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La nuova Sanità col PNRR: digitale e dati sono i pilastri del futuro

La sesta Missione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) riguarda proprio l’ambito della sanità. Cosa prevede e qual è il ruolo del digitale in questo scenario. La visione di Vodafone Business

Pubblicato il 05 Nov 2021

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Ci sono 20,23 miliardi di euro. Per essere più precisi: 15,63 miliardi di euro da NGEU (Next Generation EU) e 4,6 miliardi dal Fondo Complementare.
Sono queste le dotazioni economiche destinate al settore della Sanità dal PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza presentato lo scorso mese di aprile dal Governo a Bruxelles.
Un piano da 221 miliardi di euro, 191,5 dei quali legati a NGEU ripartiti tra sussidi veri e propri (sono 68,9 miliardi erogati a fondo perduto) e prestiti a basso tasso di interesse, cui si aggiungono poi 30,6 miliardi del Fondo Complementare, ovvero risorse definite con lo scostamento di bilancio votato il 27 aprile scorso. Tutte da utilizzare entro il 2026.
Il Paese ha dunque poco più di quattro anni di tempo per tradurre realtà un piano che il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha definito come “un’opportunità imperdibile di sviluppo, investimenti e riforme” e che rappresenta di fatto “l’occasione per riprendere un percorso di crescita economica sostenibile e duraturo rimuovendo gli ostacoli che hanno bloccato la crescita italiana negli ultimi decenni”.

Quali sono le aree di intervento del PNRR

Non si tratta di un programma generico, ma di un piano molto dettagliato, organizzato in sei Missioni, ciascuna con propri obiettivi e destinazioni di spesa:

– Missione 1: “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura”. Dispone di un fondo di 40,3 miliardi che diventano 49,86 con il contributo di ReactEU e dello scostamento di bilancio

– Missione 2: “Rivoluzione verde e transizione ecologica”. Dispone di un fondo di 59,33 miliardi che diventano quasi 70 con le altre due dotazioni finanziarie

– Missione 3: “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”. Dispone complessivamente di un fondo di 31,4 miliardi (25,4 da Next Generation EU e 6 dallo scostamento di bilancio)

– Missione 4: “Istruzione e ricerca”. Dispone di un fondo da 30,88 miliardi, che salgono a 33,81 con gli altri fondi complementari.

– Missione 5: “Inclusione e coesione”. Ha in dotazione un fondo da 19,81 miliardi di euro, che salgono a 29,8 grazie a un forte contributo da ReactEU e a quanto arriva dallo scostamento di bilancio.

– Missione 6: “Salute”. Ha a disposizione 15,63 miliardi di euro, che salgono a 20,23 con il contributo degli altri fondi complementari.

Quali investimenti prevede il PNRR per la Sanità

Come accennato, tutto quanto fa riferimento al mondo della Sanità rientra nella sesta Missione del PNRR, la Missione Salute, a sua volta organizzata in Componenti, Riforme e investimenti.
La prima Componente si intitola “Reti di prossimità, strutture intermedie e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale”.
Come è facile intuire, in questo caso l’obiettivo è quello di potenziare là dove già esistano oppure creare ex novo
strutture e presidi territoriali come le Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità, nonché quello di rafforzare sia l’assistenza domiciliare, sia lo sviluppo della telemedicina, in un’ottica di sempre maggiore integrazione con i servizi socio-sanitari”.
In particolare, attraverso le Case della Comunità si viene a creare un punto di coordinamento di tutti i servizi offerti, con una particolare attenzione ai malati cronici.
Si parla di un investimento di circa 2 miliardi di euro per la creazione o il potenziamento di 1.288 case su tutto il territorio nazionale.
Con gli Ospedali di Comunità, per i quali si parla di un investimento di 1 miliardo per realizzarne 381 entro il 2026, si fa invece riferimento a strutture sanitarie territoriali a ricovero breve, che dovrebbero prendere in carico i pazienti che necessitano di interventi sanitari a media/bassa intensità clinica e dunque richiedono degenze di breve durata.

Importante – e abbiamo avuto modo di sottolinearlo nel corso della fase più acuta della crisi pandemica nel corso del 2020 – la necessità (e di conseguenza anche la volontà) di potenziare le prestazioni rese in assistenza domiciliare.
In questo caso, secondo quanto previsto dal PNRR, l’obiettivo è seguire attraverso servizi domiciliari e le Centrali Operative Territoriali (COT) il 10 percento della popolazione di età superiore ai 65 anni, con una o più patologie croniche e/o non autosufficienti.
È un progetto di notevole portata, per il quale sono previsti investimenti per 4 miliardi di euro, di cui 1 destinato ai soli servizi di telemedicina, cui è “affidato il compito” non semplice di ridurre gli attuali divari geografici, garantire una migliore “esperienza di cura” per gli assistiti, migliorare i livelli di efficienza dei sistemi sanitari regionali tramite la promozione dell’assistenza domiciliare e di protocolli di monitoraggio da remoto.

La seconda Componente della Missione 6 si intitola “Innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale” e punta al “rinnovamento e ammodernamento delle strutture tecnologiche e digitali esistenti, il completamento e la diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), una migliore capacità di erogazione e monitoraggio dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) attraverso più efficaci sistemi informativi. Rilevanti risorse sono destinate anche alla ricerca scientifica e a favorire il trasferimento tecnologico, oltre che a rafforzare le competenze e il capitale umano del SSN anche mediante il potenziamento della formazione del personale”.
In questo caso si parla del riassetto sia regolamentare sia giuridico degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) e delle politiche di ricerca del Ministero della salute, con l’obiettivo di rafforzare il rapporto fra ricerca, innovazione e cure sanitarie.
Rientrano in questa Componente anche gli investimenti indirizzati alla sostituzione delle apparecchiature sanitarie, alla digitalizzazione dei DEA (Dipartimenti di Emergenza e Accettazione) di I e II livello, al rinnovamento della dotazione di posti letto di terapia intensiva e semi-intensiva, nonché tutto quanto serve a rendere ospedali e centri di cura più sicuri e sostenibili.

PNRR e Sanità: un approccio data-centrico

Ma non è tutto. Centrale in questi interventi è un approccio data-centrico alla sanità. Non a caso si parla di piena integrazione di tutti i documenti sanitari e di tutte le tipologie di dati e servizi che confluiscono nel Fascicolo Sanitario Elettronico, in una logica di piena interoperabilità.
Il PNRR prevede anche un significativo potenziamento dell’infrastruttura tecnologica e applicativa del Ministero della Salute, con l’obiettivo di migliorare la raccolta, il processo e la produzione dei dati per il Nuovo Sistema Informativo Sanitario (NSIS) e di sviluppare strumenti di analisi avanzata necessari non solo per studiare fenomeni complessi, ma anche per elaborare scenari predittivi con l’obiettivo di programmare i servizi sanitari necessari e rilevare fenomeni e patologie emergenti.
Inoltre, in stretta relazione con la Componente 1 della Missione, per quanto attiene lo sviluppo della telemedicina, gli investimenti infrastrutturali avranno come obiettivo anche la creazione di una piattaforma nazionale per la gestione della domanda e dell’offerta di servizi di telemedicina forniti da soggetti accreditati.
Ulteriori investimenti sono destinati al potenziamento della ricerca biomedica, sia rafforzando la capacità dei centri di eccellenza già presenti nel Paese, sia favorendo il trasferimento tecnologico tra ricerca e imprese, sia ancora finanziando programmi di ricerca nel campo delle malattie rare, dei tumori rari, delle malattie altamente invalidanti, sia ancora sostenendo e finanziando la crescita di competenze tecniche, professionali, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario tramite borse di studio, progetti formativi, piani di formazione.

PNRR, Sanità e digitale

Appare evidente come sul tema della sanità il PNRR sembra voler far tesoro delle “lesson learned” durante l’emergenza pandemica, per risolvere o per lo meno mitigare le molte fragilità di sistema che la crisi da COVID 19 ha portato alla luce.
Perché se è pur vero che lo scorso anno, secondo quanto emerso dai dati dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano, la spesa complessiva in sanità è cresciuta del 6,7% toccando i 123 miliardi di euro complessivi, è altrettanto vero che disparità dei servizi territoriali, scarsa integrazione tra i player dell’ecosistema, scarsa valorizzazione dei dati si riflettono negativamente sui pazienti e minano la loro fiducia nei confronti del sistema stesso.
In questo scenario, appare evidente che la digitalizzazione promossa di fatto dalla Missione 6 del PNRR rappresenti l’opportunità e l’occasione per dar vita a un sistema sanitario più agile ed efficiente e soprattutto maggiormente focalizzato sulle esigenze del paziente.
Il digitale gioca un ruolo chiave su quattro assi ben precisi.
In primo luogo la telemedicina, che già, sempre secondo i dati dell’Osservatorio, è passata da livelli di adozione compresi tra il 10% e il 21% a una media ben più consistente compresa tra il 28% e il 47%.
Il secondo ambito, come abbiamo già accennato, riguarda la centralità e la valorizzazione dei dati. Fondamentale, anche al fine di raggiungere quegli obiettivi di maggiore predittività cui abbiamo fatto cenno, è riuscire a lavorare sulla governance, vale a dire superare le frammentazioni esistenti e valorizzare il patrimonio di dati di cui i diversi soggetti, nazionali, regionali, locali, dispongono, grazie a Big Data Analytics, Intelligenza Artificiale e Machine Learning.
Anche il Fascicolo Sanitario Elettronico, cui la Missione 6 dedica ampio spazio, rappresenta una piattaforma digitale sulla quale è necessario investire per potenziarne la diffusione e l’accessibilità, grazie alla crescente integrazione di tutti i documenti e dati sanitari, all’interoperabilità tra i sistemi regionali e all’integrazione tra la sanità pubblica e privata.
Anche le competenze digitali rappresentano un’interessante area di investimento per il PNRR, quasi una conditio sine qua per supportare la trasformazione culturale del sistema nel suo complesso.

La visione di Vodafone Business

Vodafone Business è pienamente consapevole di quanto l’emergenza COVID-19 abbia accelerato l’adozione di nuove modalità operative in grado di superare le criticità generate dal distanziamento fisico.​
Nuove modalità operative che in concreto si traducono in una accelerazione nello sviluppo della Digital Health e nell’adozione di tecnologie digitali per la salute, che abilitano un modello assistenziale che potenzia l’assistenza territoriale e domiciliare, intervenendo proattivamente nella cura delle persone ed evitando le ospedalizzazioni.​

È alla luce di queste considerazioni che Vodafone Business ha sviluppato la propria Digital Health Platform, un servizio di telemedicina basato su una piattaforma multicanale con l’obiettivo di ottimizzare e automatizzare i processi di comunicazione in sanità. ​
Una piattaforma sviluppata da Vodafone Business in collaborazione con il proprio partner I-Tel, basata su OS Linux, installata in ambiente cloud, con architettura Docker Container, per consentire la realizzazione di sistemi scalabili e in alta affidabilità. ​ e indirizzata a diversi scenari applicativi: dallo screening oncologico alla gestione delle campagne vaccinali​ e delle emergenze, come quella da COVID-19.

La piattaforma garantisce un contatto multicanale con i pazienti, grazie all’utilizzo di SMS, voce, chatbot e App, e offre al personale sanitario un utile cruscotto di monitoraggio con una visione completa e integrata di tutto ciò che accade.
In particolare, nel caso di screening oncologico, la piattaforma si rivela un utile strumento per incoraggiare l’adesione dei pazienti ai programmi di screening, tramite recall e reminder ai pazienti, favorendo in tal modo la continuità nella relazione.
Il Modulo Vaccini è uno strumento che, utilizzando diversi canali di comunicazione, supporta il sistema sanitario e le aziende territoriali a organizzare le campagne di vaccinazioni, in funzione di operatori presenti, logistica e dosi disponibili​. Il sistema consente non solo di rendere più fluido e interattivo l’intero processo, ma segue il monitoraggio successivo alla vaccinazione ed elabora reportistiche dettagliate per medici e organizzazione sanitaria.
Infine, il modulo per la gestione delle emergenze, sviluppato proprio sul modello di gestione della pandemia da COVID-19, si articola in moduli; ALert, Test, Agende e Vaccini.
Il primo costituisce un sistema di monitoraggio da remoto dei pazienti in isolamento domiciliare: tramite telefonata automatica raccoglie i parametri rilevati e gestisce eventuali anomalie attivando avvisi automatici al team di cura. Gli operatori sanitari hanno a disposizione un cruscotto web per la visualizzazione dei dati.
Il Modulo Test consente di tenere traccia dei tamponi effettuati e degli esiti rilevati mediante un’interfaccia accessibile direttamente via web. Oltre alla richiesta dei tamponi e gestisce anche la comunicazione, in modalità non presidiata, dell’esito del tampone stesso.
Infine, gli ultimi due moduli costituiscono gli strumenti a supporto per la gestione della campagna vaccinale e delle agende dei punti vaccinali.​

Vodafone e Deloitte insieme per la digital Health

Si inserisce in questo focus molto attento alle prospettive della sanità digitale anche la più recente iniziativa annunciata da Vodafone Business insieme a Deloitte.
Le due società hanno infatti dato vita al “Vodafone Centre for Health con Deloitte”, un centro virtuale nel quale le soluzioni per la sanità connessa di Vodafone si coniugano con l’esperienza di consulenza strategica e d’innovazione di Deloitte: esperti digitali, tecnologici e sanitari delle due organizzazioni collaboreranno per semplificare l’accesso alla sanità digitale e alle soluzioni che la abilitano, sia per i pazienti sia per il personale sanitario.

L’obiettivo di questa iniziativa è accelerare i percorsi di innovazione portando un più alto livello di digitalizzazione negli ospedali, nella società e nelle case dei cittadini, ricostruendo ciò che la crisi pandemica ha messo in crisi.
La remotizzazione dei servizi sanitari riesce a riportare a casa le persone, a curarle e a farlo con maggiore continuità, accorciando le distanze, anche in un’ottica di maggiore umanizzazione ed equità sociale.
Il “Vodafone Centre for Health con Deloitte” parte dall’Europa ma le due società già pensano di estenderne le attività anche ad altri Paesi.

L’articolo è parte di un progetto di comunicazione editoriale che Agendadigitale.eu sta sviluppando con Vodafone 

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