PNRR

Un’alleanza istituzionale per la transizione digitale: ruolo e priorità delle Regioni

Alle Regioni deve essere riconosciuto un ruolo strategico nella attuazione degli obiettivi di transizione al digitale del PNRR: rinunciare a cercare una cooperazione istituzionale è un errore da non commettere, ci sono i tempi tecnici utili a verificare contenuti e forma di tale collaborazione. Ecco le priorità

Pubblicato il 22 Apr 2021

Dimitri Tartari

Coordinatore tecnico Commissione Agenda Digitale Conferenza delle Regioni e Province Autonome

recovery

È questo il momento di costruire un’alleanza istituzionale tra Governo e Regioni e Province Autonome negli ambiti della “transizione al digitale”.

Già nel novembre 2020, era stata approvata una nota con cui le Regioni e province autonome definivano le priorità per una strategia “digitale” nel PNRR: priorità ancora attuali come attuale, purtroppo, sono l’emergenza sanitaria e la crisi economica che hanno reso ancora più urgente accelerare il passo su innovazione e digitalizzazione quali elementi fondamentali di un cambiamento che deve interessare l’intera società locale, regionale, nazionale per una crescita più sostenibile con maggior occupazione, democrazia, equità, etica, giustizia sociale ed inclusione.

Si elencavano – come vedremo – poche ma significative priorità per il Paese e per i territori che si proponeva fossero realizzate in una logica di cooperazione e secondo modelli formalizzati di collaborazione interistituzionale.

Non si possono, infatti, centrare gli obiettivi solo dal centro come non si possono realizzare pienamente operando solo su base territoriale. In questo scenario la collaborazione tra Stato-Regioni-Comuni è quindi indispensabile.

Transizione digitale: la posizione delle Regioni

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano (PNRR bozza 12 gennaio 2020, Dossier Servizio Studi Senato e Camera, 25 gennaio 2020; Schede tecniche trasmesse dal Ministro dell’Economia e delle Finanze alle commissioni competenti del Parlamento, Bilancio, Finanze e Politiche Ue, 11 marzo 2021, Sintesi Note Analitiche del MEF, Servizio Studi Senato e Camera, 15 marzo 2020) individua circa 46 miliardi di euro sulla Missione 1 – Digitalizzazione, Innovazione, Competitività e Cultura che in modo prioritario sviluppa azioni in ambito di digitalizzazione, in seconda battuta descrive in molte delle ulteriori Missioni interventi che sono più o meno fondati su digitale e tecnologia.

Le Regioni, attraverso un posizionamento approvato in Conferenza delle Regioni e Province Autonome nella seduta dell’8 aprile 2021, hanno ritenuto opportuno sottoporre all’attenzione del Governo, in questa fase di perfezionamento della documentazione del PNRR, alcune considerazioni specifiche nell’ambito generale della “transizione al digitale”. Nello specifico è stato rilevato che l’impianto complessivo del PNRR pare fondato su una visione fortemente centralizzata che, pur rispondendo, in linea teorica, a un generale principio di economie di scala e di rete, difficilmente potrà corrispondere positivamente alla necessità di implementare nei tempi dati e nei volumi prospettati gli obiettivi di transizione digitale del Paese.

A tal proposito le Regioni e Province Autonome propongono di inserire nel testo, quale modalità attuativa opzionale ma esplicita, il ricorso ad Accordi Quadro e Intese in ambito di Conferenza Stato-Regioni, unitamente al riparto delle risorse disponibili, nei quali siano riportati obiettivi e tempi di realizzazione, qualora necessario, differenziati su scala regionale e in funzione delle caratteristiche dei territori e dei contesti esistenti. Sarà compito delle Regioni e Province Autonome creare le condizioni e gli assetti territoriali (in alcuni casi già esistenti) per garantire l’attuazione nei tempi e con i risultati concordati.

Le Regioni e Province Autonome hanno disponibilità e capacità di intervenire sui numerosi ambiti oggetto del PNRR:

  • Digitalizzazione e modernizzazione della Pubblica Amministrazione;
  • Competenze digitali di cittadini e imprese;
  • Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo;
  • Infrastrutture (Banda ultralarga, 5G, reti IOT);
  • Servizi digitali nei vari settori di competenza (sanità, trasporti, turismo, cultura, ecc…).

Rinunciare a cercare una cooperazione istituzionale con le Regioni e PPAA è un errore da non commettere, ci sono i tempi tecnici utili a verificare contenuti e forma di tale collaborazione.

Il nodo della governance

In secondo luogo va rilevato che la governance nazionale dell’ambito “transizione digitale” resta disgregata, sul livello politico-strategico il nuovo Comitato Interministeriale per la transizione digitale non prevede, attualmente, una presenza permanente delle Regioni che sono convocate quando sono trattati temi ritenuti di loro competenza (le Regioni hanno proposto a tal proposito un emendamento al decreto) così facendo il comitato interministeriale non rappresenta un vero, nuovo e aperto spazio di confronto. Inoltre poiché il tema infrastrutturale e della connettività resta nevralgico e prioritario è assolutamente necessario conservare l’operatività delle funzioni del Comitato Banda Ultra Larga (COBUL) e della relativa segreteria tecnica al fine di procedere speditamente su temi aperti come gli incentivi alla domanda per cittadini e imprese (voucher FASE 2) e gli interventi sulle aree grigie, oltre che per il necessario e opportuno confronto sugli scenari prospettici di un modello nazionale di rete/reti e il monitoraggio e controllo dell’attuazione del Piano Nazionale Banda Ultra Larga nelle aree bianche.

Le risorse economiche

Da ultimo le Regioni hanno sottolineato che le risorse economiche individuate non sempre risultano commisurate agli obiettivi fissati, a titolo esemplificativo sono state citate le risorse per l’azzeramento del “digital divide” infrastrutturale, per interventi mirati al miglioramento delle competenze digitali della popolazione nazionale come per la “transizione digitale” della Pubblica Amministrazione. Su questo punto è stato suggerito di prevedere un dettaglio più puntuale su: risultati attesi, indicatori numerici, stima di fabbisogni e risorse necessarie. L’esperienza maturata negli ultimi anni dimostra come la complessità legata agli interventi infrastrutturali sia anche legata a modelli di intervento basati su business plan che faticano ad adattarsi a condizioni impreviste, allo stesso modo intervenire su quasi 10.000 amministrazioni pubbliche ha fattori di complessità e costi non sempre comprimibili.

Le priorità elencate dalle Regioni

Di seguito, le priorità elencate dalle regioni nel novembre 2020.

Le Regioni proponevano di focalizzarsi su alcune emergenze “digitali” del Paese:

  • I dati (e la cultura della gestione corretta e sicura del dato) devono circolare ed essere a disposizione dei territori per migliorare i servizi offerti e per essere di supporto alla definizione delle strategie (ad ogni livello);
  • Un Piano straordinario per le competenze digitali quale nuova infrastruttura per lo sviluppo socioeconomico del Paese e dei territori. Competenze e cultura digitale per tutte le fasce di popolazione dalle scuole, alla popolazione attiva a quella a riposo o esclusa dal mercato del lavoro. Azioni specifiche per le alte competenze tecnico-scientifico-informatiche per colmare gap professionisti richiesti dal mercato. Azioni specifiche dedicate al Digital Gender Gap, le ragazze e le donne sono una risorsa inespressa per il Paese;
  • La trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione, che deve essere omogeneamente realizzata a tutti i livelli territoriali sia nelle amministrazioni di grandi dimensioni che in quelle piccole. Dalle dotazioni tecnologiche alle piattaforme di servizi cloud deve essere messa ogni amministrazione nelle condizioni di cogliere sfide ed opportunità della tecnologia digitale. Nello specifico devono essere adottati approcci omogenei per il design, progettazione e realizzazione dei servizi pubblici digitali che devono essere centrati sull’utente, integrati, aumentati, semplici e sicuri;
  • La trasformazione digitale delle imprese, fra le quali includere artigianato, commercio, agricoltura, turismo e cultura. La sfida della competitività si gioca sulla qualità dei beni e dei servizi offerti, oggi la capacità produttiva, di offerta e promozione è strettamente connessa alla capacità di utilizzare le tecnologie digitali come fattori produttivi e acceleratori di innovazione. Devono proseguire gli interventi su Industria 4.0 a cui vanno affiancate azioni territoriali dedicate a filiere produttive specifiche che combinino incentivi e formazione;
  • Le reti per la connessione, deve essere garantita la possibilità per tutti i cittadini e le imprese di ogni tipo di accedere alla rete con qualità, economicità e sicurezza. Deve essere completato il Piano nazionale Banda Ultra Larga (BUL), implementati e promossi interventi puntuali per quei contesti produttivi o residenziali particolarmente strategici o sofferenti, ampliato sulla base del reale fabbisogno l’intervento di voucher a sostegno della domanda di BUL, completato intervento di collegamento delle scuole e di ogni altro edificio strategico per il sistema Paese (ospedali, strutture sanitari, presidi delle forze dell’ordine, VVFF, ecc…). E’ tempo di avere una infrastruttura di rete per la raccolta di dati da sensoristica diffusa che misuri parametri ed eventi legati a contesti cittadini come territoriali sia indoor che outdoor. I dati così raccolti devono essere nella disponibilità di tutti (compatibilmente con sicurezza a privacy). Ultimo ma non per importanza, serve una decisa spinta al 5G partendo da applicazioni in ambito produttivo che mostrino il valore della tecnologia e creino reali opportunità di lavoro in filiere specifiche;
  • La riqualificazione aree e lavoro pubblico su base digitale. Il digitale (tutti i punti sopra elencati) è l’opportunità per rendere meno marginali aree del Paese che oggi – per distanze, economia locale, servizi disponibili territorialmente, ecc. – sono rimaste tagliate fuori da un’idea di sviluppo e futuro. L’Italia ha molti borghi, quartieri, frazioni che potrebbero trarre vantaggi diretti ed indiretti da un nuovo paradigma di lavoro, vita e socialità ad alto impiego di digitale.

Alcuni di questi obiettivi o parti di essi sono inclusi negli obiettivi al 2026 presentati dal Ministro Colao in Commissione Infrastrutture il 13 aprile e in Conferenza Unificata il 14 aprile va però impiantato un modello “regionalizzato” di intervento che riconosca ruolo e spazio alle Regioni e PPAA unici soggetti territoriali (con le Città Metropolitane) che possono prendersi la responsabilità di portare un intero territorio a centrare i target definiti dal Ministro.

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