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Liuzzi (M5s): “Serve una rete a prova di futuro, ecco le sfide del Governo”

Dalle dotazioni finanziarie al recupero del gap nelle aree bianche, passando per una riqualificazione dell’ecosistema delle telco: sono molte le questioni che il Governo Draghi dovrà affrontare per far sì che la digitalizzazione e la parità di accesso diventino strumenti per ridurre le disparità sociali e territoriali

Pubblicato il 26 Mar 2021

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Dopo le due audizioni dei ministri Giancarlo Giorgetti e Vittorio Colao sul PNRR, rispettivamente lo scorso 17 e 18 marzo, è possibile tracciare una prima riflessione su quanto questo Governo potrà fare per l’infrastrutturazione del Paese e per contrastare il gap digitale in un momento storico così delicato dovuto alla pandemia globale.

Le dotazioni finanziarie

Partiamo da un dato importante: rispetto agli obiettivi dei progetti esplicitati recentemente dal nuovo Governo, la dotazione finanziaria non appare sufficiente. Basti pensare che le risorse a disposizione per il piano Banda Ultralarga ammontano a 3,3 miliardi; tuttavia, per raggiungere gli obiettivi di copertura esplicitati dallo stesso documento aggiornato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (8,6 milioni di unità immobiliari), è necessario stanziare in totale 4,42 miliardi. Se invece ci rifacciamo ai dati comunicati ad Infratel da parte degli operatori nel corso della mappatura del 2020, gli investimenti stimati salgono addirittura ad oltre 8 miliardi di euro.[1]

Questo gap è stato riconosciuto da entrambi i Ministri che hanno dichiarato di aver chiesto di ampliare la dotazione finanziaria proprio per il carattere strategico e di impatto che questi interventi possono generare.

In questo contesto, l’UE ha pubblicato lo scorso 9 marzo il Digital Compass con il quale intende garantire 1 Gbit/s per tutti e copertura 5G in tempi rapidi. Standard che insieme alle competenze digitali assicurino ai cittadini europei di poter esercitare la cittadinanza digitale legata a principi quali l’accesso universale ai servizi Internet, l’accesso ai servizi sanitari digitali, i principi etici per gli algoritmi incentrati sull’uomo ecc.

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Garantire un’infrastrutturazione a prova di futuro

Il Ministro Colao ha voluto ribadire, giustamente, che garantirà piena neutralità tecnologica e massima copertura a prescindere delle tecnologie utilizzate e che si ricorrerà a tecnologia 5G, ma soprattutto a tecnologia FWA laddove la fibra non potrà arrivare. Questo è un passaggio chiave poiché seguire questa direzione significherebbe sì attuare l’unico intervento possibile nel breve termine per colmare un gap di connessione che sta mettendo a dura prova studenti e lavoratori in smart working, ma tale soluzione non risulterebbe di prospettiva per gli anni a venire. Va ricordato che è già previsto dalle gare vinte da Open Fiber che una quota importante di unità immobiliari (fino al 20%) sia raggiunta in FWA proprio per garantire anche nelle aree rurali la piena digitalizzazione.

Resta però innegabile che al momento la fibra risulta la scelta migliore, sia per quanto riguarda le performance in termini di velocità di download e upload, latenza ma anche per il basso consumo energetico, soprattutto se si pensa che è già possibile oggi arrivare ad un’ampiezza di banda della rete fino ad almeno 40 Gigabit/s e che in futuro sarà possibile andare anche oltre.

Recuperare il gap nelle aree bianche: il ruolo del nuovo Comitato interministeriale per la transizione digitale

Occorrerà dunque, inevitabilmente, mettere mano ai ritardi del piano aree bianche che nel corso del 2020 ha avuto una decisa accelerazione con 1.733 comuni in commercializzazione e 2.677 cantieri aperti che arriveranno a ulteriori 1.900 comuni nel 2021. Come dare ulteriore slancio a questo piano? Oltre a una revisione del quadro regolatorio – che ricordiamo ha già visto due decreti semplificazioni negli ultimi anni – bisognerà attuare una costante vigilanza sull’attuazione di queste regole. In questo senso, il nuovo Comitato interministeriale per la transizione digitale che andrà a sostituire il Cobul, grazie al suo orizzonte multidisciplinare e all’approccio al digitale come ecosistema, unito ad una forte dotazione di risorse umane e soprattutto grande attenzione politica, rappresenterà il luogo in cui esercitare azioni di controllo e dare rinnovato impulso all’execution.

Sarà inoltre la sede strategica in cui poter avanzare azioni auspicabili, come ad esempio un cambio di passo sul rilascio delle autorizzazioni che preveda un coinvolgimento più attivo delle comunità locali, oltre a un ricorso alla modalità della conferenza di servizi che andrebbe privilegiata come unica via amministrativa per il rilascio delle autorizzazioni.

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Risanamento della filiera delle Telco e società della rete

L’Italia inoltre subisce un forte ritardo di investimenti pubblici nella filiera delle telco del Paese che, unita ad un abuso dei subappalti da parte di grandi aziende nei confronti di PMI a conduzione familiare o comunque con un divario sul piano delle competenze, ha contribuito a rallentare una delle più grandi opere pubbliche degli ultimi anni. Professionalità mancanti, crisi aziendali storiche della filiera, aziende esecutrici dei lavori di scavo e posa della fibra insufficienti, sono tutti elementi che hanno contribuito al rallentamento del piano BUL.

Ed è proprio per questo che occorre un intervento tempestivo rivolto a tutto l’ecosistema delle telco con l’obiettivo di assicurare adeguata forza lavoro e qualificazione professionale. Ogni semplificazione regolatoria sarà inutile se non si agirà preventivamente in tal senso. Il percorso per la piena infrastrutturazione digitale del Paese e per il diritto primario dei cittadini alla connettività passa da qui. È chiaro che una pedina importante di questa partita la gioca la nuova società della rete che ancora deve vedere la luce e sulla quale il Governo Draghi sta impegnando tutte le forze necessarie per spingere i player in campo a chiudere quanto prima il dossier. Se a questo aggiungiamo che sarà necessario recepire la direttiva europea relativa al nuovo Codice delle comunicazioni elettroniche entro tre mesi dal voto del Parlamento che presumibilmente avverrà entro le prossime settimane, la sfida della digitalizzazione sarà sempre più centrale nei piani dell’esecutivo.

Piano scuole e voucher

Il nuovo Governo eredita inoltre due asset importanti: un piano scuole che recentemente ha visto aggiudicate le gare di appalto e che ha l’ambizioso obiettivo di collegare circa 34.000 plessi su tutto il territorio nazionale e la prima fase dei voucher che sta procedendo in maniera spedita. Ciò che invece va costruito è la seconda fase dei voucher per imprese e famiglie dai 20.000 ai 50.000 euro e il piano aree grigie. A tal proposito, il Ministro Giorgetti ha voluto sottolineare come sia iniziata l’interlocuzione con la Commissione europea per lo sblocco dei voucher Fase II; occorre però evidenziare che se non ci sarà una forte attenzione politica a riguardo, anche con interlocuzioni informali con la Commissione Europea, tale intervento rischierà di partire in ritardo.

Inoltre, sulle aree grigie non è ancora chiara la direzione che questo Governo voglia intraprendere. Credo che sarà inevitabile far tesoro di alcune storture evidenti della gara sulle aree bianche, diminuendo i lotti (magari realizzandoli regionalmente) e non limitando la vincita ad un unico soggetto, bensì operando una differenziazione proprio come avvenuto per il piano scuole.

Grazie alla misura dei voucher, Infratel insieme ad Agcom, ha ultimato una grande lavoro di mappatura indicato nel decreto Destinazione Italia del 2014 proprio con un mio emendamento. Il portale attualmente fornisce dati elaborati statisticamente sulle coperture delle reti in rame, fibra ottica, in tecnologia FWA, reti cellulari 2G, 3G e 4G, velocità delle reti in rame e fibra ottica e sul numero di abbonamenti ad internet nazionali, regionali e provinciali.

La proposta del Ministro Colao di ampliare la piattaforma anche alla copertura 5G è assolutamente di buon senso e si va ad inserire in un lavoro lungo e complesso che oggi si rivela un’autentica cartina al tornasole in grado di restituire una visione completa della situazione infrastrutturale delle reti del Paese. Sempre sul fronte trasparenza e consultazione dati, il nuovo sito bandaultralarga.italia.it voluto fortemente dal Governo precedente, dà la possibilità di visionare anche tutti i tracciati e lo stato di avanzamento dei lavori del piano BUL.

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Conclusioni

Dopo una stagione legata alle privatizzazioni e un’altra legata all’austerità con ferree regole di bilancio, adesso l’Europa vive una nuova fase di politica espansiva che con il Next Generation EU vede finalmente un primo strumento di una politica fiscale comune. Questo è il momento storico per fare “debito buono”, senza vincoli di tagli di spesa e con il patto di stabilità sospeso.

Non c’è investimento migliore che nella digitalizzazione e nella parità di accesso alla rete per ridurre le disparità sociali e territoriali.

  1. https://www.infratelitalia.it/archivio-documenti/documenti/esiti-consultazione-2020–conclusa-una-prima-analisi-dei-dati-forniti-dagli-operatori

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