l'analisi

Il Governo alla sfida “cultura digitale” degli italiani: le mosse in campo

Iniziative quali la creazione della conferenza dei responsabili per la transizione al digitale e “Repubblica digitale” mostrano come Governo e sistema Paese stiano dando prova di voler puntare grandemente sui benefici della rivoluzione digitale. Ecco tutte le novità sul tavolo

Pubblicato il 04 Ott 2019

Gianpiero Ruggiero

Esperto in valutazione e processi di innovazione del CNR

conte intelligence

Il digitale è tornato sulla scena della politica, tanto che in questi giorni abbiamo assistito a diversi occasioni in cui Governo e sistema Paese stanno dando prova di voler puntare grandemente sui benefici di una rivoluzione digitale che in molti auspicano portare con sé contenuti quasi salvifici.

Ma non solo. Stavolta sembra diversa dalle precedenti. Sembra che finalmente da più parti si voglia prendere per le corna lo storico problema della cultura digitale in Italia. Quella cultura che non c’è, insomma, tra grandi parti della popolazione e del personale PA.

Un segnale importante è che molto focus sull’impegno a migliorare cultura, competenze ed educazione digitali sia rinvenibile nelle deleghe della ministra all’innovazione Paola Pisano.

Tra le altre cose, al Palazzo dell’ONU, in un incontro collaterale, la ministra Paola Pisano ha parlato di identità digitale, di come consentire e favorire l’accesso digitale a tutti, favorendo forme di educazione digitale, impegnando il Governo a costruire le premesse per una risoluzione dell’ONU che riconosca a tutti i cittadini la possibilità di esercitare i loro diritti digitali. Un bel passo avanti per chi, come l’Italia, evidenzia seri ritardi nella sfera del digitale ed è molto indietro rispetto ad altri Paesi e altre realtà. Un ritardo determinato da un diffuso e preoccupante fenomeno di analfabetismo digitale e, più in generale, da una scarsa educazione civica digitale.

Una nuova governance

Dichiarazioni che vanno comprese (e apprezzate) in un più ampio contesto. Un primo segnale di cambiamento arriva dalla governance. Con le nuove deleghe ministeriali di queste ore, l’Agenzia per l’Italia digitale (Agid) si separa dalla Funzione Pubblica e passa sotto la responsabilità del dicastero per l’Innovazione. Il piano di digitalizzazione della PA non sarà più dunque responsabilità della Funzione Pubblica, ma passerà sotto un’unica struttura che è, appunto, quella guidata da Paola Pisano. Struttura dalla quale dipenderà anche il Team Digitale guidato da Luca Attias che andrà a confluire nel neonato Dipartimento per la Trasformazione digitale (dal 2020).

L’operazione non è di poco conto – se ne saprà di più quando sarà completata l’assegnazione delle deleghe alla ministra Pisano – non fosse altro che Agid ha tra le sue funzioni quella della “promozione della cultura digitale e della ricerca anche tramite comunità digitali regionali” e della “predisposizione, realizzazione e gestione di interventi e progetti di innovazione, anche realizzando e gestendo direttamente o avvalendosi di soggetti terzi, specifici progetti in tema di innovazione ad essa assegnati nonché svolgendo attività di progettazione e coordinamento delle iniziative strategiche e di preminente interesse nazionale, anche a carattere intersettoriale”. Una guida politica competente e una società che funge da braccio operativo, che operano in stretta sinergia tra loro, possono rappresentare un vero punto di forza e di svolta.

I responsabili alla transizione digitale

Peraltro, notizie incoraggianti arrivano anche dalle nomine dei responsabili per la transizione al digitale (RTD). In quest’ultimo anno, a quanto annuncia Agid a ottobre, le nomine nelle pubbliche amministrazioni sono aumentare di oltre il 70%, facendo crescere il numero di responsabili incaricati dai 2.900 del settembre 2018 agli attuali 5mila. L’aumento del numero di coloro che concretamente si occupano di adottare modelli di relazione trasparente e aperti con la società civile e di favorire la trasformazione digitale dei servizi ai cittadini e alle imprese è una buona notizia, che può essere accolta con soddisfazione, soprattutto perché per supportare le PA nel loro percorso di trasformazione digitale è stata creata la Conferenza dei RTD.

Repubblica digitale

C’è poi l’iniziativa denominata Repubblica Digitale, promossa dal team per la Trasformazione Digitale, che si articola in una serie di attività, in collaborazione tra soggetti pubblici e privati, da svolgere con l’intento di colmare il divario digitale di matrice culturale. “L’iniziativa Repubblica Digitale – si legge sul sito creato per promuovere il Manifesto per la Repubblica Digitale – nasce con l’idea che accompagnare la trasformazione digitale del Paese con azioni di carattere educativo, divulgativo e culturale costituisca un dovere civico comune dello Stato, le imprese e i singoli cittadini e che tutte le componenti della società, a partire dai media, dalla scuola e dalla famiglia, possano contribuire in maniera determinante al superamento dei divari che, attualmente, dividono il Paese”.

L’idea alla base dell’iniziativa è quella di dar vita a un’alleanza, quanto più ampia possibile, tra cittadini, enti e organismi, pubblici e privati, basata esclusivamente sul comune riconoscimento di taluni principi ed esigenze e sulla comune volontà di affrontare con determinazione e spirito etico un problema che è comune. In questo contesto il Team sta promuovendo, coordinando e realizzando una serie di progetti che, nel loro complesso, mirano, attraverso il digitale, a garantire un approccio antropocentrico alla relazione tra cittadini, imprese e amministrazione. Per aderire al Manifesto di Repubblica Digitale ogni amministrazione, impresa o organizzazione deve proporre un’iniziativa di inclusione digitale, descrivendo l’iniziativa che intende intraprendere, dare indicazioni sulle tempistiche e sul modo in cui si intende valutarne i risultati.

DEF e pagamenti digitali

La strategia digitale del Governo sembra delinearsi anche con la nota di aggiornamento del DEF, approvata in questi giorni dal Consiglio dei Ministri. Digitale e innovazione sembrano essere i cardini sui quali impostare la prossima legge di bilancio, cioè dove la maggioranza intende puntare molte delle sue fiches, con tanto di dichiarazione del premier Conte che intende “far volare l’Italia grazie al digitale”.

In attesa che la partita iniziata con l’aggiornamento del DEF si concluda con la presentazione della manovra di bilancio – in cui le misure sul digitale troveranno definitiva collocazione – l’enfasi è stata posta su una serie di proposte che vanno dal fisco semplificato, alla necessità di incrociare le banche dati finanziarie, dall’incentivo all’utilizzo della moneta elettronica (tramite il meccanismo del cash back su determinati acquisti), all’estensione dello scontrino elettronico e alle possibili detrazioni ottenibili solo con l’uso del bancomat.

Anche tutte queste mosse possono essere utili – oltre che alla lotta all’evasione – alla diffusione della cultura digitale tra gli italiani. In modo utile e concreto.

In conclusione

È  positivo l’aver preso coscienza che il sistema Paese ha un processo di digitalizzazione ancora molto arretrato rispetto ad altri, ma è altrettanto incoraggiante che questo Governo, come non mai, è impegnato a colmare il gap e recuperare i ritardi.

Alcuni segnali sono evidenti e dagli indirizzi programmatici dei primi giorni il Governo sta passando ai fatti, facendo diventare alcune proposte vere e proprie misure definite. Passi avanti, insomma, ma con grandi insidie. Nei prossimi mesi perciò, imprese e pubbliche amministrazioni dovranno farsi trovare pronte per affrontare al meglio la trasformazione digitale, per usufruire di quei benefici che la rivoluzione tecnologica mette a disposizione, in primis l’incremento della produttività del personale IT, la riduzione dei costi dell’infrastruttura, la riduzione dei rischi legati alla sicurezza.

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