L'approfondimento

Servizi pubblici digitali, da SPID alle missioni del PNRR ecco la fotografia di Assonime

Assonime con la circolare numero 29 del 18 ottobre 2021 ha fatto il punto della situazione dei servizi pubblici digitali attualmente disponibili in Italia, presentando lo stato dell’arte in relazione agli indirizzi europei e al PNRR

Pubblicato il 26 Ott 2021

Alessandro Mastromatteo

Avvocato, Studio Legale Tributario Santacroce & Partners

spid identità digitale, in quali ambiti si usa

Con la circolare n. 29 pubblicata il 18 ottobre 2021, Assonime fornisce un quadro di insieme dei servizi pubblici digitali disponibili in Italia, soffermandosi sul loro stato di avanzamento e puntando particolarmente l’attenzione sulle modalità di accesso ai servizi online, sul sistema per la gestione delle deleghe relative all’identità digitale, sul domicilio digitale e sulla piattaforma per la notifica digitale degli atti della PA a cittadini e imprese. Vediamo la situazione.

Servizi pubblici online, il ruolo dell’identità digitale

Di assoluto interesse risulta essere soprattutto il richiamo alle misure in materia di identità digitale e delle correlate deleghe considerando il superamento del termine finale, stabilito al primo ottobre scorso, per l’utilizzabilità delle credenziali di accesso in precedenza rilasciate dai singoli enti. Lo sviluppo e la diffusione delle identità digitali, che trovano nello SPID lo strumento principe per interagire e fruire dei servizi on-line di pubbliche amministrazioni e dei privati aderenti, costituiscono gli architravi su cui si fonda il riconoscimento dei diritti di accesso in rete.

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Più in generale proprio la volontà di favorire la diffusione dei servizi pubblici digitali e agevolare l’uso delle tecnologie da parte di cittadini e imprese ha costituito la motivazione di fondo ritraibile da una serie di misure, contenute nei decreti-legge n. 76 del 2020 e n. 77 del 2021, con cui il percorso di trasformazione digitale dei servizi pubblici è stato intrapreso in maniera decisa: il tutto anche in funzione della realizzazione di alcune delle misure contenute nel PNRR. Più precisamente, l’analisi della normativa risulta accompagnata da una breve ricognizione dello stato di avanzamento dell’Italia dei servizi pubblici digitali, preceduto dal quadro europeo di riferimento, oltre che dall’illustrazione delle iniziative in materia previste dalla Missione 1, Componente 1 (M1C1) del PNRR.

Secondo i più recenti dati del Digital Economy and Society Index (DESI), per quanto riguarda la completezza dei servizi online e la disponibilità di servizi digitali per le imprese e open data, l’Italia si colloca meglio della media europea, mentre l’effettiva fruizione dei servizi pubblici digitali da parte di cittadini e imprese risulta nettamente al di sotto della media.

Il quadro europeo

Nella comunicazione della Commissione europea, Digital Compass Bussola per il digitale 2030: il modello europeo per il decennio digitale datata 9 marzo 2021, con cui sono stati fissati gli obiettivi della politica per la trasformazione digitale al 2030, la digitalizzazione dei servizi pubblici costituisce una dei quattro punti cardinali della strategia, unitamente a competenze, infrastrutture digitali e trasformazione digitale delle imprese. Nelle intenzioni del Legislatore europeo la modalità preferita di accesso ai principali servizi pubblici per cittadini ed imprese, ed entro il 2030, dovrebbe essere quella digitale, pur senza eliminare del tutto l’accessibilità dei servizi in presenza. Facilità di utilizzo, efficienza e rispetto dei più elevati livelli di sicurezza e tutela dei dati personali dovranno ad ogni modo costituirne le caratteristiche di riferimento.

Sullo specifico punto, e avuto riguardo al termine del 2030, ad avviso della Commissione tutti i cittadini europei dovrebbero avere accesso online ai loro dati nel settore sanitario e l’80 per cento dei cittadini dovrebbe utilizzare una soluzione affidabile e sicura di identità digitale, che assicuri il pieno controllo del soggetto sulle proprie interazioni e la propria presenza online. L’offerta di servizi pubblici efficienti in formato digitale by default dovrebbe in questo senso costituire un volano in grado di aumentare la produttività delle imprese europee e incentivare le imprese di minori dimensioni a una maggiore digitalizzazione. La Commissione, infine, consapevole delle mole di attività da pianificare e realizzare in quanto gli Stati membri risultano avere reso disponibili online solamente servizi basilari, come la compilazione ad esempio di moduli via web, ha ritenuto indispensabile un cambio di atteggiamento e di interazione nei rapporti tra cittadini, imprese e pubblica amministrazione. In questo senso, viene fortemente incoraggiato l’utilizzo sinergico dei fondi nazionali ed europei, incluse le risorse della Recovery and Resilience Facility (RRF).

Digitalizzazione e PNRR

Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano (PNRR), i servizi pubblici digitali e la cittadinanza digitale sono affrontati nell’ambito della Missione 1, dedicata a digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo, in particolare nell’ambito della Componente 1 (M1C1) riguardante la digitalizzazione della pubblica amministrazione. Tra gli obiettivi della componente M1C1 vi è proprio quello di “sviluppare l’offerta integrata e armonizzata di servizi digitali all’avanguardia orientati a cittadini, residenti e imprese, permettendo così all’Italia di realizzare l’ambizione europea del Digital Compass 2030, quando tutti i servizi pubblici chiave saranno disponibili online”.

I principali servizi su cui la M1C1 insiste sono:

  • identità digitale;
  • anagrafe nazionale della popolazione residente (ANPR);
  • pagamenti digitali tra cittadini e pubblica amministrazione;
  • notifiche delle pubbliche amministrazioni a cittadini e imprese.

Agli investimenti per lo sviluppo dei servizi digitali e della cittadinanza digitale (Investimento 1.4) sono destinati 2,01 miliardi di euro, a cui si aggiungono 1,4 miliardi di euro del Fondo nazionale complementare di cui al decreto-legge n. 59/2021.

Principali misure in Italia

In quest’ottica il decreto-semplificazioni n. 76 del 2020 ha proceduto ad ampliare il perimetro dei soggetti obbligati a concedere l’accesso mediante identità digitali ai propri servizi in rete, ricomprendendovi, accanto alle pubbliche amministrazioni e ai gestori di servizi pubblici, anche le società a controllo pubblico. Peraltro tale diritto di accesso deve potere essere esercitato anche attraverso la app IO e cioè il punto di accesso unico telematico.

L’utilizzo di SPID, inoltre, offre e garantisce non solo l’identificazione degli utenti ma anche la possibilità, per cittadini ed imprese, di compiere attività in rete. Anche i soggetti privati possono erogare i propri servizi on-line identificando gli utenti mediante le credenziali SPID: in caso di riconoscimento richiesto per l’accesso, l’utilizzo di tali strumenti esonera l’operatore dall’obbligo generale di sorveglianza delle attività sui propri siti secondo l’articolo 17 del decreto legislativo n. 70 del 2003 in materia di commercio elettronico. Il ricorso alle identità digitali viene favorito anche dal Sistema di gestione delle deleghe – SGD che permette agli interessati di attribuire una delega al proprio rappresentante, presentandola in modalità digitale o in formato cartaceo agli sportelli e associando così un attributo qualificato all’identità digitale del delegato che può interagire per conto del delegante utilizzando i servizi on-line offerti.

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