Almaviva

Smart city, così l’SPC Consip sta cambiando città e territori col digitale

La crescita digitale passa per il valore delle comunità locali. Il contratto quadro SPC Consip assume un ruolo cruciale per indirizzare, in modo strutturato, i fabbisogni IT e di innovazione delle PA Centrale e Locale e per creare comunità intelligenti, servizi citizen-centered e cittadini protagonisti

Pubblicato il 21 Dic 2018

Antonio Amati

Direttore generale IT Almaviva

smart-city-illustration

Il contratto quadro SPC Consip si sta dimostrando un elemento facilitante fondamentale per creare le condizioni di attivazione di una digitalizzazione della PA intesa come un processo trasversale di integrazione che investe centro e territori e in cui il cittadino, come parte di comunità intelligenti, assume un ruolo attivo e partecipe. Un bilancio a diciotto mesi dall’attivazione.

Il ruolo delle istituzioni centrali nella digitalizzazione della PA

La trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione è un percorso composito che coinvolge le istituzioni centrali come soggetto propulsore di una cornice di riferimento, che definisce infrastrutture tecnologiche, regole e strumenti, grazie ai quali i territori, le PA locali, le Città Metropolitane possono dar vita a progetti specifici, realizzabili in tempi certi, portatori di benefici immediatamente percepibili dai cittadini e dai soggetti che operano localmente.

In questo contesto, il contratto SPC Consip offre strumenti adeguati ad indirizzare in modo strutturato i fabbisogni IT e di innovazione delle amministrazioni pubbliche. SPC – Almaviva è mandataria dell’RTI che si è aggiudicato i relativi Lotti 3 e 4. Un framework di convenzioni totalmente in linea con il Piano Triennale, gli obiettivi della Strategia di Crescita Digitale 2014/2020 e il complessivo europeo di innovazione.

Il procurement dei servizi IT

Ulteriore rilevante caratteristica dei CQ SPC è certamente la velocità nel procurement dei servizi che, come è noto, è sempre stato un tema critico per le PA intenzionate ad approvvigionarsi di servizi IT. Oggi, i tempi del processo si rivelano davvero certi e rapidi: poche settimane per firmare un contratto e avviare un progetto. Tutto questo in piena conformità con le politiche di finanziamento nazionali e comunitarie.

Secondo i dati dell’ultima ricerca presentata dall’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, l’Europa ha messo a disposizione circa 1,65 miliardi di euro annui, dal 2014 al 2020, per attuare l’Agenda Digitale italiana, con il 77% di tali risorse derivanti da fondi strutturali, finora limitatamente utilizzati, e una spesa che a fine 2017 comprendeva meno del 3% delle risorse utilizzabili per OT2 e OT11 (programmazione europea sui temi, rispettivamente, della digitalizzazione e del rafforzamento della capacità amministrativa).

Va notato, a questo proposito, che grazie alla leva dei fondi comunitari ed al forte impulso all’impiego delle risorse disponibili impresso dal Piano triennale a tutti i livelli, sia nazionale che locale, la spesa digitale sta progressivamente qualificando la trasformazione innovativa della PA, trovando nei contratti quadro SPC, per ogni componente, il luogo più adatto per essere promossa, sviluppata e governata.

Amministrazioni locali promotrici del cambiamento

Se è vero che il cambiamento assume tanto più significato quanto più partecipato dalle comunità territoriali, dimensione cruciale dei diritti cittadinanza e del tessuto produttivo, per le amministrazioni locali è oggi il momento di avvalersi delle opportunità in campo per favorire un complessivo cambio di paradigma e per farsi, esse stesse, promotrici e protagoniste della svolta in atto.

Dare sviluppo a città intelligenti che facilitino la vita dei cittadini e l’attività delle imprese, il dialogo con la PA, l’erogazione di servizi in un’ottica citizen-centered, puntando all’inclusione sociale. Città smart che favoriscano le relazioni tra le persone, consentano procedure rapide ed efficienti, razionalizzino tempi e costi quotidiani, aumentando la sicurezza e valorizzando le informazioni disponibili (open data).

Le tecnologie fondamentali – Internet of Things, video intelligence, cyber security, operatore virtuale, video engagement – stanno già cambiando l’operatività nella PA. La capacità di utilizzare l’enorme potenziale delle tecnologie più innovative come l’intelligenza artificiale/machine learning, la robotic process automation (che lavora sui dati e sui processi), la realtà aumentata e virtuale e il cloud di ultima generazione, compreso l’edge computing, rappresenta l’obiettivo da perseguire.

Cittadini protagonisti

“C’è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti”: parafrasando Henry Ford, si può affermare che c’è reale innovazione quando la rivoluzione digitale coinvolge tutti, con cittadini davvero protagonisti e con amministrazioni, centrali e locali, pienamente cooperanti.

A circa diciotto mesi dall’attivazione del Contratto Quadro SPC, il bilancio ha contorni molto positivi: le adesioni delle amministrazioni “digital first” sono numerose e, in termini di acquisto, è stata raggiunta circa la metà del massimale previsto. Un risultato che conferma il ruolo del framework SPC, naturalmente non ancora risolutivo, nel contribuire al recupero dei ritardi sulla spesa digitale accumulati dalla PA in questi anni.

Il ruolo dei soggetti aggregatori centrali e locali

Per accelerare l’attuazione delle iniziative identificate dal Piano Triennale, in cui il contratto quadro SPC si inserisce, appare decisivo il ruolo svolto dai soggetti aggregatori centrali e locali (Agenzia per la Coesione, ANCI, Enti e Istituzioni capofila), grazie ai quali avviare il processo virtuoso con la creazione degli ecosistemi verticali e il coinvolgimento di tutti i soggetti pubblici e privati interessati. In questa direzione, è importante rendere operative e mettere coerentemente a sistema le azioni e i processi di cambiamento avviati dal Commissario Straordinario, dal Team Digitale e da AgID.

Tra le azioni principali per agevolare correttamente tale percorso, si segnala l’uso del nuovo modello di interoperabilità, basato sulla API economy (in completamento), necessario per il funzionamento degli ecosistemi e tra ecosistemi, come tra PA e tra queste e i soggetti terzi o privati, attraverso soluzioni tecnologiche che assicurino l’interazione e lo scambio di informazioni a valore giuridico.

È fondamentale, inoltre, la condivisione di idee di successo (assieme alle lesson learned dalle esperienze di insuccesso), per diffondere più rapidamente i vantaggi della digitalizzazione. Attuare un nuovo modello di Urban Community & City Think Tank per la raccolta e la condivisione delle best-practices, che parta dalla co-progettazione delle soluzioni (progettando soluzioni riusabili, non riusando soluzioni) sino ad arrivare alla definizione di investimenti comuni fra diversi soggetti interessati e all’evoluzione in una logica di “prodotto” o di “servizio”, in linea con le strategie Cloud native perseguite dalla PA italiana.

L’AgID e la Conferenza per le Regioni e le Province Autonome hanno siglato un accordo di collaborazione con l’impegno di rafforzare l’azione congiunta ai fini dell’attuazione della strategia Crescita Digitale e del Piano Triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione. Una collaborazione di cui il Gruppo Almaviva accompagna l’impegno, attraverso gli investimenti in tecnologie, ricerca e competenze, per la realizzazione del nuovo modello della PA e dei suoi obiettivi di semplificazione ed inclusione.

L’articolo è parte di un progetto di comunicazione editoriale che Agendadigitale.eu sta sviluppando con il partner Almaviva

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