Le tecnologie, le azioni strategiche, le politiche volte a innovare i processi produttivi e organizzativi in azienda: Industry 4.0 è il concetto chiave che riunisce l’ecosistema della trasformazione digitale per le imprese. Non designa quindi lo specifico piano previsto dal Governo italiano per supportare le aziende in questo percorso di cambiamento, che nel 2021 si chiama Transizione 4.0.
Industry 4.0, le misure della Legge di Bilancio 2019
Innanzitutto, con la Finanziaria 2019 si è ridimensionata notevolmente la parte del piano Industria 4.0 a cui, fino ad oggi, era stato dato più spazio, quella relativa agli incentivi per l’acquisto di nuovi macchinari e software: è stato cancellato del tutto il superammortamento per l’acquisto di macchinari nuovi, è stato rimodulato in senso più favorevole alle PMI (mentre si riduce per le altre imprese) l’iperammortamento, che riguarda nello specifico gli investimenti in chiave Industry 4.0.
Di fatto, quest’ultimo incentivo sale al 270% per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro (il ddl originario del Governo prevedeva una maggiorazione del 150%, analoga a quella dello scorso anno, l’aliquota è stata poi alzata alla Camera portando la maggiorazione al 170%), mentre vengono previste aliquote più basse per quelli di maggior valore: la ratio è quella di continuare ad agevolare le Pmi, riducendo invece l’incentivo per le imprese di maggiori dimensioni, che con ogni probabilità hanno già effettuato gli investimenti negli anni scorsi.
Il ridimensionamento di questa parte del piano, che riguarda gli investimenti, non risulta controbilanciata da una valorizzazione di uno degli altri pilastri su cui è basato, fin dall’origine, il piano Industry 4.0: competenze, lavoro, governance. In realtà, su questo fronte il passaggio alla camera ha introdotto una novità, reintroducendo il bonus formazione 4.0 che invece non era previsto nella prima versione della manovra, approvata dal Governo. C’è la proroga al 2019, ma anche qui con una rimodulazione, più favorevole alle PMI che non alle grandi imprese. Continuano a mancare misure specifiche sul lavoro 4.0 (un capitolo che per ora resta completamente affidato alle parti sociali).
Il voucher per il manager dell’innovazione
C’è però una nuova agevolazione per le assunzioni di manager dell’innovazione, un voucher fino a 40mila destinato anch’esso solo alle Pmi. A maggio 2019, quest’ultima misura era al vaglio della Corte dei Conti, a luglio invece è stato pubblicato il decreto del Mise con tutte le disposizioni per l’applicazione del contributo. Il budget per il 2019-2020 è di 25 milioni di euro. I fondi variano a seconda della grandezza dell’azienda, dai 40mila euro per le piccole aziende nel limite del 50% delle spese, ai 25mila euro per le medie entro il 30% delle spese, fino a 80mila euro per le reti d’impresa entro il 50% delle spese effettuate.
Il 7 novembre sono stati pubblicati gli elenchi degli innovation manager. Scatterà poi la fase in cui avanzare le domande per il voucher.
Il Decreto Crescita: le misure per Industry 4.0
Come anticipato, l’approvazione (con riserva) del Decreto crescita ha portato a cambiamenti di idea rispetto alle formulazioni contenute nella Finanziaria 2019. Relativamente alle misure Industry 4.0, il più evidente è presente all’articolo 1 del Decreto, dove si annuncia la proroga del superammortamento fino alla fine del 2019, con possibilità per le aziende di fare acquisti fino a giugno 2020. Le maggiorazioni previste sono del 30% per l’acquisto di beni strumentali (esclusi i veicoli), la maggiorazione non si applica agli investimenti oltre i 2,5 milioni di euro.
Una nuova importante misura è lo stanziamento di 100 milioni di euro per la digitalizzazione delle imprese, che consente di erogare fino al 50% delle spese per acquisire le tecnologie abilitanti al piano Impresa 4.0. Con l’approvazione definitiva del DL Crescita, è stato ampliato l’elenco delle tecnologia, includendo anche blockchain e intelligenza artificiale.
Con il Decreto crescita cambia il tetto massimo per richiedere i finanziamenti previsti dalla Nuova Sabatini: da 2 milioni di euro, il limite sale a 4 milioni. Con la seconda approvazione del Decreto Crescita il 24 aprile 2019, è scomparsa dalla bozza del testo di legge (e anche nel testo approvato dal Senato a fine giugno 2019) la proroga per il Credito di imposta per ricerca e sviluppo. Nella prima bozza approvata ad aprile il credito per R&S era stato prorogato anche per il 2021-2023: l’aliquota era stata fissata al 25% e al 50% a seconda dei parametri previsti dalla Legge di bilancio 2019, per il prossimo triennio invece sarebbe stata fissata al 25%.
La Mini Ires, sconti nella Ires per chi reinveste gli utili in beni strumentali, viene totalmente stravolta. La misura prevede infatti con il Decreto crescita tagli di 1,5% per quest’anno, 2,5% nel 2020, 3% nel 2021 e 3,5% dal 2022, per poi diventare del 4% dal 2023. Di conseguenza, il prelievo Ires sarà del 20% nel 2023.
Altre misure prevedono che nel Fondo di garanzia per le PMI vengano ora inclusi i Bond (titoli di Stato) per le medie imprese; la deducibilità dell’IMU per gli immobili strumentali (come i capannoni) sale al 50% quest’anno e al 60% per il 2020 e il 2021, 70% nel 2022 mentre inizialmente era previsto all’80%. Dopo il passaggio in Senato del testo a giugno 2019, si è stabilito che si dovrà dichiarare l’IMU entro la nuova scadenza del 31 dicembre. Seguirà la pubblicazione del testo in Gazzetta Ufficiale.
Ulteriori misure sono state accordate a novembre con decreto firmato dal ministro Stefano Patuanelli. Il provvedimento prevede l’erogazione di 265 milioni di euro per la trasformazione digitale, di cui il 25% sarà riservato alle PMI.
La circolare dell’Agenzia delle entrate
Il 10 aprile 2019, l’Agenzia delle entrate ha pubblicato un lungo documento con le precisazioni fiscali relative alle misure previste dalla Legge di bilancio 2019 e integrate dal Decreto crescita. La circolare riguarda chiarimenti destinati sia ai privati cittadini che alle aziende, in particolare un’ampia sezione è stata dedicata alle misure in relazione a Impresa 4.0.
Tra queste, l’Agenzia delle entrate precisa le specifiche fiscali relative alle agevolazioni Ires, deducibilità IMU e formazione 4.0, oltre a iperammortamento e cloud computing.
Che cosa è il piano Industry 4.0
Facciamo il punto, tenendo presente che il piano Industry 4.0 era stato presentato nel settembre 2016 con l’impegno, mantenuto solo in parte, di inserirlo nella manovra economica 2017. La manovra 2018, come detto, aveva aggiunto nuovi tasselli, in primis quello relativo alla formazione (ora, come detto, prorogato al 2019). All’inizio di gennaio 2018 è finalmente stato pubblicato il decreto attuativo sui competence center, con relativo bando, e in maggio è stata pubblicata la graduatoria degli otto centri di ricerca selezionati, capitanata dal Politecnico di Torino, seguito dal Politenico di Milano e dall’Università di Bologna.
LEGGI TUTTI I DETTAGLI SUI COMPETENCE CENTER INDUSTRY 4.0
I competence center sono in grande ritardo rispetto al previsto (erano stati previsti già dalla manovra dello scorso anno). Il 2017 e il 2018 hanno registrato grossi passi avanti sul fronte della sensibilizzazione delle imprese, e gli incentivi hanno funzionato (soprattutto per le aziende di grandi e medie dimensioni). La parte relativa al lavoro continua a essere quella da implementare maggiormente. E’ invece da rilevare lo sforzo di questa manovra di coinvolgere maggiormente le piccole imprese, fino ad ora penalizzate dalle misure del piano. Vediamo i diversi capitoli, fra annunci, norme operative e stato di attuazione.
Bentivogli: “Su Industria 4.0 si rischia il passo del gambero”
Investimenti imprese 4.0
Come detto, è di gran lungo il capitolo che ha funzionato di più, ma che dal 2019 verrà ridimensionato. Una panoramica:
- super e iperammortamento: il superammortamento sull’acquisto di macchinari da parte delle imprese proseguirà fino alla fine del 2018, perché non è stata prorogato dalla manovra 2019. In base a quanto previsto dalla finanziario dello scorso anno, l’agevolazione è al 140% (negli anni precedenti era stata al 140%). In realtà, gli acquisti di beni strumentali nuovi (esclusi i veicoli) possono essere effettuati entro il 30 giugno 2019, a patto che entro il 31 dicembre 2018 l’ordine sia stato accettato dal venditore e sia stato pagato un acconto pari almeno al 20%. Ma la misura 4.0 è l’iperammortamento, pensato appositamente per gli investimenti in digitalizzazione, che restano incentivati anche nel 2019.
- Questa la nuova modulazione: iperammortamento al 270% (quindi, più alto rispetto al 250% dell’anno scorso), per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro, mentre scende al 100% per quelli fra 2,5 e 10 milioni di euro e si riduce ulteriormente al 50% fra i 10 e i 20 milioni. Oltre questa cifra, non c’è incentivo. La proroga è fino al 31 dicembre 2020, con il paletto che entro il 31 dicembre 2019 l’ordine sia stato accettato e sia stato anche effettuato il pagamento di almeno il 20% del dovuto. Ricordiamo che fino al prossimo 31 dicembre 2018, invece, resta l’agevolazione al 250%, con la medesima regola temporale sopra esposta: gli acquisti possono essere effettuati fino al 31 dicembre 2019, ma entro il 31 dicembre 2018 deve essere stato effettuato l’ordine con pagamento di almeno il 20%. C’è un elenco specifico di beni tecnolgici 4.0 agevolati. Le imprese che investono i questi beni, possono anche utilizzare un ammortamento al 140% (quindi, costo di acquisizione maggiorato del 40%), per l’acquisto di software, anch’esso prorogato per il 2019. Attenzione: l’incentivo sui software è riconosciuto solo alle imprese che investono anche in macchinari digitali utilizzando l’iperammortamento. Il software non deve necessariamente essere collegato a un nuovo macchinario acquistato. Se però serve a far funzionare il macchinario stesso, quindi in qualche modo ne è parte integrante, è anch’esso incentivato al 250%. E’ uno dei punti chiariti dalla circolare attuativa dell’Agenzia delle Entrate (4/2017), che fornisce tutti i dettagli sulle caratteristiche specifiche dei beni incentivati e sugli aspetti fiscali. Nel corso del 2018 le Entrate il ministero hanno fornito nuovi chiarimenti anche sugli aspetti procedurali.
- Credito d’imposta ricerca e sviluppo: altra agevolazione ridotta dalla manovra 2019. L’anno scorso (comma 15 della manovra 2017) il credito d’imposta per gli investimenti delle imprese in ricerca e sviluppo era raddoppiato al 50% fino al 2020 (prima il termine era il 2019), ed esteso a imprese straniere con stabile organizzazione in Italia che stipulano contratti con aziende italiane, ed era aumentato il tetto a 20 milioni di euro (dai precedenti 5 milioni). Ora, il tetto scende a 10 milioni di euro, l’agevolazione scende al 25%, restando al 50% solo in determinati casi elencati nel Maxiemendamento alla manovra.
- Nuova Sabatini (commi 52 e seguenti manovra 2017, rifinanziata dal comma 22 della Legge di Stabilità 2018 e dall’articolo 19 della manovra di quest’anno): proroga al 31 dicembre 2019 per i finanziamenti agevolati alle PMI che acquistano nuovi macchinari. Si tratta di un finanziamento agevolato da 20mila e 2 milioni di euro, con un contributo del Mise che copre parte degli interessi, e la copertura del Fondo di Garanzia. Anche qui c’è una novità in chiave 4.0: il 30% delle risorse (era il 20% l’anno scorso, è stato potenziato dalla manovra di quest’anno) è destinato a imprese di micro, piccola e media dimensione per l’acquisto di “macchinari, impianti e attrezzature nuovi di fabbrica aventi come finalità la realizzazione di investimenti in tecnologie, compresi gli investimenti in big data, cloud computing, banda ultralarga, cybersecurity, robotica avanzata e meccatronica, realtà aumentata, manifattura 4D, Radio frequency identification (RFID) e sistemi di tracciamento e pesatura dei rifiuti”. Per questi investimenti, il contributo del ministero è alzato del 30%. Il decreto attuativo del MiSE elenca con precisione tutte le tecnologie incentivate.
- Perdite Startup: è una misura di finanza per l’innovazione contenuta nel comma 76 della manovra 2017. Prevede che le startup possano cedere le perdite a una società che abbia una partecipazione pari almeno al 20% e sia quotata in un mercato regolamentato. Le perdite sono solo quelle relative ai primi tre esercizi, e vanno cedute entro il termine di presentazione della dichiarazione dei redditi. La società ha un vantaggio fiscale, rappresentato dal fatto che le perdite vanno in diminuzione sul reddito complessivo del periodo d’imposta e, per la differenza nei successivi, che rappresenta il “prezzo” della cessione, da pagare alla startup cedente.
- Equity crowdfunding: la possibilità di raccogliere capitali di rischio attraverso portali online dal 3 gennaio 2018 è estesa a tutte le PMI (decreto legislativo 129/2017 e delibera Consob del dicembre 2017). La misura è strutturale.
- Investimenti in startup: Detrazione fiscale al 30% fino a 1 milione di euro, la quota deve essere mantenuta per almeno tre anni, rispetto ai precedenti due. L’INAIL può sottoscrivere quote di fondi destinati allo sviluppo di startup, oppure partecipare direttamente al capitale, anche insieme ad altri soggetti pubblici e privati, italiani e stranieri (comma 82).
- Visto investitori (comma 148 legge di Stabilità 2017): è un permesso di soggiorno destinato a investitori stranieri in titoli di stato (almeno 2 milioni di euro, per un minimo di due anni), quote di imprese per almeno 1 milioni di euro, o 550mila euro nel caso di startup, oppure che effettuino una donazione filantropica di 1 milioni di euro in un progetto di pubblico interesse.
Competenze per Industry 4.0
Fra i punti qualificanti del piano, c’è la creazione dei competence center. In pratica, hub dell’innovazione che devono svilupparsi intorno a quattro o cinque università. Inizialmente erano state precisamente indicate (Politecnici di Milano, Torino e Bari, Sant’Anna di Pisa, Università di Bologna, Polo delle tre università del Veneto, Federico II di Napoli), in realtà il decreto ministeriale ha previsto un bando di aggiudicazione (come anticipato da Agendadigitale.eu). Ai 30 milioni di finanziamenti inseriti in Legge di Stabilità 2017 (comma 115), 20 milioni per il 2017 (che a questo punto verranno spesi nel 2018) e 10 milioni per il 2018, se ne sono aggiunti 10 (con il bando), e successivamente lo stanziamento è stato portato a quota 73 milioni nel maggio di quest’anno da un decreto del Governo. In ogni caso, siamo ancora sotto le cifre di cui si era inizialmente parlato (100 milioni per i competence center).
Secondo la presentazione del piano, i competence center devono prevedere un forte coinvolgimento delle università e di grandi player privati, polarizzazione su ambiti tecnologici specifici, dotarsi di modelli giuridici e competenze manageriali, e avere una mission precisa in ottica industria 4.0 anche sul fronte del coinvolgimento del sistema produttivo e di centri di competenza europei.
Il piano punta anche sulla formazione di digital innovation hub, più concentrati sulle imprese, con un ruolo importante di Confindustria e Rete Imprese Italia. Qui, la palla è quindi alle associazioni industriali, che sono state molto attive su questo fronte.
Ci sono una serie di iniziative destinate a finanziare centri di eccellenza. La manovra 2017 ha istituito un “Fondo per il finanziamento dei dipartimenti universitari di eccellenza”, per alimentare progetti innovativi con particolare riguardo a Industria 4.0 (comma 314). Dotazione: 271 milioni di euro annui dal 2018. Le risorse sono state assegnate a 180 dipartimenti di eccellenza delle università statali.
La stessa manovra 2017 ha istituito la Fondazione per la creazione del Polo Human Technopole (nell’area dell’Expo milanese), sui cui c’è anche un decreto della presidenza del Consiglio (16 settembre 2016) che ha istituito il comitato di coordinamento. Risorse: 10 milioni di euro per il 2017, 114,3 milioni per il 2018, 136,5 milioni per il 2019, 112,1 milioni per il 2020, 122,1 milioni per il 2021, 133,6 milioni per il 2022, 140,3 milioni dal 2023. A fine 2017 è avvenuta la consegna dei primi spazi, che saranno operativi nel corso del 2018, è prevista la piena operatività del centro entro il 2024.
In legge di Bilancio 2018 (comma 67) ci sono poi risorse per lo sviluppo degli ITS, istituti tecnici di formazione terziaria di cui si ridefinisce la mission in chiave Industria 4.0. Risorse stanziate: 10 milioni di euro per il 2018, 20 milioni di euro per il 2019 e 35 milioni di euro dall’anno 2020. Previsti decreti attuativi ministeriale per definire gli standard organizzativi e di percorso degli Istituti tecnici superiori per adeguarne l’offerta formativa al processo Industria 4.0, definire i requisiti che devono possedere per il rilascio del diploma, definire i programmi nazionale per distribuire le risorse.
APPROFONDISCI LE COMPETENZE 4.0 IN AZIENDA
Governance
La cabina di regia si è formata nel 2016, è composta da presidenza del Consiglio, sei ministeri (Economia, Sviluppo Economico, Politiche Agricole, Ambiente, Lavoro, Istruzione e Università), Conferenza delle Regioni, Cassa Depositi e Prestiti, Politecnici di bari, Torino, Milano e Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, rappresentanti di centri di ricerca, imprenditoria, sindacati. E’ un altro capitolo previsto e poi, di fatto, abbandonato del piano, nel senso che non si hanno notizie sui lavori della cabina di regia (ci sono richieste degli esperti per convocarla).
Lavoro, voucher per i manager dell’innovazione
Il capitolo forse meno valorizzato fino a questo momento. La novità 2019 è rappresentata dal voucher per le PMI per i costi 2019 e 2020 sostenuti per prestazioni consulenziali di natura specialistica a servizio dei piani di innovazione tecnologica. In pratica, è il cosiddetto voucher per i manager dell’innovazione. Il contributo è a fondo perduto, può arrivare a 40mila euro, coprendo al massimo il 50% delle spese sostenute per le piccole imprese, mentre scende a 25mila euro, coprendo al massimo il 30% delle spese, per le medie imprese (quest’ultima rimodulazione è stata inserita nel corso del passaggio alla Camera). Il Maxiemendamento ha previsto che in caso di contratto di rete, il tetto previsto sia 80mila euro e il contributo all’intera rete del 50%.
C’è anche (come detto, in seguito al passaggio alla Camera) la proroga la 2019 del bonus formazione 4.0. Questa era stata la maggiore novità su cui era intervenuta la manovra 2018, con i commi da 46 a 56 legge 205/2017, e ora la norma viene rimodulata, e ora viene rimodulato. Per il 2018, lo ricordiamo, il credito d’imposta è pari al 40% delle spese relative al costo aziendale del personale dipendente per il periodo in cui è occupato in attività di formazione. Nel 2019, invece, la misura diventa più favorevole per le piccole imprese, per le quali l’agevolazione sale al 50%, resta al 40% per le imprese di media dimensione, mentre viene ridotta al 30% per le grandi imprese. Il tetto massimo annuale di spesa è fissato a 300.000 euro per le PMI e a 200.000 euro per le grandi imprese
Restano l’incentivo fiscale sui premi di produttività, e lo stimolo all’alternanza scuola-lavoro. Il premio di produttività, con tassazione agevolata al 10%, è alzato a 3mila euro (dai precedenti 2mila), con condizioni ulteriormente agevolative nel caso di partecipazione dei lavoratori all’organizzazione del lavoro. Spetta a lavoratori che hanno un reddito fino a 80mila euro.
Per quanto riguarda l’alternanza scuola-lavoro, incentivo contributivo al 100%, fino a 3250 euro annui, per le imprese che assumono a tempo indeterminato, anche in apprendistato, entro sei mesi dall’acquisizione del titolo di studio, studenti che hanno svolto periodo di alternanza scuola lavoro presso lo stesso datore di lavoro (per almeno il 30% delle ore previste). Incentivo attivo nel 2017 e 2018, con durata triennale.
Il capitolo lavoro, tema centrale di Industria 4.0, intorno al quale si sono sviluppati i relativi piani in altri paesi (in primis, la Germania), è fra quelli che ancora devono essere implementati. Il prossimi passi annunciati dal ministero: un patto per la fabbrica che preveda decentramento contrattuale, un salario minimo legale, nuovi contenuti della contrattazione anche in termini di welfare, flessibilità di orari.
C’è anche un nuovo incentivo fiscale sull’innovazione nell’organizzazione aziendale fra le proposte dei giuslavoristi per il lavoro 4.0. Tema poco affrontato dal Piano Industria 4.0 e al centro di nuove sfide per politica e parti sociali. Ecco cosa risolvere su lavoro 4.0.
Sensibilizzazione
Questo è un fronte su cui continuano ad essere attivi Governo, associazioni imprenditoriali, mondo della formazione. Insieme agli incentivi, è la parte del piano che fino a questo momento ha prodotto più risultati, soprattutto sul fronte della consapevolezza delle imprese all’importanza del paradigma 4.0.
Chi sono e che fanno le aziende 4.0 italiane
Solo poche aziende italiane hanno affrontato il percorso 4.0. Vediamo il loro identikit e che fanno, con un nuovo studio.
LEGGI CHI SONO E CHE FANNO LE AZIENDE INDUSTRY 4.0 ITALIANE
Cybersecurity
Mentre gli incentivi danno i propri frutti, bisogna procedere di pari passo anche con misure pensate per innalzare i requisiti di sicurezza cyber delle nuove macchine che entreranno nelle fabbriche italiane. Il Maxiemendamento introduce un fondo da un milione di euro per il Ministero della Difesa in questo ambito.
LEGGI LA CYBERSECURITY IN INDUSTRIA 4.0
APPROFONDIMENTO: LIGHTHOUSE PLANT IN CLUSTER FABBRICA INTELLIGENTE