servizi digitali

Interoperabilità e protocollo informatico nella PA: senza uno standard unico si rischia il caos

Senza un unico standard a cui tutte le software house di protocollo informatico e gestione documentale possano fare riferimento per realizzare la protocollazione delle istanze – sia tra PA che quelle ricevute online – si rischia il proliferare di sistemi proprietari e l’aumento delle spese a carico dei Comuni. Il punto

Pubblicato il 05 Apr 2023

Patrizia Saggini

avvocata, esperta di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione

appalti pubblici

Il Dipartimento per la trasformazione digitale, dopo un confronto con ANCI, ha reso disponibile una serie di suggerimenti per i Comuni che intendono pubblicare API sulla Piattaforma Digitale Nazionale Dati (o PDND, strumento realizzato e gestito da pagoPA per conto del Dipartimento per la Trasformazione Digitale che ha l’obiettivo di valorizzare il capitale informativo della PA secondo il principio once only, in base al quale ogni persona dovrebbe poter fornire una sola volta i propri dati alla PA), usufruendo dei fondi messi a disposizione dal PNRR (Avviso Pubblico 1.3.1), con l’indicazione di ipotesi di e-service da pubblicare su PDND.

Ma non mancano i problemi relativi, per quanto andremo a analizzare, alla mancanza di uno standard unico per il Protocollo informatico.

Principio “once only”, la normativa italiana è pronta? Gli ultimi step prima del grande salto

I casi d’uso

Per facilitare gli enti, infatti, in un sistema di interoperabilità basato sullo scambio di dati e informazioni digitali, sono stati pubblicati cinque casi d’uso, che riguardano i seguenti temi:

  • Welfare e servizi sociali
  • Scambio di documenti protocollati
  • API per dati geografici
  • Albo pretorio
  • Dati della trasparenza

La PDND funziona tramite interfacce digitali API (application programming interface), punti di accesso che permettono di interagire con le banche dati delle amministrazioni. La pubblicazione di API uniformi massimizza l’interoperabilità all’interno di un sistema strutturato che:

  • accredita, identifica e autorizza i soggetti abilitati attraverso un processo di onboarding
  • supera la necessità di stipula di Accordi di interoperabilità grazie all’utilizzo di attributi e finalità
  • rende disponibile il Catalogo API
  • offre funzionalità agli enti per implementare policy di accesso
  • raccoglie e conserva delle informazioni sugli accessi e le transazioni

I Comuni possono inviare la propria candidatura all’Avviso della Misura 1.3.1 “Piattaforma Digitale Nazionale Dati” sulla piattaforma PA digitale 2026 entro il 19 maggio 2023 (dotazione complessiva di 110 milioni di euro).

È previsto un contributo sulla base di fasce di popolazione (ne sono state individuate sette) che va a finanziare la pubblicazione sulla PDND di un numero predefinito di API (minimo una, massimo sei), nel rispetto delle modalità tecniche previste.

È stato pubblicato anche un bando dedicato alle Regioni, con una disponibilità finanziaria di 50 milioni di euro e con scadenza per la presentazione delle domande al 30 giugno 2023.

Scambio di documenti protocollati tra Pubbliche Amministrazioni

Per quanto riguarda il Protocollo Informatico, le nuove Linee Guida AGID pubblicate nel 2020 prevedono come requisito obbligatorio l’interoperabilità dei sistemi di protocollo delle PA; nel documento esplicativo pubblicato alla fine del 2022 da AGID si illustrano alcune novità, tra cui proprio l’interoperabilità; in particolare, a pag. 23 si afferma che:

“Quando una Area Organizzativa Omogenea (AOO) è pronta a comunicare con altre AOO tramite servizio web, deve inserire l’end point, come già più sopra descritto, nello specifico campo previsto in IPA.

Tramite questa informazione AGID effettuerà anche il monitoraggio dell’adeguamento delle PP.AA. alle indicazioni dell’allegato sei delle LLGG.

L’obiettivo deve essere quello che nel breve/medio periodo la comunicazione tra AOO avvenga esclusivamente tramite servizio web.

È necessario inserire correttamente tale informazione: un end point errato comporterà, evidentemente, l’impossibilità di ricevere comunicazione da parte di altre AOO.

In ogni caso, come regola minimale, vanno scartati per la comunicazione tra AOO eventuali end point privi del prefisso https.”

Agid ha pubblicato lo schema di interoperabilità in modalità SOAP, e a breve dovrebbe essere disponibile anche la versione aggiornata in modalità REST, come confermato nella notizia pubblicata sul sito di AGID.

Al momento, nel registro IPA non c’è l’apposito campo in cui inserire l’endpoint, quindi ci si chiede se bisognerà utilizzare IPA come canale di pubblicazione, oppure PDND; vale anche la considerazione che al tempo di pubblicazione delle Linee Guida, PDND non c’era, quindi probabilmente la previsione normativa di AGID dovrà essere interpretata in favore della prevalenza di PDND rispetto a IPA, proprio in quanto Piattaforma dedicata allo scambio dei dati.

Questo sistema di comunicazione tra Pubbliche Amministrazioni è previsto anche dalle nuove Specifiche Tecniche del SUAP (nella parte che riguarda la comunicazione tra Enti Terzi), che dovrebbero essere pubblicate a breve, quindi il tema è estremamente attuale.

E’ necessario che l’interfaccia di protocollazione dia anche la possibilità di automatizzare la gestione dei dati obbligatori di protocollazione, quindi Classificazione (con Categoria e Classe) ed inserimento dell’oggetto e del mittente, oltre all’assegnazione all’ufficio, in modo da evitare qualsiasi operazione manuale.

Protocollazione delle istanze presentate attraverso portali online

Il tema dell’interoperabilità riguarda non solo le comunicazioni tra PPAA, ma anche la protocollazione delle istanze ricevute online da portali tematici: anche in questo caso, bisognerebbe che fosse definito uno standard – analogo a quello per la protocollazione tra Pubbliche Amministrazioni – da utilizzare in tutti i casi in cui un’istanza viene presentata online: oggi, nella maggior parte dei casi, o si utilizzano integrazioni “proprietarie”, e quindi ciascun fornitore si deve adeguare al caso specifico, oppure l’istanza viene trasmessa con la PEC, quindi spostando sull’operatore le operazioni manuali di protocollazione, con alto margine di errore e con notevole dispendio di tempo.

Da un lato, l’art. 40-bis del CAD recita che: «Formano comunque oggetto di registrazione di protocollo ai sensi dell’articolo 53 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, le comunicazioni che provengono da o sono inviate a domicili digitali eletti ai sensi di quanto previsto all’articolo 3-bis, nonché le istanze e le dichiarazioni di cui all’articolo 65 (cioè presentate alle pubbliche amministrazioni per via telematica) in conformità alle Linee guida».

Dal punto di vista dell’interoperabilità, l’art. 68 CAD al comma 1 bis afferma che “le pubbliche amministrazioni prima di procedere all’acquisto, secondo le procedure di cui al codice di cui al decreto legislativo n. 50 del 2016, effettuano una valutazione comparativa delle diverse soluzioni disponibili sulla base dei seguenti criteri:

a) costo complessivo del programma o soluzione quale costo di acquisto, di implementazione, di mantenimento e supporto;

b) livello di utilizzo di formati di dati e di interfacce di tipo aperto nonché di standard in grado di assicurare l’interoperabilità e la cooperazione applicativa tra i diversi sistemi informatici della pubblica amministrazione;

Un’altra disposizione che rafforza l’importanza del Protocollo Informatico e del conseguente rilascio della ricevuta è l’art. 18 bis della L. 241/1990, che riguardo alla presentazione della SCIA prevede che “la data di protocollazione dell’istanza, segnalazione o comunicazione non può comunque essere diversa da quella di effettiva presentazione. Le istanze, segnalazioni o comunicazioni producono effetti anche in caso di mancato rilascio della ricevuta, ferma restando la responsabilità del soggetto competente.”

Quindi anche in questo caso si indirizzano le Pubbliche Amministrazioni verso la protocollazione automatica delle istanze, che danno certezza al mittente non solo dell’avvenuto recapito, ma anche della consegna all’ufficio responsabile.

Conclusioni

Sarebbe quindi necessario che – oltre alle API per lo scambio di documenti tra PPAA – fosse messo a disposizione – eventualmente integrando le specifiche tecniche delle attuali Linee Guida – anche un servizio che permette la protocollazione delle istanze online nel protocollo informatico del Comune destinatario, sia che si tratti di portale comunale e sia che si tratti di portale nazionale (ad esempio : ANPR per l’invio delle dichiarazioni di cambio di residenza al nuovo Comune di destinazione).

Questo permetterebbe di avere a disposizione un unico standard a cui tutte le Software House di protocollo informatico e gestione documentale possono fare riferimento per realizzare l’integrazione, evitando il proliferare di sistemi proprietari e di conseguenza anche l’esborso finanziario a carico dei Comuni.

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