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Digitalizzazione dei comuni, ecco tutti i bandi: punti di forza e nodi aperti

La pubblicazione dei bandi del Piano Italia Digitale 2026 è un buon segnale per la promozione di offerta e gestione di servizi online anche da parte dei più piccoli enti. Il piano del governo è ben congegnato e punta molto sulla semplificazione ma tutto dipenderà dall’execution

Pubblicato il 29 Apr 2022

Thomas Osborn

Istituto per la Competitività, I-Com

Lorenzo Principali

direttore Area Digitale di I-Com

Domenico Salerno

direttore Area Digitale dell’Istituto per la Competitività (I-Com)

Cos'è il PIAO, il Piano integrato di attività e di organizzazione

Con la pubblicazione sul portale del Dipartimento per la trasformazione digitale di ben 7 bandi del Piano Italia Digitale 2026, si è dato ufficialmente il via al percorso per potenziare le dotazioni informatiche delle Amministrazioni Pubbliche locali e la platea di servizi pubblici offerti ai cittadini per via telematica.

Vediamo nello specifico i bandi già pubblicati.

Mochi: “La sfida della PA digitale si vince sui territori. Le iniziative che fanno ben sperare”

I bandi per la migrazione al cloud di scuole e comuni

A distanza di una settimana, tra il 19 e il 26 aprile, sono stati pubblicati gli avvisi per la migrazione al cloud dei servizi di 8.365 scuole e 7.904 comuni.

Questi provvedimenti, approvati in coerenza con la strategia Cloud Italia pubblicata lo scorso gennaio, perseguono l’obiettivo di incentivare questi enti all’adozione di soluzioni basate sul cloud per migliorare la qualità dei servizi offerti, aumentandone al contempo sicurezza e affidabilità e riducendone i costi. A tal fine sono stati stanziati rispettivamente 50 milioni per le scuole e 500 milioni per i comuni.

Gli obiettivi

Le milestones previste consistono nelle aggiudicazioni di tutti i bandi per ogni tipo di amministrazione pubblica coinvolta (che includerà, oltre a comuni e scuole, anche gli enti sanitari locali) entro marzo 2023 e nell’avvenuta migrazione verso ambienti cloud certificati di almeno 4.083 pubbliche amministrazioni locali entro settembre 2024 e di almeno 12.464 unità entro giugno 2026.

Gli avvisi, collegati all’obbligo per la PA di migrare i propri data center verso ambienti cloud, consentono a scuole e comuni di candidarsi per ricevere un contributo economico per avviare o perfezionare il proprio percorso di migrazione, che per essere finalizzato deve comprendere un numero minimo di servizi.

Le scuole possono scegliere da un minimo di 3 ad un massino di 23 servizi indicati nell’allegato 2 dell’avviso. I comuni possono scegliere da una lista di 95 servizi indicati nel percorso guidato all’interno di PA Digitale 2026.

Le modalità di migrazione

Sia per le scuole che per i comuni sono previste due modalità di migrazione, ovvero il trasferimento in sicurezza dell’infrastruttura It (la migrazione in cloud dell’infrastruttura esistente, senza apportare modifiche agli applicativi ma semplicemente replicando il servizio in ambiente cloud) e l’aggiornamento in sicurezza di applicazioni in cloud (acquistando una soluzione nativa in cloud o riorganizzando l’architettura applicativa in favore di soluzioni cloud native). Nel piano di migrazione, i comuni potranno scegliere per ognuno dei propri servizi da spostare in cloud quale modello di migrazione utilizzare.

Rispetto ai finanziamenti, per i comuni è prevista un’ulteriore differenziazione in 7 categorie, a seconda del numero di abitanti (la prima comprende i comuni con meno di 2.500 residenti, l’ultima quelli con più 250.00 abitanti). Per ognuna di queste classi è stato previsto anche il numero minimo e massimo di servizi per i quali verrà finanziata la migrazione (rispettivamente da 7 a 9 per i comuni di dimensioni più piccole, e da 17 a 21 per quelli di dimensioni maggiori). L’importo varia, inoltre, a seconda delle modalità di migrazione: per i piccoli comuni, ad esempio, il mero trasferimento di dati e applicazioni in cloud viene finanziato con un importo che corrisponde a circa un terzo rispetto all’utilizzo di una soluzione cloud nativa, e vanno da un minimo di € 10.600 ad un massimo di € 41.000. Per i grandi si arriva fino a € 1,59 milioni. Viene finanziato a parte anche il canone del primo anno per il pagamento dei servizi, sempre proporzionalmente alle dimensioni del comune (€ 6.000 per i più piccoli, € 3,5 milioni per i più grandi), poiché variabili quali numero di utenze e interazioni influenzano i costi di mantenimento dei servizi. Per quanto concerne le scuole, per ogni servizio che verrà migrato sarà corrisposto un forfettario di € 553, con un importo minimo pari a € 1.659 per 3 servizi fino ad un massimo di € 12.719, equivalente a 23 servizi. Per le scuole, il canone del servizio cloud è incluso all’interno di tale importo.

Come candidarsi

Per candidarsi, i comuni devono preventivamente effettuare la classificazione dei propri dati (distinguibili tra ordinari, critici e strategici ) e dei propri servizi tramite la piattaforma PAdigitale2026, secondo i criteri definiti dall’Agenzia per la cybersicurezza nazionale in coerenza con la strategia Cloud Italia. Nella piattaforma è possibile verificare e confermare l’elenco dei servizi e il livello di classificazione creati automaticamente sulla base delle caratteristiche del comune, oppure determinare una nuova classificazione del servizio attraverso la compilazione di un questionario. Una volta ultimata, la classificazione verrà verificata dall’Agenzia per la cybersicurezza.

I bandi per la digitalizzazione dei servizi dei comuni

Nell’ambito della linea di Investimento 1.4 del PNRR denominata “Servizi digitali e cittadinanza digitale”, il 26 aprile scorso è stato lanciato un ulteriore bando, destinato a tutte le amministrazioni comunali italiane, finalizzato alla erogazione di finanziamenti complessivi per € 400 milioni da utilizzare per migliorare i propri portali web nell’ottica di potenziare i servizi digitali offerti alla cittadinanza. L’obiettivo è mettere a disposizione dei cittadini un sito che abbia un’interfaccia semplice, coerente, facilmente fruibile e accessibile, in modo tale da poter raggiungere, tramite canali informatici, la più ampia platea possibile di utilizzatori, a prescindere dal grado di alfabetizzazione digitale.

Il sito web costituisce la porta di accesso per la seconda componente del bando, ovvero i servizi digitali, che possono riguardare un ampio catalogo di prestazioni come il pagamento di contravvenzioni e tributi, l’erogazione di servizi socio-assistenziali, l’iscrizione a corsi e scuole pubbliche nonché il rilascio di permissistica ed autorizzazioni.

Ogni singolo ente può presentare un’unica richiesta per un importo che varia in relazione al numero di abitanti, come da tabella sottostante:

Ampiezza comuneImporto riconosciuto per il rifacimento del sito webImporto del finanziamento per ogni singolo servizio
fino a 5.000 ab.€ 28.902€ 12.755 (max 4 servizi)
5.001 – 20.000 ab.€ 51.654€ 25.895 (max 4 servizi)
20.001 – 50.000 ab.€ 87.682€ 38.650 (max 5 servizi)
50.001 – 100.000 ab.€ 96.260€ 38.650 (max 6 servizi)
100.001 – 250.000 ab.€ 162.545€ 58.963 (max 6 servizi)
> 250.000 ab.€ 500.243€ 77.684 (max 10 servizi)

Per quanto concerne le tempistiche di realizzazione degli interventi, il bando concede ai comuni sotto i 5000 abitanti un massimo di 6 mesi per l’individuazione e la contrattualizzazione del fornitore e 9 mesi dalla data di stipula del contratto per la conclusione delle attività, mentre per i comuni oltre questa soglia le scadenze sono portate rispettivamente a 9 mesi e 12 mesi. Il bando termina si chiuderà il 2 settembre 2022.

I nuovi portali per le scuole

Relativamente alla linea di investimento 1.4.1 è stato pubblicato, il medesimo giorno del bando destinato ai comuni, un secondo bando diretto alle scuole secondarie di 1° e 2° grado dislocate su tutto il territorio nazionale (ad eccezione degli istituti paritari). Lo stanziamento totale di € 45 milioni di euro è in questo caso finalizzato alla realizzazione di portali web per le comunità scolastiche italiane.

I siti da realizzare dovranno essere fedeli al modello standard di sito web istituzionale per le scuole secondarie messo a punto dal Ministero dell’istruzione e il Dipartimento per la trasformazione digitale. Tale formato è stato sviluppato per offrire un punto di accesso semplice e trasversale con informazioni affidabili e aggiornate per studenti, personale, genitori e in generale tutti i cittadini.

Il bando fornisce indicazioni anche sull’architettura del sito web, che deve essere organizzata in quattro sezioni principali:

  • “Scuola”, in cui è descritto l’istituto dal punto di vista strutturale e organizzativo;
  • “Servizi”, in cui sono presenti tutti i servizi che la scuola offre a studenti, famiglie e personale scolastico;
  • “Novità”, in cui vengono pubblicate tutte le notizie e le circolari che riguardano la comunità scolastica;
  • “Didattica”, nella quale viene descritta nel dettaglio l’offerta formativa della scuola.

Parimenti al bando precedente, ogni istituto scolastico (anche i comprensivi) può presentare una sola domanda utile ad ottenere il contributo fisso pari a € 7.301. Relativamente alle tempistiche, il bando concede 6 mesi per l’individuazione e la contrattualizzazione del venditore e 9 mesi dalla stipula per la realizzazione del portale.

Il bando per l’estensione di Spid e PagoPA

Sempre sul filone dell’offerta di servizi pubblici digitalizzati, in questo caso dedicata ai servizi “abilitanti”, lo scorso 4 aprile il MITD ha pubblicato il bando per finanziare l’estensione dell’utilizzo delle piattaforme nazionali di Identità Digitale, ovvero SPID e CIE (la Carta d’Identità Elettronica). Anch’esso rivolto ai 7.904 comuni italiani, è dotato di uno stanziamento complessivo di €100 milioni da impiegare per l’adesione di questi alle piattaforme SPID, CIE e per l’erogazione di un piano formativo che punta ad aggiornare e sensibilizzare i dipendenti circa le disposizioni normative, le linee guida con cui adottare i nuovi servizi, e le best practices in caso di integrazione a SPID e CIE con protocollo SAML2.

I fondi provengono da quelli assegnati all’investimento 1.4 della Missione 1 Componente 1 del PNRR “Servizi e Cittadinanza Digitale”, nello specifico dalla parte della Misura 1.4.4. “Estensione dell’utilizzo delle piattaforme nazionali di identità digitale (SPID CIE) e dell’anagrafe nazionale digitale (ANPR)”.

L’importo riconoscibile alle PA interessate all’implementazione del pacchetto per l’Identità Digitale è di € 14.000, e tali fondi possono essere assegnati a qualsiasi Comune che eroga servizi online ai cittadini e che, al momento dell’invio della partecipazione, non presenti alcuna integrazione alle piattaforme SPID e CIE (o integrazione solo a SPID o CIE con protocollo SAML2), a prescindere dal numero di servizi erogati online e dal bacino di utenza. Importante la specificazione di ciò che il Ministero intende per servizi online, ovvero tutti quei servizi digitali erogati al cittadino dall’amministrazione, che comprendono l’insieme di interfacce digitali, flussi e procedure, tipicamente a seguito di un login identificativo, funzionali a consentire al cittadino di richiedere una prestazione e vederla erogata, o viceversa a permettere un adempimento verso l’amministrazione.

Per ciascuna amministrazione vincitrice della gara, l’obiettivo finale consiste nell’assicurare l’adozione di entrambe le piattaforme SPID e CIE, nonché di contribuire al raggiungimento dei Target europei per la Misura 1.4.4. Questi, in particolare, prevedono il superamento di quota 42 milioni di identità digitali rilasciate entro fine 2025, e la copertura del 100% delle amministrazioni pubbliche (16.500 in totale) che adottano l’identificazione elettronica (eID) entro marzo 2026.

Il Bando per l’adozione dell’App IO

Un ulteriore bando, finanziato con 90 milioni, riguarda gli stanziamenti per favorire l’adozione dell’App IO da parte dei Comuni. Come per il bando PagoPA, l’obiettivo dell’avviso consiste nella migrazione e nell’attivazione di una media di 50 servizi App IO per ciascun comune, con il fine ultimo di agevolare una piena integrazione digitale per ciascuno dei comuni coinvolti.

In base alla popolazione residente, il bando prescrive un minimo di “pacchetti” di servizi da attuare (3 servizi per i comuni fino a 20.000 abitanti, e 5 servizi per i comuni con più di 20.000 abitanti) con limite massimo di 50 servizi finanziabili. Anche i finanziamenti ricevibili sono calcolati proporzionalmente al numero di servizi migrati ed attivati sull’App IO, e verranno riconosciuti solo a seguito del conseguimento del risultato atteso. Per ciascun servizio attivato si va da un minimo di €243 per i comuni con meno di 5.000 abitanti, ad un massimo di €3.187 per i comuni con più di 250.000 abitanti.

Anche questo avviso si inserisce all’interno della Missione 1 Componente 1 del PNRR, nello specifico alla Misura 1.4.3 “Adozione AppIO” nell’ambito dell’Investimento 1.4 “Servizi e Cittadinanza Digitale”. Più precisamente la misura è collegata all’articolo 64- bis del CAD che prevede che le pubbliche amministrazioni e gli altri soggetti di cui all’art. 2, comma 2 del CAD, tramite il punto di accesso telematico attivato presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, rendano fruibili digitalmente i propri servizi.

Conclusioni

La pubblicazione dei bandi all’interno della cornice della piattaforma unica di gestione delle procedure di digitalizzazione degli enti pubblici locali appare senza dubbio un buon segnale per la promozione di offerta e gestione di servizi online anche da parte dei più piccoli enti. Il raggiungimento di realtà più piccole, con un reale e capillare coinvolgimento di cittadini e PA nei processi di transizione digitale, è infatti il nucleo fondante su cui si basa la progettazione del PNRR italiano.

Allo stato attuale il piano appare ben congegnato in particolare a livello strategico, nel tentativo di centralizzare e semplificare le procedure di digitalizzazione dei servizi favorendo anche l’adozione di piattaforme abilitanti (quali in particolare il cloud computing) e servizi propedeutici quali Spid e pagoPA e AppIO.

Oltre al fattore economico, quantomai determinante, potrebbe costituire un ulteriore elemento di spinta alla migrazione digitale anche la semplificazione delle procedure, che sono state pre-impostate lungo direttrici comuni e che potrebbero favorire l’adesione in particolare dei piccoli enti, i quali altrimenti ne sarebbero rimasti probabilmente esclusi per mancanza di competenze o di personale.

È sulla piena attuazione di tali processi – ad oggi ancora in via di definizione e, pertanto, ancora difficilmente valutabili – che dipenderà l’esito del piano per la ripresa nazionale, sulla quale è in ogni modo determinante anche la funzione uniformatrice e di raccordo delle istituzioni europee.

Resta infatti da capire se tali procedure standardizzate favoriranno anche le esigenze di enti di dimensioni diverse, e come la PA centrale sarà in grado di gestire la mole di domande e richieste di assistenza che, verosimilmente, giungerà in seguito alla pubblicazione degli avvisi (si pensi ad esempio a quante PA potrebbero modificare la classificazione automatica dei servizi).

Occorrerà quindi monitorare con particolare attenzione la fase dell’execution, anche eventualmente prevedendo correttivi in corsa che possano facilitare questo passaggio epocale verso una concreta digitalizzazione della PA anche nel rispetto delle milestone concordate in sede europea.

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