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La Nato alla prova delle tecnologie emergenti

L’acceleratore per l’innovazione, lanciato dall’Alleanza Atlantica, servirà a coordinare il lavoro di startup, ricercatori ed aziende tecnologiche, creando sinergie a supporto del settore della difesa e della sicurezza. Ecco come

Pubblicato il 15 Dic 2022

Luigi Lo Porto

ricercatore dell’Area Digitale&ICT di AWARE

diana nato

Nell’attuale scenario internazionale, lo sviluppo tecnologico ha un effetto diretto e prorompente sul settore della sicurezza. Dall’Intelligenza artificiale alle tecnologie quantiche, passando per le tecnologie spaziali e le biotecnologie, le Emerging and disruptive technologies (EDTs), hanno il potenziale di rivoluzionare il nostro stile di vita, il concetto di sicurezza e le pratiche ad essa connesse. Al fine di monitorare tali tecnologie, la Nato istituì nel giugno 2020 l’Advisory Group on Emerging and Disruptive Technologies. Questo gruppo indipendente, composto da 12 esperti nel settore selezionati dal mondo accademico e privato, è incaricato di fornire consulenza all’Alleanza su come ottimizzare i propri processi innovativi.

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Nel suo primo report, l’Advisory Group invitava l’Alleanza a sviluppare un ecosistema dell’innovazione con l’obiettivo di creare sinergie fra pubblico, privato ed università nel campo dell’innovazione tecnologica. In particolare, si auspicava la creazione di una agenzia specializzata in EDTs sul modello della statunitense DARPA.

I primi passi di DIANA

La risposta della Nato non è stata la creazione di una DARPA dell’Alleanza, ma piuttosto di un acceleratore, il Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (DIANA), con un approccio che si auspica essere snello e orientato al mercato.

Il lancio di DIANA è stato concordato al Summit NATO del 2021 a Bruxelles. Successivamente la Charter of the Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic è stata approvata dagli alleati il 7 Aprile 2022 e la rete iniziale di test centres ed acceleratori è stata definita nell’ambito del Summit NATO di Madrid nel 2022.

Nelle intenzioni della Nato, DIANA servirà a coordinare il lavoro di startup, ricercatori ed aziende tecnologiche, creando sinergie a supporto del settore della difesa e della sicurezza. In particolare, DIANA lancerà dei Challenge Programmes a partire da problemi critici e concreti presenti nei suoi ambiti di azione, alla ricerca di quelle tecnologie capaci di avere un impatto profondo sulle capacità dell’Alleanza.

Le tecnologie e gli innovatori selezionati potranno contare su una rete di acceleratori e test centres messi a disposizione dagli stati membri su entrambe le sponde dell’Atlantico, su finanziamenti non diluitivi, su una rete di investitori accreditati, tutoraggio aziendale e sulla possibilità di stipulare contratti di sviluppo e adozione tra stati per le tecnologie duali sviluppate.

Di conseguenza, l’approccio della Nato alla ricerca tecnologica si è modificato in senso duale, andando a collaborare con le aziende private nello sviluppo di tecnologie per risolvere problemi relativi a difesa e sicurezza, le cui applicazioni nei settori civili permettono maggiori ritorni economici.

Lo stesso Advisory Group on Emerging and Disruptive Technologies ha affermato, infatti, nel suo ultimo report (Annual Report 2021, Nato) indica che la valutazione dell’efficienza di DIANA dovrebbe basarsi non solo sui successi riportati nei classici confini del settore della difesa ma anche sullo sviluppo di tecnologie le cui applicazioni risultino essere prevalentemente civili.

Le sfide

L’Advisory Group on Emerging and Disruptive Technologies identifica le principali sfide per DIANA:

  • Maggiore agilità e flessibilità rispetto alle altre entità Nato;
  • Sviluppo di una comunicazione efficace e trasparente;
  • Coordinamento con il resto dell’Organizzazione pur mantenendo una propria autonomia operativa necessaria per adattarsi alle sfide che l’innovazione tecnologica porrà.

I test centres

Uno degli aspetti cruciali di DIANA consiste nella rete di acceleratori e test centres che viene messa a disposizione degli innovatori selezionati. La rete comprenderà più di 9 acceleratori e 63 test centres distribuiti nei territori dell’Alleanza.

NATO sharpens technological edge with innovation initiatives

Immagine: NATO sharpens technological edge with innovation initiatives

I Paesi maggiormente rappresentati nella rete iniziale sono la Polonia, con sette test centres, e la Slovacchia, con sei test centres. L’Italia ospiterà un acceleratore a Torino presso la Città dell’aerospazio e le Officine Grandi Riparazioni, come comunicato per la prima volta dall’ex-sottosegretario alla Difesa, Giorgio Mulè, nell’ambito dell’Innovation Cybersecurity Summit il 28 aprile. La Città dell’aerospazio è un progetto che ha visto investimenti per oltre 1 miliardo di euro, in gran parte provenienti dal PNRR, che ambisce a portare 70 nuove imprese sul territorio e creare 2500 posti di lavoro. Ruolo dell’acceleratore sarà quello di coordinare ed incentivare la ricerca degli innovatori nazionali grazie ai bandi e ai fondi messi a disposizione dall’Alleanza.

A Capua, l’Alleanza intende affidarsi al già operativo Centro italiano di ricerche aerospaziali (CIRA), che si occupa sia di ricerca teorica di base che di sperimentazione tecnologica. A La Spezia, il Centro di supporto e sperimentazione navale (CSSN), si occuperà dei programmi di sviluppo scientifico e tecnologico della Marina militare e diventerà, nell’ambito Nato, un test centre per le tecnologie in ambito navale.

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La sinergia con il NIF

Le attività di DIANA saranno supportate anche dall’Innovation Fund (NIF), fondo di venture capital multi-sovrano , con una dotazione finanziaria di 1 miliardo di euro. La decisione di istituire il NIF è stata presa al Summit Nato di Bruxelles nel 2021 mentre, la cerimonia di lancio e la lista degli Stati partecipanti, è coincisa con il Summit di Madrid del 2022.

Il Fondo intende fornire alle startup che sviluppano tecnologie duali nei settori ritenuti prioritari dalla Nato: fra questi Intelligenza Artificiale, big-data processing, tecnologie quantiche, biotecnologie, nuovi materiali, energia, propulsione e spazio.

Il NIF fornirà un supporto finanziario per un lasso di tempo più esteso di DIANA, segnatamente 15 anni, proponendosi come partner per lo scale-up delle imprese selezionate. La regia del fondo, riporta Wired.it, sarà affidata ad un consiglio indipendente composto da nove esperti, di cui tre provenienti dal mondo accademico, tre dal venture capital e tre dal settore della difesa.

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I prossimi passi

Al momento DIANA è principalmente impegnata nella creazione del proprio apparato amministrativo. Entro fine anno si dovrebbe nominare il Direttore generale e poi sarà il turno della formulazione di piani d’azione specifici ogni due anni.

Nel 2023 ci saranno le prime tre gare, di cui la prima prevista per aprile, mentre importanti decisioni potrebbero essere prese al Summit Nato a Vilnius (Lituania) in programma l’11 e il 12 luglio 2023.

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