EDITORIALE

Sulle correnti di un grande cambiamento digitale

E’ passato un altro mese senza alcun cambiamento visibile nella realtà digitale del Paese. Eppure qualcosa si sta muovendo e le prossime due settimane promettono passi avanti. Vediamoli

Pubblicato il 23 Mar 2017

digital_sea_by_vortexdragon

Chi ama il mare lo sa. Anche quando sembra calmo e immoto, ha dentro una vita che si agita. E magari potrebbe pure mutare di colpo e portarti lontano, con le correnti. Chissà se questa metafora – speriamo – non si possa applicare anche alla nostra amministrazione digitale. Se leggo oggi l’editoriale scritto un mese fa, nulla è di fatto cambiato: non c’è piano triennale, il codice degli appalti è ancora in stato confusionale, il Cad è un cantiere aperto, non sono ancora arrivati i primi service provider privati Spid, nessuna traccia di Italia Login (ora Cittadinanza Digitale), si è fermato il processo di trasformazione dei siti delle amministrazioni in ottica usabile, è venuto al pettine (grazie a Coppola) lo stallo dell’Anagrafe (eccetera, eccetera). Se n’è parlato anche oggi, al Digeat. Unica eccezione visibile è forse la Prima settimana dell’amministrazione aperta, che ha fatto scuola di open government in Italia.

Eppure, eppure. Alcune correnti marine si avvertono, basta mettere la testa sotto la superficie. Qualcosa si muove, insomma (se sarà sufficiente o avverrà in tempo, è un altro discorso), con il lavoro del Team Digital Piacentini e di Agid.

A quanto mi risulta:

  • Il piano triennale, che tra l’altro darà indicazioni di spesa e di razionalizzazione datacenter, arriverà tra uno-due settimane.
  • La revisione del Cad è all’attenzione del legislativo di Funzione Pubblica.
  • Stanno arrivando i primi service provider privati Spid (si dice che Ferrovie dello Stato e Bnl siano in prima linea).
  • Tra una settimana dovrebbe essere operativo il nuovo contratto Sogei-ministero dell’Interno per Anpr e metterà il Team Digital nel ruolo di gestore tecnico del processo, quindi finalmente potrà aiutare i Comuni a salire a bordo.

Piccoli tasselli che vanno al proprio posto. Che ci dicono? Che si comincia a fare sistema, a costruire una governance della trasformazione, con le competenze, l’accompagnamento e il commitment adeguati (tre cose che sono sempre mancati nell’attuazione del cambiamento digitale in Italia).

Consideriamola la prima applicazione della ricetta giusta. Purtroppo, applicazione ancora parziale, mentre la si vorrebbe estesa a tutto. Che ci fosse insomma una governance più capillare della trasformazione digitale; invece si continua – non potendo evidentemente ambire a qualcosa di più con le attuali leve in mano agli stakeholder del digitale in Italia – a occuparsi solo di aspetti parziali.

Si vorrebbe insomma che anche la Giustizia e la Sanità fossero animate dalla stessa corrente marina. Idem la Cybersecurity, dove il nuovo decreto ha solo fatto il primo passo per una nuova governance.

Per Industry 4.0, le premesse sono buone – un grande piano – ma adesso arriva la fase più critica, quella dell’attuazione, e quindi è molto presto per esultare.

La sfida è nota. Entro il 2018 il Team Digital di Piacentini vuole mettere l’Italia in grado di camminare digitalmente da sola, proseguendo il cammino senza più stampelle “commissariali”.

Non so quante cose resteranno ancora aperte per quella data. L’augurio massimo è che ci sia almeno un primo cambio sostanziale, toccabile con mano, nel funzionamento della macchina pubblica, nella vita del cittadino. L’augurio minimo è che almeno si consolidi un metodo efficace, replicabile e radicato, per diffondere la digitalizzazione. E che come correnti del mare ci porti lontano.

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