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PA digitale, tornare indietro è impossibile: i piani



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La convergenza tra Piano triennale per l’informatica nella PA, strategia Ue per il decennio digitale e PNRR permette di abbattere gli ostacoli che hanno finora rallentato la trasformazione digitale della pubblica amministrazione. Si potrà così completare l’opera di avvicinamento ai cittadini e realizzare i vantaggi di una macchina davvero efficiente

Pubblicato il 13 mag 2024

Rita Forsi

Vicepresidente e Direttore del Comitato Tecnico-Scientifico di Women4Cyber Italia



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Inquadrato nel contesto più ampio del Decennio Digitale europeo, il Piano triennale per l’informatica nella Pubblica amministrazione acquista un ruolo centrale per il rinnovamento dei servizi pubblici digitali.

Questi servizi rappresentano uno strumento essenziale per garantire una partecipazione attiva dei cittadini alla vita democratica e per migliorare la qualità della vita quotidiana.

La sfida è quella di creare servizi digitali inclusivi, accessibili ed efficaci, in grado di rispondere alle esigenze di tutti i cittadini europei.

Le sfide e le opportunità della digitalizzazione della Pubblica Amministrazione

Una sfida, quella dell’informatizzazione delle procedure e della riorganizzazione dei procedimenti per fornire servizi ai cittadini in maniera semplificata e accessibile, con cui la Pubblica Amministrazione si confronta da diverso tempo.

L’esigenza di un’azione da garantire che fosse efficiente ed efficace, ha spinto i suoi dirigenti, almeno quelli più sensibili ed impegnati, a razionalizzare i procedimenti e ad utilizzare gli strumenti tecnici a disposizione, spesso scarsi e purtroppo non disponibili in ugual misura per tutti gli uffici pubblici.

La direzione da intraprendere veniva suggerita, per esempio, da soggetti innovativi e di riferimento come a suo tempo è stata l’AIPA -Autorità per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione.

Gli ostacoli che hanno rallentato la trasformazione digitale della PA

Il disallineamento delle risorse a disposizione nelle strutture pubbliche, e una capacità di spesa altrettanto disallineata, sono stati fra i principali motivi che hanno rallentato una trasformazione che stava diventando sempre più indispensabile e urgente.

La formazione carente in generale del personale degli Uffici pubblici riguardo le nuove tecnologie e, spesso anche l’assenza di sensibilità dei vertici verso le problematiche di cybersecurity, hanno fatto il resto.

Su questa base, la progressiva informatizzazione dei procedimenti iniziava a rappresentare uno strumento facilitatore di accessi non autorizzati e di blocchi di attività anche delicate e/o riservate.

Una visione strategica di rilancio della qualità dell’azione amministrativa della Pubblica Amministrazione a livello nazionale e locale non poteva prescindere da interventi capaci di recuperare il tempo perduto.

In generale si è rivelato indispensabile avviare un allineamento tra le varie realtà e tra le organizzazioni interne di diversi uffici, per implementare organicamente sistemi e procedure se necessario, e attivare dialoghi efficienti ed efficaci tra le varie Amministrazioni o Strutture pubbliche.

Il cambiamento necessario di un’organizzazione ormai obsoleta oggi si identifica con il principio della “trasformazione digitale”.

Il Piano Triennale per l’Informatica nella PA: l’obiettivo della trasformazione digitale

Il Piano triennale per l’informatica, nelle varie edizioni, ha sicuramente rappresentato una crescita nella consapevolezza delle questioni salienti aperte attuali e future nelle varie edizioni.

La versione aggiornata, attualmente in vigore del Piano, considera una molteplicità di aspetti correlandoli fra loro e ribadendo l’importanza del monitoraggio dei risultati.

L’analisi delle innovazioni procedurali introdotte e, in qualche realtà implementate effettivamente, non può prescindere dalla fase di studio delle “lezioni apprese”.

I risultati man mano ottenuti vanno infatti non solo monitorati ma, anche valutati approfonditamente, in quanto forieri di indicazioni per successive ed ulteriori migliorie.

Negli ultimi cinque-sei anni si è inoltre assistito a diversi spostamenti di competenze tra Ministeri, oppure tra Ministeri e Presidenza del Consiglio dei Ministri, oppure ancora tra Ministeri e Agenzia per la Cybersicurezza nazionale (ad esempio molti adempimenti inizialmente diffusi tra diverse Amministrazioni sono stati incardinati in capo all’ACN-Agenzia per la Cybersicurezza nazionale) per quanto riguarda la cybersecurity.

La riorganizzazione degli adempimenti relativi a tali competenze ha certamente richiesto un alto livello di dialogo tra vecchi e nuovi responsabili e possibili armonizzazioni nella fase di transizione.

Il Piano triennale nel contesto del Decennio Digitale europeo

Una macchina così complessa è oggi inserita a pieno titolo nella visione strategica europea del “decennio digitale”.

In questo contesto, il Piano triennale è un punto di riferimento fondamentale per garantire l’erogazione di servizi completamente digitali e aggiungerei, con la dovuta cifra di sicurezza informatica.

Le interazioni tra le previsioni del Piano e le applicazioni in tecnologia IA sono alle prime battute e interesseranno settori, dati o servizi che possono prestarsi allo scopo.

La recente approvazione dell’AI ACT consente alcune riflessioni, oggi valide in via programmatica, sull’utilizzo delle tecnologie del tipo citato in strutture pubbliche.

Le prime suggestioni interessano in misura massiccia le ripercussioni sugli aspetti di privacy dei cittadini, utenti di servizi che potenzialmente possono basarsi anche su tecnologie di AI nel momento in cui vengono erogati.

Nell’AI ACT l’attenzione a questi aspetti appare massima.

L’impatto dell’intelligenza artificiale sulla Pubblica Amministrazione

La necessità di regolamentare inserimenti di applicazioni tecnologiche potenzialmente anche dirompenti sin dai primi momenti, tradisce preoccupazioni nuove dai contenuti ancora non completamente noti.

Si devono evitare possibili operazioni poco trasparenti o eticamente inaccettabili che magari possono innescarsi senza disporre di strumenti di gestione adeguati, oppure anche per semplici involontari errori di progettazione.

La standardizzazione, la certificazione e la relativa attività di vigilanza dovranno essere oggetto di investimento strategico se non si vuole correre rischi di violazioni di diritti fondamentali del cittadino, a fronte di un sano desiderio di modernizzazione di attività complesse, in questo caso afferenti agli obblighi di Pubbliche Amministrazioni.

L’erogazione di servizi pubblici è la fase finale di un percorso organizzativo di una macchina estremamente complessa; molte sono le realtà che rientrano sotto il cappello PA, e spesso i servizi sono correlati fra loro, richiedendo pertanto un alto livello di dialogo tra le Amministrazioni eventualmente interessate.

La sfida è sempre stata quella di realizzare le aspettative (e i diritti) dei cittadini con una qualità soddisfacente della risposta a richieste legittime, anche qualora non sempre ben poste.

Il Piano triennale è un lavoro molto articolato e mostra un’ambizione notevole di coordinare aspetti di innovazione tecnologica, di armonizzazione con il programma europeo del “Decennio Digitale”, con le iniziative di certificazione di nuova concezione, vale a dire quelle che si riferiscono al framework unico europeo per le certificazioni volontarie nonché a quelle obbligatorie collegate alle infrastrutture critiche.

Il PNRR altresì, non poteva essere dimenticato nella valutazione degli investimenti che si rendono necessari per creare una nuova PA ed i riferimenti a questo strumento costituiscono la garanzia di fattibilità per iniziative significative.

In buona sostanza, il Piano è un documento corposo che deve servire da guida per assumere una postura “digitale” fin dalla pianificazione dell’organizzazione di una struttura pubblica, che dovrà distinguersi dal passato per la capacità di esaudire le esigenze di cittadini, ai quali pure viene chiesto un innalzamento delle proprie conoscenze informatiche.

Le componenti che contribuiscono alla costruzione della cittadinanza digitale

La cittadinanza digitale si costruisce con il contributo di diverse componenti, con i diversi ruoli giuocati dalle Amministrazioni pubbliche, dal sistema delle imprese e dai cittadini.

Infatti, la decisione (UE) 2022/2481 del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 dicembre 2022, che istituisce la Strategia europea per il Decennio Digitale, individua quattro pilastri come temi sensibili: le competenze digitali, i servizi pubblici digitali, la digitalizzazione delle imprese e le infrastrutture digitali e sostenibili.

Anche l’iniziativa europea ha ambizioni che ormai appaiono irrinunciabili, quali la partecipazione attiva dei cittadini alla vita della società, la piena consapevolezza dei propri diritti digitali e non, la possibilità di acquisire una piena capacità di interagire proficuamente e serenamente con la pubblica Amministrazione, la capacità di gestire i propri dati e di crearsi nuove opportunità professionali.

La convergenza tra il piano triennale e la strategia Ue per il decennio digitale

Sia il Piano triennale che la Strategia per la decade digitale mostrano una progettazione allineata nei principi fondamentali e negli obiettivi.

Ci sono, infatti, in entrambe le iniziative, tutti gli elementi per la costruzione di una società nuova, digitalizzata, sostenibile e in grado di soddisfare le aspettative di giovani generazioni ma anche di persone non più giovani che devono superare le difficoltà tipiche di chi non è nativo digitale.

La previsione di numerose scadenze da monitorare strettamente nel Piano Triennale evidenzia la volontà di fornire indicazioni chiare alle Amministrazioni pubbliche sul percorso da compiere.

L’innovazione, rispetto alle versioni precedenti del Piano, consistente negli strumenti che servono per giungere alla meta -il riferimento va in particolare, come già accennato, ai fondi/ bandi da ricercare, in primis ovviamente a quelli del PNRR-rappresenta certamente un ausilio a cui tutti gli uffici indistintamente possono guardare.

Il ruolo del Responsabile della Transizione Digitale nella PA

La roadmap appare pertanto stringente; c’è da augurarsi che i numerosi compiti a carico della figura del Responsabile della Transizione Digitale possano essere effettivamente svolti e non siano rallentati dalle solite difficoltà o carenze diffuse.

In genere proprio alle differenze organizzative interne, alle risorse diversificate, a problematiche spesso solo formali o banalmente a carenze reali di risorse umane anche esse non confrontabili fra i vari uffici, andava attribuita finora la responsabilità di ritardi incomprensibili o di obiettivi raggiunti solo parzialmente.

Alla dirigenza incaricata di compiti così strategici quale quello della transizione digitale, è auspicabile oggi che siano date le risorse e tutti gli strumenti indispensabili al raggiungimento dell’obiettivo, se davvero si vuole calare nella realtà una buona idea progettuale.

Il Piano Italia Digitale 2026

Italia Digitale 2026, che è il piano strategico nazionale promosso dal Dipartimento per la trasformazione digitale, si occupa della transizione digitale e della connettività esprimendo “obiettivi e iniziative per il digitale nel Piano nazionale di ripresa e resilienza”.

I due assi portanti di Italia digitale riguardano quindi la digitalizzazione della PA e le Reti ultraveloci; questi sono ritenuti gli elementi sui quali puntare per raggiungere lo sfidante obiettivo di portare l’Italia nel gruppo di testa in Europa nei prossimi anni, entro il 2026.

Fra i cinque indicatori che caratterizzano Italia digitale 2026, alcuni prevedono importanti interventi proprio a carico della Pubblica Amministrazione; si tratta dell’indicatore relativo ai servizi pubblici online (almeno l’80% dei servizi pubblici dovrà essere erogato online) e di quello dell’adozione del Cloud(almeno il 75% delle PA italiane dovranno utilizzare servizi in cloud), senza dimenticare quello relativo alle competenze digitali (almeno il 70% della popolazione dovrà possedere abilità digitali e interagire meglio con la PA)

Con sette settori di investimento, il Piano si propone di intervenire per esempio sulle Infrastrutture digitali, potenziandole secondo il principio “cloud first”, al fine di superare la situazione esistente, con la percentuale altissima di data center afferenti ad enti pubblici italiani carenti nei requisiti minimi di sicurezza, affidabilità, capacità elaborativa ed efficienza.

Altri settori di rilievo riguardano: Dati e Interoperabilità, Servizi Digitali e Cittadinanza Digitale, Cybersecurity, Digitalizzazione delle Grandi Amministrazioni Centrali.

Uno dei traguardi dichiarati è la variazione sostanziale dell’architettura e delle modalità di interconnessione delle basi dati della PA per aumentare il grado di interoperabilità e di conseguenza la loro efficienza.

La Strategia italiana per l’intelligenza artificiale 2024-2026

Rimane da spendere infine qualche parola sull’incidenza dell’Intelligenza Artificiale e delle sue applicazioni tecnologiche sulla macchina della Pubblica Amministrazione.

Intanto si manifestano gli sviluppi degli studi della commissione operante a livello nazionale e formata da Esperti sul tema.

È stato infatti appena pubblicato l’executive summary della “Strategia italiana per l’Intelligenza artificiale” 2024-2026, a cura del Dipartimento per la Trasformazione Digitale, con la collaborazione di Agid.

Uno dei pilastri della Strategia è proprio il sostegno alla Pubblica Amministrazione, per migliorarne efficienza e processi con tecnologie di IA.

Viene inoltre riservata attenzione a processi tipo la gestione delle risorse e l’erogazione di servizi, che dovranno essere sempre più fruibili da parte di imprese e cittadini e caratterizzati da sicurezza, trasparenza, privacy e usabilità.

Nell’occasione viene presentata la scelta della neutralità tecnologica per le soluzioni operative riguardanti software e piattaforme.

La Commissione di Esperti sostiene che ci sia necessità di “un radicale aggiornamento della strategia nazionale per l’IA” e gli interventi accennati sembrano confermare un disegno progettuale di forte cambiamento.

Le misure, le scadenze, gli obblighi individuati dal Piano triennale per l’Informatica nella PA, e qualsiasi altro adempimento previsto per modernizzare una macchina complessa, potranno ragionevolmente subire solo effetti benefici da investimenti in nuove tecnologie in generale e da quelle ispirate all’IA in particolare.

Conclusioni

Il percorso intrapreso di modernizzazione di una rete davvero strategica appare bene inquadrato anche nella strategia europea per la decade digitale; forse al nostro Paese sarà richiesto un discreto impegno e un po’ di fatica, ma la trasformazione digitale è non rinviabile, attesa da tempo.

Certamente una crescita culturale delle persone che formeranno la nuova PA è auspicata con altrettanta tensione, non solo in termini di competenze digitali ma anche in comportamenti eticamente ineccepibili.

Si potrà così completare l’opera di avvicinamento ai cittadini utenti, e si potranno finalmente apprezzare le tante inaspettate, buone opportunità che una pubblica amministrazione moderna deve saper offrire.

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