Norme e ritardi

Pagamenti elettronici, sperimentazioni in fondo al tunnel

Lombardia, Liguria e Veneto si sono accordate con l’Agenzia per l’Italia Digitale per consentire a cittadini, professionisti e imprese del territorio, di fare in modalità elettronica e multicanale i pagamenti delle somme dovute alla pubblica amministrazione. Positive anche le iniziative di Vodafone e Sisal. Ma il contesto di norme e prassi italiane resta in forte arretratezza

Pubblicato il 14 Gen 2014

Carlo Maria Medaglia

ProRettore alla Ricerca della Link Campus University

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Quello dei pagamenti elettronici è sicuramente uno dei temi caldi di questo momento soprattutto se consideriamo due azioni significative che stanno orientando il comparto dei pagamenti: la predisposizione delle Linee guida sui pagamenti elettronici come disciplinato dall’articolo 5 del Codice dell’Amministrazione Digitale e le disposizioni previste dal Decreto Crescita, che avrebbero dovuto imporre entro il 1 gennaio 2014 l’obbligatorietà dei POS per pagamenti con carte bancomat. Il condizionale appare d’obbligato, visto che la norma che avrebbe dovuto imporne la diffusione, sembra essere rimasta bloccata dalla mancata approvazione di un decreto attuativo.

A fronte di quelle che sono le problematiche di governance, si affiancano le reticenze dei cittadini italiani, che amano pagare in contanti, usano poco le carte e fanno meno acquisti on line rispetto agli altri standard europei. Abitudini queste consolidate che gravano pesantemente sull’economia italiana. Una recente indagine condotta dalla Banca d’Italia, ha infatti stimato che l’uso del contante costa all’Italia circa 8 miliardi l’anno, ovvero 133 euro a testa, e oltre mezzo punto di Pil. E’ invece evidente che l’uso della moneta elettronica può rappresentare un elemento di svolta nella nostra economia, in quanto nel medio-lungo periodo permetterebbe di combattere la problematica del “nero” e ridurre l’imposizione fiscale.

Degno di nota sullo sfondo di questo scenario il comunicato del Comitato Nazionale di Migrazione alla SEPA (Area Unica dei Pagamenti in Euro) che fissa al 01 febbraio 2014 la scadenza per il completamento della migrazione agli strumenti paneuropei di pagamento e addebiti diretto SEPA Credit Transfer (SCT) e SEPA Direct Debit (SDD), con l’obiettivo di creare un mercato integrato dei pagamenti fra 33 paesi e per oltre 500 milioni di cittadini che avranno a disposizione bonifici e addebiti diretti armonizzati. Tuttavia a pochi mesi dalla scadenza, lo stato di adeguamento appare tutt’altro che rassicurante. A livello europeo solo il 52,8% si è già adeguato per il credit transfer e solo il 7% per il direct debit e anche i Paesi più virtuosi come l’Olanda mostrano ritardi significativi. Tuttavia nonostante le barriere infrastrutturale e sociali che hanno rallentato la crescita esponenziale di questo mercato, alcuni dati interessanti ci segnalano un processo graduale di sostituzione del contante. La PA può avere un ruolo rilevante nella diffusione dei pagamenti elettronici e l’iniziativa stessa dell’Agenzia per l’Italia Digitale, rappresenta un segnale estremamente positivo.

Infatti, la pubblicazione delle Linee guida completa il quadro normativo di riferimento per consentire alle pubbliche amministrazioni di ottemperare all’obbligo di mettere a disposizione della propria utenza, strumenti e applicazioni per eseguire pagamenti elettronici a favore della PA come stabilito dall’articolo 81 del Codice dell’Amministrazione Digitale.

Questo permetterà ai cittadini e alle imprese di poter scegliere il prestatore di servizi di pagamento unitamente al canale e allo strumento per eseguire l’operazione.

Le Linee guida si compongono del documento principale contenente le disposizioni normative e di due allegati tecnici:

  • “Specifiche attuative dei codici identificativi di versamento, riversamento e rendicontazione” contenente le indicazioni a cui i soggetti interessati dovranno attenersi nel predisporre le informazioni necessarie per eseguire le operazioni di pagamento;
  • “Specifiche attuative del Nodo dei pagamenti-SPC” che descrivono il modello di funzionamento del Sistema e dei processi dei pagamenti della PA, nonché le modalità a cui i prestatori di servizi di pagamento e pubbliche amministrazioni dovranno attenersi per aderire al suddetto Sistema.

In tal senso Lombardia, Liguria e Veneto possono essere considerate tre amministrazioni virtuose in quanto, attraverso l’uso delle tecnologie e l’introduzione di servizi innovativi, stanno contribuendo al miglioramento del dialogo tra PA e cittadini. L’Agenzia per l’Italia Digitale e le Regioni hanno formalizzato un accordo per consentire a cittadini, professionisti e imprese del territorio, di effettuare in modalità elettronica e multicanale i pagamenti delle somme dovute alla pubblica amministrazione.

L’accordo prevede l’avvio della sperimentazione delle procedure di riscossione offerte dal Nodo dei Pagamenti SPC, l’infrastruttura prevista dall’articolo 5 del Codice dell’amministrazione digitale che mette in rete tutte le amministrazioni per garantire elevati livelli di sicurezza e affidabilità per le transazioni in favore della PA.

Il vero momento di svolta sarà dettato dall’affermarsi e dal consolidarsi dei Mobile Payments, ovvero soluzioni di pagamento via smartphone, particolarmente apprezzate soprattutto dalla fascia più giovane della popolazione. I pagamenti digitali forniti su tecnologia mobile saranno un valido supporto per rendere le diverse tipologie di servizi disponibili ai cittadini, abbattendo così anche i costi degli stessi servizi di pagamento. Solamente nell’ultimo anno sono state circa una decina le sperimentazioni avviate da banche ed operatori telefonici. L’utilizzo più frequente viene riscontrato nei pagamenti di piccolo importo, che non richiedono PIN e sono comodi e veloci. Tuttavia le potenzialità dello smartphone e le possibilità che esso offre, data la sua totale integrazione nella vita e nelle abitudini di ogni cittadino, lo rendono lo strumento deputato per eccellenza a sostituire qualsiasi altro mezzo di pagamento.

Lo sviluppo richiede chiaramente la collaborazione di tutti gli attori coinvolti, poiché oltre a distribuire carte contactless, occorre garantire la diffusione dei terminali POS ed il loro funzionamento, l’interoperabilità dei sistemi e la realizzazione di un piano di informazione e formazione per gli esercenti.

Si tratta di uno scenario che presenta importanti opportunità, tanto che grandi brand stanno stringendo alleanze e accordi per favorire la crescita di questo mercato. E’ recente, infatti, l’alleanza tra Intesa Sanpaolo e Vodafone finalizzata ad agevolare i pagamenti elettronici e incentivare le microattività (negozi, uffici, saloni di bellezza) ad accettare carte di debito, credito e bancomat anche per piccoli importi. E, a questo scopo, lancia un Pos che si collega a smartphone e tablet in modalità bluetooth e consente i pagamenti tramite app.

Anche Sisal, tramite il brand Sisalpay sta investendo 10 milioni di euro per la realizzazione di una nuova infrastruttura tecnologica per la diffusione e l’accettazione della moneta elettronica. Il progetto prevede la creazione di una rete tramite la quale sarà possibile effettuare una svariata tipologia di pagamenti quotidiani utilizzando carte di credito e bancomat, con un accesso che sarà disponibile nel corso del 2014 presso i circa 40 mila punti vendita Sisal, andando ad affiancare i servizi a disposizione già oggi presso la piattaforma www.sisalpay.it. Verrà anche tracciato il sentiero per il contactless e mobile payment, grazie all’utilizzo della tecnologia NFC.

Proprio sulla base di questi fermenti, il 20 novembre 2013 la Banca Centrale Europea ha avviato una consultazione pubblica su un nuovo documento sviluppato dal SecuRe Pay Forum, che ha ad oggetto le raccomandazioni sulla sicurezza e l’autenticazione delle transazioni realizzate con strumenti di Mobile Payment. Il testo, su cui è possibile formulare osservazioni e commenti entro il 31 gennaio 2014, si rivolge ai prestatori di servizio di pagamento (PSP) previsti nell’attuale direttiva sui servizi di pagamento (PSD) ed alle autorità di controllo degli schemi di strumenti di pagamento, che intendono offrire un servizio in mobilità.

L’istituzione di raccomandazioni di alto livello per la sicurezza dei pagamenti in mobilità, armonizzate in un contesto Europeo, è prevista al fine di mitigare le frodi, contribuendo al tempo stesso a rafforzare la fiducia dei consumatori in merito all’utilizzo delle tecnologie mobili. La fiducia nei Mobile Payment è sempre più importante, soprattutto se consideriamo una progressiva convergenza fra due mondi, quello online e quello brick & mortar, che genera valore su entrambe le filiere sottese.

Le raccomandazioni incluse nel documento proposto dalla BCE, riguardano essenzialmente tre categorie di prodotti:

  • Mobile Wallet (indipendentemente dalla tecnologia di prossimità impiegata per iniziare un pagamento);
  • Mobile Proximity Payment (ad esempio usando la tecnologia NFC);
  • P2P payment (effettuato, per esempio, tramite l’impiego di SMS, USSD, piuttosto che tecnologia vocale).

Le tecnologie digitali hanno un ruolo importante per la crescita e la competitività dei singoli Paesi, e quello dei pagamenti elettronici è soltanto una delle azioni che devono essere messe in campo dall’Italia per non allungare le distanze che ci separano dal resto dei paesi europei. Proprio l’adozione a livello europeo di un’Agenda Digitale, enfatizza ancor di più l’urgenza anche per il nostro Paese, di muoversi verso una convergenza territoriale ma soprattutto nella diffusione ed utilizzazione delle tecnologie digitali. In tal senso il Governo ha il compito di dare al nostro Paese un programma fatto di obiettivi ed azioni, in grado di favorire l’affermazione delle tecnologie digitali e attraverso queste, il rilancio del sistema paese.

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