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Friuli Venezia Giulia: “Più sinergia tra le Regioni per la trasformazione digitale del Paese”

La Regione Friuli Venezia Giulia, capofila della Commissione Speciale Agenda Digitale, intende imprimere un forte slancio alla trasformazione digitale per permettere all’Italia di risalire le classifiche della competitività e dell’innovazione. Vediamo quali sono le priorità e le azioni intraprese

Pubblicato il 29 Nov 2018

Sebastiano Callari

Assessore della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e Vicario della Commissione per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome

pa digitale

La Regione Friuli Venezia Giulia, quale capofila della Commissione Speciale Agenda Digitale è seriamente intenzionata a dare uno slancio importante alla tecnologia ICT per permettere all’Italia di tenersi al passo con la continua ed importante evoluzione del settore.

L’agenda digitale elaborata dall’amministrazione regionale è volta a incentivare l’innovazione tecnologica come strumento di crescita del suo territorio. Lo strumento per l’attuazione dell’agenda digitale è il Programma Triennale per lo sviluppo dell’ICT, dell’e-government e delle infrastrutture telematiche (L.R. 9/11),  finalizzato a delineare obiettivi strategici da declinare in azioni concrete.

GDPR e importanza strategica dei dati

Per spingere la digitalizzazione del Paese sempre più avanti è necessario che venga potenziata l’interlocuzione con AgID e con il Governo. Per alimentare questo fondamentale dialogo sarà necessario mettere in campo le capacità progettuali delle realtà territoriali che già posseggono le infrastrutture e le abilità necessarie per potersi qualificare quali Poli Strategici Nazionali.

Come primo punto, è opportuno sottolineare che nel nostro Paese non si è ancora percepita l’importanza del dato in tutta la sua ricchezza, come non è stata ancora percepita completamente la potenzialità derivante dalla gestione delle informazioni attraverso esso ricavabili. Ed è forse legata anche a questa difficoltà di percezione che si è accolto con molta agitazione il recepimento del GDPR (Regolamento Ue 2016/679). La consultazione telematica degli archivi informatici permetterebbe un notevole risparmio di tempo per gli operatori della PA; pensiamo già all’ANPR, che deve tendere oltre la soglia dell’essere un database centralizzato, valorizzandosi proprio con la circolazione dei dati. Ed è proprio volgendo lo sguardo al principio di circolazione del dato che si è voluto intervenire con il GDPR, ispirato al principio della contitolarità del dato da parte di più soggetti, al fine di tutelare adeguatamente l’informazione contenuta.

Un sottosegretario al digitale per vincere la resistenza

È necessario quindi uscire dalla penombra in cui il digitale è stato lasciato e che ha comportato un vero e proprio tracollo del posizionamento del nostro paese a livello europeo, solo quart’ultimo come da ultimo rilievo del DESI (Digital Economy and Society Index). La resistenza al cambiamento in Italia è ancora forte e i risultati chiedono tempi lunghi, troppo lunghi per la nostra politica. La scarsa attenzione che c’è stata in questi anni nei confronti del digitale richiede adesso uno sforzo di potenziamento ancora maggiore e, perché no, magari istituendo anche la figura di un sottosegretario al digitale che segua lo sviluppo del settore.

Intrinseco all’attuazione del piano nazionale di crescita digitale è il piano triennale per l’informatica nella Pubblica amministrazione. Sul punto ho anticipato alla Commissione speciale Agenda Digitale  della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome la necessità di un prossimo incontro con il ministro Giulia Bongiorno, al fine ultimo di discutere la modalità di potenziamento delle infrastrutture immateriali a supporto delle Regioni, come il servizio PagoPa e l’Identità digitale della Pa. Lo sviluppo del binomio crescita digitale-Pubblica Amministrazione è sicuramente importante non solo per i fini della semplificazione, ai quali si vuole tendere, ma anche per agevolare il rapporto tra la stessa pubblica amministrazione e il cittadino.

Va ricordato inoltre che prossimamente le amministrazioni saranno tenute ad acquisire esclusivamente servizi Cloud qualificati da AgID presenti nel Marketplace, motivo in più per valutare come necessario un celere sviluppo tecno-digitale. L’attivazione della piattaforma dei servizi cloud doveva già essere attivata entro il prossimo 20 novembre, ma per la quale si è chiesta una proroga, ritenuta opportuna essendo ancora molto nebuloso l’indirizzo della stessa AgID sulle caratteristiche necessarie per ottenere la certificazione indispensabile per essere inclusi nel Marketplace.

Sinergia tra le Regioni per lo sviluppo digitale

Sono questi i motivi che mi hanno spinto, nell’ambito delle mie funzioni di Coordinatore della Commissione Agenda Digitale, a ricercare una sinergia tra le Regioni più evolute al fine di dar vita ad una cooperazione forte sul piano informatico. Se è vero che l’unione fa la forza, non una, ma più Regioni, possono essere in grado di aiutare anche quelle più in difficoltà e che a causa di questo ritardo rischiano di rimanere penalizzate, soprattutto dal punto di vista economico se si pensa alla progettazione dei programmi europei. Anche su questo punto ritroviamo l’importanza dello sviluppo del digitale e della conseguente necessità di rimettersi al passo con un’evoluzione ICT che viene richiesta anche a livello europeo. La strategia Europa 2020 fissa, infatti, gli obiettivi per la crescita nell’Unione europea entro il 2020. Tra i vari punti della strategia c’è anche quello dell’Agenda Digitale, ovviamente europea, che si propone di sfruttare il potenziale delle tecnologie ICT come slancio per favorire l’innovazione, la crescita economica e conseguentemente il progresso nel suo complesso. Raggiungere i punti fondamentali dell’Agenda Digitale europea è un risultato importante a cui tendere, considerando che è proprio su dette azioni che è plasmata la strategia della nostra Agenda Digitale italiana:

  • Accesso a internet gratuito a banda larga e ultralarga;
  • Guardare a un mercato unico digitale;
  • Aumentare l’interoperabilità di dispositivi, applicazioni, banche dati, servizi e reti;
  • Contrastare sempre più la criminalità informatica, consolidando la fiducia e la sicurezza;
  • Investire maggiormente in ricerca e sviluppo connesso alle ICT;
  • Migliorare l’alfabetizzazione informatica e le competenze digitali;
  • Potenziare l’uso della tecnologia per la tutela ambientale.

Fare leva sull’esperienza delle Regioni più evolute

Di fatto, tra alcune Regioni esistono rapporti di collaborazione già collaudati, che non solo consentono una maggiore semplicità di approccio e di progettualità comuni, ma dimostrano anche la fattibilità e l’importanza di lavorare insieme.

È molto importante che tale spinta verso un’unione regionale non venga letta come la volontà di escludere alcuni territori per prediligerne altri o di creare tavoli di consultazione diversi da quelli ufficiali già esistenti, tutt’altro! La volontà è quella, molto più semplicemente, di approfittare di chi può essere considerato già ad un certo livello di maturazione evolutiva, per farvi leva al fine di trainare quelle realtà regionali che sono rimaste più indietro e tendere così all’inclusività.

Il Coordinatore politico insiste sul ruolo che le Regioni devono “giocare” nei confronti dello Stato su tali tematiche. La crescita del Paese passa dalla crescita del digitale e occorre che le Regioni abbiano un confronto assiduo o propositivo, e nel caso in cui serva anche forte, con il Governo, per avere buoni risultati per il territorio.

Banda ultralarga per le imprese, una priorità

Sul versante delle imprese, è ormai un assunto imprescindibile che è digitalizzazione della rete distributiva che consente la costante crescita delle imprese, le quali oramai guardano come temi fondamentali lo sviluppo informatico ed infrastrutturale. È proprio su questi due punti che incide in maniera fondamentale lo sviluppo della banda ultra larga, peraltro considerata una delle priorità.

Proprio per questo lo sviluppo della banda ultra larga in Italia e il problema delle aree ancora escluse dal servizio sono stati parte centrale dei miei recenti interventi in sede di Commissione Agenda Digitale sull’eventuale posizionamento delle Regioni, che hanno evidenziato principalmente la necessità di sottolineare con maggiore forza la questione dell’urgenza dell’attivazione dei servizi con le utenze accese, anche ai fini degli obiettivi FESR e FEASR, nonché la questione dei risparmi di gara. Il problema delle aree bianche e dei relativi fondi europei non ancora utilizzati e in prossima scadenza ha fatto trovare concorde la Commissione Agenda Digitale sull’avanzamento di una proposta da presentare al MISE per richiedere la possibilità di utilizzare i fondi derivanti dai risparmi di gara che dovevano essere inizialmente destinati alle aree bianche, per destinarli allo sviluppo delle aree grigie.

Proprio perché alcune aree del territorio nazionale sono ancora escluse dal servizio, la Commissione ha sollecitato la convocazione del COBUL per procedere con un confronto sulle problematiche relative al piano BUL, richiedendo al contempo ad Infratel di fornire i dati dei bandi di gara in corso e lo stato dell’arte nelle diverse Regioni. Sul punto vi è stata da parte di Infratel condivisione con le regioni nell’avere la massima diffusione dei dati degli interventi, rendendosi disponibile ad implementare i dati sulla base delle richieste di dato aggregato che le regioni avanzeranno.

Il completamento della BUL è ad oggi uno dei fondamentali traguardi da raggiungere, essendo proprio alla potenza della rete legati tutti gli altri punti di sviluppo digitale e non solo, si pensi per esempio all’ambita Industria 4.0.

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