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Digitale, come l’Italia sta spendendo i soldi del Recovery And Resilience Facility Ue

Quali specifiche misure, all’interno dei piani nazionali di Ripresa e Resilienza, sono state previste per il digitale da parte degli Stati membri? Il punto in uno studio condotto dall’Istituto per la Competitività (I-Com) per l’ECON committee del Parlamento Europeo

Pubblicato il 27 Gen 2023

Lorenzo Principali

direttore Area Digitale di I-Com

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Il Recovery and Resilience Facility (RRF) è uno strumento senza precedenti innescato dall’UE per mitigare i danni economici e sociali della pandemia di coronavirus. Come noto, tale dispositivo ha previsto lo stanziamento per gli Stati membri di ben 723,8 miliardi di euro, erogati sotto forma di sovvenzioni e prestiti finalizzati ad attuare riforme e investimenti strategici. Il regolamento del RRF richiede di riservare almeno il 20% della spesa totale alla transizione digitale, un obiettivo che risulta ampiamente superato: i Paesi membri presentano una spesa media del 26%, con picchi in Austria e Germania (rispettivamente 53% e 50%).

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Secondo l’Annual Report sul RRF, che si basa su una metodologia di rendicontazione suddivisa per pilastri, sono destinati alla transizione digitale quasi 130 miliardi di euro, di cui più di un terzo alla digitalizzazione dei servizi pubblici (47 miliardi, ovvero il 36%), e una quota di circa il 20% ciascuno (26 miliardi) sia alle misure a sostegno della digitalizzazione delle imprese che alla formazione del capitale umano.

A livello di Paesi membri, le quote più elevate in termini assoluti provengono da Italia e Spagna, rispettivamente 27 miliardi e 18 miliardi di euro), mentre in termini percentuali (calcolati rispetto al Pil), gli Stati che dedicano le porzioni maggiori al digitale sono anche tra quelli che appaiono maggiormente in ritardo nel DESI, ovvero Romania, Bulgaria, Grecia, Portogallo, Croazia, e che quindi stanno compiendo un forte sforzo per colmare il divario.

Le misure previste per il digitale da parte degli Stati membri

In questo contesto, particolarmente interessante appare comprendere quali specifiche misure, all’interno dei piani nazionali di Ripresa e Resilienza, siano state previste per il digitale da parte degli Stati membri.

Lo studio condotto dall’Istituto per la Competitività (I-Com) per l’ECON committee del Parlamento Europeo ha provato a rispondere a questa domanda, analizzando come sia stata affrontata la transizione digitale nei piani nazionali emanati dagli Stati membri in termini di riforme e investimenti, suddividendoli in 5 aree chiave: connettività, digitalizzazione della pubblica amministrazione, intelligenza artificiale e Industria 4.0, competenze digitali e cybersicurezza.

Nel complesso è emerso in primo luogo come, sebbene i piani nazionali del RRF descrivano l’insieme delle misure previste e i relativi finanziamenti, la strutturazione di queste informazioni nei singoli piani sia differente da paese a paese, rendendo particolarmente difficile il confronto. Si registrano infatti differenze rispetto al livello di dettaglio per il quale i singoli piani specificano le spese, talvolta più macro, relative alle aree, alle riforme e/o investimenti cui sono destinate, talaltra più “micro”, dettagliate rispetto alle singole misure. Per tali ragioni, poiché i Paesi membri non seguono esattamente la stessa classificazione delle aree, la spesa relativa a un’area talvolta rischia di sovrapporsi o di includere quella relativa ad un’area differente, complicando ulteriormente la comparazione.

Le 5 aree chiave: connettività, servizi pubblici, IA & industria 4.0, digital skills e cybersecurity

Al netto di tali criticità, i risultati dell’analisi sono estremamente dettagliati. Le misure di maggiore interesse sono riportate di seguito.

Connettività

Per quanto concerne l’area connettività – che comprende in particolare lo sviluppo delle infrastrutture broadband e ultra broadband fisse e la diffusione del 5G – l’analisi mostra come, tra le misure principali adottate dai Paesi membri, figuri la definizione di meccanismi di finanziamento a supporto delle infrastrutturazioni fisse capaci di fornire connettività ad almeno 100 Mbps (in Italia ad almeno 1 Gbps), mentre per il mobile si prediliga in particolare la copertura dei corridoi 5G europei (misure previste da Lettonia, Belgio, Italia e Bulgaria). L’Irlanda presenta interessanti misure sul 5G a supporto della sostenibilità ecologica, mentre Italia e Spagna risultano i Paesi che dedicano alle infrastrutturazioni 5G i piani più dettagliati (e dotati delle maggiori risorse). Diversi Stati membri prevedono specifiche misure anche per le connessioni degli edifici scolastici, proporzionali alle dimensioni delle rispettive popolazioni stessi (ad esempio 35mila scuole in Italia, 1.500 in Belgio e 1.100 in Irlanda).

Digitalizzazione della PA

A livello di digitalizzazione della PA – per la quale il Digital Decade ha stabilito l’obiettivo di rendere il 100% dei servizi chiave completamente accessibili online per tutti i cittadini – i piani nazionali comprendono misure volte a migliorare le soluzioni di e-government per rendere i processi interoperabili e più facili da usare, semplificando l’adozione di servizi online da parte di cittadini e imprese.

Oltre all’Italia, che presenta i maggiori investimenti in termini di passaggio della PA al cloud, anche la Germania ha previsto una strategia per creare un’infrastruttura completamente interoperabile, altamente sicura, efficiente dal punto di vista energetico e conforme alla privacy, che dovrebbe favorire gli investimenti nelle capacità digitali e la diffusione dei servizi. La Grecia punta sugli e-Registries, sullo sviluppo di sistemi di Customer Relationship Management (CRM), su un nuovo sistema per gli appalti pubblici, un sistema centrale per la gestione dei dati. La creazione di un punto di contatto unico digitale o one-stop-shop con la PA è prevista anche da Cipro, Lettonia e Croazia. Questi ultimi due Paesi, così come l’Ungheria, hanno incluso nei propri piani anche misure per l’introduzione dell’intelligenza artificiale nella gestione dei dati pubblici. L’Estonia ha puntato anche sulla creazione di un assistente virtuale a sostegno di cittadini ed imprese.

Due ambiti particolarmente interessati dalla digitalizzazione della PA sono la sanità e la giustizia. Per quanto concerne la prima si punta su cloud e interoperabilità (Italia), telemedicina (Finlandia), sportelli unici per i servizi sanitari digitali (Francia), monitoraggio in tempo reale e miglioramento della pianificazione nella gestione dei pazienti (Slovenia).

Misure per migliorare la qualità del sistema giudiziario, aumentando la cooperazione transfrontaliera tra autorità nazionali, l’interoperabilità, la gestione dei dati elettronici e dei registri digitali, l’accesso ai procedimenti giudiziari, sono previste da Bulgaria, Portogallo, Grecia e Repubblica Ceca.

Le misure per la trasformazione digitale del business e l’incremento di soluzioni di IA nelle imprese

Per quanto concerne le misure per la trasformazione digitale del business e l’incremento di soluzioni di intelligenza artificiale nelle imprese, molteplici investimenti sono stati previsti a sostegno delle imprese per favorire l’adozione di tecnologie digitali e trarne il massimo vantaggio. Una buona pratica in questo senso è inclusa nel piano del Portogallo, che prevede la creazione di 25 acceleratori del commercio digitale e un sistema di incentivi finanziari per potenziare i modelli di business delle imprese, comprendendo anche programmi di coaching e voucher. Altre misure mirano a semplificare l’accesso delle imprese ai finanziamenti, ad esempio fornendo finanziamenti diretti o migliorando il quadro degli investimenti privati tramite apposite agenzie, come nel caso di Cipro, Croazia e Repubblica Slovacca. In altri casi (Germania e Grecia) si punta a semplificare le procedure ed alleggerire i costi amministrativi e gli oneri burocratici per le imprese, ad esempio attraverso la creazione di sportelli unici e la creazione di registri digitali delle imprese.

L’integrazione di tecnologie avanzate nei processi produttivi,

Rispetto alle misure dedicate all’integrazione di tecnologie avanzate nei processi produttivi, l’Italia (con Transizione 4.0.), l’Austria e la Danimarca risultano i paesi più attivi per sostenere le PMI nell’adozione delle tecnologie digitali, mentre la Bulgaria si è concentrata sulla smart industry con voucher e aiuti finanziari per costruire nelle PMI le necessarie capacità umane, scientifiche e istituzionali. Altre iniziative riguardano il sostegno alle attività di ricerca&sviluppo, previste in forme diverse da tutti i piani. Le riforme sono per lo più dirette a migliorare il sistema della ricerca, rafforzando il ruolo degli istituti e migliorando le carriere dei ricercatori, riducendo gli ostacoli amministrativi che impediscono il finanziamento della R&I e rafforzando la collaborazione tra fondi pubblici e privati, nonché favorendo la trasformazione dei risultati scientifici in applicazioni commerciali.

Altro elemento interessante riguardo l’approccio normativo: alcuni Paesi hanno adottato misure per regolamentare il potenziale abilitante – ma anche i rischi – della trasformazione digitale e dell’IA, per garantire un impatto positivo sull’economia e sulla società (in particolare la Spagna). Diversi Paesi prevedono sandbox regolamentari per testare le nuove tecnologie in ambienti sorvegliati, come nel caso della stessa Spagna, della Repubblica Ceca (in particolare per la R&I nei servizi) e di Cipro (incentrata sulle startup FinTech e altre aziende innovative).

Le competenze digitali

Per quanto concerne le competenze digitali, tutti i Paesi prevedono misure per aumentare tali abilità nella popolazione, nella forza lavoro o nel campo dell’educazione, attraverso riforme e investimenti rivolti a diversi gruppi (sistemi educativi dalla scuola all’università, disoccupati, lavoratori, gruppi più vulnerabili).

Le azioni che affrontano la digitalizzazione dell’istruzione scolastica sono presenti in tutti i programmi, con sforzi mirati principalmente all’aggiornamento dei programmi, alla formazione degli insegnanti e alla fornitura di attrezzature digitali. Alcuni prevedono di incorporare le competenze digitali nei programmi scolastici, come Cipro e Croazia. Altra buona pratica consiste nell’inserire le competenze digitali nei programmi scolastici aggiornandoli per rispondere alle esigenze del mercato del lavoro, come nei casi di Portogallo (rafforzamento dell’orientamento scolastico) e Francia, che prevede la creazione di un partenariato strutturale tra istituzioni educative e di ricerca e imprese per facilitare lo scambio continuo tra scuole e mercato del lavoro. Francia e Croazia, così come in forme diverse anche Cipro e Lituania, hanno dedicato anche risorse per le infrastrutture didattiche digitali.

Rispetto alle competenze avanzate, la maggior parte degli Stati membri incoraggia corsi e dottorati di ricerca nei settori STEM. La Germania include nel suo piano un focus innovativo sulla data science, mentre l’Italia prevede misure per ampliare l’offerta accademica nelle tecnologie digitali e sostenere programmi di dottorato nell’IA e nei computer quantistici. Una strategia interessante è quella della Lettonia, che si concentra sull’aumento del numero di specialisti con competenze digitali avanzate, sviluppando circa 20 moduli di formazione che saranno inclusi nei programmi di istruzione superiore (laurea, master e dottorato) e nei programmi di formazione per i professionisti delle imprese.

Diversi piani includono misure per aumentare il livello di competenze digitali nella forza lavoro, sia per aumentare le skills degli occupati, sia per riqualificare i disoccupati e sostenere le PMI con corsi di formazione online e sistemi di voucher. Tra questi figurano il Portogallo, l’Italia, il Lussemburgo, la Croazia, Malta, l’Estonia, la Spagna. Tuttavia, al momento sembrano mancare riforme più strutturate per garantire la partecipazione delle donne, soprattutto nelle discipline STEM, al fine di raggiungere un pieno equilibrio di genere, come previsto dagli obiettivi del Decennio digitale. Solo la Spagna ha una misura che enfatizza il ruolo di donne e ragazze nella trasformazione digitale della cittadinanza, mentre altri paesi stressano l’accento su altri gruppi quali la terza età, quali l’Italia (con il servizio civile digitale), la Francia e il Belgio.

Le misure per il rafforzamento della cybersecurity

Rispetto alla previsione di misure per il rafforzamento della cybersecurity, queste sono relative principalmente a 3 aree: la protezione degli enti pubblici, la protezione delle imprese e la protezione dei cittadini. Per quanto concerne il primo aspetto, molti Paesi hanno definito nei propri programmi misure volte a promuovere lo sviluppo della cybersecurity per le PA, che si concretizza in diverse azioni. Alcuni Paesi si sono concentrati sul potenziamento della cybersecurity per specifici apparati amministrativi, operando sulle loro infrastrutture di informazione e comunicazione (Cipro e Bulgaria), mentre altri hanno puntato sul potenziamento delle infrastrutture delle pubbliche amministrazioni (Malta, Polonia e Lituania). La Bulgaria ha affrontato il tema della cybersecurity nell’ambito della connettività (nel Connected Bulgaria Plan), mentre un’ulteriore strategia ha previsto la creazione di nuove strutture operative, come nel caso dell’Estonia e soprattutto dell’Italia (con l’implementazione del SOC “Centro operativo nazionale di iper-sicurezza e in particolare con la creazione della nuova agenzia nazionale di cybersecurity).

La stessa Estonia e la Finlandia si sono concentrate sulla sicurezza delle imprese, in particolare investendo in attività di formazione, mentre la Grecia ha promosso l’uso di tecnologie avanzate. Il Portogallo ha puntato sulla centralizzazione dei servizi di supporto alla transizione digitale delle imprese in condizioni di maggiore accessibilità, concentrando questo processo sulla cybersecurity. A livello di protezione dei cittadini i piani risultano più scarni, con la sola Finlandia che ha previsto una specifica misura per lo sviluppo di competenze di cybersecurity a protezione dei propri abitanti.

Le risorse dedicate dai singoli paesi ai 5 ambiti chiave

L’analisi delle risorse dedicate alle 5 principali ambiti della transizione digitale mostra una serie di trend interessanti. Sebbene, come anticipato, la strutturazione dei piani differisca da paese a paese, dettagliando la spesa secondo livelli differenti (talvolta micro, talaltra macro), nonché determinando alcune situazioni in cui gli importi relativi ad un’area potrebbero includerne anche quelli che afferiscono un’area diversa (si pensi alla cybersecurity per la PA, o alla formazione di competenze in cybersecurity), l’analisi presenta una classificazione puntuale delle informazioni attualmente disponibili per effettuare un confronto tra Stati europei in relazione ai vari ambiti.

Table 1: Expenditures on the 5 areas of the digital pillar as indicated by member states in their RRPs, in €m

ConnectivityDigital public servicesAI and industry 4.0Digital skillsCybersecurity
Austria891160Not specified171Not specified
Belgium9558514265579
Bulgaria2725474231930,7
Croatia1825832572422
Cyprus531761934Not specified
Czechia227446476370Not specified
Denmark132367Not specifiedNot specified
EstoniaNot specified12286Not specifiedNot included
Finland13540515627730
France5402,6761,5741,783336
GermanyNot specified6,6045,3481,525Not specified
Greece5222,0193,4051,1495
HungaryNot specified45Not specified689Not specified
Ireland1912410664Not specified
Italy6,71011,72818,8715,993623
Latvia17108153106Not specified
Lithuania1144,21361536Not specified
LuxembourgNot specified14106Not specified
MaltaNot specified5031Not specifiedNot specified
NetherlandsNot specified331639233Not specified
Poland1216718451,537193
Portugal261,526541,225Not specified
Romania1002,0991,0041,23763
Slovakia615297162236Not specified
SloveniaNot specified3426860Not specified
Spain3,9993,2655,6334,156Not specified
Sweden48821Not specified165Not specified

Note: The definition «Not specified» indicates countries that foresee measures addressing that area but do not specify the exact amount at the component level (e.g., because they use a different classification, or because they assign the amount to a more general objective and it is therefore impossible to individuate the allocation to each measure). The definition «Not included» means that the national plan does not include specific measures addressing that area.

For a breakdown of the costs and the components considered for the calculation of each amount, see Annex I.

Source: I-Com’s elaboration on the national RRPs.

Da ciò emerge ad esempio come l’Italia sia il Paese che dedica l’ammontare maggiore di risorse alle reti, sebbene tale importo appaia di poco superiore a quanto destinato alle competenze digitali (circa 6 miliardi) e molto inferiore sia rispetto alla digitalizzazione dei servizi pubblici (11,7 miliardi), sia soprattutto alla digitalizzazione delle imprese (complessivamente circa 18,9 miliardi). Anche la voce del piano italiano che presenta le dimensioni minori, ovvero la spesa in cybersecurity (623 milioni), costituisce di gran lunga l’investimento maggiore tra quelli esplicitati nei vari piani, seguito dalla Francia (336 milioni) e dalla Polonia (193 milioni). Quest’ultima dedica gran parte delle proprie risorse alle skills digitali (oltre 1.500 milioni), terzo posto assoluto in tale ambito dietro Spagna (4.200 milioni) e Francia (1783 milioni) e davanti a Germania (1.525). La Francia, nell’ambito di una suddivisione abbastanza equa delle proprie risorse in ambito digitale, dedica appena 540 milioni alle reti e oltre 2,6 miliardi alla digitalizzazione della PA. A tale ambito la Germania dedica la propria quota maggiore (6.600 milioni) così come la Lituania (ben 4.200 milioni su un totale che non arriva a 5 miliardi). La Spagna impiega per la digitalizzazione dei propri enti pubblici 3.265 milioni, la Francia appena 2.676, poco più di Romania e Grecia (entrambe destinano alla digitalizzazione della PA circa 2 miliardi).

La stessa Grecia dedica alla digitalizzazione delle imprese la fetta più grossa delle proprie risorse (3,4 miliardi su circa 7,1 complessivi destinate al digitale), così come la Spagna (5,6 miliardi). Per quanto concerne la seconda, tale cifra è superiore a quella destinata alla digitalizzazione delle imprese da parte dalla Germania (5,3 miliardi) ma nettamente inferiore a quella prevista a tal scopo dal Piano italiano: 18,7 miliardi. Ad ulteriore riprova di come, per il nostro Paese, la sfida del Pnrr sia assolutamente irrinunciabile per realizzare l’auspicata transizione digitale.

Conclusioni

Il pilastro digitale del RRF è uno strumento essenziale per garantire la ripresa e la resilienza dell’UE. Le riforme e gli investimenti volti a integrare le tecnologie digitali nella nostra società ed economia sono fondamentali per aumentare il potenziale economico dell’UE, garantire il rispetto dei diritti e liberare nuove opportunità. A tal proposito, lo studio ha evidenziato come, da un lato, gran parte dei Paesi abbia previsto importanti misure relative alla trasformazione digitale. Allo stesso tempo, però, l’analisi dei piani risulta complicata dall’assenza di una struttura di riferimento comune – seppure prevista in ambito europeo – da una classificazione omogenea e da differenti modi di riportare notizie relative agli avanzamenti dei rispettivi piani.

Di conseguenza, il sistema di monitoraggio dell’attuazione del RRP potrebbe essere migliorato progettando uno strumento che consenta di tenere traccia della realizzazione delle fasi previste dalle riforme e dagli investimenti. Uno strumento che garantisca informazioni pubblicamente disponibili sul percorso dei Paesi dell’UE consentirebbe inoltre ai cittadini di essere maggiormente coinvolti nell’adozione del RRF e più consapevoli delle nuove possibilità offerte dalle misure nell’ambito della trasformazione digitale.

Al netto di ciò, alcune considerazioni possono essere utili a migliorare l’iniziativa di Recovery and Resilience Facility nel suo complesso:

  • il funzionamento efficiente dei sistemi digitalizzati della PA richiede anche che i cittadini si fidino dei nuovi strumenti introdotti. Pertanto, una campagna di comunicazione e sensibilizzazione sarebbe fondamentale per far conoscere ai cittadini gli strumenti e i servizi a loro disposizione, ma dovrebbe anche essere completata da iniziative che integrino le esigenze dei cittadini come utenti nella progettazione dei servizi;
  • la cybersecurity dovrebbe essere sostenuta da competenze e consapevolezza adeguate. La formazione sulla cybersecurity è carente nella maggior parte dei RRP in materia di istruzione, lavoro e PA, mettendo a rischio la sicurezza dei loro sistemi informatici;
  • la formazione di base sulle competenze digitali è spesso inclusa nei programmi educativi, mentre la previsione di misure volte a rafforzare le competenze digitali specialistiche nelle tecnologie emergenti è carente;
  • solo pochi Paesi hanno pianificato iniziative per bilanciare il divario nelle opportunità digitali di specifici gruppi vulnerabili e garantire la parità di accesso. Per garantire l’uguaglianza nella vita nel mondo digitale sono fondamentali ulteriori riforme strutturali, ad esempio a favore delle persone over 65;
  • allo stesso modo, sono necessarie riforme più strutturate per garantire la partecipazione delle donne, soprattutto nelle discipline STEM, al fine di raggiungere un pieno equilibrio di genere, come previsto dagli obiettivi del Decennio digitale;
  • sebbene alcuni Stati membri prevedano progetti multi-paese, questi rappresentano un’eccezione. Poiché l’UE è impegnata a promuovere il progresso tecnologico digitale e il mercato digitale unico, il RRF potrebbe essere un potente strumento per raggiungere questi obiettivi, soprattutto nella sfera della R&S, tenendo conto dei finanziamenti limitati di altre iniziative (ad esempio, il programma Europa digitale).

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PA digitale, è la volta buona? Così misure e risorse del PNRR possono fare la differenza
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Comuni e digitale, come usare il PNRR senza sbagliare
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Pnrr e digitale accoppiata vincente per il 70% delle pmi italiane
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Fascicolo Sanitario Elettronico alla prova del PNRR: limiti, rischi e opportunità
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PNRR: come diventeranno i siti dei comuni italiani grazie alle nuove risorse
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PNRR, la banda ultra larga crea 20.000 nuovi posti di lavoro
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Spazio, Colao fa il punto sul Pnrr: i progetti verso la milestone 2023
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PNRR e trasformazione digitale: rivedi i Talk di FORUM PA 2022 in collaborazione con le aziende partner
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Avio, 340 milioni dal Pnrr per i nuovi propulsori a metano
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Operativo il nuovo portale del MISE con tutti i finanziamenti per le imprese
Servizi comunali
Il PNRR occasione unica per i Comuni digitali: strumenti e risorse per enti e cittadini
Healthcare data platform
PNRR dalla teoria alla pratica: tecnologie e soluzioni per l’innovazione in Sanità
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Competenze digitali, partono le Reti di facilitazione
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Scuola 4.0, PNRR ultima chance: ecco come cambierà il sistema formativo
Sistema Paese
PNRR 2, è il turno della space economy
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Analisi
PNRR: dalla Ricerca all’impresa, una sfida da cogliere insieme
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PA verde e sostenibile: il ruolo di PNRR, PNIEC, energy management e green public procurement
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Competenze digitali e servizi automatizzati pilastri del piano Inps
Analisi
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Pnrr, fondi per il Politecnico di Torino. Fra i progetti anche IS4Aerospace
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