Parlamento

Italia digitale, troppe incognite: le proposte dell’intergruppo innovazione alla Camera

Non basta la nomina di Teresa Alvaro alla guida di Agid per sciogliere i nodi. Vediamo quali sono – dalle infrastrutture ai servizi – e le strade che l’Intergruppo innovazione alla Camera intende seguire per sbloccare l’impasse

Pubblicato il 10 Set 2018

Antonio Palmieri

deputato, Forza Italia

PNRR

Non conosco personalmente Teresa Alvaro e dunque non ho un giudizio immediato da dare sulla sua nomina a direttore generale di AGID.

Non ho un giudizio, ma nemmeno un pregiudizio per la sua nomina da parte di un governo del quale sono all’opposizione. Non posso che augurarle un buon lavoro, per il bene comune digitale della nostra Italia e garantire che se vorrà avrà da me e da Forza Italia leale attenzione e collaborazione.

I dubbi e le questioni aperte sul digitale

La sua nomina è un inizio, ma lascia sul campo tutti i dubbi e le questioni aperte, dopo nove mesi di sostanziale stallo e dato che il termine stesso “digitale” è pressoché assente dal contratto di programma che ha portato alla nascita del governo Salvini-Di Maio-Conte.

Assente è il termine e assente è anche una figura del governo che si occupi del tema. Non vi è un ministro o un sottosegretario dedicato, né il tema digitale ha mai avuto adeguata visibilità nei primi cento giorni di governo.

Siamo rimasti ai trenta minuti di Internet gratis per tutti promessi dal ministro Di Maio all’Internet Day del 26 giugno e alle generiche affermazioni della ministra Buongiorno in una intervista di qualche settimana fa.

Lo ripeto. Chi mi conosce sa che non amo usare i temi del digitale per esercitare il solito sterile teatrino della contrapposizione minoranza/maggioranza. Non l’ho mai fatto nei miei diciassette anni di vita parlamentare e forse proprio per questo ho “portato a casa” provvedimenti all’unanimità come la legge sulla accessibilità dei siti internet della pubblica amministrazione nel 2004 oppure la modifica alla Costituzione sulla centralizzazione delle piattaforme informatiche nel 2015.

I punti controversi sul tavolo

Coerente con questa mia impostazione, non posso però tacere che tutti i punti controversi rimangono sul tavolo e che non basta la nomina della dottoressa Alvaro per sciogliere i dubbi.

  • Ci sono molti cantieri aperti da portare a compimento nella pubblica amministrazione digitale: dal funzionamento della piattaforma PagoPA alla effettiva implementazione di ANPR (l’anagrafe nazionale della popolazione residente), passo essenziale per avere un database a livello nazionale, che permetta a cittadini e amministrazioni di dialogare in maniera efficiente, avendo una fonte unica e certa per i dati dei singoli. Il governo della trasparenza deve rendere pubblico il reale stato dell’arte di ciascuno di questi progetti e proseguire poi con forza al loro completamento in un arco ragionevole di tempo.
  • A livello nazionale esistono due gruppi di lavoro, il team digitale presso la Presidenza del Consiglio guidato dal commissario Diego Piacentini e l’Agid. Ora Agid ha una nuova guida. E il commissario che fine farà? Piacentini resta oppure verrà sostituito? Che fine farà la sua struttura? E il governo sarà in grado di porre fine al dualismo con Agid? Serve sinergia tra la due realtà, c’è da fare in abbondanza per tutti. E insieme.
  • Le infrastrutture restano un punto centrale. In attesa del varo della gara per il 5G, il governo intervenga eliminando le strozzature che impediscono la completa realizzazione del piano per la banda ultralarga. Anche in questo caso serve completare, non reinventare daccapo la ruota digitale.
  • Che fine faranno gli incentivi fiscali previsti dal piano industria 4.0, finalmente denominato “impresa 4.0“? Noi siamo per la loro stabilizzazione. Il governo cosa ne pensa? Questo strumento di democrazia fiscale che premia chi investe nel digitale ha molti pregi, uno fra tutti: elimina il bando e con esso burocrazia, lentezze, opacità e, da ultimo, corruzione. Questa dovrebbe essere musica per le orecchie dei ministri Cinque Stelle. La vogliono suonare? Parallelamente occorre anche dare piena e rapida attuazione alla parte del piano che riguarda la formazione del capitale umano, requisito fondamentale della società digitale. Anche su questo punto, tutto tace.
  • È a mio avviso chiaro che non servono nuove leggi ma dare attuazione a norme che sono rimaste sulla carta, a partire dal codice della amministrazione digitale. Semmai serve correggere anche le parti del codice degli appalti che hanno complicato la vita delle imprese invece che risolvere e fludificare. Su questo punto abbiamo sentito annunci da parte leghista ma finora nulla di concreto.

Questi i temi principali con i quali, almeno in parte, Agid è parte operativa in causa. Coraggio e ancora buon lavoro!

Le azioni dell’intergruppo innovazione

Ci sarò e ci saremo, anche con l’Intergruppo innovazione, che è ripartito e che vuole continuare a essere un luogo di lavoro tra parlamentari di forze politiche diverse.

La forza dell’intergruppo è la passione competente di chi ne fa parte. Il suo limite è quello di non essere un soggetto istituzionale ma una libera aggregazione di parlamentari, uniti dall’interesse a un tema specifico, nel nostro caso l’innovazione.

Per superare questo stato di cose, seguiremo tre strade:

  • la proposta di una quindicesima commissione parlamentare permanente dedicata all’innovazione;
  • l’istituzione di una commissione bicamerale permanente, sul modello di quelle già esistenti: infanzia, antimafia, vigilanza Rai.
  • Infine, la proposta di una commissione di indagine sul digitale in Italia.

La proposta di legge per la bicamerale è già depositata. Quella per la quindicesima commissione lo sarà entro fine mese. A seguire quella sulla commissione di inchiesta.

Tutto questo può essere un supporto parlamentare per Agid, ma prioritario rimane il ruolo del governo. Siamo in attesa di vedere come intenda giocarlo, perché vogliamo una Italia davvero digitale.

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