Dal voto elettronico a una nuova cloud, gli usi più innovativi della Blockchain

La potenza della blockchain è che qualunque informazione vi venga inserita gode di tre proprietà. Vediamole ed esploriamo di conseguenza le innovazioni che ne possono derivare, tali da avere un impatto su servizi e infrastrutture digitali

Pubblicato il 29 Gen 2016

Massimiliano Sala

University of Trento Full Professor and Head of the Laboratory of Cryptography Internship coordinator at the Department of Mathematics

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La potenza della blockchain è che qualunque informazione vi venga inserita gode di tre proprietà: rimarrà per sempre (essendo incancellabile e visibile a chiunque abbia una connessione Internet), il legittimo proprietario dell’informazione può dimostrarne il possesso quando vuole (per via della firma digitale), per sempre rimarrà la data dell’inserimento dell’informazione.

Se si riuscisse a mantenere sicura e stabile la blockchain, si potrebbero fare moltissime cose. Assumiamo questo scenario e vediamo le piu’ significative, oltre al bitcoin, che sfrutta questa rete (blockchain).

Voto Elettronico

Sebbene il voto elettronico (e-voting) sia un tema studiato già da diversi anni, ancora oggi non si riesce a far breccia nell’alone di scetticismo che questa nuova frontiera possiede attorno a sé. Il problema principale di cui soffrono la gran parte questi nuovi sistemi è la loro dipendenza da un’autorità centrale che gestisca il software, i database, il conteggio dei voti ecc. Tale centralizzazione è uno dei più grossi ostacoli nel percorso verso la piena fiducia degli elettori. D’altra parte, è sicuramente non trascurabile la questione della scalabilità del sistema stesso, in quanto con l’aumentare della popolarità aumenterebbero anche gli attacchi e i tentativi di manipolazione.

Una soluzione plausibile a questi problemi sembra passare dallo sfruttamento della block chain. L’idea alla base di queste soluzioni è interpretare un voto elettronico come una transazione elettronica, nella quale un elettore esprime la sua volontà spendendo crediti in favore di uno o più candidati alla competizione. L’immodificabilità della block chain, garantita dal suo substrato crittografico, fa sì che nessun hacker abbia la potenza di calcolo necessaria per falsificare un voto, e la sua decentralizzazione permette la pubblicazione di ogni voto, pur senza identificare l’elettore (grazie al meccanismo di firma digitale) consentendogli simultaneamente la verifica che il proprio voto sia stato conteggiato correttamente. L’esempio che ritengo più interessante è quello proposto dal sito followmyvote.com. I fondatori hanno indetto un’elezione parallela per le presidenziali americane del 2016, allo scopo di mostrare al mondo l’utilità, il potere e la comodità del voto elettronico. L’idea è molto bella ma non supera lo scoglio principale dei sistemi di e-voting, che è quello dell’identificazione remota del votante. Se questo problema fosse risolto, followmyvote potrebbe sfondare nell’accettazione da parte del pubblico, mentre l’alternativa più consolidata di e-voting allo stato attuale, Helios, soffre di una centralizzazione troppo sospetta.

Social Network decentralizzati

Ai vantaggi innegabili di un social network, che si possono riassumere nella condivisione veloce e efficiente di informazioni, si aggiunge però il recente sospetto che i social network possano avere intenzioni non propriamente nobili, soprattutto per l’utilizzo commerciale dei dati personali e per questioni di privacy. Questo trend inquietante pare tutt’altro che in discesa.

La block chain può essere adottata per creare social network decentralizzati, per i quali non è necessaria un’autorità centrale. L’idea alla base di questo tipo di social network è che ogni informazione vada trasmessa attraverso una rete di nodi della block chain, in cui gli utenti siano riconosciuti solo da un indirizzo anonimo bitcoin. Chiaramente questo garantirebbe una salvaguardia della privacy dell’utente nettamente superiore. Nonostante questa idea sia stata già proposta come possibile applicazione della block chain, non mi risultano esempi concreti e già funzionanti di applicazioni di questo tipo, sebbene vi siano molte iniziative in fieri, tra cui Synereo (il cui lancio è previsto a breve), che mi ha incuriosito.

Synereo si propone come una rete sociale decentralizzata in cui gli utenti possiedono i contenuti e possono trarre vantaggi economici dalla condivisione di essi. Il flusso di informazioni è basato su reti neurali e viene utilizzata la crittovaluta AMP, a sua volta basata sull’utilizzo della block chain. La parte a mio parere interessante è che gli AMP possono essere utilizzati per compensare gli utenti che pubblicano contenuti. Inoltre, gli inserzionisti possono a loro volta pagare gli utenti in AMP per avere accesso ai loro dati. Sicuramente Synereo è un un esempio pionieristico e chiaramente non sfrutta appieno le potenzialità della block chain. Ciononostante, esso porta un ribaltamento di prospettiva: con Synereo i dati dell’utente diventano preziosi ed è quindi necessario pagare per averli, il che potrebbe portare a una larga diffusione di questi social network.

Cloud

Trovo molto stimolante l’idea di decentralizzare il cloud, per sfruttare spazio e banda inutilizzati da utenti in tutto il mondo, aumentandone l’efficienza. Questo può portare a un inaspettato aumento di sicurezza rispetto ai modelli cloud attuali. Vediamo come.

L’idea di fondo è che chiunque abbia spazio su disco inutilizzato ed una connessione Internet non sfruttata al massimo possa condividere queste risorse con altri utenti, i quali potrebbero invece aver bisogno di più spazio e necessità di accedere ad alcuni dei loro file ovunque, oppure di avere delle copie di backup, il tutto in cambio di un modesto pagamento.

Storj (storj.io) sviluppa questa idea con una piattaforma open source che va a costruire un libero mercato, dove si cerca un bilanciamento tra domanda ed offerta, arrivando a prezzi decisamente più competitivi rispetto ai cloud tradizionali (google, amazon, dropbox, microsoft, apple), nonché maggiori prestazioni (la distribuzione capillare degli utenti permette scambi molto più efficienti), ma una sicurezza apparentemente più debole. In realtà, al momento del caricamento, ogni file viene automaticamente cifrato dal client, suddiviso in minuscoli frammenti, codificato con ridondanza in modo da renderne possibile la ricostruzione anche se alcuni frammenti andassero perduti, ed infine distribuito tra i nodi ospitanti.

Le delicatissime informazioni (sull’integrità dei frammenti e la loro posizione nella rete) vengono inserite nella block chain, come riferimento sicuro e pubblicamente controllabile su come recuperare i pezzi e controllarne la validita’.

Chi ospita i file viene regolarmente chiamato a dimostrare di possedere i frammenti a lui assegnati (naturalmente integri) rispondendo a delle ‘sfide’ create dal client, e viene ricompensato con dei micropagamenti. La crittografia stessa della block chain impedisce al client di rifiutare una dimostrazione valida.

Questa soluzione ha lo svantaggio di essere molto più complicata rispetto ai cloud tradizionali, ma ha tre vantaggi:

– permette uno sfruttamento molto più efficiente delle risorse,

– aumenta decisamente la privacy dei dati nel cloud

– offre maggiori garanzie in caso di perdite di dati.

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