servizi pubblici digitali

PAdigitale2026, i bandi occasione unica di trasformazione: le azioni per cambiare volto agli enti

Il momento della trasformazione digitale è ora. Ma per gli enti locali questo è un cambiamento organizzativo e di mentalità, non un cambiamento mero dell’ICT o di strumenti. E va fatto in maniera coordinata tra amministratori, segretari, dirigenti, funzionari, dipendenti tutti. Ecco come far bene

Pubblicato il 16 Mag 2022

Andrea Tironi

Project Manager - Digital Transformation

teoria complessità

Distratti dalla sola parte “fondi erogati” degli avvisi di padigitale2026.gov.it, si rischia di perdere di vista il vero senso dell’operazione in corso.

Sì, perché la chiave di utilizzo dei fondi sulla digitalizzazione di padigitale2026.gov.it si trova non nel massimizzare i soldi avanzati facendo il minimo necessario, quanto nel realizzare il più possibile con i fondi che vengono erogati superando le richieste dei bandi, creando un livello di digitalizzazione adeguato uniforme su tutto il territorio italiano.

Bandi infrastrutture digitali, quante preoccupazioni: serve una visione strategica

Altrimenti alla fine del percorso saremo ricchi economicamente ma poveri digitalmente.

Proviamo quindi a capire come declinare in pratica quanto appena scritto, bando per bando, con delle azioni puntuali che però diano vita ad un tutt’uno organico. Si tratta di una prima ipotesi di lavoro, per cercare di lavorare ad un livello diverso di ragionamento.

I bandi come “movimento organico di trasformazione”

Il tutto va inquadrato valutando il sistema informativo dell’ente locale, in un’ottica omnicomprensiva, come da questa immagine presa in prestito da Sergio Sette.

In rosso si vede quanto è finanziato dagli avvisi, in grigio la zona di backend più difficile da “attaccare” e che varia per tipologia di amministrazione locale.

I bandi devono essere quindi visti, anche per “aggredire” la parte grigia, non singolarmente ma come un “movimento organico di trasformazione” atto a finanziare un progetto più ampio che riguarda l’assetto di tutto il sistema informativo dell’ente. Questa trasformazione deve/dovrebbe avere come scopo l’efficientamento dell’attività interna (e quindi automazione e quindi integrazione) e la messa a disposizione dei servizi online (esterna). Le due cose non possono viaggiare separate perché se anche tiriamo a lucido il frontend ma poi la pratica sparisce nel backend, l’esperienza utente è apparentemente migliorata ma praticamente uguale. È come avere una Ferrari con sotto il motore di una cinquecento degli anni ‘70: bella fuori ma da 100 km/h dentro di picco e in discesa.

I principi

Partiamo dalla necessità di mettere al centro:

  • dati
  • processi
  • cittadini e imprese

I dati sono la base di ogni organizzazione, pubblica o privata della nostra epoca. Sono anche le base dei nostri gemelli virtuali, che sono in numero molto maggiore rispetto alla nostra identità fisica.

I processi sono quelle sequenze di azioni e modi di procedere in relazione ad un determinato fine, sia esso ricevere un permesso di occupazione suolo pubblico o una prestazione sanitaria.

I cittadini e ricordiamo sempre bene, le imprese, sono quei soggetti che fruiscono dei dati e processi (=servizi) della pubblica amministrazione, per cui la PA dovrebbe essere facilitatore e abilitatore, e non solo giudice e burocrate.

Vediamo ora, seguendo questi principi di fondo, come possiamo lavorare al meglio sui bandi in essere.

Le azioni per l’avviso Identità Digitali (SPID CiE) 

Per quanto riguarda l’avviso Identità Digitali, le azioni che abbiamo individuato sono:

  • fare un censimento di tutti i servizi resi disponibili dall’amministrazione in digitale (touchpoint)
  • attivare l’accesso a SPID e CIE su tutti i servizi censiti
  • attivare il protocollo OpenID Connect sia per SPID che per CIE su tutti i servizi di cui al punto 2 (anche quei servizi per cui avevamo SPID e CIE in SAML2)
  • attivare “Entra con eIDAS” per tutti i servizi censiti al punto 1. “Entra con eIDAS” permette ai cittadini di stati stranieri di accedere ai servizi italiani grazie alla loro identità digitale straniera. Es. un cittadino francese che abbia lo “SPIDFrancese” può mediante il tastino “Entra con eIDAS” entrare nel servizio con il suo “SPIDFrancese”
  • eliminare tutti gli altri tipi di accessi (eliminare quindi gli accessi con utente e password)

L’attivazione di SPIE e CIE può essere effettuata in due modi dall’ente:

  • direttamente: è l’ente che si accredita sia presso AGID (per SPID) che presso Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (per CIE) ed esegue le procedure necessarie
  • tramite aggregatore: l’ente si accredita mediante un aggregatore (es. il fornitore del servizio mensa sui cui l’ente vuole inserire i tasti “Entra con CIE” e “Entra con SPID”) in modo che sia il fornitore ad attivarsi presso AGID e IPZS e l’ente si accoda con altri enti semplificando la sua attività

Le azioni per l’avviso Pagamenti Digitali (pagoPA)

Per quanto riguarda l’avviso Pagamenti Digitali, le azioni che abbiamo individuato sono:

  • se si rinuncia al Fondo Innovazione, prendere i servizi individuati con tale percorso/lavoro e togliere quelli dichiarati nel 20%, tenendo il resto dei servizi (sia quelli attivi che quelli non attivi)
  • completare il censimento dei servizi a cui corrisponde un pagamento digitale rivedendo la tassonomia indicata da PagoPA s.p.a. e aggiungendo ai servizi di cui al punto 1 i servizi che possono essere sfuggiti, sono stati aggiunti nel frattempo, hanno cambiato competenza (es. prima erano dell’unione ora del comune), altro
  • attivare tutti i servizi di cui al punto 1 e 2 mediante il sistema pagoPA, sia quelli gestiti dall’ente che quelli mediante riscossore. Attivarli in prima analisi vuol dire censirli con la corretta tassonomia sul portale ente dato all’ente dal proprio Partner Tecnologico (PT). Per lo scopo del bando, quindi fare 1 pagamento di test (pagamenti reale con importo fittizio anche solo di 0.01 euro)
  • a completamento, acquistare le integrazioni necessarie alla rendicontazione con tutti i software in uso che prevedono pagamenti (es. tari, multe, mensa …) e alla riconciliazione contabile verso il software della contabilità e finanziaria. Questo allo scopo di automatizzare tutti i passaggi possibili e semplificare la vita di tutti gli operatori dell’ente.

Le azioni per l’avviso Comunicazione digitale (App IO) 

Per quanto riguarda l’avviso Comunicazione Digitale, le azioni che abbiamo individuato sono:

  • attivare su dashboard di IO tutti i servizi di invio messaggi corrispondenti ai servizi di pagamento individuati con il sistema pagoPA. È infatti logico che dato un servizio di pagamento, si possa mandare per lo stesso servizio un messaggio su IO per chiedere al cittadino il pagamento stesso. Questo permette di attivare già un buon numero di servizi.
  • attivare su dashboard tutti i servizi di invio informazioni disponibili (questi solitamente sono reperibili mediante la propria software house. Es. promemoria di scadenza CIE).
  • inviare realmente i messaggi sui servizi attivati, mediante l’acquisto delle integrazioni (automatizzazioni) che portano all’invio allo stacco di una pratica di pagamento, oppure al verificarsi di un evento (scadenza CIE entro 10 giorni).

Le azioni per l’avviso migrazione al Cloud

Per quanto riguarda l’avviso Cloud, le azioni che abbiamo individuato sono:

  • miglioramento connettività dell’ente. Se l’ente ha una connettività scadente può investire in questa direzione. Oppure ridondare la connettività, visto che la migrazione in cloud richiede una connettività “solida” dal punto di vista funzionale e di continuità di servizi. I bandi 5G e 1 Giga attivi, oltre che lo storico BUL, dovrebbero nel tempo aver migliorato (BUL) e migliorare (5G e 1 Giga) la situazione di tutto il territorio italiano (sebbene sia chiaro che l’avviso Cloud è oggi, non quando sarà disponibile la connettività fibra (o relativa capacità)per tutti, quindi oggi è necessario fare con quanto si ha). Spesso il limite tecnologico non è la quantità di banda disponibile o la relativa tecnologia, ma il fatto che le applicazioni non sono effettivamente “cloud” o realizzate in ottica “cloud”.
  • l’obiettivo finale dovrebbe/potrebbe essere la riduzione dei datacenter dagli 11.000 esistenti a poche (una?) migliaia. Quindi, l’obiettivo sarebbe rimuovere il server dal sottoscala (o dall’armadio o dal primo posto dove c’era una presa di corrente e rete) o perlomeno svuotarlo dei dati contenuti ritenuti importanti e lasciarvi solo i servizi di rete (autenticazione, dns, dhcp, aggiornamenti). In cloud prioritariamente andrebbero portare le seguenti basi dati (e relativi servizi come indicato nella Classificazione ACN resa disponibile come primo passo dal bando Cloud)
    • software di core
    • software minori e-mail
    • fileserver
    • e-mail

Queste basi dati corrispondono al 99% dei dati dell’ente.

  1. Rimangono esclusi i servizi di infrastruttura:
    • autenticazione
    • dhcp
    • dns
    • antivirus
    • backup
    • wsus (aggiornamenti)

Altri servizi che si possono valutare, ma probabilmente in un secondo momento

  1. centralino
  2. timbratore
  3. videosorveglianza…

Alcuni di questi sono tecnologicamente più facili da portare in cloud, ma dal basso contenuto informativo.

Le azioni per l’avviso “Esperienza del Cittadino nei servizi pubblici” 

Per quanto riguarda l’avviso Servizi Pubblici, le azioni che abbiamo individuato sono:

  • sito comunale: il sito comunale va rivisto secondo le indicazioni date dal bando in modo da creare uniformità. Con le disponibilità in essere sarebbe utile rivedere anche tutti i siti resi disponibili dall’ente (portale mensa, portale multe, portale pagamenti, polifunzionale …) in modo da rendere uniforme l’esperienza cittadino, a meno di passare al punto 2
  • servizi digitali: qui probabilmente c’è la versa sfida che interpretiamo come: migrare i servizi dell’ente esterni al sito dell’ente, dentro il sito dell’ente che diventa così il punto di accesso a tutti i servizi per cittadino e e imprese, per l’utenza.

I due obiettivi sopra indicati non sono semplici, soprattutto il secondo, e comportano il supporto di un partner tecnologico che sappia guidare l’ente in un cambiamento del suo modo di lavorare. Anche perchè ragionare nel punto 2 solo di front end (quindi di sito) e non ragionare di integrazione con il back end (software di lavoro dentro gli enti) è limitante.

Va infatti creato un continuum tra cambiamento del frontend e mediante integrazioni (parola ricorrente) del backend, la cui fusione a livello di processi (come indicato all’inizio dell’articolo) può e deve portare a:

  • creare l’effettivo sistema operativo/informativo dell’ente mediante un progetto organico
  • realizzare una continuità tra
    • arrivo della pratica da parte di cittadino o impresa
    • lavorazione
    • restituzione del lavorato
  • permettere la fascicolazione della pratica (ovvero il cittadino o impresa può entrando nel portale dell’ente vedere lo stato della sua pratica, dove è ferma, perchè ferma, monitorare i tempi di flusso)
  • integrare in questo percorso le piattaforme abilitanti: pagopa per un eventuale pagamento, IO per le notifiche di stato, SPID e CIE per l’accesso, PDN (in futuro) per eventuali notifiche di documenti
  • automatizzare il tutto il più possibile mediante INTEGRAZIONI e INTEROPERABILITA’ (adesso i fondi ci sono per farla)

Conclusioni

Il momento della trasformazione digitale è ora. Gli enti locali sono passati da dover fare trasformazione digitale a invarianza di bilancio (2018), a vedere un minimo di aiuti economici per l’integrazione con ANPR (2019-2020), al Fondo Innovazione come ulteriore supporto economico (2021) ad avere (oggi) tutte le risorse che servono (2022, PNRR, padigitale2026).

Si tratta di provare a fare le azioni di cui sopra (e forse altre) non solo per corrispondere ai bandi, ma per cambiare il volto del comune a livello di sistema operativo digitale, automatizzando laddove possibile le attività e erogando davvero servizi digitali. Perché se i servizi digitali oggi vanno “spinti” verso i cittadini (le imprese già li richiedono di più), tra non molto le nuove generazioni li chiederanno.

Questo è un cambiamento organizzativo e di mentalità, non un cambiamento mero dell’ICT o di strumenti. E va fatto in maniera coordinata tra amministratori, segretari, dirigenti, funzionari, dipendenti tutti.

In tutto questo le PAL possono fare la loro parte come indicato all’inizio dell’articolo: non pensando solo a fare il necessario per prendere i soldi, ma fare tutto il possibile per ricevere i fondi cambiando l’ente.

D’altro canto, le PAC devono a loro volta semplificare la vita delle PAL, perché i servizi digitali richiedono TANTA interoperabilità di banche dati, e prima ancora interoperabilità umana. Quindi abbattere i silos umani per poi abbattere i silos digitali. Ma questa è un’altra storia.

Ricordiamo, infine, che le azioni indicate in questo articolo non sono solo quelle necessarie a prendere i bandi, ma comprendono anche azioni utili a cambiare davvero l’ente a livello digitale utilizzando al meglio i fondi erogati.

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