l'analisi

Verso il 5G: le questioni aperte e le strategie dei principali operatori mondiali

Il passaggio al 5G sta già impegnando i principali operatori mondiali. Vediamo quali sono le questioni aperte e le risposte del mercato, con un focus particolare sul ruolo del Fixed Wireless Access nell’ultimo miglio e sulla competizione infrastrutturale tra FTTH e WTTH (Wireless To The Home)

Pubblicato il 30 Mag 2019

Antonio Sassano

Presidente della Fondazione Ugo Bordoni, ordinario di Ricerca Operativa, Dipartimento di Informatica, Automatica e Gestionale "Antonio Ruberti", Università di Roma "La Sapienza"

Worlds-first-5G-network

Il 5G (per gli utenti) è in arrivo. Senza punto interrogativo. Le specifiche definitive, come previsto, saranno disponibili dalla fine di giugno 2019 e tutti i maggiori operatori e tutti i grandi produttori di apparati sono già al lavoro per realizzare le reti di nuova generazione, così da averle  “up and running” (per dirla col Ceo di AT&T) in tempo per l’arrivo sul mercato dei nuovi terminali.

Tutto semplice e lineare, dunque? Dobbiamo semplicemente programmare l’acquisto di nuovi terminali per Natale 2020 e attendere fiduciosi un rapido roll-out della rete che ci consentirà di scaricare sul nostro smartphone la prima puntata dello spin-off di Game of Thrones in 3 secondi?

Le cose, in effetti, non sono così semplici. Come nelle serie migliori, il lieto fine arriva solo dopo aver dato risposte convincenti ad una lunga serie di questioni tecnologiche, strategiche e regolamentari che, nel momento in cui scriviamo, sono ancora aperte.

5G, le questioni aperte

Elenchiamone alcune:

  • la sicurezza delle reti e la definizione di limiti elettromagnetici che garantiscano gli utenti ma siano basati su solide evidenze scientifiche e, possibilmente, siano uguali per tutti i Paesi (la fisica non cambia alla frontiera);
  • la strategia di “passaggio dolce” tra 4G e 5G;
  • il ruolo del FWA nell’ultimo miglio e la competizione infrastrutturale tra FTTH e WTTH (Wireless To The Home);
  • il ruolo delle reti in fibra ottica nell’assicurare il “backbone” delle reti 5G: è sufficiente il GPON o dobbiamo già pianificare la transizione al NG-PON2 (dove NG sta per “New Generation”);
  • integrazione verticale contenuti-rete o accordi tra operatori e (cosiddetti) OTT;
  • investimenti condivisi o operatori “wholesale only”?

Come si vede, le questioni aperte sono moltissime. Le risposte verranno certamente dal mercato (e dall’evoluzione tecnologica), le regole e la politica economica sono sempre in ritardo e, purtroppo, rischieranno sempre di dare una risposta alla domanda precedente.

L’importanza di questi temi dimostra la necessità di discuterne a tutti i livelli, compresi quelli istituzionali. Di qui le mosse per l’evento alla Camera organizzato da Free Modem Alliance l’11 luglio a Roma (clicca qui per iscrizione)

Il Fixed Wireless Access (FWA)

Dunque diamo un’occhiata a quello che sta avvenendo sul mercato e concentriamoci su un tema e una tecnologia che molti hanno sempre considerato la protagonista della mossa di apertura della partita 5G: il Fixed Wireless Access (FWA); la tecnologia wireless destinata a servire gli utenti da postazioni fisse e a frequenze medio alte dove la disponibilità di banda (e quindi la velocità raggiungibile) è maggiore.

Si tratta proprio di quelle frequenze 3.5 e 26 GHz che gli operatori si sono aggiudicate a caro prezzo nelle recenti aste 5G in Europa e nel mondo. A frequenze così alte il trasmettitore e ricevitore debbono essere praticamente “in linea di vista” e dunque il FWA può essere considerata una tecnologia per l’”ultimo miglio”, adatta a sostituire il verticale dei collegamenti FTTH in aree densamente popolate e a servire “cluster” di utenti in zone rurali. Insomma un WTTH (Wireless To The Home). Come il GPON/FTTH, anche in un collegamento FWA la capacità per singolo utente diminuisce al crescere degli utenti serviti. Per questo motivo, la tecnologia wireless è adatta alla prima fase di dispiegamento delle reti, è più economica e flessibile per l’accesso nelle zone rurali ed è una delle soluzioni d’elezione per l’avvio del servizio 5G.

La strategia di AT&T sul FWA

Per questo motivo l’FWA è uno dei tre “pillar” della strategia 5G di AT&T. Il gigante delle telecomunicazioni USA infatti ha deciso di lanciare le reti di nuova generazione in 150 città degli Stati Uniti puntando su

  • un passaggio “dolce” dalla tecnologia LTE al 5G con il completamento della rete (secondo gli standard) entro il 2020,
  • l’avvio della collaborazione con i “verticals” e lo spostamento ai bordi della rete della potenza di calcolo (“edge computing”) ed infine
  • proprio sul Fixed Wireless Access.

Molto interessanti le motivazioni: secondo AT&T, il FWA costituisce un metodo rapido per avviare il servizio sia in zone urbane che rurali. A regime, invece, anche quando la fibra sarà la soluzione preferita, l’FWA potrà costituire una valida soluzione di “backup” e una seconda rete di accesso. Inoltre, l’analisi di AT&T sottolinea che i circa 8 milioni di utenti business residenti a meno di 300 metri da uno dei 2,2 milioni dei suoi PoP fibra potrebbero essere facilmente e immediatamente connessi con FWA alla rete fissa.

Il servizio 5G Home di Verizon

L’altro colosso USA, Verizon, ha una strategia diversa. Ha tentato di anticipare le mosse con l’iniziativa 5GTF (Technology Forum) e più di recente con lo standard 3GPP 5G-Non-Standalone, un pre-standard diverso da quello definitivo atteso per la metà del 2019. In quattro importanti mercati USA (Los Angeles, Sacramento, Houston and Indianapolis) Verizon ha lanciato il servizio 5G Home: un servizio FWA che ora garantisce 300 Mb/s agli utenti ma che, secondo il CEO Stone, presto arriverà “fino a” 1 Gb/s. Evitando l’integrazione verticale, anche in questo caso diversamente da quanto previsto da AT&T, Verizon non ha predisposto una sua offerta di contenuti ma ha piuttosto stretto accordi con gli OTT (YouTube e Apple TV). Gli utenti di 5G Home ricevono i dongle HDMI Chromecast (Google) e Apple TV per trasformare i propri apparecchi in Smart TV.

Le strategie degli operatori svizzeri

In Svizzera, Swisscom, con Ericsson come partner tecnologico, ha avviato la transizione dal 4G al 5G con due scelte strategiche: passaggio dolce dal 4G al 5G con lo “spectrum sharing”, ovvero frequenze condivise per il traffico 4G e 5G nella fase di prima adozione dei terminali 5G e l’uso del FWA nelle aree meno popolate sulle frequenze recentemente acquisite nella gara 5G (120 MHz a 3.5 GHz). Contemporaneamente, Sunrise, il maggior competitore di Swisscom, ha lanciato, con l’aiuto del partner tecnologico Huawei, la sua offerta FWA. Anche Sunrise utilizza le frequenze acquisite nella gara 5G (100 MHz a 3.5 GHz), è in grado di offrire collegamenti “fino a” 1 Gb/s e si auto-definisce “Fibre Through The Air”. Swisscom/Ericsson fanno ancora meglio di Sunrise/Huawei e sono in grado di arrivare (per un singolo cliente) “fino a” 1.86 Gb/s.

Elementi ricorrenti nelle strategie degli incumbent

L’elemento interessante di tutte le proposte FWA e di questa competizione infrastrutturale è proprio in quel fatidico “fino a”. Si tratta di un limite raggiungibile quando tutti i pacchetti trasportati sono destinati ad un solo cliente; analogo al “fino a 2.5 Gb/s” dell’FTTH.

In presenza di pochi utenti le velocità di FTTH e WTTH si mantengono elevate e significativamente superiori a quelle del VDSL2. Questo sarà certamente lo scenario nella fase iniziale dello sviluppo del 5G e, a regime, nelle zone meno densamente abitate.

In queste situazioni il WTTH è certamente competitivo con l’FTTH per i minori costi e la maggiore flessibilità di dispiegamento. Per questo motivo i principali operatori “incumbent” del mondo (Swisscom, Verizon, AT&T) hanno adottato una strategia evolutiva di rete basata su opzioni tecnologiche ricorrenti: passaggio “dolce” da LTE a 5G con tecniche di “spectrum sharing” (Swisscom/Ericsson) o di “virtualizzazione” (AT&T); diminuzione progressiva del fattore di splitting del GPON/FTTH in caso di congestione (da 64 a 16 e a 8 utenti collegati) e, se questo non fosse sufficiente, passaggio progressivo all’NG-PON2; uso del WTTH in aree a minore densità di utenza e dunque sia nella fase di avvio del servizio che nelle zone a bassa densità di popolazione.

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