la questione

Se le big tech si prendono anche la Salute: l’avanzata di Google in Sanità

Google e la catena ospedaliera HCA Healthcare Inc.  hanno raggiunto un accordo per sviluppare algoritmi sanitari utilizzando le cartelle cliniche dei pazienti. Ultimo tassello di un piano con opportunità legate all’uso di AI e big data per la Sanità, ma anche rischi non ancora abbastanza esplorati

Pubblicato il 04 Giu 2021

Domenico Marino

Università Degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria

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Il Wall Street Journal ha riportato nei giorni scorsi la notizia che Google e la catena ospedaliera HCA Healthcare Inc.  hanno raggiunto un accordo per sviluppare algoritmi sanitari utilizzando le cartelle cliniche dei pazienti.

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La notizia conferma che i giganti della tecnologia, Google in testa, stanno espandendo la loro presenza nel settore sanitario per sviluppare strumenti per migliorare l’assistenza medica. Quello dei big data sanitari e dei servizi medici connessi è un business destinato a crescere nei prossimi anni ed è pertanto uno dei settori più appetibili per lo sviluppo di strategie competitive vincenti. È un mercato che vale oggi già 3000 miliardi di dollari, ma che ha un trend di crescita tale da portarlo ragionevolmente a 10.000 miliardi di dollari nel giro di 5 anni.

Le mosse di Google in Sanità

HCA Healthcare Inc. che opera con circa 2.000 sedi in 21 stati, consoliderebbe e archivierebbe con Google i dati provenienti dalle cartelle cliniche digitali e dai dispositivi medici connessi a Internet. Questi dati verranno acquisiti da ogni paziente in tempo reale e verranno utilizzati per sviluppare algoritmi che potranno permettere di migliorare l’efficienza operativa degli ospedali, di monitorare i pazienti e di guidare le decisioni dei medici.

Quello annunciato non è che l’ultimo accordo. Google ha già in passato stipulato  accordi con altri importanti gruppi che gestiscono catene ospedaliere. Il primo è quello con Ascension, uno dei più grandi gruppi sanitari privati ​​negli Stati Uniti. È un’organizzazione cattolica non profit con 165.000 dipendenti, 151 ospedali e un fatturato di 22,63 miliardi di dollari. Google ha iniziato con loro il Progetto Nightingale in segreto nel 2018. I dati oggetto dell’accordo comprendevano i risultati di laboratorio, le diagnosi dei medici e le cartelle cliniche, comprensive dei nomi dei pazienti e delle loro date di nascita. Il dato preoccupante di questo accordo era che né i pazienti, né i medici erano stati avvisati del trattamento dei loro dati sanitari e che almeno 150 dipendenti di Google avevano avuto accesso ai dati sensibili di decine di milioni di pazienti.

Google ha in portafoglio anche un accordo con Mayo Clinic con obiettivi simili. Mayo Clinic,   organizzazione non-profit che gestisce più di 70 ospedali in diversi stati e anche alcune università, tra cui la Mayo Medical School, e che è nota per essere una delle organizzazioni con i migliori standard di qualità, ha scelto Google Cloud come strumento per la sua trasformazione digitale. Mayo utilizzerà il cloud computing avanzato, l’analisi dei dati, l’apprendimento automatico e l’intelligenza artificiale (AI) per ridefinire l’offerta di assistenza sanitaria e per migliorare l’assistenza sanitaria. Questo accordo consente a Google di accedere all’identificazione delle informazioni sui pazienti.

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Big data per la Salute

La possibilità di utilizzare i big data e l’intelligenza artificiale stravolge l’assunto epistemologico principale della pratica clinica contemporanea, ossia la Evidence-Based Medicine (EMB), ossia “il processo della ricerca, della valutazione e dell’uso sistematico dei risultati della ricerca contemporanea come base per le decisioni cliniche”.

Con l’utilizzo dei big data e dell’intelligenza artificiale nasce, invece, la medicina basata su ciò che non è evidente per il singolo medico umano, ma può diventare evidente con l’utilizzo dei big data e delle tecniche di deep learning in quanto in grado di considerare e processare molte più informazioni di quanto sia possibile ad un essere umano.

Oggi con l’utilizzo dei big data in Sanità e delle tecniche di deep learning siamo in grado di fare una effettiva medicina predittiva e preventiva molto tempo prima della comparsa dei sintomi e per le patologie croniche e ingravescenti questo costituisce un notevole vantaggio.

L’accesso istantaneo all’intero set di dati consente di prevedere l’evoluzione del quadro clinico attraverso algoritmi decisionali di supporto che rendano maggiormente efficiente l’intero processo. Il tutto può essere realizzato enfatizzando la natura costruttivistica del processo, finalizzata a portare un notevole vantaggio a tutti gli stakeholder interessati nel percorso di cura e assistenza dell’individuo. Il monitoraggio dello stato di salute, la prevenzione di situazioni critiche e il supporto ad attività quotidiane rappresentano, quindi, un ambito applicativo emergente a livello sanitario, con particolare riferimento alle persone fragili, anziane e con patologie croniche.

Se i big tech si prendono anche la Salute: il tema privacy

Tuttavia esiste un risvolto della medaglia che non può essere sottovalutato ed è quello della privacy.

L’ Health Insurance Portability and Accountability Act,  che è la legge che regola la privacy in campo sanitario negli Stati Uniti e che secondo molti osservatori ormai è obsoleta, consente agli ospedali e ad altre aziende sanitarie di condividere informazioni sanitarie con terze parti.

L’oggetto degli accordi di Google precedentemente descritti non è, quindi, illegale, tuttavia rimane un interrogativo di fondo su fino a che punto questo trattamento di dati possa essere esteso e se possa essere svolto anche senza un assenso esplicito del paziente.

Ma l’interrogativo più grosso non è legale, bensì etico e, cioè, fino a che punto è lecito violare la libertà individuale di un paziente che potrebbe scegliere legittimamente di non consentire che le informazioni sul suo stato di salute vengano condivise in qualsiasi modo.

Quello che sta diventando urgente è la costruzione di un sistema di gestione dei big data sanitari in maniera tale da garantire nel contempo la privacy e il loro corretto utilizzo.

In Europa, con il Regolamento 2016/679/UE (GDPR), su questo punto siamo forse un passo avanti, anche se molta strada resta da fare. Appare, infatti, necessario costruire una aggiornata regulatory compliance capace di assicurare una protezione e tutela del dato sanitario in relazione alla quale è stato elaborato un modello generale che tiene conto delle norme contenute nel GDPR e che passa attraverso la standardizzazione dei processi e la costruzione di metriche e protocolli sicuri per la condivisione e l’elaborazione delle informazioni.  I dati sanitari costituiscono una miniera d’oro che nel Far West attuale della normativa le imprese non si fanno scrupolo a sfruttare.

La necessità che i gestori di dati siano dissuasi dall’utilizzo improprio dei dati da loro posseduti diventa più rilevante con la tecnologia 5G che, permettendo una connessione continua, amplia considerevolmente il numero dei soggetti che detengono e trattano dati e informazioni personali. Dati che hanno un valore economico rilevante e il cui uso improprio può essere fonte di grandi vantaggi economici e non. Occorre, quindi, che la legislazione si adegui in fretta a questi cambiamenti, prevedendo sanzioni certe, rilevanti e crescenti per l’uso improprio dei dati personali in campo sanitario per evitare che una sanzione troppo bassa o facilmente eludibile incentivi i trattamenti illeciti dei dati sanitari che sono potenzialmente una miniera d’oro che molti sono pronti a sfruttare.

In questo senso vanno anche valutate, in termini di norme antitrust, tutte le politiche di acquisizione o di accordo fra imprese che operano o detengono big data con imprese che operano nel settore sanitario. L’eccessiva concentrazione di potere legato al possesso dei dati è un pericolo, sia dal punto di vista della possibilità di distorcere il mercato, sia in senso più ampio per la possibilità di erodere le libertà civili.

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