il piano

Ecco come le Regioni si coordineranno per i grandi progetti digitali

Varato un metodo di coordinamento territoriale. Le Regioni si incontrano fra di loro con frequenza, spiegano alle altre cosa stanno facendo e tutte insieme imparano e sperimentano che quando ci si confronta si capisce che spesso si sta lavorando sugli stessi temi in prospettiva del mercato digitale unico e semplificato. E allora si conviene anche che chi è più avanti e ha più competenze, è giusto che guidi anche gli altri. Gli altri (le altre Regioni della coalizione) riconoscono la sua leadership e collaborano con il capo fila per la riuscita dei progetti

Pubblicato il 21 Mar 2016

Gianluigi Cogo

Consulente PA digitale, ex Regione Veneto

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Diciamoci la verità, già risulta difficile far comprendere ai più le strategie digitali (quelle europee, italiane, regionali nonchè quelle territoriali), figuriamoci poi la fatica nel capirne i criteri di gestione, i soggetti coinvolti, le relazioni e le regole che governano quella che sempre più spesso viene chiamata messa a terra, ovvero il passaggio dalla teoria alla pratica, che si dovrebbe sostanziare in qualcosa che i cittadini percepiscano come vero vantaggio.

Tecnicamente questa fase si chiama deploy, che nella vulgata corrente si potrebbe tradurre come messa in opera o dispiegamento. In pratica è tutto ciò che serve per realizzare le cose che stanno scritte dentro i grandi piani e prima ancora nelle visioni che si sostanziano in strategie. Sostanzialmente, tutto quello che si riferisce ad azioni, regole, strumenti e comportamenti e, se fossimo bravini davvero, anche all’osservazione e valutazione dei risultati che sono parte integrante della buona riuscita di ogni progetto.

Ma andiamo con ordine e proviamo a capire meglio cosa le regioni italiane stanno provando a fare per rendere la messa a terra dei progetti digitali un processo semplice, veloce e soprattutto utile per cittadini e imprese.

Partiamo dall’assunto che i grandi piani strategici già ci sono e sono di buona qualità, nonchè ampiamente finanziati con fondi europei e statali. Sto parlando soprattutto dei due grandi piani nazionali banda ultra larga e crescita digitale. Sto parlando anche delle Agende Digitali regionali e delle Strategie di specializzazione intelligente. Certo, si tratta di tanta carta e tante parole ma, credeteci, son di buon senso e non potrebbe essere altrimenti perchè le stesse cose che dicono questi piani sono già strategia consolidata a livello europeo e dunque difficilmente la possiamo abbruttire o compromettere con le nostre italiche caratterizzazioni.

Sono piani e strategie che si potrebbero scrivere con minor enfasi e dispiego, nonchè ridondanza di parole. Ma non dimentichiamo che esse puntano a far crescere digitalmente cittadini e imprese del nostro Paese in modo da non relegarci troppo indietro rispetto al resto della compagine europea e ciò è cosa buona e giusta.

Se devo dire la verità, però, ritengo che manchi ancora un pezzo importante di strategia, ovvero quella relativa alla quarta rivoluzione industriale (ora va di moda chiamarla Industry 4.0), che il governo non ha ancora presentato. Che dire? Basterebbe copiare quella tedesca, comprensiva di piattaforma attuativa: http://www.plattform-i40.de/I40/Navigation/DE/Home… o almeno abbozzare un’idea di come saranno le produzioni, i mestieri e i prodotti del futuro ma son sicuro e speranzoso che prima o poi arriverà, sperando nel contempo di non rimanere ancora troppo indietro su questi temi così importanti per l’economia e la società tutta.

Bene, e adesso? Chi fa cosa e come lo fa? E soprattutto: quando lo fa?

Partiamo con il dire che non siamo fermi. Le cose pian piano si muovono sia sul piano delle infrastrutture che dei servizi. Ma appunto, pian piano. Spesso pianissimo.

Questo a causa di un’organizzazione dei cantieri che semplicemente non esiste e che troppo spesso cambia e si reinventa da capo, inserendo sempre nuovi soggetti e livelli di concertazione e mediazione che rallentano la messa a terra.

Lo Stato dispone di Agenzie che dovrebbero occuparsi di questo dispiegamento operativo ma poi non riesce a renderle operative o esse stesse si perdono nella ricerca di una governance efficiente generando invece lacci, lacciuoli, tecnicismi e regole che rallentano tutto e non riescono a determinare efficacia.

Come Amministrazioni regionali abbiamo provato a coordinarci per temi (qui l’articolo che illustra il modello) per offrire su ognuno di essi una potenza di fuoco in termini di messa a terra. Lo abbiamo fatto per la Banda Ultra Larga, prima ancora per la Fatturazione elettronica e ora per lo SPID.

Ma basta? Forse no, perchè questo è un aiuto che diamo volentieri allo Stato nell’interesse di cittadini e imprese ma vissuto come adempimento. Un adempimento giusto e condiviso, che rispecchia la road map dei piani nazionali ed europei di cui sopra, ma che spesso rischia di arrivare in ritardo rispetto a quello che il mercato e i cittadini chiedono.

Manca dunque quella sostanziale funzione di accelerazione che le regioni italiane possono esercitare e che le pone come principali attori di quel ‘unlock‘ necessario a far decollare il Digital Single Market.

Il metodo di lavoro

Cosa abbiamo pensato di fare dunque? Una cosa molto semplice, ovvero andare oltre l’adempimento e la messa a terra condivisa con lo Stato. Abbiamo deciso di specializzarci sui temi di accelerazione proponendo azioni gestite direttamente da noi regioni che anticipino tecnologie, paradigmi e soluzioni in addivenire ma già ben percepibili come ‘unlock‘ e volano di quel mercato unico digitale che i nostri cittadini si meritano.

Per prime sono state le regioni del centro che si son messe assieme e hanno stipulato un accordo in questo senso. Le cosiddette regioni dell’Italia mediana hanno scelto di investire in leadership di specializzazione e ora stanno portando avanti progettualità puntuali nel campo del digitale, come servizi, infrastrutture e competenze.

Subito dopo hanno scelto questa formula le regioni del nord o, come le indica la stessa europa, le regioni più sviluppate del nostro paese.

Come si sostanzia questa collaborazione? Molto semplicemente si parte da un assunto, ovvero: troppo spesso perdiamo tempo a far le stesse cose. Semplice, vero?

La soluzione, di conseguenza, diventa altrettanto semplice. Le Regioni si incontrano fra di loro con frequenza, spiegano alle altre cosa stan facendo e tutte insieme imparano e sperimentano che quando ci si confronta si capisce che spesso si sta lavorando sugli stessi temi in prospettiva del mercato digitale unico e semplificato. E allora si conviene anche che chi è più avanti e ha più competenze, è giusto che guidi anche gli altri.

Gli altri (le altre Regioni della coalizione) riconoscono la sua leadership e collaborano con il capo fila per la riuscita dei progetti. Semplice vero?

La scorsa settimana, come regioni del Nord, abbiamo messo sul tavolo alcune specializzazioni importanti che portano in dote esperienza di anni di lavoro, competenze e capitale umano di grande valore.

Nei prossimi mesi lavoreremo con ambizione nel campo della Trasformazione digitale, Open Data, Smart Data, IoT, Pagamenti elettronici, Identità digitale, Competenze, ecc.

Si, dicevo proprio con ambizione e anche con passione. Perchè l’ambizione di inserire i propri territori fra quelli più all’avanguardia d’Europa ci ha posto davanti a questa responsabilità e a questa convinzione: ‘Dobbiamo andare oltre gli adempimenti, oltre la collaborazione con lo Stato, convinti che noi abbiamo competenze e strumenti per accelerare la crescita dei nostri territori‘.

Il tempo ci darà ragione. Ne siamo convinti.

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