento”, che consente una ideale maggiorazione del costo di acquisto dei beni ai soli fini fiscali dell’ammortamento e dei canoni di locazione finanziaria, che è stata prorogata dalla legge di bilancio 2017, e del cosiddetto “iper ammortamento” sugli acquisti di beni materiali strumentali nuovi dall’elevata tecnologia e funzionali alla trasformazione tecnologica e/o digitale in chiave Industria 4.0. Ciò unitamente alla previsione di una maggiorazione del costo di acquisto anche di determinati beni immateriali strumentali (software, sistemi e system integration, piattaforme e applicazioni) e al potenziamento del credito d’imposta alla R&S.

Cosa verrà mantenuto (e cosa no) dal nuovo Governo

Stando alla nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza per l’anno 2019, Impresa 4.0 viene inserita tra le otto priorità del piano di sostegno alle imprese, dove viene formalizzato l’impegno dell’attuale Governo a “confermare la misura nelle sue linee generali”.

La legge di bilancio in corso di predisposizione si inserirebbe in tale contesto dando, in una certa misura, continuità al percorso tracciato dal precedente Governo, ad esempio confermando l’istituto dell’”iper ammortamento”, prevedendo la riduzione dell’aliquota Ires sugli utili reinvestiti e dando maggiore attenzione alle PMI che sarebbero state trascurate dai precedenti provvedimenti mediante l’introduzione di un meccanismo che vede la maggiorazione del costo crescere in modo inversamente proporzionale all’entità dell’investimento.

Nel contempo, il disegno di legge di bilancio intenderebbe depotenziarne altri elementi, in primis il “super ammortamento”, altro caposaldo della prima direttrice, che non verrebbe confermato. Ciò a dire che se, in varia misura e con tutte le criticità e le possibili migliorie del caso, la direttrice degli investimenti innovativi è stata e sarà moderatamente alimentata, quella dello sviluppo delle competenze e più in generale della formazione I4.0 pare essere stata un po’ accantonata.

Formazione e competenze, sottovalutate le potenzialità

Sembrano, in un certo senso, esserne state sottovalutate le potenzialità, trascurando il dato centrale per cui gli investimenti innovativi non hanno ragione d’essere senza investimento sulla formazione, che dei primi rappresenta il presupposto e la chiave di sviluppo.

In particolare, in fase programmatica del Piano I4.0 era prevista l’implementazione e la diffusione di una cultura 4.0 lungo l’intero ciclo formativo, dalla scuola all’università, dagli istituti tecnici superiori ai corsi di dottorato.

A tale scopo, il precedente Governo aveva previsto la nascita di alcuni selezionati Competence Center, centri di alta specializzazione e poli di innovazione costituiti da almeno un organismo di ricerca e da una o più imprese attorno ad ambiti tecnologici specifici e complementari, con il coinvolgimento di poli universitari di eccellenza e di grandi attori privati che potessero dare slancio ed accelerazione a progetti innovativi e di sviluppo tecnologico, oltre che supporto alla sperimentazione e produzione di nuove tecnologie I4.0 nell’ambito delle PMI.

Nello stesso senso, la diffusione ed il radicamento della cultura 4.0 nel settore lavoro doveva essere favorita dalla creazione di una rete di Digital Innovation Hub, una sorta di canale di comunicazione tra imprese e sistema della ricerca con la funzione di supportare ed accompagnare le prime verso nella scelta degli investimenti innovativi e tecnologici, garantendo nel contempo la collaborazione pubblico-privata.

Ebbene, in punto di competenze e formazione, se la nota di aggiornamento al Def prevede lo stanziamento di risorse per lo sviluppo delle tecnologie di Intelligenza Artificiale, Blockchain e Internet delle cose, oltre che per la partecipazione ai progetti europei sulla microelettronica, la stessa parrebbe aver già accantonato i Compentence Center, a cui era stato dato avvio con non poca fatica e ritardo rispetto alle iniziali previsioni[2], così come i Digital Innovation Hub, che rivestivano un ruolo essenziale nel favorire lo scambio tra soggetti pubblici e privati nella direzione del rinnovamento del sistema produttivo.

A ciò si accompagna un ipotetico quadro di incentivi che esclude completamente gli investimenti in software, sistemi e servizi IT che entrino in azienda con una modalità diversa dall’acquisto di un bene immateriale, come ad esempio mediante la scelta di affidarsi a società di services con erogazione del servizio in cloud o via web.

Formazione 4.0, l’importanza delle competenze digitali

Quanto al credito d’imposta per la Formazione 4.0, il Governo sembrerebbe voler vivere di rendita sino all’esaurirsi degli aiuti introdotti dalla precedente legge di bilancio, senza pensare ad ulteriori proroghe. Tale atteggiamento denota, purtroppo, una scarsa visione d’insieme e lungimiranza in un settore in cui l’osservazione a 360° è tutto. La diffusione delle competenze digitali in azienda è infatti la variabile chiave per ampliare e radicare i benefici di I4.0 e in questo senso l’incentivo per la Formazione deve necessariamente intendersi quale misura da mettere a regime. La svolta digitale non può infatti realizzarsi senza renderne parte protagonista la risorsa umana operante nelle imprese.

Lo stesso discorso vale per l’annunciata diminuzione dell’aliquota del credito di imposta per Ricerca e Sviluppo che dovrebbe essere ridotta del 25% degli investimenti, seppure per alcuni di essi, così come per l’introduzione di un contributo in forma di voucher per consentire alle imprese di avvalersi di temporary manager che le supportino nei processi di digitalizzazione e riorganizzazione, con il compito cruciale di condurle nel percorso di trasformazione digitale.

Quest’ultima iniziativa è subito apparsa assolutamente positiva ma, come rilevato pochi giorni fa dal vertice di Confindustria[3], dovrebbe essere accompagnata da uno stanziamento in grado di renderla effettiva reputando quello annunciato del tutto non adeguato.

Sul tema Formazione in ambito I4.0, quella appena menzionata non rappresenta l’unica istanza di Confindustria che ha sottolineato l’importanza di proseguire con il finanziamento degli ITS, gli Istituti Tecnici Superiori che dovrebbero formare la forza lavoro di domani dotandola delle necessarie competenze digitali, ciò anche ricorrendo a forme di incentivi alle aziende private che si dimostrassero disponibili ad un supporto finanziario, anche al fine di rafforzare i dottorati industriali, oltre che ad offrire esperienze di alternanza scuola-lavoro e percorsi in apprendistato che includano anche dei moduli dedicati alle tecnologie 4.0.

L’attenzione alla formazione nell’ambito del Progetto I4.0 è stata richiamata anche dall’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili in occasione della presentazione di “31.Bi-Mu”, da poco tenutasi a Milano.

Senza formazione e competenze non c’è vero sviluppo

Quanto precede per osservare come non vi possa essere reale sviluppo tecnologico se nel contempo la tecnologia non viene acquisita e trasferita.

La scelta del termine “organicità” che era stata utilizzata in sede di presentazione del Piano Industria 4.0 era apparsa in questo senso centrale. Non si può infatti pensare di implementare tecnologia e avviare una rivoluzione digitale dell’impresa italiana con uno sguardo unidirezionale verso gli investimenti innovativi senza, nel contempo, convogliare altrettante risorse sulla formazione e la creazione di competenze specializzate.

Così come non avrebbe ragione spingersi a ragionare di Intelligenza Artificiale, IoT o di implementazione dell’iterazione uomo-macchina senza insistere nell’acquisizione delle conoscenze dell’Industria 4.0 da parte delle figure professionali.

Se le maestranze non seguono l’evoluzione digitale, non avranno senso – o comunque avranno un impatto e un’efficacia minore – gli investimenti nella produzione e in nuove tecnologie, né sarà possibile quello scambio trilaterale tra impresa, mondo della ricerca e attori pubblici.

Insomma, se manca l’attenzione al capitale umano si finisce per compiere un errore cruciale con effetti non solo e non tanto nell’immediato, ma soprattutto nel medio-lungo periodo. Si perderebbe in questo senso la preziosa opportunità per il Paese di coltivare una crescita qualitativa della sua base attiva, rendendola in grado di misurarsi con i competitor ed indipendente dalle conoscenze estere.

In ultima analisi, solo investendo su formazione e competenza il Paese sarà in grado di trasferire e generare altra conoscenza, competitività, creatività nei prodotti e nei servizi, relazioni e, quindi, crescita.

L’auspicio è quindi che il Governo tenga l’orecchio teso verso le istanze provenienti dal mondo del lavoro e della formazione.

_____________________________________________________________

  1. Come chiarito dalla Circolare n. 4/E del 30 marzo 2017 redatta congiuntamente da Agenzia delle Entrate e Ministero dello Sviluppo Economico.
  2. Decreto 12 settembre 2017, n. 214 – Regolamento sulle modalità di costituzione e sulle forme di finanziamento di centri di competenza ad alta specializzazione, nel quadro degli interventi connessi al Piano nazionale industria 4.0, in attuazione dell’articolo 1, comma 115, della legge 11 dicembre 2016, n. 232 (legge di bilancio 2017).
  3. Audizione di Confindustria sul Disegno di Legge di Bilancio 2019 del 12 novembre 2018 presso le Commissioni congiunte Bilancio della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica.

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