Impresa 4.0, Blockchain, 5G: nella bozza del Def (Documento economico finanziario), appena resa disponibile, il Governo individua innovazione e digitalizzazione come i fulcri per dare slancio alle aziende e al Paese. In un momento critico per la nostra economia.
Il Documento di economia e finanza 2019, riassumendo le misure adottate dalla Legge di bilancio 2019 e dal Decreto Crescita, ha il pregio di permetterci di capire l’indirizzo generale che l’Italia sta intraprendendo per il digitale. Di metterne a nudo i pregi e anche i limiti, segnalati entrambi da esperti e dall’industria. Su tutto, spicca una certa parzialità della strategia complessiva.
Def e Impresa 4.0, le misure per l’innovazione
Di contro, è positivo che il Def dedichi al digitale una parte (nella sezione III.5): si legge ad esempio che viene considerato “di vitale importanza per il Paese investire sull’innovazione e sulla tecnologia per recuperare un gap consistente sul digitale”. Le tematiche inerenti l’Industria 4.0 sono contemplate nel cronoprogramma della bozza del Def in tre punti:
- Ambito tassazione, revisione della spesa e contrasto all’evasione: “Investimenti in ICT e risorse umane a sostegno della lotta all’evasione fiscale e per favorire la tax compliance”;
- ambito competitività, crescita e sviluppo imprese: “Impresa 4.0 e contrasto alle delocalizzazioni (Voucher manager, Credito di imposta formazione 4.0)”;
- ambito competitività, crescita e sviluppo imprese: “Startup e PMI innovative, Fondo Nazionale Innovazione, Blockchain e Intelligenza artificiale“.
Nel Documento viene esplicitato che il piano Impresa 4.0, così come la tutela del Made in Italy e delle PMI, è parte integrante delle misure pensate per rafforzare il contesto in cui operano le aziende. Questa l’ottica, viene precisato nel Def, che ha portato il Governo ad approvare il Decreto Crescita. Con questo provvedimento sono stati rifinanziati incentivi in materia di Industria 4.0 che erano stati esclusi dalla Legge di Bilancio 2019 o erano stati previsti con aliquote differenti: il caso più eclatante è quello del Superammortamento, eliminato dalla Finanziaria ma prorogato ad aprile 2019 con il Decreto Crescita.
Sul fronte dell’innovazione, importante sottolineare anche la decisione di destinare risorse “nella diffusione della banda larga e si promuoverà lo sviluppo della rete 5G; l’obiettivo strategico per i prossimi anni risiede nella creazione delle condizioni per un efficace lancio commerciale e diffusione di questa innovativa tecnologia“, si legge nel Def.
La reazione dell’industria
Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform, commenta ad AgendaDigitale.eu: “La scelta di puntare sull’innovazione è strategica perché mentre il Pil si attesterà nel 2019 vicino o forse anche sotto la crescita zero, il mercato ICT continua a crescere al +2,5%“. Tuttavia, spiega l’imprenditore, “l’azione del Governo è stata coerente con quest’intenzione solo parzialmente“. Spiega Gay: “Alcuni provvedimenti varati sono ottimi – come il voucher per digital manager o l’innalzamento delle detrazioni per chi investe in startup; altri sono ancora da attuare – come il Fondo Innovazione che dovrebbe mobilitare 1 miliardo per il Venture Capital ma necessita di governance e competenze perché agevoli il mercato e non lo paralizzi; altri infine sono stati controproducenti – come la riduzione delle misure di Impresa 4.0 e lo webtax”.
Secondo il docente dell’Università Bocconi Francesco Sacco, le misure sono positive, ma non è chiara quale sia il quadro generale. In particolare, l’esperto spiega che non si riesce a capire quale sia la strategia complessiva sul lungo periodo, visione di cui gli imprenditori hanno bisogno per poter organizzare le proprie attività produttive.
A questo proposito, Marco Gay ha spiegato: “Ritengo che su Impresa 4.0 il nuovo Governo doveva dire che il piano ha funzionato, gli investimenti sono saliti del 30%, è patrimonio del Paese non di un partito e quindi non solo lo teniamo integralmente ma lo potenziamo ancora. Sarebbe stato un atto di forza apprezzatissimo”. Invece, “nella Legge di bilancio è stato cancellato il superammortamento e ridotto l’iper, dimezzato il credito di imposta in ricerca e sviluppo, svuotato il Fondo per l’Innovazione, mentre alcune misure come quella sulla formazione sono state recuperate in extremis“. Le conseguenze sono state “meno 55% di risorse. Poi è arrivato il Fondo per l’Innovazione e adesso il Decreto Crescita ha recuperato il superammortamento (sebbene con 1 miliardo di dotazione contro i 3,5 miliardi del piano precedente). Bene – commenta Gay -. Io sono certo che torneremo a mettere risorse sugli investimenti produttivi e innovativi”. Tuttavia, prosegue il presidente di Anitec-Assinform “non si poteva farlo dal principio? Perché nel frattempo aver cambiato norme, aliquote, meccanismo ha creato incertezza e frenato gli imprenditori dall’investire. Ed è una opportunità che si doveva cogliere”.
Le priorità di PMI e aziende ICT
Pochi giorni prima dell’approvazione del Decreto Crescita, Andrea Cioffi, sottosegretario al Mise, intervistato a margine di un evento sulle tecnologie emergenti organizzato da Digital360, ha raccontato ad AgendaDigitale.eu: “Siamo in un momento storico in cui le piccole aziende hanno potenzialità enormi. Le grandi aziende hanno le spalle forti. Dobbiamo dare attenzione alle piccole, che possono dare un contributo straordinario. Dobbiamo dar loro strumenti come voucher da usare per risorse come il cloud. Dobbiamo concentrarci sui settori strategici”. Sia nella Legge di bilancio 2019 che nel Decreto Crescita le misure previste sono pensate soprattutto per supportare le PMI e accompagnarle nel percorso verso la digitalizzazione. È il caso ad esempio del voucher per l’Innovation Manager, esperto il cui compito è proprio quello di aiutare le PMI ad affrontare la quarta rivoluzione industriale. Fonti ministeriali confermano che l’incentivo non sarebbe ancora disponibile, al contrario degli altri incentivi che sarebbero già fruibili da gennaio, attendendo un decreto attuativo previsto a breve.
Le necessità delle imprese
Ma di cos’hanno bisogno al momento le imprese di quello che è considerato dal Def un settore chiave per lo sviluppo del Paese? Per le aziende ICT le priorità sono “infrastrutture immateriali, competenze digitali e incentivi agli investimenti, nella modalità di sgravi fiscali automatici per chi mette capitale in azienda e non finanziamenti a pioggia cui siamo invece contrari”, precisa Gay. L’associazione di categoria ha presentato alcune proposte specifiche “e sono entrate nella politica del governo: penso al credito di imposta per la formazione 4.0, il regime di superammortamento per il cloud, i digital manager.
Altre sono rimaste fuori ma l’interlocuzione con le istituzioni è buona e sono certo che possiamo fare passi altri avanti insieme”. Nel complesso, “il giudizio sul nostro settore specifico è positivo ma il problema è un altro: se si bloccano gli investimenti, le opere e il sostegno all’occupazione per investire in risorse in provvedimenti assistenziali come Quota 100 o Reddito di cittadinanza…gli altri settori più tradizionali vanno giù e allora non c’è performance digitale che tenga“. Tutto è collegato: “L’ICT cresce se cresce il Paese – conclude Gay -. Si sta profilando una nuova crisi economica e chi governa dovrebbe mettere ogni centesimo per imprese e lavoro“.